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Autore: stefy_81    29/06/2022    2 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Una volta congedati i cavalieri la regina mandò via anche il resto dei cortigiani e rimase da sola nella stanza del trono. I suoi lineamenti di solito belli e solari si contrassero in una smorfia di fastidio mentre ripensava agli ultimi eventi. Dalla comparsa della cometa il suo sonno era diventato frammentato e agitato ed ora l’arrivo di questi Cavalieri dei Draghi dava a Isobel altri pensieri.

Una figura esile emerse alle sue spalle dall’ombra - Hai chiamato mia signora? – chiese con una voce fredda e tagliente.

- Sì Oliviana. Il momento è arrivato. Non esitare, vai e fa quello che devi - disse solo e nell’ombra la donna si dileguò così come era comparsa.

Isobel si alzò dal trono e uscì per ritirarsi nei suoi appartamenti privati. Le sue stanze erano un’area riservata solo a pochi addetti del palazzo, ognuno i loro era stato scelto personalmente dalla regina per una sua dote peculiare. Le piaceva pensare che protetti da quelle mura potessero coltivare quelle loro doti lontano dalle superstizioni del popolo. Al resto degli abitanti della cittadella non era permesso entrarvi. Chi non era nella cerchia stretta degli adepti sapeva solo che al loro interno avvenivano i misteri. Così venivano chiamati i riti si svolgevano all’interno di quelle stanze. Chi ne era a conoscenza era tenuto a mantenere il segreto. Le conseguenze se si fosse violato questa regola sarebbero state terribili. Era credenza, infatti, che la pace fosse mantenuta proprio grazie ai misteri. Isobel sorrise a quelle dicerie che nonostante tutto avevano un fondo di verità; quindi, chiamò a sé alcuni attendenti che si trovano nella stanza. I due uomini si affrettarono a raggiungerla salutandola con un inchino - Chiamate il mio consiglio privato – ordinò loro - Ho dei compiti precisi de affidarvi per l’arrivo dei nostri ospiti. -

***

Jill era seduta sulla sabbia bagnata osservando un punto nero che da qualche minuto era comparso sulla linea dell’orizzonte. La sua corporatura era esile e il profilo delicato si delineava sotto il tessuto morbide delle sue vesti. La sua apparente fragilità non doveva trarre in inganno, Jill era infatti un’abile spadaccina e con un coltello poteva fare centro a diverse iarde di distanza. Aveva servito a lungo sotto Galbatorix come suo sicario personale e la sua lama si era rivelata letale per molti incauti che avevano sottovalutato le sue abilità. Ma quel capitolo della sua vita faceva orami parte del passato. Molte cose erano cambiate da allora. Aveva conosciuto Murtagh, si era innamorata di lui e per amore lo aveva seguito fino agli estremi angoli del mondo. Jill non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte.

Aveva anche trovato degli amici. Durante quei mesi di navigazione si era molto affezionata all’Elfa dal portamento altero ed algido. Ora riposava appena dietro di lei. Era caduta in uno stato di profonda quiete. Dopo molte insistenze Jill era riuscita a convincerla a stendersi e riposarsi. Non c’era motivo di essere in due a preoccuparsi per i due cavalieri pensò la giovane passandosi una mano sulla fronte.

Si alzò per sgranchirsi le gambe indolenzite per essere stata a lungo nella stessa posizione e tornò di nuovo a guardare il punto nero.

Questo si era trasformato nella sagoma scura di una nave che si stava avvicinandosi a loro ad una velocità impressionante.

La ragazza sobbalzò dalla sorpresa e corse subito da Arya. Chinandosi su di lei la scosse energicamente da un braccio.

- Arya presto guarda! - chiamò. L’Elfa aprì gli occhi.

- Cosa succede, sono tornati? - chiese e dopo un primo momento di torpore L’Elfa sentì tutti i sensi del suo corpo di nuovo all’erta.

- No, ma credo che sia meglio che tu guardi con i tuoi occhi -

Arya guardò nel punto indicatole da Jill dove un veliero nero come la pece avanzava inesorabile. Un vento di ponente che non aveva nulla di naturale gonfiava le sue vele.

Arya aprì la sua mente e cercò di stabilire subito un contatto con Eragon. Quando alla fine riuscì a trovalo cercò di trasmettere tutta l’urgenza del momento.

Eragon venite al più presto. Una nave si sta avvicinando e non sembrano amichevole.

