Nairobi
è cupa e persa nei suoi pensieri e nei tanti ricordi che,
adesso più che mai,
riaffiorano con prepotenza. Sono proprio quei flashback, sempre
più definiti, a
confermare l’Identikit dell’ipotetico Cliente 13.
Agata
ha pochi dubbi: qualcuno di somigliante a Santiago Lopez è
stato e continua ad
essere il suo peggiore incubo.
Il
suo compagno, nel frattempo, alla guida dell’auto, scruta la
donna dallo
specchietto retrovisore, cercando nel suo viso spiegazioni
all’accaduto.
È
assurdo che l’uomo che ha recato male alla sua Nairobi, e che
potrebbe essere a
capo del Night Club e dei suoi loschi traffici, abbia il suo stesso
aspetto!
Per
di più, a non dargli tregua, è il collega
sedutogli accanto, il quale continua
a insinuare che la Jimenez ha distorto la realtà,
volutamente o non.
Se
da una parte, tale preoccupazione comincia a farsi strada perfino tra
le sue di
certezze (seppure incondizionatamente innamorato della gitana) e troppe
cose
sembrano non trovare una logica, dall’altro lato,
però, perché mai la gitana
dovrebbe mentire e prendersi gioco delle indagini che la vedono patire
in prima
persona?
Così,
dopo ben trenta minuti di percorso in automobile, chiusi nel loro
silenzio, i
tre raggiungono la destinazione.
È
Ramos a chiedere al socio di restare con lui, all’esterno
dell’abitazione, con
la scusa di una sigaretta, per continuare la discussione sulla vicenda
di
Nairobi.
Lei,
intanto, abbattuta dalla poca credulità che gli ispettori le
danno, ma
specialmente delusa dal suo compagno, si rintana in camera, ignorando
le
domande che le pone Tokyo appena la vede varcare l’uscio.
“Cosa
le prende?” – chiede Rio, confuso, alla sua
fidanzata.
“Qualcosa
non è andato nel verso giusto, cazzo! Come possiamo
lasciarla qui in questo
stato e andarcene?”
“Ma…abbiamo
il volo tra qualche ora!”
“Già,
lo so. Però dalla faccia che aveva, sono più che
sicura che è accaduto qualche
casino!” –
Intenzionata
a capirne di più, raggiunge, correndo, i due in giardino.
Tra
loro si respira tensione, frutto di una conversazione dai toni accesi
durante
la quale Bogotà, nonostante le paranoie, difende a spada
tratta la sua Nairobi,
dagli attacchi di Daniel che la ritiene, al contrario, una alleata del
Mariposas che ha volutamente intralciato i piani della polizia.
E
proprio quando sopraggiunge Silene, Ramos si lascia andare ad
un’affermazione
che manda in bestia la ex Farfalla.
“Quella
è una pazza, te lo dico io. Ci siamo fidati di lei solo
perché si divertiva a
scopare con te e ne ha approfittato quando hai dato a lei e alla sua
cara amica
un tetto dove vivere”
Nulla
di quanto detto è vero e Tokyo lo sa bene. Sa quanto la sua
migliore amica
abbia sofferto e continua a soffrire e come Santiago fosse sul serio
diventato
la sua anima gemella.
Tali
accuse, ingiuste, sono intollerabili.
“Tokyo,
fermati! Cosa fai?” – grida Rio, guardandola
spintonare l’ispettore trentenne e
farlo cadere a terra, sull’erba inumidita.
“Stronza,
che cazzo…!” – esclama il figlio del
commissario.
“Calmati,
amico. Adesso basta attriti, o non giungeremo mai a una risoluzione del
caso” –
lo frena Bogotà, intervenendo, dandogli una mano a
rimettersi in piedi.
“Calmarmi?
Ti è dato di volta il cervello? Santiago, da che parte stai?
Sono stato appena
aggredito da una pazza isterica. Col distintivo che indosso potrei
sbatterla in
carcere per qualche notte e farle passare la voglia di prendere a
sberle la
gente”
“Sei
tu che provochi, figlio di puttana!” – sbotta la
mora.
“Smettila”
- le sussurra Rio, tenendola ferma tra le sue braccia.
“Crede
che siamo delle malfattrici, ti rendi conto?”
“Vorresti
confermare che la tua amica gitana abbia tutte le rotelle a posto? Sono
sempre
più convinto che qualcosa in lei non va”
“Cosa
dici?! Neanche la conosci! Non è come credi tu!”
– esclama, scioccato, Cortes,
incredulo nel sentire tali parole rivolte a una persona che ritiene al
pari di
una sorella maggiore.
