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Autore: eclissidiluna    31/05/2022    2 recensioni
SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA! FINALE ALTERNATIVO
Spiego le vele controvento, seguendo rotte diverse che si delineano all’orizzonte. Come sempre non so dove approderò. Ma so che ho bisogno di andare per mare.
Buona lettura!
Lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo. Prima o poi. Un cacciatore è “vecchio” anche se, nel mondo “normale”, è poco più che maggiorenne. Quando si è riunito a Sam si percepiva già un “sopravvissuto”.
Ha trascorso gli ultimi quindici anni della sua vita, facendo “tira e molla” con l’aldilà, a chiedersi “Perché sono ancora vivo?!”. Ma la domanda “vera” avrebbe dovuto essere: “Per chi sono ancora vivo?”. Non è mai stato un “fan” di se stesso però… è sempre stato il primo “sostenitore” di Sammy. Ma ora Sam può “sostenere” quel posto vuoto…sull’Impala. E’ pronto.
E’ un buon momento per “distrarsi”. Ora che l’Universo è in mano a Jack può concederselo. Il Paradiso arriva nei modi più impensati. Un punteruolo che trafigge donandoti un Cielo che invade, trasformandoti in nuvola. informe, leggera, soffice.
Sarà tutto perfetto. Sarà pace. Sarà quiete. Sarà respiro profondo, libero, ritrovato.
O forse no.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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L’acqua cola sul sangue raggrumato che, unito al fango, si fa rivoltante puzzle in 3D. Persino insaponarsi è un castigo. La schiuma, per i polpastrelli lacerati in più punti, diventa spuma di spilli.
Sam, con movimenti circolari, tenta di “far saltare” quel miscuglio di vita e di morte, coagulato sulla pelle. Ma, dopo un paio di tentativi, desiste. Prolungherà la sua “permanenza” sotto quel getto purificatore. La “prova” del reato commesso, scivolerà via. Prima o poi.

Appoggia la fronte sulle piastrelle e una nuvoletta di affanno si confonde con il vapore. Avverte una vertigine. I piedi malfermi, vinti dall’acqua che fuoriesce dal piatto doccia, perdono attrito su quel pavimento sdruccioloso. Un tonfo sordo che, presume, lascerà un ematoma evidente sul coccige. Si ritrova seduto malamente, con la schiena contro il muro. Prova a rialzarsi ma è pallina da tennis che rimbalza. Il dorso si graffia, sfregando contro la parete di piastrelle, eppure, quel tragico "andirivieni",  pare l’unico modo per riconquistare la posizione eretta. Raggiunge faticosamente il rubinetto. Un getto sempre più potente. Ecco ciò di cui ha bisogno. Gira la manopola, fin quando la valvola che regola il flusso dell’acqua, glielo permette. Deve togliersi di dosso l’odore di quella morte iniqua, intrisa di efferata fatalità. Ha generato colpa ancor più abbietta.
.
Dean era a un passo da lui. Dean voleva sentirsi dire che poteva andare. E lui mai lo avrebbe deluso. Così gli ha estorto la promessa che, in cuor suo, già temeva di non riuscire ad onorare.
Deve espiare quell’atto di “indisciplinato” egoismo. Accecato dal dolore ha disatteso il giuramento, ha negato a Dean di ammirare il Paradiso che si è guadagnato. Il rimorso gli suggerisce di restare sotto quello scroscio martellante che ricorda la tortura inflittagli da Toni, sadica affiliata degli Uomini di Lettere Inglesi. Ma Sam, con sé stesso, può essere ben più feroce della spietata britannica.

L’acqua non è fredda ma calda. Quasi ustionante. Naso e bocca completamente sottomessi a quella cascata “personale”. Le pulsazioni aumentano. I vasi si dilatano a dismisura. Sam potrebbe perdere conoscenza. Forse è proprio questo il punto…non vuole “aver coscienza” di ciò che ha fatto.
Che non ha fatto.
Toni, che ormai non può più seviziare nessuno, probabilmente sarebbe colpita da tanta resistenza. Anche il “redento” Ketch si complimenterebbe.