Eragon e Murtagh erano da poco ripartita dal palazzo reale. La risposta del cavaliere arrivò subito Stiamo arrivando.

***

Eragon aveva comunicato il messaggio di Arya e in risposta Saphira e Castigo aumentarono la loro velocità con colpi di ali più decisi. Sotto di loro i soldati guidati da Xavier, che fino a quel momento li aveva seguiti, cercarono invano di tenere il passo ma rimasero inesorabilmente indietro. Eragon vide gli uomini fermarsi e dal basso guardarli andare via, ma non c’era tempo per poterli avvertire. I soldati non potevano correre più veloce di così, li avrebbe solo rallentati. L’unica cosa che premeva ai due cavalieri era raggiungere le loro compagne, in seguito ci sarebbe stato tutto il tempo per spiegare.

Eragon si strinse più forte alla dragonessa, sotto di lui poteva sentire i potenti muscoli tendersi allo spasimo per lo sforzo. Dal momento in cui aveva chiuso il breve collegamento mentale con Arya un presentimento si era insinuato nella sua mente. Sentiva come se qualcosa di terribile stesse per accadere. Quel pensiero non riusciva ad abbandonarlo mentre il vento gli sferzava i capelli. Cercò di mandarlo via ma il disagio raggiunse presto anche la mente di Saphira. La dragonessa allora gli sfiorò delicatamente la mente.

Stiamo correndo il più possibile piccolo mio cercò di rassicurarlo.

Lo so Saphira, ma sento che qualcosa non va

Spinta anche lei dalla stessa sensazione di pericolo Saphira superò Castigo.

Eragon cosa succede? Chiese Murtagh che con Castigo si erano resi conto della loro accelerazione.

Ho un brutto presentimento spero sia solo una sensazione lo informò brevemente Eragon.

Quando Saphira e Castigo piombarono sulla spiaggia Eragon e Murtagh si trovarono davanti il campo completamente vuoto e messo sotto sopra. Era come se una bufera vi si fosse abbattuta sopra.

Scesero dal dorso dei draghi con un salto ed entrambi i cavalieri aprirono subito la loro mente in cerca della presenza delle due donne. Sentirono un lieve segnale di vita provenire alla loro destra. Eragon e Murtagh corsero in fretta in quella direzione. Nascosta dietro dei giunchi e riversa in una risacca d’acqua c’era Jill. Murtagh si chinò immediatamente su di lei. Il suo corpo era immobile e pieno di tagli, graffi e contusioni.

- Jill svegliati, ti prego – la chiamò Murtagh mentre la tirava su dalle spalle. Il petto della ragazza si alzava e abbassava in un respiro fievole.

Cono cautela Murtagh prese in braccio il corpo ancora incosciente di Jill. Un leggera smorfia di dolore increspò gli angoli della bocca mentre il cavaliere la tirava su.

- Vieni portala qui - lo chiamò Eragon che nel frattempo aveva sistemato una coperta su cui far adagiare la ragazza. Una volta assicurati che fosse coperta e all’asciutto i due cavalieri continuarono a perlustrare il campo. Seguirono le tracce da dove avevano scoperto Jill e non ci misero molto a trovare i segni di una colluttazione. Le tracce continuavano verso il mare. Sulla sabbia erano ben visibili i solchi lasciati da uno scafo insieme alle orme di almeno di una decina di piedi. Con molta probabilità Arya era stata portata via sull’imbarcazioni.

Eragon fremette di rabbia poi si guardò intorno. Un rapido sguardo alle casse scaricate dalle navi e si rese conto che ne mancava una. La disperazione del ragazzo crebbe ancora di più.

Saphira le uova, hanno preso anche loro. Disse tramite il loro legame. Accanto a lei Castigo proruppe in un lamento.

Rivolto verso il mare anche Murtagh guardava disperato le onde infrangersi sulla spiaggia. Guardando più in là notò qualcosa che veniva sospinto dalla corrente. Si avvicinò al punto e gli stivali del ragazzo vennero lambiti dall’acqua e dalla schiuma mentre si piegava per raccogliere quello che a tutti gli effetti era un lembo di stoffa bagnato.

- Eragon viene, guada cosa ho trovato - disse chiamano immediatamente il fratello che si affrettò a raggiungerlo. Anche i draghi si avvicinarono. Castigo annusò la stoffa dalla mano del suo cavaliere e arricciò le labbra.