“Allora
spiegamelo tu. Anzi, ti pongo una domanda. Cosa penseresti se,
conducendo
indagini importanti, improvvisamente ti trovassi soggiogato da una
donna, perdessi
la testa per lei, diventassi il suo compagno, la salvassi portandola in
una
villa sfarzosa a cui lei, chissà come, si abitua in un
battibaleno…e poi lei ti
facesse credere di dare una mano, per mandare tutto a puttane subito
dopo?! Intenzionalmente
o non, ci ha illuso, ci ha preso in giro, capisci?”
– ogni parola è una chiara
frecciata a Santiago ritenuto vittima del piano di Agata.
“Sei
tu il pazzo, ti credevo un cascamorto, un ragazzino tutto ormoni e poco
cervello! Invece non sei così, sei anche peggio. Parli solo
per dare aria alla
bocca. Sei un bambino viziato che se non ottiene ciò che
vuole, si arrabbia e
piange. Beh, sai che ti dico? Non scaricherai tutte le colpe del tuo
pessimo
lavoro su Nairobi, chiaro? Stronzo!” . continua ad attaccarlo
Silene.
Daniel
fissa il collega, attendendo una sua reazione. Ma tale reazione non si
manifesta affatto.
E
la delusione dipinta sul viso del trentenne diventa la stessa di Tokyo
che la
esprime a parole - “ E tu cosa cazzo taci! Bogotà,
porca puttana, la vuoi
difendere? È o non è la tua fidanzata? Permetti
al tuo caro collega di
offenderla così?”
Quei
silenzi non aiutano a placare le acque.
“Bene,
sai cosa ti dico? Non la meriti. Nairobi verrà via con noi.
Abbiamo preso un
biglietto extra. Lo userà lei. Andremo via da Madrid, non la
vedrai mai più.
Fai finta di non averci mai incontrate. Continua pure le tue indagini,
non
raccoglierai un cazzo, sappilo. Sei la delusione più grande.
Mi rimangio le mie
parole quando dissi a Nairo che eri diverso. Mi sbagliavo! Andate al
diavolo
entrambi” – guardandoli con disprezzo, Silene si
svincola dalla presa del
compagno e rincasa, seguita proprio da quest’ultimo.
“Bene,
se queste si tolgono dai piedi tanto meglio. Abbiamo perso anche fin
troppo
tempo dietro i loro comodi” – commenta Daniel,
infastidito dalla situazione,
accendendo l’ennesima sigaretta.
“Hai
esagerato” – apre bocca Lopez –
“Ho taciuto poco fa in nome della nostra
missione e del nostro essere colleghi, però….
Tokyo ha ragione, non puoi
attaccarle con quei toni, ingiustamente”
“Certo
che quella gitana ti ha davvero fulminato il cervello! Allora, dimmi
tu, visto
che la storia riguarda te…hai qualche parente che
è la tua esatta fotocopia?
Non so, un gemello? O tuo padre?”
“Potrebbe
seriamente essersi confusa”
“No,
Lopez, no! La stessa Mariposa continua a sostenere di aver detto la
verità.
Quindi le opzioni sono due: o mente o è una folle. E tu sai
quanto sia
rischioso affidarsi a gente di questo tipo nel condurre indagini
importanti”
“Già” – commenta, amareggiato
il quarantaduenne.
“Se
almeno tu sapessi darmi la giusta spiegazione a quel dannato Identikit,
forse…”
“Sono
figlio unico, mia madre difficilmente avrebbe dato via un bambino nato
dal suo
grembo. Quindi, direi, che quel tizio potrebbe non avere legami con il
sottoscritto” – precisa Santiago, convintissimo
della sua posizione.
“Appunto,
vedi che mi dai, indirettamente, ragione? Agata ci ha presi in
giro”
“Era
troppo coinvolta. Lei non è una che mente su cose del genere
e poi, ho visto
cosa le hanno fatto quando l’hanno tenuta lontana dalle
colleghe. Quella gente potrebbe
usarla per i suoi porci comodi. Magari la ricattano ancora”
“Dobbiamo
darci una mossa. La Murillo è ancora scomparsa e al
Commissariato vogliono risposte
quanto prima. Mio padre pressa. E la famiglia merita risposte”
“Devo parlare con Agata, capire cosa davvero sente.
Però prima ho bisogno di
fare una cosa importante”
“Cioè?”
“Tu
torna a casa. Meglio evitare altre tensioni con Tokyo. Appena
avrò raccolto
informazioni, ti avviserò”
Qualcosa
dentro il cuore di Bogotà gli dice di indagare a fondo alla
vicenda. E proprio
il suo cuore gli ricorda di fidarsi della donna che ama e di non
dubitare mai e
poi mai delle sue buone intenzioni.
Mentre
Silene e Rio, discutono dell’accaduto, riempendo un bagaglio
con alcuni abiti
extra, che hanno intenzione di dare ad Agata per la partenza, la stessa
gitana
è chiusa in camera e cerca di ricordare altri dettagli del
passato.