Miracle viene attirato dal rigagnolo che filtra sotto la porta del bagno. Abbaia, obbligando Sam ad aprire gli occhi inzuppati. Bruciano terribilmente. Anche quando, chiudendo il rubinetto a tentoni, li tampona con le nocche fumanti. La bocca si spalanca istintivamente, catturando aria rarefatta di vapore. Sulle spalle si creano bolle istantanee che, a contatto con l’esterno, sembrano riempirsi di sale.

Miracle ha posto fine al martirio.

 Il corpo, sottratto a quell’oscuro abbraccio liquido che gli ha arrossato la pelle, subisce lo sbalzo termico. Sam trema prepotentemente e dubita che quei brividi, a breve, lo coglieranno impreparato, esplodendo in convulsione.

Barcollando, raggiunge  l’accappatoio. La vestaglia di spugna riesce a “catturare” un po’ di quel gelo.
Si lascia cadere a terra, battendo i denti in modo incontrollabile, 
come un bambino impaurito, le braccia incrociate sul petto e le mani che cercano i gomiti, strofinandoli. In quel momento, Miracle, con una zampata energica, apre la porta socchiusa. Gli tasta il viso con il muso umidiccio. Gradualmente, il ghiaccio che cristallizza le arterie, si fa meno intenso.
 
Gra-zie, a-mi-co…” farfuglia Sam, accarezzando quel pelo arricciato e caldo. Vivo.

Vivo
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“Come ti senti?’” domanda Delia, sinceramente preoccupata.
Dean si tiene il costato. Ogni rantolo resta incagliato nella gola che si fa imbuto.
“Troppo vivo per essere morto…ti facevo più scrupolosa invece, a quanto pare, sei di quelli che…che lasciano il lavoro a metà…” risponde sarcasticamente Dean, con il fiato rotto.

Delia accetta la battuta che sottolinea il suo ruolo nel mancato “passaggio” all’aldilà. E’ vero…Dean è un’anima “a metà” e lei non può far altro che restargli accanto, in quell’anticamera che è “errore”. E orrore. Non è in suo potere agire diversamente, può solo alleviarne le sofferenze. Non gli sta mentendo. Ma Dean non può crederle. 
Dopo tutto, era…è solo un uomo. Esistono meccanismi che fuggono all’intelletto umano.Per lui è solo l'ennesima ripicca di un mostro di "serie A".  Delia è convinta che, probabilmente, non gli dispiacerebbe avere una falce a portata di mano. 

Dean “non è pronto” a varcare la soglia che lo renderebbe autentico spirito e, al contempo, non è essenza salda, capace di contrastare la percezione di strangolamento che gli rimanda il proprio corpo.
Delia dovrà attendere…fin quando l’ago della bilancia decreterà “il peso” che Dean deciderà di portare.
---
Sono passate poco più di un paio d’ore. A Dean pare che, quel tempo “sospeso”, trascorra come all’Inferno, obbedendo a principi ben lontani dal ritmo terrestre. Suppergiù un lustro ogni due settimane…questo era stato. Un dolore che non ha interruzioni. Nessun time out. Non c’è Alastair a farsi tritacarne, infilzandolo con informe spiedo, sul barbecue della domenica. Ma potrebbe essere comunque un succulento antipasto per le creature della notte che, di “mostruoso”, hanno ben poco.

Il lenzuolo si sfilaccerà presto.

Dean si domanda cosa proverà quando comincerà a decomporsi, assalito dai vermi o da qualche roditore. Se, per allora, dovesse trovarsi ancora in attesa di quel posto sul “traghetto”, sarà veramente “divertente”.
Non solo costretto ad estenuante apnea ma anche sbocconcellato da “squali in miniatura”. Avvertirà ogni più piccolo morso. A pensarci gli sembra già di cogliere un certo pizzicore, lungo le caviglie.