Odora di inganno. Non mi piace Murtagh lo guardò accigliato mentre tastava la stoffa con le dita. - Deve essere appartenuto a uno degli assalitori. Anche se piccolo abbiamo un indizio da cui partire - disse porgendola ad Eragon. Il ragazzo prese il lembo tra le mani e ne osservò la trama

- Una stoffa nera - aggiunse con voce asciutta. La situazione era rapidamente precipitata ed Eragon non era in grado di fermare il vortice di emozioni che sentiva, amplificate da quelle provenienti dal suo legame con Saphira.

I lamenti di Jill riportarono i due cavalieri alla realtà. La ragazza aveva iniziato ad agitarsi afferrando e strattonando la coperta su cui l’avevano avvolta. I due Cavalieri la raggiunsero in un attimo e cercarono di tenendola ferma. Con sicurezza Eragon posò una mano sopra il viso della ragazza e chiudendo gli occhi pronunciò alcune parole nell’antica lingua per calmarne gli spasmi. Nel farlo si accorse di un particolare che prima gli era sfuggito. Chiunque aveva ridotto Jill in quello stato aveva anche usato la magia su di lei; un incantesimo la teneva costretta in un sonno senza sogni. Eragon vide anche un’altra terribile verità, l’incantesimo era stato creato per portarla una lenta e inesorabile morte. Se non fosse intervenuto subito l’avrebbero persa per sempre. Passata la sorpresa iniziale il cavaliere si mise in fretta a formulare una serie parole che gli permisero di svelare la struttura dell’incantesimo, dopo di che ne creò un secondo per scioglierlo; una volta lanciato Eragon sentì il sangue delle vene gelarsi mentre la magia riscuoteva il suo prezzo. La quantità di energia che abbonò il suo corpo lo lasciò spossato. Chi lo aveva ordito era molto abile nell’uso dell’antica lingua ed il suo scopo era di infliggere il più possibile dolore.

Piccolo mio sono qui intervenne Saphira sostenendolo attraverso il loro legame.

Eragon lasciò che Saphira gli infondesse forza e attese che il mondo smettesse di girargli intorno prima di aprire gli occhi. Accanto a lui Murtagh lo osservò preoccupato. – Che cosa è successo? -

– Dopo te lo spiego, ora occupiamoci delle sue ferite - si limitò a dire Eragon sistemandosi meglio accanto alla ragazza. Non voleva preoccupare il fratello fino a quando Jill non si fosse stabilizzata e in silenzio iniziò ad esaminare il corpo. Alcuni tagli erano profondi, altri più superficiali, tutti erano stati inflitti dalla stessa arma. Le ferite le avevano anche provocato una leggera febbriciattola che le imperlava la fronte di sudore. Eragon prese un respiro e iniziò con il processo di guarigione.

Fu un lavoro lungo e meticoloso. Eragon si immerse nel compito senza risparmiarsi. Occupare la mente con qualcosa di utile lo aiutò ad allontanare il pensiero di Arya che minacciava di sopraffarlo. Murtagh aveva compreso il suo bisogno e lo aveva lasciato lavorare vegliando di tanto in tanto su di lui.

***

Il ragazzo aveva quasi finito quando Xavier li raggiunse con il drappello di soldati. Saphira emise un basso ruggito di avvertimento quando l’uomo si avvicinò troppo al suo cavaliere ancora chino su Jill.

- Credevo ci avreste seguito. Che cosa è successo qui? - chiese avvertendo la tensione nell’aria.

Murtagh andò incontro all’uomo - Saphira tranquilla, ci sono io – disse volgendo lo sguardo al Capitano – C’è stata un’irruzione al campo. Una nave è arrivata portandosi via una dei nostri e lasciando l’altra ferita - disse il ragazzo senza riuscire a mascherare l’angoscia che stava provando. - Non siamo riusciti ad arrivare in tempo per fermarli –

- Le sue condizioni? – chiese rivolto a div era Jill.

- Eragon se ne sta occupando -

Il capitano guardò verso il cavaliere. Sapeva che si trattava di magia ma quell’ argomento era un tabù per volere della stessa Isobel e non gli era permesso parlarne.

- Quando abbiamo perlustrato il capo, al nostro arrivo, abbiamo trovato questo - continuò Murtagh porgendo al capitano la stoffa trovata sulla spiaggia - Vi dice qualcosa? -

Il capitano Xavier osservò il lembo del tessuto e il suo volto si fece torvo. Ne aveva riconosciuto immediatamente la provenienza - Questa trama non può che essere dalle uniformi degli Elfi Oscuri. Non ho dubbi - disse con voce asciutta

- Ne sei certo? - chiese Murtagh.

