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Autore: Saga no Gemini    26/07/2022    1 recensioni
I Cavalieri d'Oro dell'XI secolo si troveranno ad affrontare un'oscura divinità sumero-babilonese.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, OC (Original Character)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XXX
EPILOGO
 
   Il messaggio di Calx fu seguito da un bagliore accecante che gettò nello sconforto i compagni radunati sulla collinetta. Zosma cadde sulle ginocchia e cominciò a prendere a pugni la sabbia, versando amare lacrime. Sentiva un peso opprimente sul cuore: il loro ultimo incontro non era stato così amichevole, ma si era ripromesso di rimediare alla propria scortesia alla fine di quella insulsa guerra. Ora, però, non avrebbe più potuto farlo perché Calx non sarebbe ritornato.
   Vernalis gli si avvicinò e cercò di confortarlo: conosceva il rimorso e la sofferenza che si provano nel sentirsi impotenti di fronte alla morte di persone care. Aveva ancora davanti agli occhi i corpi straziati di Syrma e Yeng, caduti per salvarlo. Nel ripensare a loro, strinse la spalla al compagno.
   - Perché ha deciso d'immolarsi? Perché? Si è allenato tante volte per perfezionare quella tecnica e non è mai accaduto niente, perché allora è morto? -, chiedeva il custode della quinta casa, sfogando la rabbia che aveva in corpo per quella scomparsa inattesa.
   - Calx ha usato la forma più potente di quella tecnica. La luce che ci ha investiti all'apice dell'attacco era il cosmo di un dio. Se il nostro compagno non si fosse sacrificato, non soltanto noi, ma chissà quante migliaia di persone sarebbero state risucchiate da quello spaventoso vortice dimensionale. Ciascuno di noi avrebbe preferito rinunciare alla propria vita piuttosto che coinvolgere degli innocenti -, rispose il Cavaliere di Pisces, con tono cupo ma deciso.
   - Quanti altri Cavalieri dovranno morire a causa di quella tecnica? Non è giusto! -, commentò il Leone, chinando il capo e continuando a piangere.
   A Elnath sembrò quasi assurda quella sfuriata del compagno: tutto sommato, la morte è eterna compagna di un guerriero. Poi, però, si fermò un attimo a riflettere e si rese conto che forse non poteva esprimere giudizi sull'amicizia, dal momento che si era sempre tenuto in disparte e non aveva mai legato fino in fondo con nessun altro Cavaliere. L'unico con cui si era aperto un po' di più era stato Altager, ma di certo non la considerava una vera amicizia.
   - Torniamo al Grande Tempio! -, disse d'un tratto Vernalis, guardando Hamal. Il custode della prima casa annuì e invitò tutti i compagni ad avvicinarsi. Fece ardere il suo cosmo e, adoperando le abilità psicocinetiche che aveva acquisito nei lunghi anni di addestramento in Jamir, teletrasportò tutti sul piazzale antistante la casa del Montone Bianco.
   Vernalis ordinò ad Altager e a Sargas di accompagnare alle rispettive case Elnath e Nashira, che più di tutti avevano subito gli attacchi nemici. I due Cavalieri rifiutarono di andarsene:
   - Abbiamo degli amici da onorare! Non troveremo pace finché non avremo dato loro il nostro ultimo saluto! -, ribatté Nashira, che nello sguardo del compagno trovò piena approvazione.
   Il custode della dodicesima casa sorrise, orgoglioso del senso di unità e di appartenenza che legava i paladini della dea Atena. Annuì e chiese a tutti di attendere nella dimora di Hamal, mentr'egli si sarebbe recato dal Primo Ministro a fare rapporto. Il Cavaliere guadagnò rapidamente l'accesso segreto e iniziò la risalita delle Dodici Case.