“Dean…lo so che ora ti sembra tutto assurdo ma vedrai che…” tenta di motivare Delia, vedendolo meditabondo.
“Assurdo?! Parli a me di “assurdo”?! La mia vita non è stata altro che un susseguirsi di “assurdità”! Ma questo…questo…non me lo merito, Delia! Una fottuta fine. Punto. E’ chiedere troppo?!” e Dean tossisce, accorgendosi di sputare terra “Fantastico…la mia “dolce metà”, là sotto, deve cavarsela piuttosto male…”
Delia riconosce di rappresentare, per Dean, un’ingiusta punizione. Ma sa anche che, quegli imprevisti “gironi dell’Inferno”, potranno condurre a una consapevolezza nuova, utile a Dean. E a Sam. Alla sommità di quella imponente “scala a chiocciola”, troveranno ciò che è meglio per loro. Proprio sull’ultimo gradino.
 “Concentrati, Dean…” suggerisce, con tono benevolo ma fermo.
“Per quanto?! A cosa serve tutto questo?! Aiuterà il mio corpo ad obbedirmi?! Aiuterà Sam a…” arranca, Dean, non riuscendo a concludere la frase. Ma Delia la termina per lui, decretando, sibillina “Aiuterà entrambi, Dean.”
“Quindi devo…devo restare qui…a “giocare” al sepolto vivo?!” esclama Dean, cominciando ad aver ben chiaro quel perverso percorso di “espiazione”.
“No, Dean…ti porterò con me. E, allontanandoti da qui, rafforzerò il mio controllo su di te. Non proverai il disagio che avverti ora. Te lo prometto. A meno che non sia io a diminuire la mia protezione...”
“Mi stai dicendo che…che dovrò pure stare attento a non farti incazzare?!”
“Sei perspicace, Dean. E, al di là dell’apparenza gentile, non dimenticare chi sono davvero…e tieni sempre presente che non ho un carattere facile” ribadisce lei, punzecchiandolo.
“E chi ha mai detto il contrario?!” conferma lui, raccogliendo la sfida di quel “botta e risposta” poi, come il “turista” che intende aver delucidazioni sul proprio “itinerario”, aggiunge “E dove si va?”.
Delia tace. I suoi occhi diventano improvvisamente più opachi e a Dean pare immensamente umana, vicina, magnanima.

Troppo.
---
“Da non credere! Un cimitero! Senza offesa eh… ma non dovresti…come dire… “decentrarti” un attimo?!!” esordisce Dean, tutto d’un fiato, constatando che Delia non lo ha ingannato. Sembra che il suo spirito, almeno per ora, “viaggi da solo”, contando su una provvidenziale “riserva” di ossigeno, distribuito qua e là ai polmoni compressi.
“Ti permetterà di aprire la mente, di maturare una coscienza nuova, Dean. Analizzerai ciò che hai vissuto… da un'altra prospettiva.”
Dean la scruta con inquietudine, pur cercando di mascherare l’ansia che gli suscita tale affermazione.
“Va bene, facciamo questo viaggio interiore alla Karate Kid! Prima che le interiora fuoriescano del tutto! Tanto, che ho da perdere?! Peggio di così…si muore, giusto, Delia?! E magari potessi farlo per bene!” rincara, Dean.
Delia, pur divertita dall’umorismo squisitamente “noir” di Dean, s’impone di rimanere seria. Un cimitero merita rispetto. Quella tomba merita rispetto.
“Seguimi…devo mostrarti il motivo della nostra visita”

Dean obbedisce svogliatamente. Lui, in mezzo alle lapidi, ci è cresciuto. Se “l’erede” di Billie pensa di sconvolgerlo con questo “camposanto tour” si sbaglia di grosso! Probabilmente deve ancora imparare i “trucchi del mestiere”. Dovrà farne di strada, prima di diventare terrificante come Billie!

