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Autore: Efffp25    04/07/2022    0 recensioni
Nel 1926 Chiara, una strega di 20 anni diplomata ad Hogwarts ed Auror lascia Londra per iniziare una nuova vita in America, tutto cambierà quando conoscerà Credence Barebone entrando nella vita complicata del ragazzo. Qualcosa potrebbe succedere tra i due, ma presto inizierà a succedere qualcosa di strano, cosa succederà?
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamandro, Nuovo personaggio, Percival Graves
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Quella mattina mi svegliai presto, ero in pessime condizioni, feci un bagno e con un colpo di bacchetta mi asciugai i capelli, mi guardai allo specchio e dopo essermi spazzolata i capelli che erano corti andai a prepararmi la colazione, riscaldai del caffellatte e ci inzuppai dei biscotti secchi. Dopo essermi vestita con quello che avevo comprato quando ero arrivata a New York mi recai a lavoro, la sera prima ero tornata molto tardi e quindi sembravo uno zombie, Mary mi aveva chiesto la sera prima di venire di mattina presto.
Quando bussai alla porta mi accolse con un sorriso «Oh, buongiorno Chiara, entra pure» disse invitandomi a entrare «Purtroppo ieri sera ti ho mandata via prima perché sapevo che non ce l’avresti fatta a lavare tutti i piatti» disse mentre andavamo in cucina.
Guardai la pila di piatti sporchi che non avevo lavato la sera prima, anche se a guardare meglio mi sembravano di più, forse era perché dovevo pulirmi meglio gli occhiali. Mentre mi mettevo il grembiule e i guanti e afferravo la spugna Mary si sedette al tavolo per continuare la sua colazione, di solito quando veniva in cucina mi chiedeva della mia vita prima di venire in America, della mia famiglia e delle scuole che avevo frequentato. Mi dispiaceva mentirle ma in fondo era per il suo bene «Dev’essere davvero bella Londra» diceva sempre.
 
Quando lavavo i piatti dovevo stare attenta a non bagnarmi tutti i vestiti, una sera quando lei era distratta mi ero asciugata le scarpe con un colpo di bacchetta. Con la spugna grattavo il cibo incrostato sul piatto, dopo esser stati insaponati e risciacquati li mettevo su un asciugamano sul tavolo e alla fine tutti i piatti e tutte le stoviglie venivano asciugate e lucidate con precisione «Mi raccomando: lava per bene e asciuga attentamente» mi diceva sempre «Si si, non ti preoccupare» dissi mentre risciacquavo un piatto che era sporco di pomodoro.
 
Chastity e Modesty erano veramente simpatiche, quest’ultima scendeva sempre a salutarmi ogni volta che mi trovava in cucina mi salutava con un gran sorriso, e mi raccontava qualche storia divertente, quel giorno mi aveva raccontato la storia di un fantastico cane. Quando stavo per finire di lavare le tazze della colazione qualcuno entrò in cucina «Dev’essere un lavoro molto duro» mi girai, il figlio di Mary era sulla soglia e mi fissava con il suo solito sguardo inquietante «Ciao Credence» dissi salutandolo con gentilezza «Sono venuto a prendere del disinfettante» disse avvicinandosi alla credenza.
 
Da quando lo avevo conosciuto mi era sembrato un ragazzo molto strano: aveva dei capelli neri con un taglio a scodella, indossava sempre una camicia elegante con una cravatta nera, un gilet a righe marroni, un cappotto fantasia, una cintura di pelle marrone e pantaloni neri con delle fini righe bianche.
Nonostante io lo ritenessi un ragazzo molto strano e inquietante era molto buono e gentile con me, era molto affettuoso con le sue sorelle, anche io lo trattavo bene.
 
«Come va?» chiese guardandomi «Bene» risposi «E tu?» chiesi «Il solito» rispose facendo spallucce, parlammo per qualche minuto di cose semplici e banali, cosa avevamo mangiato, le ultime notizie eccetera eccetera «Hai ottimi gusti, lo sai?» disse ad un certo punto notando il mio abbigliamento maschile, quel giorno indossavo la mia camicia bianca con sopra la salopette marrone, ai piedi calzavo le sue stesse scarpe nere «Oh be' grazie» bofonchiai passandomi la mano sulla nuca.
 