***
   Nella sala del trono Kanaad passeggiava su e giù per la stanza: aveva avvertito i cosmi dei Cavalieri combattere e quello di Calx crescere oltremodo per poi svanire nel nulla. D'un tratto, sentì lo scricchiolio delle porte e volse lo sguardo: vide Vernalis con l'elmo sotto braccio raggiungere la base degli scalini. Li discese con una certa flemma, mentre il giovane guerriero gli porgeva un inchino.
   - Vengo a fare rapporto. -, disse, aspettando che il suo interlocutore gli concedesse di parlare. Kanaad fece un cenno con la mano e Vernalis iniziò il suo resoconto:
   - La battaglia è vinta. Nergal non tornerà mai più a minacciare la Terra: il suo corpo e la sua anima vagano tra le infinite dimensioni come granelli di cenere. Tuttavia, - proseguì, abbassando il capo, - la vittoria ha richiesto in sacrificio la vita di Calx! -
   Gli occhi del Primo Ministro si tinsero di una malinconica tristezza: quante perdite in quella scellerata guerra! Quante giovani vite spezzate dall'alterigia divina! Sentiva un dolore lancinante straziargli il cuore, ma evitò di mostrarlo a Vernalis.
   - Avete svolto un ottimo lavoro, Atena sarà fiera di voi! -, affermò, con tono ammirato e paterno. - Ora, però, ci spetta l'ingrato compito di seppellire i compagni caduti. Dove sono gli altri Cavalieri? -, continuò, appoggiando una mano sulla spalla del giovane Pisces.
   - Sono riuniti alla Casa dell'Ariete. -, rispose il ragazzo. Il Primo Ministro annuì; poi, chiamato un soldato, lo incaricò di riferire ai capi dei Cavalieri d'Argento e di Bronzo di riunire i loro sottoposti sul piazzale della prima casa. Il soldato fece un inchino e corse subito a svolgere il compito assegnatogli.
  Kanaad e Vernalis si avviarono verso la dimora di Hamal, discorrendo non solo di quanto era avvenuto, ma anche della prossima elezione del Grande Sacerdote. - Il ruolo che ti accingi a ricoprire non è semplice: prima dovrai ottenere la fiducia dei Cavalieri! -, disse il Primo Ministro. Il ragazzo gli rivolse uno sguardo incerto: era davvero pronto a rivestire la carica più importante del Santuario?
   - Alexer era un uomo potente e autorevole, ha saputo destreggiarsi tra intrighi politici e venti di guerra, eppure anch'egli aveva la tua stessa espressione quando Atena lo chiamò a questa responsabilità! -, esclamò l'anziano Cavaliere, con voce dolce e rassicurante.
   - Ma io non potrò mai eguagliare il Sommo Alexer! -, si oppose il ragazzo, provando un certo disagio. - Non sarò mai alla sua altezza! -, chiarì.
   Kanaad arrestò il passo e gli si parò davanti con piglio severo: - Nessun Sacerdote è identico al suo predecessore. In oltre due millenni, sul soglio sacerdotale si sono avvicendati molti guerrieri, spesso totalmente diversi tra loro. Tuttavia, ciò che li accomunava era l'amore per Atena e per l'umanità; e quell'amore lo possiedi anche tu! Sovente ti troverai a dover fare delle scelte difficili e l'incertezza verrà a visitarti per fiaccare la tua volontà, ma i compagni coi quali hai combattuto ti sosterranno per sempre. Non dimenticarlo mai, Vernalis! L'amicizia e la fiducia sono il fondamento dell'esercito di Atena: se possiedi questi due pilastri, nessuna schiera nemica potrà sopraffarti! -, affermò il vegliardo, riprendendo il cammino.
   Rincuorato da quell'esortazione, il Cavaliere seguì il Primo Ministro. In breve tempo, raggiunsero i piedi del Grande Tempio ed entrarono nella prima casa. Hamal e i compagni erano riuniti attorno al catafalco su cui giaceva il corpo di Sertan; parlavano a bassa voce e, quando videro le due figure avvicinarsi, tacquero del tutto.