Poi ad un tratto la vede. La riconoscerebbe tra mille volti. Anche dopo tutti questi anni. Gli sorride. Facendogli capolino da quell’ovale bronzato.

“No…no, NO!! Dimmi che è un dannato imbroglio?!  Uno di quei vostri giochetti, alla Billie, alla Zaccaria! Una realtà alternativa, creata apposta per annientarmi, per ottenere qualcosa da me!!”
Delia abbassa lo sguardo come se, sostenere gli occhi smarriti di Dean, richiedesse un distacco difficile da mantenere. Anche per la “Regina” dei mietitori.
“Mi dispiace. Nessun imbroglio. E’ successo dopo che l’hai lasciata…andare, Dean.”
Dean si china, restando in ginocchio su quella lapide. La mano sfiora la data che lo fa sussultare. E’ una diabolica correlazione “24-01-2014”. Poi accarezza quel nome che lo trapassa da parte a parte. Come il travetto che lo ha strappato a Sam.
Lisa Braeden
Aveva voluto rivederla. Nell’anno dedicato a quella “lista di cose da fare” del condannato a morte. Qualcosa l’aveva resa speciale, rispetto alle “altre”.
Perché lei era…Lisa.

Lisa che lo invita ad entrare, nel bel mezzo della festa di compleanno di quel bambino che, tra la passione per la musica rock e il modo di ingozzarsi, lo entusiasma. Concedendogli mezza giornata di tenera illusione.
Lisa che gli propone di restare. Con lei. Con Ben. Ma lui ha già un “appuntamento” in agenda.
L’Inferno non ammette ritardi e i Segugi infernali sono “post-it” che non puoi stracciare.
Lisa che lo accoglie quando, in un’epica “staffetta”, l’Inferno che si è lasciato alle spalle, inghiotte Sam.
Lisa che, quando Sam “ricompare” ancora vuole “provarci”, accettando il sottinteso compromesso di averlo “part-time”.  Ma poi le recriminazioni, le ripicche, la gelosia per Sam, il timore di ingrigire, aspettando le “priorità” del cacciatore…hanno la meglio.

Lisa...“abito” del demone di turno. In un letto d'ospedale. E Dean accanto a lei.
Dean che, colpevolizzandosi, immagina il futuro di Ben. Crescere senza una madre. Lui sa bene cosa significhi. Nel cervello in subbuglio, sopraffatto da incessante, incalzante rimprovero, si delinea “la soluzione”.
“Lisa deve vivere! Lisa vivrà se rinuncerò a lei! Non sarei mai dovuto tornare! Mai!”

Non è mai tornato. Non è mai esistito. Rinunciare.

Dean entra in una gabbia di rimpianto, gettando la chiave in un pozzo che non rimanda il lontano suono del ferro, giunto a destinazione.
Pozzo profondo, nero, senza fine.

Dean rinuncia, consapevole che sarà carcere a vita.
---
Lo è stato.
Da quel giorno in cui Castiel lo ha trasformato in bruma.
Lisa e Ben non sono mai diventati “nebbia”, per lui che ha scelto di dileguarsi, nella triste foschia del mattino.

Dopo una caccia massacrante, osservando il soffitto scrostato di un deprimente motel o quello alto e raffinato del bunker, i ricordi non hanno mai smesso di riemergere.

Ergastolo. A vita.
Ma, a quanto pare, non è bastato farsi giudice di sé stesso, per evitarle la pena capitale.