Il volto di Xavier si contrasse in una smorfia - Ho combattuto contro quelle belve abbastanza a lungo da esserne certo Cavaliere. Questo attacco porta la loro firma - Disse Xavier sospirano - Non pensavo sarebbe successo di nuovo. Mi spiace sia capitato proprio a voi – disse sinceramente dispiaciuto - Con il vostro permesso i miei uomini ed io vorremmo iniziare a portare via le vostre cose. Non è più un posto sicuro questo –

Murtagh si limitò ad annuire quindi andò da Eragon che nel frattempo si era alzato in piedi e stava prendendo un sorso di idromele dalla bisaccia dalla sua cintura. Era visibilmente stanco e si appoggiò al fianco di Saphira.

- Vuoi spiegarmi ora cose succede? – chiese impaziente Murtagh. Il Cavaliere aveva notato un lieve tremore nella mano del fratello e iniziava a preoccuparsi.

Eragon non poteva più indugiare oltre, Murtgh doveva sapere la verità. Riallacciò la bisaccia alla cintura e cercò con cura le parole – Jill è stata avvelenata da un incantesimo. Chiunque abbia affrontato la giù era qualcuno esperto di magia. Ho fatto tutto quello che era in mio potere per scioglierlo. Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli - Murtagh si girò di scatto a guardò il volto di Jill, per la prima volta da quando l’avevano trovata era di nuovo rilassato e aveva assunto il suo colorito roseo. Eragon aveva deliberatamente evitato di entrare nei particolari dell’incantesimo, ma Murtagh immaginò che dovesse esser stato potente. Se quello che gli aveva detto il capitano Xavier era vero allora l’aggressore di Jill aveva anche un nome

- Eragon il capitano ha riconosciuto la stoffa. Appartiene agli Elfi Oscuri - gli disse di getto.

Eragon non rispose subito. Soppesò le parole del fratello per alcuni istanti prima di scuotere la testa - Tutto questo non ha senso, la magia non appartiene più a quel popolo. Così ci hanno detto – Murtagh annuì meditabondo

-L’ho pensato anche io, ma Xavier ne è sicuro-

-Ti fidi così tanto di lui? - Murtagh percepì la diffidenza di Eragon. Non era la prima volta che si trovavano in disaccordo su qualcosa, ma Eragon gli stava nascondendo qualcosa o per lo meno non gli stava dicendo tutto e questo li stava allontanando.

- Sì Eragon, penso che mi stia dicendo il vero - rispose asciutto Murtagh. - Che mi fidi o no del capitano, non possiamo rimanere qui a lungo. Per cui, a meno che tu non abbia qualche prova del contrario, dovrai fidarti anche tu. - Eragon scosse la testa, non aveva prove a suo favore ma solo sensazioni. Murtagh annuì soddisfatto. - Dobbiamo prepararla Jill per il viaggio. Mi dai una mano? - gli chiese, questa volta usando con tono più conciliante.

***

Castigo lasciò che i due Cavalieri lavorassero sulla sua sella. Eragon sistemò delle coperte per fare in modo che la ragazza potesse viaggiare più comodamente possibile. Mentre Murtagh adagiò il corpo di Jill e l’assicurò alla sella con dei legacci, poi il ragazzo sussurrò alcune parole nell’antica lingua a rinforzo delle cinture.

Da una certa distanza il Capitano li stava osservando. I suoi uomini avevano quasi finito di caricare le casse e lui aveva degli ordini precisi a cui attenersi. Si avvicinò ai Cavalieri e salutò Eragon con un cenno.

- Mi dispiace interrompervi Cavalieri, ma sarà meglio rientrare –

I due ragazzi annuirono e il capitano ne fu sollevato.

- Sono contento che vi vogliate affidare alla protezione della nostra regina Isobel- disse - ma soprattutto che non abbiate agito da soli- aggiunse pensando alla delicata situazione in cui si trovavano.

- Capitano vi seguiremo e accettiamo l’invito della vostra regina, ma quando sarà il momento agiremo come meglio riterremo opportuno – fisse Eragon rivolgendo quelle parole più che altro a Murtagh che al capitano.

- Naturalmente siete liberi. Ma dovete capire che senza il nostro supporto la situazione della vostra amica potrebbe peggiorare. -

Quel riferimento ad Arya colpì Eragon in un modo particolare. Il ragazzo sentì un misto di rabbia e irritazione montarli dentro.