   Quattro inservienti chiesero il permesso a Hamal di poter accedere alla sua casa: erano giunti a prelevare la salma del custode del quarto tempio per la sepoltura. Il giovane Ariete concesse loro il passaggio. Rapidamente quegli individui portarono dentro una sorta di lettiga; la deposero a terra e, con estrema delicatezza, vi adagiarono il corpo esanime di Sertan, avvolto in un candido sudario e cosparso di resine odorose.
   I quattro uomini uscirono dal tempio, facendosi largo tra i Cavalieri che attendevano sul piazzale. Dietro di loro si formò un lungo e silenzioso corteo, che lentamente raggiunse la collina dove riposavano gli eroi defunti.
   I Cavalieri videro un carretto tirato da un asino da cui un marmista di Rodorio stava tirando giù due lapidi aiutato dal suo apprendista. La prima su cui appariva a chiare lettere il nome del custode delle vestigia del Cancro venne piantata davanti a una fossa; l'altra, invece, venne semplicemente conficcata accanto alla prima: su di essa era inciso il nome di Calx.
   Gli inservienti si fermarono accanto alla fossa, vi fecero scivolare delicatamente dentro il corpo di Sertan e si allontanarono. Kanaad si pose tra le due lapidi e, guardando gli astanti, fu colto da una profonda tristezza. Tuttavia, il suo ruolo gli imponeva di mantenere il controllo e di non lasciarsi soverchiare dai sentimenti.
   Si schiarì la voce e iniziò la cerimonia funebre che tanto gli dava dolore: - Oggi dovrebbe essere un giorno di gioia, perché il nemico che abbiamo combattuto per lunghi anni è stato finalmente sconfitto; ma il nostro cuore non può abbandonarsi al giubilo perché è gravato dalla perdita di cari compagni e dalla scomparsa del Sommo Alexer. Grazie al loro sacrificio l'umanità può ancora sopravvivere e continuare a sperare in un domani migliore. Onoriamo i nostri fratelli portando avanti il loro ideale di pace e di giustizia e combattendo in nome di Atena! -, affermò con tono risoluto, anche se talvolta tradiva un certo disagio.
   Terminato il discorso di commiato, gli inservienti chiusero la fossa e la folla si disperse in piccoli gruppi. Kanaad e gli inservienti raggiunsero, poi, la tredicesima casa, dove ancora giaceva il cadavere del Sommo Sacerdote: la tradizione prevedeva un funerale privato e la sepoltura nel Cimitero dei Pontefici situato sull'Altura delle Stelle.
   Lo sparuto corteo prese la galleria di Faramund e, in breve, raggiunse la cima del monte. In fondo al lungo corridoio del tempio scavato nella roccia, in un andito poco illuminato dalle torce, si apriva un alto portone. Il gruppetto vi entrò e si ritrovò in una stanza assai ampia, divisa da pareti in cui erano incassate delle necchie, perlopiù vuote, che creavano vari corridoi.
   Giunti quasi a metà della sala, Kanaad e il suo seguito svoltarono in un ambulacro su cui si affacciavano decine di loculi aperti, tranne uno, posto alla fine della parete destra: là riposavano le spoglie del Sommo Garlef. Accanto alla tomba del precedente vicario di Atena era appoggiata una lapide. Gli inservienti posizionarono il corpo di Alexer nella nicchia posta sopra quella di Garlef; poi presero la lapide e chiusero il loculo, sigillandolo col gesso.
   Una volta terminato il loro ufficio, Kanaad gli ordinò di andare via: essi, fatto un inchino e presa sotto braccio la lettiga, si allontanarono rapidamente. Il Primo Ministro, che fino a quel momento aveva trattenuto le lacrime e il dolore che gli lacerava l'anima, scoppiò in un pianto liberatorio, accarezzando più volte il marmo splendente della lastra.
   - Sei andato via anche tu! Del poderoso esercito che affrontò Ade non resto che io, un vecchio guerriero fiaccato dagli anni trascorsi a Taprobane! Se solo ti fossi stato più vicino! Se solo avessi scelto di rimanere al Grande Tempio, forse... -, sbottò, arrestando repentinamente la frase.