“…come…come…?” bisbiglia, socchiudendo gli occhi pieni.
Delia gli mette una mano sulla spalla quasi volesse render più sopportabile quell’amara verità.
“Dean…non esistono solo i demoni, i mostri a cui dai la caccia. Castiel l’aveva salvata però tu non ti sei "accontentato", hai deciso di fare di più. Privarla della sua memoria perché nulla la potesse ricondurre a te. Ma il destino delle persone è bizzarro. La tua bugia, Dean… rammenti?”
Dean annuisce, continuando a sfiorare le lettere in freddo metallo.
“Un incidente d’auto. Un modo di morire molto più banale dell’essere posseduta. Purtroppo il risultato è stato il medesimo. Un’emorragia che, stavolta, nessun angelo ha potuto arrestare.”
Dean sa che, grazie all’appoggio di Delia può fronteggiare ciò che il suo corpo prova sottoterra. Ma il respiro stavolta non torna.
“Dean…”
“Dean…” ripete Delia, scuotendolo e lui, in un soffio affranto, rigurgita terriccio e parole “Io…io ho rinunciato a lei! Io volevo proteggerla! Non potevo immaginare che…”
“Dean…sarebbe successo comunque. O forse no. Non possiamo saperlo.”
“Cosa…cosa significa?!” esclama Dean, sfibrato, al limite.
Delia rafforza la protezione su quell’anima distrutta. Ne ha bisogno. Ora più che mai. Poi si “pone in cattedra” come insegnante comprensiva ma determinata a…far imparare la lezione.
“Dean…lei ti amava. Tu l’amavi, più di te stesso. Ma non ci avete creduto abbastanza. Non siete stati così tenaci da scommettere su quell’amore. Tu l’hai “liberata”, Dean, certo di portar morte. Ma il mietitore non arriva per mano tua, amico mio.” conclude Delia, in un sospiro intenerito.
“Dimmi…dimmi che non avrei potuto cambiare le cose…ti prego. Dimmelo!” supplica Dean.
Delia lo squadra con uno sguardo che è, al tempo stesso, indulgenza e biasimo “Non posso affermarlo con certezza. Sarei un’ipocrita. Gli eventi cambiano, Dean. Ogni nostra azione modifica il corso dei fatti. Anche la più piccola, quella più insignificante. Ho visto persone evitare un disastro aereo perché, su quel volo, non ci sono salite. Le ho sentite maledire l’ingorgo stradale che poi, a posteriori, si è rivelato essere la straordinaria casualità che permetterà loro di invecchiare.
Era fine gennaio. Nevischiava. Lisa stava rientrando da una serata di svago…non aveva una relazione fissa. E non poteva ricordare di averne avuta una…importante.
E sul verbo “ricordare”, Dean deglutisce.
Forse, se tu fossi rimasto nella sua vita, avrebbe festeggiato il tuo compleanno, cucinando una torta di mele. Ti avrebbe atteso, di rientro da una caccia, per curarti le ferite superficiali e trascorrere qualche ora insieme. L’uno accanto all’altra. Il regalo più bello. Per te. Per lei.
Forse avrebbe deciso di stravolgere la sua “normalità”, pur di donarti spicchi di…famiglia. Forse, se anche avesse trovato la morte, su quella buia statale, Ben avrebbe saputo chi chiamare e tu e Sam avreste potuto chiedere aiuto a Castiel…non lo so, non possiamo saperlo, Dean.”
Non possiamo saperlo.

Ma Dean su una cosa non ha dubbi. Delia ha ragione. L’amava. In modo assoluto. Perciò ha avuto paura di essere cappio al collo. Invece, forse, avrebbe potuto essere nodo che si scioglie, corda che si spezza. All’ultimo minuto.