- E’ forse una minaccia? - disse guardando il capitano negli occhi.

- Eragon, calmati - intervenne immediatamente Murtagh, preoccupato per la reazione del fratello. – Il capitano Xavier, vuole solo aiutarci – gli disse poggiando la mano sulla sua spalla. Non era da lui rispondere con quei toni bruschi.

Ma Eragon non aveva intenzione di calmarsi. Strattonò la mano del fratello per liberarsi e si allontanò a grandi passi da loro. Murtagh si girò verso il capitano e poi verso Saphira alzando le mani impotente.

La dragonessa si mosse nella direzione presa dal suo cavaliere.

Eragon, piccolo mio. Cosa stai facendo?

Per favore, non dirmi anche tu di calmarmi. I suoi occhi erano lucidi mentre si girava a guardare la dragonessa. Nel farlo Eragon lesse la stessa angoscia e preoccupazione. La sua rabbia scemò appena.

Scusami Saphira, anche tu oggi hai perso qualcosa di importante. le disse profondamente dispiaciuto.

Sto bene piccolo mio. Rispose attraverso il legame. Ma ora sarà meglio andare. Eragon trattenne una nuova ondata di rabbia e si voltò dall’altra parte prendendo un altro profondo respiro.

Non mi piace questa situazione. La sensazione di pericolo che ho sentito in volo non è ancora andata via. Saphira gorgogliò preoccupata.

Anche a me il capitano Xavier mi sembra sincero. Lo incalzo la dragonessa con dolcezza sostenendo la scelta di Murtagh. Il suo muso si scontrò delicatamente contro la spalla del cavaliere invitandolo voltarsi.

Ora più che mai abbiamo bisogno i aiuto, di qualcuno che conosca questa terra e soprattutto che conosca gli Elfi Oscuri. Sensazioni di pericolo o no.

Le argomentazioni di Saphira erano inoppugnabili ed Eragon non trovò argomenti con cui ribattere.

Non abbiamo scelta, vero? le chiese con un sospiro.

Sembra proprio di no.

Murtagh e Xavier videro Eragon tornare verso di loro seguito da Saphira.

- Va bene possiamo andare - disse secco ai due uomini.

- Hai fatto la scelta giusta- disse Xavier. Murtagh non aveva perso di vista il fratello.

- Vi seguiremo in volo con Saphira e Castigo. Potete andare avanti - disse. Xavier annuì quindi fece cenno ai suoi uomini di mettersi in marcia verso il palazzo.

Quando furono di nuovo soli Murtagh guardò il fratello di traverso.

- Eragon noi due dobbiamo parlare. Adesso. Se vogliamo riprenderci ciò che ci è stato portato via sarà meglio non inimicarsi le uniche persone in grado di aiutarci. Non pensi? -

La risposta di Eragon non tardò ad arrivare - Proprio tu mi parli di collaborare? -Rispose stupito. - Il capitano ci ha fatto capire che il loro aiuto dipenderà da come ci comportiamo. Ha minacciato Arya -

Murtagh prese un respiro profondo - Eragon non fidarsi è un conto. Ma questo è intestardirsi, ed è una cosa completamente diversa -

Eragon era sempre più esasperato. - Bene ora mi sto intestardendo?! -

- Tu stravolgi ogni mia parola. Ti sto solo pregando di essere più ragionevole -

- Murtagh… - Eragon non poteva dirgli che sentiva ancora la sensazione di imminente pericolo, né del male che aveva avvertito quando aveva curato Jill ma rimase di fronte al fratello con le braccia lungo i fianchi e le mani stretta a pugno.

La discussione fu interrotta da un colpo di coda di Saphira e Castigo. I due draghi avevano ascolto il loro battibecco senza intervenire ma ora era arrivato il momento di interromperli

Ricordate cosa è successo l’ultima volta che avete litigato? gli ammonì la dragonessa con voce brusca.

- Va bene Saphira la smettiamo - gli rispose Eragon ed anche Murtagh dall’altra parte annuì.

Siamo tutti stanchi. E voi due avete bisogno di riposare. Non siete indistruttibili.

Saphira aveva parlato ad entrambi i cavalieri che non poterono fare altro che riconoscere la verità delle sue parole.

In silenzio, immerso ognuno nei propri pensieri salirono sul dorso dei draghi.

A volte è veramente esasperante e cocciuto si lamentò Murtagh attraverso il suo legame con Castigo. Beh siete fratelli. Fu la risposta secca del drago rosso.