   - Ormai è inutile rimuginare sul passato! Me l'hai insegnato proprio tu: un Cavaliere non ha rimpianti! Ti prometto, amico mio, che finché avrò un alito di vita affiancherò il tuo successore e gli trasmetterò i valori che da sempre contraddistinguono i paladini della dea Atena! E presto raggiungerò te, i nostri compagni e i discepoli che questo conflitto ha trascinato nell'oblio, nella quiete del Paradiso dei Cavalieri! Arrivederci, amico mio, spero di non dover attendere molto il nostro incontro! -, riprese. Carezzò un'ultima volta la lapide vergata con lettere d'oro e lasciò la stanza, assumendo di nuovo il suo piglio severo. Uscito all'aria aperta, si accorse che il sole moriva all'orizzonte tingendo il cielo di tenui sfumature di rosso.
***
   Dopo i funerali, i Cavalieri cercarono di riprendere la loro quotidianità: Vernalis passava molto tempo col Primo Ministro in vista dell'elezione a Sommo Pontefice; Elnath e Nashira furono costretti al riposo, ma ricevevano spesso la visita rispettivamente di Altager e Sargas; Hamal si era rintanato nel suo palazzo a riparare armature: quando giunse il momento di riportare all'antico splendore quella di Gemini, il suo volto, dapprima corrucciato, si rasserenò.
   Zosma aveva chiesto e ottenuto di tornare ad addestrare le nuove leve: era un modo per distogliere l'attenzione dal dolore per la perdita del compagno. Lo si vedeva percorrere il campo d'addestramento, le mani dietro la schiena e gli occhi puntati sugli aspiranti Cavalieri, ora rimproverare, ora esortare, ora correggere. Fu così che lo trovò Hamal un giorno che venne a fargli visita. Zosma lo scorse da lontano e, a passo lento, lo raggiunse.
   - Cosa ci fai da queste parti? Credevo stessi riparando le armature! -, lo apostrofò, con tono serio e quasi annoiato.
   Il custode della prima casa sorrise e, con voce garbata, spiegò il motivo di quella visita: - Sono venuto a chiarirti un dubbio. -
   - Un dubbio? Che vuoi dire? -, chiese il giovane Leone, incuriosito dalle parole del compagno. Poi, gettando lo sguardo sul campo d'addestramento, vide un ragazzino provare a frantumare un enorme ammasso di roccia, ma senza risultati. Scosse il capo contrariato e farfugliò tra i denti una frase incomprensibile.
   - Ricordi cosa dicesti sulla collinetta quando ti avvedesti che Calx non sarebbe più tornato? -, domandò Hamal, riportandolo alla conversazione che avevano intavolato.
   A quella domanda il volto di Zosma s'incupì: stava facendo di tutto per mettere a tacere il rimorso che lo attanagliava e ora il parigrado rivangava un discorso che avrebbe voluto dimenticare.
   Hamal si accorse del disagio che il suo quesito aveva riversato sul compagno e, per evitargli ulteriore imbarazzo, palesò senza indugio il suo pensiero: - Perdonami se ho turbato il tuo cuore, ma volevo rassicurarti che la tecnica finale usata da Calx non potrà mai più essere riprodotta -.
   La notizia che aveva appena ottenuto diede un barlume di speranza al giovane Leone: - Cosa? -, riuscì soltanto a dire. Fissò gli occhi del compagno con aria implorante: desiderava sapere come avesse fatto a scoprirlo.
   - Quando ho riparato l'armatura di Gemini, mi sono unito alla sua memoria attraverso la telecinesi, ma di quella tecnica non vi è alcuna traccia. Ciò significa che Calx non l'ha mai adoperata mentre indossava l'armatura. -, chiarì Hamal.