Adesso
perfino la voce penetrante del Cliente 13 sembra chiara e limpida.
Ma
ecco, finalmente, il flash di cui aveva estremamente bisogno.
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“Hai
dei figli?”
“Uhhh,
ancora domande private. Sbaglio o era proibito porne?”
“Certo,
è che sono curiosa. Insomma, vieni a letto con me da
settimane e non so
praticamente niente di chi ospito tra le mie lenzuola”
La
Mariposa, di fronte allo specchio, prossima a consumare
l’ennesimo rapporto con
il suo Cliente più proficuo, si sistema come meglio
può e non tollerando quei
silenzi pesanti, attacca bottone nell’unico modo che conosce:
argomentando la
questione figli.
“Non entro nei dettagli. Ci tengo alla privacy. Ti basti
sapere che sì, ho una
famiglia!”
“Quindi hai degli eredi?”
“Direi
basta domande, Nairobi”
“Ok,
come vuoi” – aggiunge, amareggiata. Poi prosegue
– “Anch’io ne ho uno. È un
maschietto. Si chiama Axel”
“Davvero?
Hai un bambino?”
“Sì,
l’ho partorito qui, tra queste mura.
Potrei vederlo?”
Domanda
strana ma a cui la zingara non esita a dare risposta.
“Aspetta” – dice, tirando fuori dal
cassetto del comodino una fotografia.
“E’
la tua fotocopia. Bello come il sole, complimenti”
Poi
un dettaglio lo infastidisce visibilmente.
“Come
mai la foto è assieme a De Fonollosa?”
“Beh…lui
è il mio….ehm…” –
poi opta per evitare di svelare dettagli precisi e spiega –
“…il mio tutore, nonché tutore di
Axel”
“Bene,
allora dì al tuo “Tutore”, che da adesso
sarò io il vostro”
“Co...co…cosa?
No, guarda, non serve”
“Ho
deciso così. E lui da buon socio capirà.
Vedrai”
Inutile
replicare. Nairobi sente in quei toni e nelle intenzioni del Cliente 13
l’ennesimo strappo alla sua libertà.
L’ennesimo strappo alle sue ali che le
vietano perfino di avere accanto la protezione di chi ama.
Presa
dall’agitazione, e desiderosa di far valere le sue scelte,
gli sbatte in faccia
la verità – “Ehm…no, non
puoi. Andres non è solo il mio tutore. È il mio
promesso sposo”
“CHE
COSA HAI DETTO?!”
“Il…mio…promesso
sposo, sono la sua fidanzata. Mi ha chiesto di diventare sua moglie e,
di
conseguenza, considerarsi padre del mio bambino”
Lo
straniero diventa improvvisamente serio e pensieroso. Frulla qualcosa
nella sua
testa che Nairobi non riesce a captare. Si limita, però, a
porgergli dello champagne
per dare inizio alla nottata.
“Mi
stai dicendo che il tuo futuro consorte ti dà l’ok
per scopare con me, e tu lo
fai senza negarti, sapendoti unita a lui?”
“Ehm…veramente,
signor Lopez, io non sarò più una Mariposa dopo
le nozze”
Ulteriore
shock sul volto del Cliente 13 che non tollera di dover rinunciare alla
sua
pupilla.
“Questo
lo vedremo” – commenta a bassa voce, scolando
l’alcool in un battibaleno.
Le
afferra un braccio e la tira sul letto.
La
gitana percepisce di avergli rivelato un dettaglio che l’ha
infastidito. Pentita,
opta per la mossa di salvezza.
Berlino
le ha sempre detto “Quando il cliente è nervoso, o
per motivi personali o come
conseguenza a ciò che fai o dici, beh tu punta alla
seduzione. Devi fare in
modo che dimentichi, quanto prima, i suoi dilemmi”
E
Nairobi dopo settimane di “allenamento” sa quali
carte giocare.
“Con
tua moglie non ti ecciti così, vero?” –
gli sussurra all’orecchio, mentre,
seduta sulle sue gambe, lo sveste di ogni indumento.
“Solo
tu sai accendere in me la fiamma del desiderio. Secondo te, come mai
non riesco
a starti lontano, e’?”
“Tuo
figlio se sapesse che tradisci sua madre, cosa
penserà?”
“Lui
è grande!”
“Ti
assomiglia?” – chiede, slacciandosi il reggiseno
che cade rapidamente sul
pavimento.
“Beh…”
– commenta lui, ammirando la nudità della donna
– “… non lo vedo…da un
po'”
“Studia?
Lavora?”
Basta
poco. Mentre i due consumano l’ennesimo rapporto privo di
sentimenti, Nairobi
riesce a soddisfare qualche sua piccola curiosità.
E
l’uomo godendo dei piaceri fisici che la gitana gli regala,
sembra mettere da
parte la rabbia.