Senza dargli il tempo di replicare il drago aprì le sue ali e abbassandosi con le zampe posteriori spiccò un potente salto. Le ali si chiusero subito dopo a dare una seconda spinta che gli permise di portarsi ancora più in alto. Dietro di loro la sagoma di Saphira li seguì a una certa distanza.

Il sole stava scendendo verso l’orizzonte e il cielo, tinto dei colori del tramonto, mostrava già il profilo di una luna pallida. Una leggera brezza soffiava dal mare e sul dorso di Castigo Murtagh si abbandonò al dolce cullare del suo volo.

***

Jill si mosse piano, la prima cosa che avvertì fu la sensazione di essere sospesa nell’aria. Non riusciva ancora ad aprire gli occhi e questo le permise di focalizzarsi sugli ultimi avvenimenti. L’ultima cosa ricordava era di trovarsi immersa nel buio più totale. Ma non era solo addormentata, qualcosa la tratteneva in quel buio. Delle mura fatte di oscurità, disperazione e solitudine. Le si erano chiuse intorno soffocandola e togliendole ad ogni minuto che passava speranza e voglia di vivere. Jill ebbe la netta sensazione di stare morendo, cercò di ribellarsi ma l’oscurità era più forte. Stava quasi per arrendersi al suo destino quando sentì qualcosa battere contro le pareti della sua prigione. Sentì quelle mura alte tremare sotto dei colpi potenti. Qualcuno stava lottando per liberarla. Un filo di luce si insinuò nella sua coscienza. La speranza si trasformò in gioia quando sentì l’oscurità che la stava opprimendo sgretolarsi in mille pezzi. Raggi di luce penetrarono nelle fessure per poi entrare dirompente con tutta la sua forza riscaldando il suo cuore. Era di nuovo libera ma non era ancora cosciente. Lentamente scivolò verso un ambiente caldo e confortevole.

A poco a poco Jill riacquistò i propri sensi. Aprì lentamente gli occhi ma quando riuscì a mettere a fuoco desiderò di non averlo fatto. Si trovava sospesa nel vuoto contro qualcosa di duro e squamoso. Lanciò un urlo e un ragazzo si voltò verso di lei. Aveva i capelli mori e lo sguardo che le rivolse fu intenso. Non capiva perché ma gli ispirò subito fiducia.

Poi il ragazzo parlò

-Jill, ti sei svegliata! -

La ragazza lo guardò con aria smarrita, come faceva a sapere il suo nome? Improvvisamente si rese conto di non ricordare nulla del proprio passato, solo qualche sprazzo della sua infanzia. Una fattoria nei pressi di una città chiamata Uru’ben, suo padre che le insegnava a combattere e poi il vuoto.

Sentì il suo stomaco fare le capriole mentre la creatura dalle squame di fuoco si abbassava improvvisamente di quota per assecondare una corrente. Nella sua mente confusa un barlume di conoscenza si accese. Stava volando sopra un Drago e il ragazzo davanti a lei non poteva che essere un Cavaliere dei Draghi. Jill non aveva idea del perché sapesse tutte quelle cose ma sapeva che era così. Non riuscendo a venire a capo in tutta quella confusione che aveva in testa decise di accantonare i suoi problemi per un attimo e di cercare una sistemazione più comoda; saggiò la resistenza delle corde che le premevano contro il corpo, erano strette ma non così forti da impedirle un certo movimento. Girando il collo da un lato notò con stupore che c‘era anche un secondo drago, volava a pochi metri di distanza da loro e il colore delle sue squame era di un blu intenso.

Una brusca virata la costrinse a girare di nuovo la testa. Qualsiasi fosse stata la loro destinazione Jill intuì che erano quasi arrivati.

Sotto i draghi il capitano Xavier ordinò ai suoi uomini di entrare dentro il maschio del palazzo e prima di sparire anche lui al suo interno fece un segno ai cavalieri di avanzare oltre le mura. Castigo e Saphira sorvolarono una parte della città castello per poi iniziare la loro lenta discesa all’interno di un cortile circondato da un porticato che gli girava tutto intorno.

Una volta atterrato Murtagh scese dal dorso di Castigo e si affrettò a raggiungere Jill ancore ancorata alla sella. La slegò dalle corde e la fece scendere adagio.

- Jill come ti senti? - chiese alla ragazza lasciando il suo braccio.