   Una parte del fardello che opprimeva Zosma si alleggerì: ringraziò il compagno per la novella che gli aveva riferito e tornò sul campo d'addestramento con rinnovato vigore.
***
   Il 5 di ottobre Kanaad riunì alla tredicesima casa i dorati custodi, Mothalla di Triangulum, capo dei Cavalieri d'Argento, e Kargadan di Monocerus, che aveva assunto il comando dei Cavalieri di Bronzo dopo la dipartita di Laurion.
   I paladini di Atena giunsero nella sala del trono e trovarono degli scranni disposti di fronte al soglio, su cui erano poggiati la veste sacerdotale ripiegata e l'elmo che soleva cingere il capo di Alexer. I Cavalieri presero posto, aspettando l'ingresso del Primo Ministro.
   Kargadan scorse il giovane Scorpio tra i Cavalieri d'Oro e gli si avvicinò con molta deferenza: - Posso parlarvi, nobile Sargas? -, gli chiese, invitandolo ad appartarsi per poter conversare in santa pace.
   Il ragazzo, incuriosito dalla richiesta del compagno, lo seguì in un angolo della stanza. L'Unicorno era in forte imbarazzo e non sapeva come rivolgersi a uno dei guerrieri più potenti del Santuario; tuttavia, doveva parlargli con urgenza prima dell'arrivo di Kanaad.
   Sargas notò la sua ritrosia e provò a metterlo a suo agio: - Dimmi cosa ti turba, Kargadan, non avere timore! Combattiamo entrambi in nome della giustizia, non devi sentirti a disagio! -
   Il capo della casta più bassa dell'esercito di Atena fece un profondo respiro e iniziò a parlare: - I Cavalieri di Bronzo non sono del tutto convinti dell'elezione del nobile Vernalis a Sommo Sacerdote -.
   - E perché mai? -, chiese Scorpio, stupito da quella rivelazione.
   - Molti pensano che il nobile Vernalis non sia adatto al ruolo di pontefice perché ha lasciato morire il prode Laurion senza offrirgli il suo aiuto. Durante la battaglia di Rodorio si allontanò portandovi in braccio svenuto e addossò l'onere dello scontro al Cavaliere di Leo Minor. Ma siccome ai Cavalieri di Bronzo non sempre i fatti sono chiari, mi hanno incaricato di appurare la verità prima di appoggiare l'elezione del nuovo Sacerdote. E chi più di voi che siete stato suo discepolo può illuminarmi su una questione così importante? -, spiegò Kargadan, parlando con tono gentile e ossequioso.
   Il custode dell'ottava casa ascoltò con attenzione il discorso del Cavaliere e, per un attimo, provò un profondo fastidio nel sentire opinioni così poco lusinghiere sulla condotta del suo maestro; poi, fissando il suo interlocutore, si apprestò a scioglierne i dubbi:
   - I Cavalieri di Bronzo si sbagliano: il nobile Vernalis si offrì di combattere al posto di Laurion, ma egli non volle farsi da parte. Già una volta, nei pressi di Edessa, era stato costretto a cedere il passo a Syrma di Virgo e non voleva saperne di abbandonare il campo di battaglia. Il suo orgoglio di Cavaliere lo spingeva a sconfiggere i nemici che avevano ucciso Midra di Equuleus e Jorkell di Aquarius, i suoi più cari amici. Il mio maestro aveva compreso il suo desiderio di rivalsa contro un destino che lo aveva relegato al ruolo di Cavaliere di Bronzo, il rango più basso dell'esercito di Atena; per questo non fece appello alla sua autorità di custode dorato e lo lasciò combattere. Non furono codardia o paura a fargli fare un passo indietro, ma il rispetto e la fiducia che aveva nei confronti del compagno! -.
   Il Cavaliere di Monocerus lesse nelle parole di Scorpio una sincerità che lo convinse senza ulteriore indugio. Lo ringraziò, porgendogli un breve inchino, proprio mentre il Primo Ministro e Vernalis apparivano dalle stanze alle spalle del trono.
