Rinascita
Il cicaleccio dell’aeroporto di Gatwick sembra avere il potere di sovrastare qualsiasi conversazione, ed è per questo che Alan e sua madre stanno passando più tempo abbracciati che a parlare, in quelli che sono gli ultimi saluti. È questione di secondi prima che tornino a guardarsi negli occhi, poi lei gli lascia una carezza sulla guancia, con una mano che, per la prima volta, non trasmette alcuna tensione. Con la coda dell’occhio Alan nota suo padre che stringe le labbra mentre abbraccia Nathan, come a voler trattenere un’emozione di troppo. L’abbraccio non dura molto, ma abbastanza perché sia molto più che una mera formalità, e l’enorme sorriso sul volto di Nathan non fa che confermare la sua ipotesi. Con una mano prende la valigia, e l’altra la tende verso il suo ragazzo, che la afferra subito; seguono cori di saluti e sventolate di mano, finché non imboccano il corridoio per i controlli di sicurezza, Nathan in testa. Alan infila una mano nella tasca posteriore dei pantaloni per preparare i documenti, ma gli basta un’esplorazione superficiale per rendersi conto che è vuota. «Amore, ce l’hai tu il mio passaporto?» Nathan e la valigia si fermano di colpo, poi lui si volta, gli occhi sbarrati. «Non guardarmi così, ti giuro che–» «Cos’hai detto?» Alan perlustra ancora una volta la tasca dei pantaloni e, esattamente come trenta secondi prima, la trova vuota. «Dicevo, ti giuro che torneremo a–» «No, ancora prima.» Si gira indietro e nota che stanno bloccando la fila, così fa cenno a Nathan di ripartire, dopodiché si tocca le tasche esterne del cappotto per sentire se il documento sia lì. «Ho detto che non trovo il passaporto, ce l’hai tu?» Nathan ridacchia, poi si gira verso di lui con un mezzo sorriso. «Non è questo che ho sentito», risponde, dopodiché torna a guardare davanti a sé, verso il corridoio. «Ah, comunque», aggiunge, poi razzola in una tasca e tira fuori il passaporto di Alan, «eccolo qua, tieni.» Fa giusto in tempo a prenderlo prima di tornare a pensare a cosa abbia detto e a decifrare la reazione di Nathan, almeno finché non si fermano una volta raggiunta la coda. È lì che i dubbi lasciano spazio ai suoi occhi che scorrono sulla sagoma del ragazzo davanti a lui, che senza fare rumore gli è entrato dentro con quell’odore acre e pungente, fino a farsi strada sottopelle, nelle più dolci delle sensazioni. Perché Nathan in quel momento è la sua felicità. La sua speranza. Il suo… … oh. |
Angolo autrice
E così anche questa raccolta è giunta al termine! Mi sono divertita molto a scriverla, e spero che per voi sia stato altrettanto divertente leggerla. Se mai vi sentirete nostalgici di Alan e Nathan, sappiate che ho in mente un sacco di storie per loro: una shottina ambientata a Pasqua, una mini-long che si colloca circa un anno/un anno e mezzo dopo gli eventi di Due Marlboro e, udite udite, una long (temo “molto long”) che si svolge nel 2015 - poi, vabbè, in realtà ho in mente anche di riscrivere NB, ma dettagli XD. Insomma, le idee per questa coppia non mi mancano, come vedete! Quindi ecco, come si suol dire, stay tuned.
Grazie a tutti voi per aver letto!
A presto,
Simona