- Non lo so …- rispose Jill un po’ spaesata ma grata di riuscire a stare in piedi con le sue gambe. Quel ragazzo era veramente preoccupato per lei, pensò mentre la sua frustrazione aumentava. Se solo fosse riuscita a ricordare il suo nome! Intanto anche l’altro drago e il suo cavaliere erano atterrati e si stavano avvicinando a loro.

- Voi chi siete? Come fate a conoscere il mio nome? -

Murtagh la guardò accigliato – Jill cosa dici, sono io Murtagh – le parole di Jill ebbero l’effetto di uno schiaffo sul giovane che indietreggiò di un passo. - Non ricordi chi sono? -

-No, non ricordo nulla. So solo che mi chiamo Jill e che…- Jill vacillò sulle gambe e indietreggiò di qualche passo cercando di guadagnare tempo per dipanare la confusione che regnava nella sua mente. Eragon riuscì a prenderla in tempo prima che cadesse a terra.

Jill guardò nei suoi occhi, erano di un nocciola inteso e la scrutarono con attenzione mentre la sorreggeva tra le braccia. Anche lui mostrava una sincera preoccupazione per lei, ma allo stesso tempo c’era qualcosa che lo rendeva familiare.

- L’oscurità non ti tiene più prigioniera Jill, che cosa ti trattiene ancora? - le chiese sondando la sua mente e a quel punto Jill capì. Era stato lui a liberarla. Jill si sentì ancora più confusa.

-Lasciami, ti prego – gli chiesi cercando di liberarsi dalla sua presa. – Ho bisogno di spazio -

Eragon annuì e la lasciò andare. Murtagh lo guadò smarrito, ora i due fratelli erano lontani più che mai. Eragon avrebbe voluto parlare con lui e cercare il sanare il divario che si era appena creato ma l’arrivo di Isobel glielo impedì. La regina era seguita da una giovane donna, una delle ancelle che le era stata accanto nel loro primo incontro; portava degli abiti diversi da quelli indossati la mattina, questo era rosso e stretto, avvolto in vita da una cintura dalla banda larga dello stesso colore della veste; i capelli erano raccolti in una acconciatura che ne rivelava il collo affusolato adornato da una collana.

- Il capitano Xavier mi ha appena informato di quello che è accaduto all’accampamento - il suo sguardo passò da un Cavaliere all’altro, le mani giunte in grembo - Gli Elfi oscuri hanno violato la tregua per qualche motivo. Vorrei capire il perché. Vi hanno forse preso qualcosa di importante? - chiese ponendo la domanda in modo innocente.

- Non è stato preso nulla di valore maestà - le mentì Eragon anticipando qualsiasi risposta di Murtagh. Il Cavaliere cercò il fratello con la coda dell’occhio per vedere la sua reazione ma Murtagh lo evitò. Se Isobel si accorse della tensione tra loro non lo diede a vedere, invece rimase a guardare Eragon per un lungo istante prima di tornare a parlare – Bene - aggiunse con voce asciutta. Quando il suo sguardo si posò su Jill il volto della regina ebbe una leggera contrazione che disturbò per un attimo l’imperturbabilità del suo volto.

- Vedo che la vostra amica si è svegliata- disse riuscendo a stento a nascondere una certa sorpresa.

- Sai dirci qualcosa del tuo aggressore mia cara? – chiese Isobel rivolgendosi direttamente alla ragazza. Jill raddrizzò la schiena come sentì la voce della donna e un brivido le attraversò la spina dorsale. Scosse la testa con vigore.

- E’ ancora molto provata, Maestà- intervenne Murtagh rispondendo al suo posto per proteggerla.

Isobel annuì poi voltò lo sguardo verso Murtagh

- Ti prego, non usare Maestà, chiamami Isobel- disse piegando le labbra in un sorriso privo di allegria. Quindi proseguì - Ma noi stiamo parlando quando voi siete molti stanchi. Le vostre stanze sono già pronte e i vostri bagagli sono stati sistemati al loro interno. Potete lavarvi e cambiarvi e domani mattina sarete ospiti di banchetto in vostro onore.

- Dove andranno Saphira e Castigo? - chiese allora Eragon.

- Per ora abbiamo allestito due tendoni all’interno dei giardini del palazzo, se si alzano in volo potranno scorgere i falò che li circondano-

Non ti preoccupate per noi, ce la caveremo piccolo mio Disse Saphira.

Manterremo il nostro contatto, non vi lasciamo soli aggiunse Castigo. Poi i due draghi volarono via.