   I due guerrieri tornarono al loro posto. Anche Vernalis, con indosso l'armatura di Pisces, si accomodò sull'ultimo scranno libero rimasto. Kanaad osservò i volti degli astanti e, con tono paterno, iniziò a parlare:
   - Benvenuti, Cavalieri. Vi ho convocati qui perché la legge del Grande Tempio prescrive che i dorati custodi e i rappresentanti dei Cavalieri d'Argento e di Bronzo confermino o invalidino la scelta del nuovo Sacerdote operata dal Sommo Alexer. La tradizione vuole che sia il Cavaliere sotto la cui costellazione ricade il giorno della cerimonia d'elezione a presiederla, ma il prode Yeng di Libra, purtroppo, ci ha lasciati nel corso della guerra contro Nergal. Pertanto, spetta a me, in quanto Primo Ministro, presenziare questa riunione.
   Il Sommo Alexer ha scelto come proprio successore Vernalis di Pisces: qualora non si raggiungesse la maggioranza, si aprirebbe un periodo d'interregno fino alla proclamazione di un nuovo Sacerdote. In oltre venti secoli, il Santuario di Atena non ha mai dovuto applicare l'interregno, ma ha sempre scelto un giovane Cavaliere d'Oro che lo guidasse alla futura generazione. Ora chiederò a ciascuno di voi di esprimere il proprio appoggio o la propria opposizione all'elezione di Vernalis. Hamal? -
   Il custode della prima casa si alzò ed espresse il suo voto: - Approvo la scelta del Sommo Alexer e ritengo Vernalis il miglior candidato a ricoprire la massima carica del Grande Tempio -.
   - Elnath? -
   - Anch'io appoggio l'elezione di Vernalis -, rispose con poche parole il possente Toro.
   - Zosma?
   - Non ho nulla da opporre alla decisione del Sommo Alexer -, affermò con tono deciso l'impetuoso Leone.
   - Sargas? -
   - Vernalis è stato uno dei miei maestri e sono onorato di servire sotto il suo comando! -, disse il giovane Scorpione.
   - Nashira? -
   - Il Cavaliere di Pisces è un grande condottiero e sono certo sarà anche un eccellente Sacerdote! -, proferì con tono serioso il custode di Excalibur.
   - Altager?
   - Approvo in pieno l'elezione di Vernalis -, pronunciò con voce calma il padrone delle energie fredde.
   - Molto bene, - riprese Kanaad, - ora è il turno dei rappresentanti delle altre due caste. Mothalla? -
   - A nome dei Cavalieri d'Argento appoggio l'elezione del Cavaliere di Pisces! -, dichiarò il Cavaliere di Triangulum.
   - E tu, Kargadan? -
   Il neoeletto comandante dei Cavalieri di Bronzo si alzò e, tutto d'un fiato, proclamò: - Anche i Cavalieri di Bronzo hanno deciso di appoggiare l'elezione di Vernalis! -
   Ascoltate tutte le votazioni, il Primo Ministro invitò Vernalis ad alzarsi e ad avvicinarsi. Toccò con la destra la parte centrale del pettorale e l'armatura si staccò dal corpo del guerriero e si ricompose a totem a qualche passo da loro.
   Poi risalì gli scalini che conducevano al trono, prese la veste e l'elmo, ridiscese rapidamente e chiese a Vernalis di chinarsi. Il Cavaliere obbedì e Kanaad lo aiutò ad infilare l'abito sacerdotale, dicendo: - Da oggi tu non sei più Vernalis di Pisces, ma il Sommo Vernalis, sacerdote di Atena e suo vicario sulla Terra. Tuo dovere sarà far trionfare la pace e l'amore in questo mondo in nome della nostra dea. Provvederai a cercare e ad addestrare un Cavaliere che possa indossare l'armatura dei Pesci e presidiare la dodicesima casa -.