Già,
perché ora lui è furioso. Nairobi è
sua. Nessuno può portargliela via.
E
Andres De Fonollosa non lo farà.
Agata
Jimenez è di sua proprietà e lo sarà
per sempre!
Adesso
che è consapevole perfino dell’amore infinito tra
madre e figlio, sa come
mettere in atto un piano folle e a lui vantaggioso.
Seppure
mostratosi distante dall’argomento trattato poco prima, il
Cliente 13 escogita
la maniera per impedire le nozze.
Intento
a rivestirsi, si lascia andare ad un dettaglio che, prima di allora,
Agata aveva
rimosso dai ricordi.
“Sai,
mio figlio…non lo vedo perché non ho rapporti
né con lui né con la mia ex”
“Come la tua ex? Avevi detto di essere sposato!”
“Beh…
diciamo storia rapida e non duratura. Ma ti giuro che una come te la
sposerei
all’istante, sai?”
“Ehm…Lopez, è un onore però
come sai io sono promessa a…”
“A De Fonollosa, sì sì ho capito.
Però ti avviso, quello è uno poco raccomandabile.
Ti mollerà prima che vi promettiate SI per la vita”
“No, cosa dici!”
“Fidati.
Perciò, pensaci bene Nairobi, solo io posso assicurare
tranquillità a te e al
tuo bambino”
E
prima di andare via, dopo averle dato un bacio sulla guancia, il primo
dopo
tante e tante nottate di solo sesso, lo sconosciuto dice qualcosa a cui
fa
seguito l’uscita dalla stanza.
“Se
scegli me, crescerò Axel come fosse sangue del mio sangue.
Non commetterò lo
stesso sbaglio del passato. Non mi comporterò con lui come
ho fatto con il mio Santiago.
È una promessa”
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Agata
sobbalza ricordando quel momento della sua vita.
Santiago.
Il
figlio di quel tale Lopez si chiamava Santiago.
Era
già grandicello dieci anni prima.
Non
hanno rapporti da sempre.
Vive
solo con sua madre.
Si
assomigliano.
Beh…dettagli
che spiazzano e la fanno rabbrividire.
Che
sia davvero come teme?
Senza
esitare, la gitana lascia la stanza correndo verso il salotto, mentre
la voce
dello straniero riecheggia come un’ossessione nelle sue
orecchie.
Vaga
ma non trova nessuno.
Così
bussa alla camera di Tokyo e Rio. I due sono alle prese con le ultime
faccende pre-partenza.
“Ehi,
amica mia, tutto bene? Ci fai preoccupare” – le va
incontro la Olivera,
guardandola varcare l’uscio con fare nervoso.
“Ho scoperto chi è il Cliente 13”
– dice determinata a farsi ascoltare.
“Mi hanno raccontato dell’Identikit, hermana!
Beh…magari questo stress ti manda
in confusione, o sei tesa per le ultime vicende. Capisco e non ti
giudico e
proprio per questo pensavamo di farti venire assieme a noi. Qui non sei
creduta. Non si fidano di noi. È meglio toglierci dai piedi
prima che i Boss
tornino a prenderci” – aggiunge la Olivera, non
prestando la giusta attenzione
alle parole dell’amica.
“No,
io non me ne vado!”
“Ma Nairo… quell’ispettore, quel tale
Ramos, sta facendo il lavaggio del
cervello al tuo compagno per convincerlo della tua colpevolezza. La
soluzione
migliore è partire” – anche Rio
è convinto di questo.
“Ho
detto che so chi è quel maledetto. Volete ascoltarmi almeno
voi, cazzo?” - sbotta
la zingara.
Guardandola
talmente agitata, i fidanzati prendono posto sul letto e attendono
spiegazioni.
Nairobi,
con il cuore in gola, confessa quell’ipotesi divenuta ormai
certezza assoluta.
“Bisogna
rovistare tra le cose di Donna Leticia”
“Cosa c’entra la madre di
Bogotà?”
“C’entra
eccome, Tokyo! Dovrà pur esserci qualche fotografia,
qualcosa che ci conduca al
Cliente 13”
“EH?” – esclamano in coro i due.
“Non
ci arrivate? Come mai nei miei ricordi quel tipo assomiglia
così tanto a Santiago?
La risposta è palese… dieci anni fa,
l’uomo che prese il comando del Mariposas,
l’uomo che osteggiò le mie nozze con Andres,
l’uomo che mi costrinse ad una
prigionia a vita usando la storia di Axel perché era al
corrente del mio legame
con lui, dato che io in primis gliene parlai, è proprio
l’essere immondo che abbandonò
sua moglie e suo figlio senza esitazione”
“Cazzo, vuoi dire…?”
“Si, Rio… il Cliente 13…il Signor
Dalì è il padre di Bogotà”