Qualche giorno dopo ero andata dal fruttivendolo per comprare del cibo sano, erano giorni ormai che mangiavamo solo pollo e manzo, accompagnato da patate che sembravano delle spugne era ora di qualcosa di sano, sotto richiesta di Mirka ero andata a comprare insalata, cetrioli, pomodori, carote, zucchine e fagiolini. Appena uscì dal negozio vidi dall’altra parte della strada qualcuno che mi fissava in modo inquietante, era Credence
«Ehi, che ci fai qui?» chiesi quando andai davanti a lui «Mia madre ha chiesto a me e agli altri del suo movimento di distribuire questi» disse mostrandomi dei volantini che teneva in mano, me ne porse uno e io lo presi, in grandi parole c’era scritto “SAVE AMERICA FROM WITCHES” e sotto gli incontri quotidiani «Come si fa a pensare che esistano le streghe e i maghi?» chiesi inclinando la testa «Ma dai, è una follia» «Eppure non ci sono prove che dimostrino se esitano o meno» disse piano «Esatto, non è che tutte le donne con le bacchette magiche sono malvagie» aggiunsi.
 
Lo aiutai a distribuire i volantini rimasti per le vie della città, quando anche l’ultimo fu consegnato tirammo un sospiro di sollievo «Grazie, sei stata gentilissima» disse mettendomi una mano sulla spalla «Di nulla» dissi con un sorriso «Ti va di prendere un caffè?» chiese piano «Certo» risposi sorridendo piano. Prima salii in casa mia a mettere a posto la spesa, poi ci incamminammo ed entrammo in un bar che era dall’altra parte della via.
 
Okay lo ammetto: forse il caffè americano faceva un po’ schifino, ma non era male. In realtà era molto meglio quello italiano: quello americano sapeva di caffè annacquato. Credence iniziò a chiedermi che cosa avessi fatto prima di venire in America, così con riluttanza gli raccontai della mia vita monotona e noiosa e della morte dei miei genitori, gli parlai anche della vacanza che avevo fatto in Italia quando avevo tredici anni. Quando finì di parlare lui prese fiato «Saresti in grado di mantenere un segreto?» chiese a bassa voce
«Si» dissi annuendo
«Be…Devi sapere che ogni volta che mi arrabbio con mia madre cerco sempre di allontanare tutta la mia ira ma non ci riesco. Credo che sappia che io sia strano e che abbia qualche problema. Accusa la mia vera madre di essere una donna malvagia e stupida» spiegò «Mi sembra di avere dei poteri magici o qualcosa del genere»
«Probabilmente sei…» iniziai ma mi interruppi subito, sulle sue mani notai qualcosa, guardai meglio e per poco non urlai: Credence aveva le mani ricoperte di cicatrici «Cosa hai fatto alle mani?» chiesi impaurita «Non so se mi capiresti…» disse abbassando la testa.
 
Sapevo che di lui dovevo fidarmi e lui doveva fidarsi di me così dopo aver lasciato la mancia uscimmo, poi lo portai in un vicolo cieco per parlare in pace
«Per favore, vorrei vedere» dissi con calma, lui mi mostrò le mani e chinò la testa, erano piene di cicatrici, mi guardai intorno seria e dalla tasca della salopette presi la bacchetta e con leggero colpo le cicatrici scomparvero. Lui mi guardò con uno sguardo penetrante, si mise le mani davanti agli occhi e scoppiò a piangere piano e si sedette per terra «Dovevo dirti la verità…Scusami» dissi inginocchiandomi mettendogli una mano sulla spalla «No…Non è colpa tua...È che…» ma non riuscì a finire la frase. Le lacrime gli scorrevano sul viso, erano così copiose che si moltiplicavano «Va tutto bene» dissi abbracciandolo mentre gli accarezzavo i capelli sulla nuca.
 