   Prese l'elmo e lo fece scivolare sul capo del ragazzo: - Quest'elmo ti proteggerà dalle influenze esterne e sarà il segno della tua autorità non solo per il Grande Tempio, ma anche per tutti gli uomini! -, disse, spiegando il significato di quei paramenti.
   I Cavalieri presenti si alzarono e s'inchinarono di fronte al nuovo pontefice. Vernalis aveva lo stomaco in subbuglio, si sentiva investito da un peso schiacciante, ma la presenza del Primo Ministro gli infondeva un barlume di calma.
   Kanaad lo condusse sul balcone: ai piedi del colle c'erano gli abitanti del Santuario e di Rodorio ad attendere la sua apparizione. Quando lo videro si levarono alte grida di giubilo e applausi scroscianti. - Vi presento il nuovo Sacerdote di Atena, il Sommo Vernalis! -, proclamò il Primo Ministro, eccitando gli animi allegri della popolazione. 
***
   Intanto, lontano dalla dimora di Atena, i rapporti fra l'impero bizantino e il sultano turco cominciavano a deteriorarsi irreparabilmente. Romano, incurante del patto che il suo predecessore aveva stipulato con Alp Arslan, continuava a inviare soldati sui confini per mettere in atto scorrerie nei territori turchi. Voleva dimostrare, in questo modo, la sua legittimità a sedere sul trono imperiale, titolo contestatogli non solo da alcuni membri della corte che appoggiavano la dinastia Ducas, cui apparteneva il suo predecessore, ma anche dai Ducas stessi. Il sultano era riuscito in parte ad appianare le divergenze per evitare lo scontro armato, ma la tregua fu di breve durata.
   L'occasione di riscatto per la dinastia Ducas giunse con la ripresa delle ostilità: Romano conquistò Manzicerta e il sultano fu costretto a imbracciare le armi; la battaglia durò tutto il giorno senza che nessuno dei due eserciti prevalesse, finché Andronico Ducas, seminando false notizie sul campo, fece arretrare parte dell'esercito concedendo, in tal modo, ad Alp Arslan la vittoria. Era il 26 agosto del 1071 e Romano fu catturato e condotto al cospetto del sultano: fu trattato da sovrano, ma l'orgoglio e la presunzione che lo consumavano non resero facili le trattative.
   L'imperatrice Eudocia, temendo il colpo di mano dei Ducas, inviò una delegazione al Grande Tempio per chiedere l'intervento di Vernalis. Il Sacerdote approfittò delle lotte interne alla corte imperiale per avanzare una richiesta che a lungo ad Alexer era stata negata: sarebbe intervenuto solo se la stipula di Atene fosse stata revocata.
   A malincuore la regina accettò. Prima di recarsi dal sultano, Vernalis si fermò a Bisanzio, dove fu redatto l'atto di revoca firmato dall'imperatrice e dal figlio. Ottenuto ciò che voleva, l'ex Cavaliere di Pisces si presentò alla corte di Arslan.
   Il sultano lo ricevette con grandi onori e lo invitò a mediare nelle ostiche trattative che da quasi una settimana intratteneva con l'imperatore. Con grande lucidità il giovane successore di Alexer riuscì a vincere la riottosità di Romano ad accondiscendere alle offerte di Arslan. Il giorno successivo l'imperatore fu liberato e poté tornare in patria accompagnato da Vernalis. Tuttavia, la situazione a Bisanzio era mutata: Romano non era più imperatore e venne esiliato dai Ducas.
   Disgustato dalle beghe di palazzo e dai giochi politici, ora che finalmente la stipula di Atene non aveva più valore alcuno, Vernalis allontanò progressivamente il Santuario di Atena dal mondo esterno. Col tempo la memoria dei Cavalieri e della dimora di Atena svanì dalla mente dell'umanità: solo i potenti ne conoscevano l'esistenza, ma ormai non sapevano più come trovarli. Tuttavia, ancora oggi, nascosti all'ombra della storia, i paladini della dea della giustizia continuano a difendere l'umanità dalle forze del male.     
   
 
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