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Autore: heliodor    04/06/2022    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sarei dovuta restare con loro, si disse Valya mentre usciva dal cortile sicuro della fortezza e correva in direzione del passo.
Circondata da due pareti di roccia che potevano proteggerla così come sembravano volerla ingoiare e stritolare, lottò contro il desiderio di tornare indietro per aiutare Ros, Nykka e Yuldra ad evacuare la fortezza.
Zane è in pericolo, si disse mentre continuava ad avanzare per il passaggio di pietra, lasciandosi alle spalle l’unico posto sicuro della valle per raggiungere il punto più pericoloso.
Lo troverò, si disse. E lo porterò via dalla trappola. E troverò Astryn e gli altri Lormist. E troverò anche Shi’Larra e scoprirò se è davvero la traditrice che Ros crede e se ha fatto tutto questo a causa di un demone.
Corse fino a quando non pensò di aver messo abbastanza passi tra lei e la fortezza e si sentì sicura che nessuno l’avesse inseguita.
Ros e Nykka non l’avrebbero di certo tradita, ma c’erano delle sentinelle di guardia al cortile della fortezza e, anche se l’avevano lasciata passare senza bloccarle la strada, non poteva essere sicura che non andassero ad avvertire Yuldra della sua fuga.
No, si disse, non è una fuga la mia. Non sto andando via. Sto solo facendo la mia parte. Ho una spada magica ed è giusto che la usi.
Rallentò il passo fino ad assumere un’andatura regolare. Sentiva le gambe pesanti e il sudore le imbrattava la camicia scivolando fino alle pesanti braghe che non aveva tolto tornando in superficie.
Ora che ci pensava, non aveva nemmeno pensato a cambiarsi e indossava quegli abiti da giorni, compresi quelli che aveva passato nelle grotte.
La puzza di rancido le fece storcere il naso e le strappò un sorriso.
Lune fa nemmeno ci avrei fatto caso, si disse. A Cambolt non mi importava di puzzare o mettere per giorni e giorni gli stessi abiti. Mi bastava che fossero comodi e nient’altro. Sono diventata una signorina educata, alla fine. Olethe sarebbe orgogliosa di me.
Un rumore di passi la fece sussultare. Portò la mano all’elsa della spada e la estrasse con un gesto fluido. Il mondo rallentò quel tanto che bastava a farle sembrare tutto ovattato, come se stesse camminando su di una nuvola soffice.
Davanti a lei il sentiero curvava verso sinistra e fu da lì che vide sbucare due soldati che venivano verso di lei. Avevano lo scudo di Lormist e parlavano tra loro.
“…cattiva idea” stava dicendo uno dei due all’altro.
Quando videro Valya si fermarono stupiti.
Lei rinfoderò la spada e andò loro incontro. “Io vi saluto” disse cordiale sperando che la riconoscessero senza problemi.
Uno dei soldati alzò la mano. “Io saluto te. Sei la guerriera con la spada maledetta.”
Valya non volle puntualizzare e fece loro un cenno con la testa. “Dove state andando?”
“Portiamo un messaggio al comandante Kumal da parte di Davanin.”
Valya non ricordava quel nome. “State tornando indietro? Non combattete con gli altri?”
“Il comandante ha portato le sue formazioni davanti al passo ma ha l’ordine di attendere il ritorno del comandante Stanner e degli altri” rispose il soldato.
“Zane è già andato? Intendo, lui e Shi’Larra?”
Il soldato annuì con vigore. “Sono partiti questa mattina. Non so dirti altro. Ora dobbiamo andare.”
I due la superarono lasciandola immersa nei propri pensieri.
Non farò mai in tempo, si disse accelerando il passo. Percorse le cinque o sei miglia di strada che si attorcigliava tra sentieri di pietra e gole strette immersa in pensieri cupi. A ogni svolta temeva di incontrare una nuova pattuglia o dei messaggeri che portavano alla fortezza la notizia che Zane era stato ferito o ucciso mentre cercava di bloccare il passo.
Dopo un altro mezzo miglio di cammino il passo si allargava diventando una piazza che poteva accogliere forse un migliaio di persone.
In quel momento ne poté contare circa duecento allineate in due formazioni di dieci soldati per lato, ordinate secondo la tradizione dei Lormist.