La notte era ormai scesa e in aria si potevano udire a una certa distanza le grida dei pipistrelli a caccia di qualche succulenti insetti. Uno di loro si era intrufolato tra le colonne del chiostro. Eragon udì distintamente il rumore delle sue ali che batteva contro le colonne. Anche la regina si girò verso quel suono.

- Vi lascio alle cure di Aglaia. – disse prendendo per mano la ragazza che era venuta con lei e portandola di fronte ai cavalieri.

- Vi aspetto domani -

***

Solo nelle sue stanze Eragon si stese sul letto, il materasso era morbido e soffice e il ragazzo vi sprofondò sopra con tutto il suo peso. Era sfinito sia mentalmente che fisicamente Gli eventi della giornata lo avevano lasciato completamente svuotato. Solo con i suoi pensieri il ricordo di Arya e del suo rapimento lo travolse con tutta la sua forza.

La sua voce che gli chiedeva aiuto risuonò nelle orecchie. Eragon non riusciva a perdonarsi il fatto di essere arrivato tardi e di non aver potuto far di più.

Sentendosi sopraffatto da quel turbinio di emozioni nascose il volto tra le mani e si costrinse a allontanare quel pensiero.

Prese un respiro profondo, il suo sguardo cadde sulla brocca d’acqua sul tavolo accanto al letto e gli venne in mente che avrebbe potuto divinarla con facilità. Probabilmente l’avrebbe vista avvolta in un alone scuro, dato che non poteva conoscere il posto dove la tenevano, ma gli avrebbe permesso di conoscere le sue condizioni. Spronato da quel pensiero si alzò, versò il liquido della brocca in una bacinella e con un sussurro pronunciò le antiche parole:

-Drum-koapa-

Il volto di Arya comparve qualche istante dopo. Era avvolta da un alone di luce azzurrina e sembrava distesa. Doveva essere addormenta pensò Eragon. Guardò l’immagine riflessa nello specchio d’acqua per alcuni minuti poi lasciò che svanisse da sola. I suoi occhi si riempirono di lacrime ma le cacciò via passandosi una mano sul volto. Arya non avrebbe voluto vederlo così.

L’Elfa si sarebbe concentrata sul presente. Eragon sapeva che doveva prepararsi all’incontro con Isobel. Non aveva idea di come stesse Murtagh in quel momento. Dal loro litigio giù alla spiaggia non avevano avuto più modo di chiarirsi e non averlo al suo fianco lo fece sentire improvvisamente solo. Anche Saphira era stranamente silenziosa.

Accantonando per il momento quei pensieri Eragon si lasciò il letto alle spalle ed entrò nella sala da bagno. Non poteva certo addormentarsi in quelle condizioni. Gli abiti e il corpo erano sudici e impolveratati. Si spogliò con e usò un catino per lavare via terra e sporcizia con l’aiuto di una spugna. Finite le abluzioni andò ad immergersi nell’acqua tiepida della vasca.

Il calore lo aiutò a rilassarsi e i muscoli intorpiditi si sciolsero abbandonando tutte le tensioni accumulate. Eragon si lasciò cullare da quella sensazione piacevole ancora per un po’ di tempo poi uscì e avvolgendo il corpo con un telo fece ritorno nella stanza da letto.

Cercò nel proprio baule delle vesti puliti e nel prenderle notò un debole luccichio provenire dal fondo. Andando a rovistare con la mano Eragon scoprì con stupore che si trattava della collana amuleto donatagli da Gannel durante il suo soggiorno a Celbedeil. Fece scivolare lentamente la collana tra le dita, era da quando aveva sconfitto Galbatorix che non la portava più. Non poteva essere un caso che l’avesse ritrovata proprio adesso. Decise che sarebbe stato prudente indossarla di nuovo. Così se la fece passare sopra la testa sistemandola sul petto; la sensazione dell’argento freddo contro la pelle nuda lo fece sussultare. Eragon si sentì subito più sicuro nel percepire di nuovo l’incantesimo del nano scorrere all’interno del piccolo ciondolo d’argento. Ora se i loro nemici avessero cercato di divinarlo, chiunque fossero, avrebbe avvertito. Ma chi erano questi nemici? Si chiese sdraiandosi nel letto. Murtagh sembrava averli trovati negli Elfi Oscuri, ma Eragon non era dello stesso parere. Mentre scivolava lentamente nel sonno sperò con tutto se stesso di sbagliarsi.

  
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