Poi, ad un tratto, il pensiero si fa saetta, attraversando cervello e cuore.
“Ben?!”
Delia sospira “Ben è stato affidato alla sorella di Lisa ma…”
Dean si alza di scatto, sudando freddo “Ma cosa?!”
“L’adolescenza è un periodo complicato, Dean. Ha perso sua madre, ha dovuto rivoluzionare la sua vita senza qualcuno che lo guidasse, che fosse davvero un riferimento. E’ diventato un ribelle. Nessuno è riuscito a placare la sua ira. Scappava di casa continuamente, restando fuori per giorni. Alla fine, per il suo bene, lo hanno inserito in un istituto per ragazzi problematici. Ma anche quella soluzione non ha funzionato granché…”
“Ora…ora dov’è?!”
“Perché ti interessa, Dean? Cosa puoi fare per lui?! Devo ricordarti che stai combattendo per oltrepassare il Velo?” e Delia, alterandosi, inarcando il sopracciglio, gli “rammenta” quanto sia ancora “legato” a doppio filo, a quel corpo che inizia a macerare.
“De-li-a…non…non re-si-…” e il tono di Dean è alquanto credibile. Non può resistere. Non può tollerare quel bavaglio di fango quando è già “incappucciato” da una realtà che toglie il fiato.
Delia, provando compassione, torna a farsi “scudo” di quel “mozzicone” di spirito che, ansimando, avanza l’ardita richiesta “Portami…portami da lui…”.
Lei si riserva qualche secondo per rispondere. Poi decide. Del resto, quella scala, va salita.

Scalino dopo scalino.

“Ti accontenterò, Dean. Ma sarò schietta, ciò che vedrai non ti piacerà”.
Dean scuote il capo “Non m’importa…qualunque cosa…qualunque cosa…l’accetterò. Io voglio sapere…Delia…” mormora sottovoce.
“E allora…non sarò certo io a negartelo.” acconsente lei, apprestandosi a schioccare le dita.
Ma Dean afferra l’ossuta mano.
“Aspetta…dammi…dammi solo un momento…”
Delia accetta, comprendendo empaticamente i sentimenti di Dean “Non ho fretta, Dean. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.”

Morte si allontana. Dean, che vorrebbe passare “oltre” abbandonando ciò che è zavorra, si china su quel marmo dai profili spigolosi. Dovrebbe esserci lui, sotto quella pietra rettangolare.

“Credevo…credevo che allontanarmi da te, sparire, “cancellarmi” ti avrebbe salvato! Invece… avremmo potuto… provarci. Insieme. Forse…ora tu saresti ancora viva o almeno…lui…Ben…avrebbe avuto…me. Lisa…perdonami…” e Dean piange su quella tomba che vorrebbe “occupare” ma che, da anni, è la “casa” di Lisa.
Una cruda, lancinante consapevolezza…  “nuova”. Come direbbe Delia.
Ha deciso di essere nebbia, quando avrebbe potuto scegliere di essere faro nella notte.
E forse, quella notte, non avrebbe mutato Lisa in… fotografia.

Finalmente può essere sincero, come quando si abbandonava su di un letto, con i vestiti che sapevano ancora di caccia. Guardava il soffitto. Pensava a lei. A Ben. “Parlava” con loro. Mentre Sam dormiva.
O fingeva di dormire.

Un “surrogato di spettro” può finalmente pronunciare quel “Ti amo” negato, domato, “barattato” con la convinzione che, la sua assenza, si sarebbe tradotta in “salvezza” certa.
Oggi ha capito che, l’unica vera “salvezza”, sarebbe stata… non rinunciare…e credere.

In quell’amore.

 “Ti amo…” ripete Dean, anche se tutto è perduto, anche se quell’ammissione suona così inutile e tardiva.
E’ comunque pacificante sentirsi “vivo”. Anche da… “non vivo”.

Un lieve soffio di vento s’insinua tra i capelli di Dean. Come una carezza. Come se, da qualche parte, Lisa potesse sentirlo. Chiude gli occhi, assaporando quella sensazione indicibilmente “concreta”.

Il suo maledetto corpo, ostinatamente in bilico fra due dimensioni, gli ha permesso di avvertire il tenero tocco di chi non c’è più.
Dean, per la prima volta da quando dondola tra Cielo e Terra, benedice la resistenza della propria cocciuta materia.
   
 
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