Mentre l’addestrava Astryn le aveva insegnato come stare in una formazione, a interpretare gli ordini che il comandante impartiva per far muovere e agire i soldati come se fossero un uomo solo.
Nello spiazzo non vide solo scudi e lance ma anche dei mantelli. Due di essi stavano discutendo con una coppia di soldati più anziani che gesticolavano mentre parlavano.
Valya puntò verso di loro con passo deciso.
Un soldato si frappose. “Ferma tu” disse.
Valya quasi lo travolse. “Porto un messaggio per il tuo comandante” disse.
Il soldato sembrò esitare. “Io ti conosco. Tu sei Valya Keltel.”
Lei rispose con un cenno della testa.
“Hai ucciso Patyna.”
Stava per chiedergli se avesse qualcosa in contrario quando il soldato agitò la lancia.
“Volevo dirti che hai fatto bene” disse. “Quella donna era indegna di essere una comandante.” Indicò il gruppo di mantelli e soldati. “Il comandante si chiama Davanin. Non posso garantirti che ti ascolterà.”
“Non lo fa mai nessuno” disse prima di proseguire.
Davanin stava dicendo qualcosa agli altri. “Dobbiamo ripiegare dove possiamo difenderci meglio, due miglia verso la fortezza.”
Uno dei soldati scosse la testa con vigore. “Non sono gli ordini che ho ricevuto. Il comandante Stanner ci ha detto di presidiare l’ingresso e noi lo faremo.”
“Zane non è qui” disse Davanin. “E ora il comandante sono io. Porterai le tue formazioni dove io ti indicherò.”
“Così i rinnegati potranno occupare questa zona e impedirci di uscire dalla fortezza.”
“Siamo già prigionieri se non l’hai notato” rispose lo stregone con supponenza.
“Non mi sembra un buon motivo per dare ai nemici un altro vantaggio.”
Davanin storse la bocca. “Se non vuoi obbedire, vattene e lascia il comando a uno dei tuoi sottoposti.”
Il soldato scosse la testa e si girò per andarsene. Valya quasi andò a sbattergli contro.
“Stai attenta ragazza” disse il soldato. “Aspetta. Io ti conosco.”
Solo allora Valya notò che il soldato trascinava una gamba.
“Io no” rispose. “Dovrei?”
Il soldato sorrise. “Non di persona, ma il tuo amico guaritore mi ha parlato così tanto di te che mi sembra di conoscerti.”
“Ros ti ha parlato di me?”
Il soldato annuì. “Mentre mi curava la gamba e anche dopo, quando veniva a controllare che stesse guarendo. È per merito suo se non l’ho persa.”
“Che cosa ti ha raccontato di me?” chiese incuriosita.
Il soldato ridacchiò. “Che sei la guerriera più incosciente e spericolata che conosca.”
Valya lo fissò indispettita.
“Ma anche la più dannatamente coraggiosa.”
“Ha davvero detto così?”
Il soldato annuì con vigore. “Dannazione se è vero. volevo proprio conoscerti. Io sono Gefthor, ma tutti qui mi chiamano Gef.” Sollevò la gamba per mostrargliela. “Come vedi è ancora mal messa, ma sta guarendo, grazie al tuo amico. Pensavo che l’avrei persa e invece sono ancora qui.”
“Tu comandi una delle formazioni?” chiese Valya.
“Il comandante è Sylleron, ma noi lo chiamiamo Syl. Spetta a lui comandare perché è il più anziano ed esperto e sa farsi obbedire dai soldati.” Si strinse nelle spalle. “Io cerco di dargli supporto.”
“Ho sentito che volete ritirarvi.”
“Davanin vuole andare via” rispose Gef. “Ma noi non siamo d’accordo. Abbiamo avuto degli ordini dal comandante Stanner e vogliamo restare.
Zane, pensò Valya. Devo sapere dove è andato.
“Da quanto sono partiti?”
“Sono via da questa mattina. Hanno preso il sentiero indicato dall’indovina.”
“Quale?”
“Non ne ho idea. Nessuno lo sa dire in verità. Stanner ci ha ordinato di aspettare qui e che avremmo saputo se avrebbero avuto successo o meno. Penso però che Davanin e Norla Sarric sappiano tutto. Loro sono i comandanti lasciati da Stanner.
Così non scoprirò niente, si disse.
