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Autore: Dorabella27    15/07/2022    16 recensioni
Qualche tempo fa vi avevo accennato a una breve long - perdonate l'ossimoro - in cui sarebbe ricomparso un personaggio romanzesco e filmico che ha già fatto capolino un paio di volte nei miei racconti, inserito in un contesto diverso da quello di Versailles e di Parigi. Ecco qui: una ff un po' gotica, e scoprirete presto perché, un po' rosa, con qualche tocco di mistero, e qualche brivido: e noi sappiamo bene che si può rabbrividire per tanti motivi, vero?
Immaginate un risveglio imbarazzato, in una locanda, poco lontana da una città del Nord della Francia: come sono finiti lì Oscar e André, e perché si sono messi in viaggio?
La premessa è piuttosto breve, ma i capitoli successivi saranno più corposi.
Ciao a tutti e buona lettura!
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4 – Capitolo 3. A very strange thing
 
"E così, fammi capire, Oscar: in nome delle ubbie e delle paure di una anziana signora, noi dovremmo andare in missione segreta a congelarci giù al Nord, sino a Lille? E perché mai, poi? Per chiedere a un fantasma dispettoso, ma, tutto sommato, innocuo, di sloggiare dalla casa che la cara vecchietta ha preso in affitto dopo che ne sono scappati a gambe levate i suoi amici inglesi?". La risata di André, bassa e piena di calore, ebbe il potere di farla uscire dai gangheri: per cui Oscar gli lanciò, mentre cavalcavano verso Palazzo Jarjayes, al tramonto, uno sguardo di brace, più affocato, se possibile, dell'orizzonte oltre il quale stava calando il sole.   
"E poi, la sorella del nonno di Madame de Noailles? Ma quanti anni deve avere questa vegliarda? Come minimo, centocinquanta!", continuò imperterrito André, con la sua risata di gola, reggendo le briglie per un attimo con la sola mano destra, l'indice sinistro che percorreva il profilo del naso, come sempre accadeva quando un pensiero lo divertiva particolarmente.
"André", lo rimbrottò Oscar, gelando la sua allegria, "Mi sembra davvero oltremodo inopportuna questa tua ironia su un argomento che sta molto a cuore alla nostra Regina e che, come hai ben visto tu stesso, la angustia profondamente". Quelle parole ebbero il potere di zittire André, che cavalcò silenziosamente accanto a Oscar sino al monumentale cancello di Palazzo Jarjayes, ricordando il lungo e preoccupato discorso della Regina, che, effettivamente, aveva disegnato un assai strano scenario, sul quale era richiesta la presenza, quali attori e solutori del mistero, sua, e soprattutto, quella di Oscar.
"Madamigella Oscar", aveva esordito la sovrana, entrando nel vivo della questione con un'aria al contempo tragica e imbarazzata, " quanto vi dirò ora vi sembrerà incredibile, ma mi è stato riferito da Madame de Noailles in una lunga e dettagliata lettera che, con il permesso della sua autrice, posso esibirvi nel caso che la vicenda vi sembri priva di credibilità. Vedete, qualche mese fa la prozia di Madame de Noailles ebbe la gradita sorpresa di ricevere una lettera da alcune sue antiche conoscenze inglesi  - e alla parola "antiche" ad André sfuggì un mezzo sorriso, che, fortunatamente, nessuno poté vedere, perché il giovane si trovava addossato al muro del salotto privato di sua Maestà -la quale lettera l'avvisava che di lì a poche settimane Lady Catherine Crowe si sarebe trasferita per un periodo con la famiglia a Lille per passare un periodo di riposo, vicino a dove viveva la sua amica, appunto la prozia di Madame de Noailles, cui la legavano lieti ricordi di gioventù, quando si erano conosciute a Spa, nell'occorrenza delle cure termali cui facevano ricorso i loro amati nonni.
(E qui, André Grandier non poté trattenere un secondo sorriso, immaginando due bambine vestite alla moda dei primi anni del regno di Luigi XIII che si rincorrevano per i viali di uno stabilimento termale, schivando dame e gentiluomini abbigliati come se dovessero essere ricevuti di lì a poco dal Cardinal Richelieu).
"Tuttavia", aveva soggiunto Maria Antonietta, il bel viso oscurato dalla preoccupazione, "Lady Crowe, nonostante le fosse stata trovata una casa ampia e confortevole, che era stata riadattata alle esigenze di una numerosa famiglia, si era fermata solo pochi giorni. Quando infatti la prozia di Madame de Noailles, Madame de Rosemonde, trascorso un periodo decoroso dal giorno dell'arrivo di Lady Crowe e dei suoi familiari, aveva ritenuto che, avendo essi avuto ampiamente il tempo di sistemarsi, avrebbe potuto far loro visita senza recar loro incomodo, una volta spedito un biglietto per annunciarsi, ebbe l’amara sorpresa di non ricevere risposta: anzi, il suo biglietto, che aveva mandato a consegnare a mano, stante la confidenza che da sempre esisteva con Lady Crowe, non venne nemmeno ritirato, perché il valletto inviato con il delicato e lieto incarico trovò la casa chiusa e sbarrata".