Non appena si fu calmato gli diedi un fazzoletto e gli raccontai quella che era la mia vera natura «Vengo da una famiglia di maghi…Ho frequentato la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts in Inghilterra…I miei sono morti quando ero piccola…Vivevo con i miei zii maghi…Insieme a noi ci sono anche la mia sorellina e i miei cuginetti…Si, sono una strega...Se tua madre lo sapesse non so cosa mi farebbe…» appena finì di raccontare tutta la storia della mia (vera) vita mi sedetti per terra a gambe incrociate accanto a lui «Credence, lo sai cosa sei?» chiesi «N-No» rispose «Non ricordo il termine preciso ma sei una creatura che non riesce a controllare i suoi poteri magici. Intendo che tua madre ogni volta che ti picchia fa allontanare la rabbia dentro di te, ma ad un certo punto tutta questa rabbia esplode come una bomba» gli rivelai, lui mi guardò con il suo solito sguardo, gli presi la mano che era fredda come il ghiaccio
«Anche se tu sei così sei speciale ma ti chiedo una cosa: non sopprimere e non allontanare tutta la tua rabbia, è molto pericoloso» dissi confortandolo, Credence bofonchiò un “lo farò” e mi abbracciò.
Sulla strada del ritorno mi sorrise piano e io glielo ricambiai, stava già facendo un passo avanti «Lo sai perché sorrido?» mi chiese «No, non lo so» risposi inclinando la testa «Perché con il tuo abbigliamento insolito mi risollevi l’umore» disse sorridendo piano, io gli feci una carezza e lui parve stare meglio.
 
Appena mettemmo piede in orfanotrofio avevo un’altra ora di lavaggio piatti, e avevo pure saltato la cena «Credence, sei in ritardo» disse Mary mentre scendeva le scale «Hai fatto mezz’ora di ritardo» io la fulminai con lo sguardo, avrei voluto torturarla! Tuttavia mi dovevo trattenere «Dammi la tua cintura» disse seria. Senza pensarci due volte Credence cominciò a sfilarsela, io li guardai con un misto di rabbia, paura e incertezza. Lui gli porse a testa bassa la cintura e la seguì al piano di sopra, prima di sparire la donna si girò verso di me «Devono splendere quelle pentole, mi raccomando» disse guardandomi, io annuì spalancando gli occhi.
 
Mentre insaponavo una pentola con del sapone sentì il rumore delle cinghiate, lasciai il lavoro a mezzo e salii piano le scale, attraverso la fessura della porta vidi una scena che mi fece bloccare il sangue:
Credence era inginocchiato a testa bassa mentre Mary colpiva le sue mani con la cintura, la giacca del ragazzo gettata in un angolo, ormai sembrava abituato a quel genere di punizione, faceva tutto in automatico.
 
Ora odiavo ancora di più quella donna!
Come diavolo si permetteva a fare del male al mio amico?
Avevo sopportato abbastanza! Aveva oltrepassato il limite!
 
«Lascialo stare!» dissi spalancando la porta, i due mi fissarono, mi misi davanti a Credence e fissai Mary «Non fargli del male, non se lo merita» dissi con sguardo minaccioso, lei non disse mezza parola «Sono stata io okay? Siamo andati a fare una passeggiata, per colpa mia abbiamo fatto tardi» aggiunsi, Mary uscì dalla stanza sbattendo la porta «G-Grazie» bofonchiò, mi inginocchiai e gli feci una carezza «Sei un bravo ragazzo» dissi sorridendogli piano, lui mi circondò in un dolce abbraccio e io feci la stessa cosa.
 
Quell’abbraccio valeva più di mille parole: il suo cuore era come quello di un leone e buono come il pane.


ANGOLO AUTRICE 

Eccomi qui con il secondo capitolo di questa storia, come promesso.
Spero che la storia vi stia piacendo. Alla fine, si, sono io Chiara, non è il mio vero nome in realtà, ma è come mi chiamano alcune persone per via del mio cognome.
Domani mattina uscirà il terzo capitolo.
Cosa succederà tra Chiara e Credence?
 
   
 
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