“Devo parlare con Davanin e Norla” disse superandolo. “Io ti saluto.”
“Sprechi il tuo tempo, ragazza. Quelli non stanno mai a sentire cosa dicono gli altri.”
“Ascolteranno me” disse marciando verso i due.
Davanin era basso e tozzo con un torace ampio e braccia muscolose. Non somigliava affatto a uno stregone. Norla Sarric invece era alta e slanciata come Yuldra, ma più anziana, forse sui trent’anni e portava i capelli chiari legati da una treccia.
In quel momento i due stavano discutendo tra di loro.
“Se vogliamo raggiungere un punto più difendibile, dobbiamo metterci in marcia adesso” stava dicendo Davanin.
“Stanner è partito da meno di mezza giornata. Ha ordinato di restare qui fino a tre quarti di giorno.”
“Se hanno fallito, i rinnegati ci raggiungeranno in molto meno tempo. Conviene andarsene adesso.”
“E se formassimo qui una line di difesa?” suggerì Norla.
“Questa conca è troppo esposta” ribatté Davanin.
“Volete abbandonare Zane e Astryn?” chiese Valya avvicinandosi.
Davanin la fissò con astio. “Tu che cosa vuoi?”
“Sono Valya Keltel.”
“Lo sappiamo chi sei, guerriera maledetta.”
Questo è un soprannome nuovo, si disse. E non mi dispiace affatto. Potrebbe spaventare i nemici.
Cancellò quel pensiero con un leggero battito delle palpebre.
“Perché ve ne state andando?” chiese.
“Non dobbiamo discutere con te le nostre decisioni” rispose Norla.
“Sono gli ordini di Zane” ribatté Valya.
“Ordini che ha dato a noi, non a te” disse Davanin. “Da quello che so, tu e la strega di basso rango siete sparite all’improvviso. Si dice che abbiate disertato.”
“Invece come vedi sono qui. E voglio combattere.”
Davanin ridacchiò. “Sei davvero patetica. Mi chiedo in quanto tempo sparirebbe tutta la tua spavalderia di fronte a una vera armata.”
“La tua è sparita anche prima.”
Lo stregone smise di sorridere. “Ora dovrai chiedermi scusa, ragazzina maledetta.”
“E se invece non lo facessi?”
Davanin evocò un dardo magico.
Norla, allarmata, fece un passo indietro.
Valya poggiò la mano sull’elsa della spada e sentì il potere invaderle il corpo.
No, il termine adatto era travolgerla.
Mai, fino a quel momento, aveva assaporato una sensazione di forza e di controllo come quella. Si sentiva in grado di sovrastare Davanin e chiunque si trovasse in quel momento nella conca.
Le sarebbe bastato sfoderare la spada.
Le sarebbe bastato desiderarlo.
E forse lo voleva davvero.
Uccidi chiunque si frapponga tra te e quello che desideri, disse una voce dentro di lei.
Loro non sono degni di te.
Non valgono quanto te.
Non sono te.
Valya cercò di reprimere quella voce ma lei diventò più forte. Più insistente.
Tu sei Valya la figlia di un eroe.
Tu sei la portatrice della spada magica.
Tu sei Val il Leone.
Non è un caso.
Niente accade per pura fortuna.
Sei stata scelta per essere ciò che sei.
È un dono.
Un dono.
Davanin fece un passo indietro. “Togli la mano da quella spada, ragazzina maledetta.”
“Siete qui per combattere i rinnegati” disse Valya con espressione concentrata. “E li combatteremo. Tutti insieme. Chi fugge, non merita di vivere.”
“Non sei tu a decidere.”
Estrasse la spada. “Ora combatteremo.”
Sopra di loro un rombo fragoroso squarciò il cielo.
La testa di Valya scattò verso l’alto e vide la montagna esplodere e poi precipitare, come quel giorno, quando i rinnegati avevano fatto crollare il passo uccidendo migliaia dei suoi compagni.
Solo che stavolta erano loro, i rinnegati, a perire sotto quella valanga.
Aspetta il segnale, si disse Valya.
Erano le stesse parole che Zane aveva usato a Ferrador prima di attaccare i rinnegati nascosti dentro un edificio. Era stata la prima volta che avevano lottato insieme.
“È il segnale” disse.

 
  
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