Oscar inarcò le sopracciglia: la faccenda si faceva strana. Ma tutti i suoi sensi si tesero - e André, che era addossato alla parete, fece un mezzo passo avanti - , quando Maria Antonietta, dopo un sospiro di incertezza, disse al suo Comandante delle Guardie Reali: "And now, I'll tell you a very strange thing".
A Versailles, quando i sovrani e i membri del Consiglio del Re e gli altri nobili volevano toccare qualche argomento delicato, che doveva restare segreto, al riparo dai cento, mille, diecimila orecchi curiosi sempre appostati in ogni angolo della Reggia, a caccia di pettegolezzi succosi e scandalose rivelazioni, si parlava in inglese[1]: per cui, in quella stanza, oltre al Colonnello de Jarjayes, solo André, cui, per speciale concessione illuminata del Generale de Jarjayes era stata impartita la stessa educazione - lezioni di violino escluse-dell'erede della casata, poteva intendere il racconto della Regina.
"Quando Madame de Rosemonde, stupita dal racconto del suo valletto, si volle recare di persona, accompagnata dal giovane nipote, alla dimora presa in affitto di Lady Crowe, trovò, in effetti, il portone d'ingresso sbarrato e le imposte in parte chiuse, in parte aperte, come se gli abitanti della casa se ne fossero andati in fretta e furia. Incredula e impensierita, pensò allora che, per affrontare il viaggio di ritorno, la sua amica aveva dovuto certo cambiare la valuta francese di cui si era provveduta al suo arrivo nuovamente in valuta inglese, e si rivolse all'agenzia di cambio dalla parte opposta della piazza su cui sorgeva la casa presa in affitto dall’amica. L'impiegato di servizio, cui Madame de Rosemonde chiese informazioni, non aveva certo dimenticato la scena cui aveva assistito. "Sembrava", raccontò il giovanotto, ancora stupito mentre rievocava quei fatti, "che la dama inglese e suo figlio si fossero alzati e vestiti in tutta fretta, lei con la cuffia di traverso, lui con il giustacuore abbottonato maldestramente, e un'aria spiritata e impaurita da fare pietà". I due, raccontò l'impiegato, avevano cambiato nuovamente in sterline le livres che avevano ritirato da pochi giorni, e riscosso un paio di lettere di credito, e tutto con quell'aria frettolosa e terrorizzata di chi sente che la terra gli brucia sotto i piedi e non vede l'ora di fuggire. E infatti, poco dopo che i due inglesi, usciti di gran carriera dalla banca, avevano raggiunto il palazzo dalla parte opposta dalla piazza, ne erano usciti con anche i due figli del giovane, nipoti di Lady Crowe, un bambino e una ragazza, una cameriera personale e un lacché che trasportavano valigie e un baule, e tutti erano saliti in fretta e furia su una vettura di piazza, evidentemente fatta arrivare di proposito, chiudendo la casa come se non dovessero tornarci mai più, tra lo sconcerto generale.
Madame de Rosemonde, impensierita e preoccupata, non riusciva a capacitarsi del comportamento della sua amica, che aveva sempre conosciuta per persona sensata e poco incline ai colpi di testa e ai gesti affrettati. Per cui, informatasi circa la possibilità di affittare la dimora, l'anziana signora stipulò un regolare contratto d'affitto e si insediò, a partire dal giorno dopo, con il nipote, che si era graziosamente messo a disposizione della zia, per aiutarla a venire a capo di quella strana faccenda, e insieme con una governante, tre cameriere, un lacché, un cocchiere, una cuoca e due sguattere, nella casa lasciata così frettolosamente dall'amica.
Dopo soli due giorni, però, Madame de Rosemonde ebbe l'amara sorpresa di essere informata dalla sua governante circa il fatto che due delle camierere, al suo servizio da oltre dieci anni, avevano dato le dimissioni senza preavviso,
"Ma come può essere successo?", chiese, stupita, l'anziana signora.
"Mathilde e Mireille hanno detto che non sarebbero rimaste un'ora in più in questa casa, perché non sarebbero sopravvissute a un'altra nottata come quella che avevano passato ieri dopo essere andate a letto".
"E perché mai?", chiese la vecchia dama, rimescolando col cucchiaino il caffé servitole nel frattempo dal lacchè. "Forse che mio nipote...?", avanzò il dubbio, levando il sopracciglio.
"Oh, no! No, di certo!", esclamò con vivacità la governante, Madame Bertillon, che per il nipote della sua padrona, giovane dal notevole fascino, e per la sua fama di seduttore scavezzacollo aveva un debole."Per tutt'altro motivo! Hanno parlato di una figura evanescente che entrava e usciva a ripetizione dalla loro stanza, e che si era piantata fra i loro due letti – (Mireille e Mathilde dormivano affiancate in un'ampia camera al secondo piano, ben riscaldata e ben areata, per concessione della loro padrona)-  tirando loro anzi le coperte, come un bambino che volesse giocare!".
"Impossibile!", esclamò Madame de Rosemonde, "Non vi sono bambini in questa casa!":
"É esattamente quel che ho detto loro anch'io, Madame: è probabile che abbiano fatto un brutto sogno, o mangiato di straforo troppa crema di marroni  - quelle ragazze sono golose come scimmie! - o che siano state ingannate dalla luce della luna che filtrava attraverso le tende male accostate, con gli scuri lasciati aperti, e che si siano così creati dei giochi di luce, che le due disgraziate hanno scambiato per una figura umana. Ma"- e qui Madame Bertillon scosse la testa, rassegnata - "Sapete bene che cosa possa la superstizione in un cervellino poco educato: le due ragazze erano spaventate come se avessero visto un fantasma, - ah ah ah, è davvero il caso di dirlo! -, e hanno insistito, oltre ogni ragionevolezza, per essere pagate delle loro prestazioni per il mese corrente e per andarsene, e quanto alla buonuscita loro dovuta, non avendo io in cassa in casa abbastanza danaro per liquidarle, ho proposto loro di attendere in cucina, dove Marthe avrebbe servito loro qualcosa di caldo, mentre aspettavo che la banca qui di fronte aprisse, per ritirare del contante; ma quelle due erano talmente spaventate, anzi, terrorizzate, da ripetere che non si sarebbero fermate sotto quel tetto un solo minuto più del necessario, e che chiedevano solo che quanto loro dovuto venisse depositato a loro nome nella banca dall'altro lato della piazza, dove sarebbero andate a riscuoterlo una volta che si fossero riprese dallo sconvolgimento della notte prima.
Madame de Rosemonde dovette però ricredersi quando, quella stessa nottata, il suo riposo fu turbato da passi che si trascinavano davanti alla sua porta, e poi al piano di sopra, esattamente sopra la sua stanza. Madame, donna pragmatica e assai poco impressionabile, pensò che si trattasse di suggestione, che l'aveva colta nel dormiveglia, ma, quando si sentì tirare le coperte, aprendo gli occhi, vide nella penombra una figura piccola e bianca, dai contorni del volto sfumati, ma di cui intravedeva un timido sorriso, che teneva un lembo del suo lenzuolo: era in tutto e per tutto simile a un bambino che avesse scambiato il giorno per la notte e volesse giocare.
La povera donna cacciò un urlo e cadde svenuta.
 Quando riprese i sensi, al suo capezzale trovò il nipote, la governante e la sua cameriera personale: terrorizzata, espresse loro immediatamente la ferma volontà di lasciare quella casa, e la notte stessa, senza aspettare il sorgere del sole, Madame lasciò quella dimora, ma, pur tornata nell'ambiente riposto e familiare della sua casa, la povera signora verte in uno stato di sconvolgimento tale che Madame de Noailles, che è molto affezionata alla prozia, ha ritenuto opportuno e doveroso non solo recarsi dalla sua anziana parente, ma anche cercare di indagare su che cosa abbia messo così a rischio il povero cuore di Madame de Rosemonde.
“Ora", concluse la Regina, porgendo a Oscar una busta con una lettera e altri documenti, "Ho pensato che solo voi avreste potuto, Madamigella Oscar, venire a capo di questa faccenda così torbida, e pertanto, con il consenso di Madame de Noailles, che anzi, mi ha suggerito il vostro nome, vi chiedo di recarvi a Lille e di passare almeno una settimana nella dimora che tanta pena ha procurato alla sua prozia. Con il suo consenso, vi consegno anche la lettera con cui Madame de Noailles mi ha riferito la questione, l'atto di affitto della casa, e tutto quello che potrà esservi utile. Per mia iniziativa, del personale di servizio fidato e proveniente da città estranee da Lille, e quindi non viziato da pregiudizi su quella dimora, è stato da me incaricato di preparare la casa per tutte le vostre necessità, ma di non pernottare in essa prima che voi e il vostro attendente siate arrivati. Una volta giunti a Lille, troverete cuoca, cameriere, stalliere presso una locanda nota con il nome di "Au cheval pâle"[2], il cui indirizzo troverete nei documenti che vi sto consegnando. Non so dirvi, Madamigella Oscar, quanto vi sia grata per l'impegno che so porterete a termine in nome dell'amicizia che nutro per voi e che so che voi contraccambiate con uguale profondità di sentimenti".
Oscar aveva accolto questo lungo discorso con un sorriso, e, la mano destra sul cuore, congedandosi con un inchino, aveva risposto, sempre in inglese: "Vostra Maestà sa bene che sono la sua umile servitrice, e che ogni suo desiderio è un ordine cui ottemperare con tutto il mio impegno. Vi prometto di venire a capo di questa incresciosa vicenda per poter rassicurare Madame de Noailles, la sua prozia, e per poter compiacere il desiderio della mia Regina". Poi, levatasi in piedi, aveva guadagnato la porta senza più dire una parola, seguita da un André sempre più perplesso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Particolare che ritroviamo anche in "Addio, mia regina", il film tratto dall'omonimo romanzo di Chantal Thomas.
[2] Ogni allusione a un celebre romanzo di Agatha Christie.... è puramente voluta!
   
 
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