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Autore: ThePosh    03/08/2022    1 recensioni
Steve sbuffò, consapevole che avrebbe detto di sì alla fine. Un po’ perché non riusciva a dire di no a quel ragazzino, e un po’ perché in realtà aveva voglia di andare. Sapeva che gli avrebbe fatto bene una serata fuori. Non era certo, però, di volerla passare con l’Hellfire Club al completo.
“E va bene, hai vinto. A che ora?”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eddie Munson, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO


Venerdì sera, Steve arrivò a casa in ritardo e maledì sé stesso almeno un centinaio di volte per aver accettato di andare a casa di Garreth. Avrebbe solo voluto andare a letto e dormire, invece doveva farsi una doccia rapida, sistemarsi i capelli e cambiarsi prima che Eddie passasse a prenderlo.
Era ancora a petto nudo quando sentì il clacson dell'auto sotto casa. Sbuffò e afferrò la prima maglia che gli capitò a tiro: era azzurra, e Dustin l'avrebbe guardato male, ma sarebbe sopravvissuto. Scese rapidamente le scale e quando uscì dalla porta si rese conto che, in effetti, non aveva mai visto la macchina di Eddie prima di quel momento.
L'auto era perfettamente nello stile di Eddie. Era un vecchio modello, ma decisamente personalizzato. Nera (non c'era neanche bisogno di dirlo), con un teschio metallizzato disegnato sullo sportello del guidatore e un sacco di cose inadatte al quartiere di Steve. 
che pendevano dallo specchietto retrovisore. I sedili erano lucidi e rossi e i sedili posteriori erano pieni di cassette musicali e fogli sparsi ovunque. Era un'auto assolutamente adatta a Eddie, e assolutamente
"Sua maestà, la carrozza è giunta!" esclamò Eddie, seduto al sedile dell'autista.
Steve alzò gli occhi al cielo "Pensavo avessimo superato la fase del Re. Non ero diventato un cavaliere?" domandò entrando nell'auto "Vogliamo andare o cosa?"

"Signor sì." sorrise Eddie mettendo in moto. Immediatamente la radio si accese e l'abitacolo fu invaso dal suono aggressivo di una chitarra. Eddie guidò in silenzio per qualche minuto e poi si voltò verso Steve, osservandolo da dietro la frangia troppo lunga "Dustin sarà contento di vederti. Non era sicuro che saresti venuto. Non lo ero nemmeno io, in effetti."
Divertito, Steve abbassò il finestrino "Per questo sei venuto a prendermi? Per assicurarti che non dessi buca?" 
Eddie rise "Lo ammetto, in parte sì." annuì "Ma è vero quello che ti ho detto ieri. Sei sempre quello in carica, sia nel Sottosopra che... beh, qui. Stasera puoi bere, rilassarti e essere comodamente trasportato dal sottoscritto." concluse, svoltando bruscamente a destra. Steve si aggrappò alla maniglia "Guidi quasi peggio di Max." commentò "Ma apprezzo il pensiero."

"Attento Harrington, potrei lasciarti qui." minacciò Eddie parcheggiando di fronte a casa di Dustin e suonando due volte il clacson. Steve affondò nel sedile e cercò di abbassare la radio "Diavolo, Eddie! Non sapevo che avremmo accompagnarto anche Dustin, se sua madre ci vede con questa auto..."

"Respira, Harrington." ridacchiò Eddie "La madre di Dustin mi adora."

Steve lo guardò incredulo "Hai conosciuto la mamma di Dustin... così?" domandò, indicando con un vago cenno l'abbigliamento di Eddie "E lei te lo lascia portare in giro?"

Eddie si voltò verso di lui con un sorriso sornione "So essere affascinante quando voglio, Harrington."

Prima che Steve avesse il tempo di rispondere, la porta si aprì e Dustin corse verso la macchina, mentre la madre usciva e gli si affrettava dietro, avvicinandosi all'auto.

"Oh, Steve, ci sei anche tu caro!" sorrise, e Steve la salutò imbarazzato mentre si rivolgeva a Eddie e gli sporgeva una scatola di cartone "Ho fatto qualche muffin per la vostra partita, Eddie caro, sono quelli al  cioccolato bianco."

"I miei preferiti, signora Henderson." il sorriso di Eddie era brillante e sincero. Steve era incredulo "Porteremo a casa Dustin non appena finiremo."

"Nessuna fretta, è con te e Steve, non potrei essere più tranquilla. Grazie ragazzi." sorrise, allontanandosi di qualche passo "Mi raccomando Dustinuccio, obbedisci a Eddie e a Steve."

"Sì, sì." alzò gli occhi al cielo Dustin "Vogliamo andare?"

"Non essere scortese Henderson." lo riprese Eddie mentre metteva in moto, dopo aver passato a Steve la scatola dei muffin.

"Non posso crederci." esclamò Steve "Solo dopo un anno di baby sitteraggio ho guadagnato una scatola di dolci, e tu... Come hai fatto?"

"Te l'ho detto, Harrington: sono molto affascinante."

"Meno male che sei venuto Steve!" si intromise Dustin "Garreth l'aveva detto ma non mi fidavo. Ho pensato che potresti provare a giocare stavolta e..."

"Non esagerare." lo interruppe Steve con un verso disperato. Eddie rise, e insieme partirono con direzione casa di Garreth.


***


La casa di Garreth non era lontana da Dustin, solo dieci minuti di auto, durante i quali Dustin non smise un istante di cercare di carpire informazioni per la campagna che avrebbero iniziato quella sera.

La casa era abbastanza grande e aveva un grande cortile. Garreth aprì la porta e fece un ampio, inaspettato sorriso alla vista di Steve "Harrington! Ce l'hai fatta, sono contento!" commentò "Visto, Dustin?"

Dustin gli lanciò un'occhiata storta "Hai solo rimediato ai tuoi danni, non te la tirare."

"Dustin." lo rimproverò Steve mentre Garreth si scostava per farli entrare "Ignoralo, gli passerà."

"Non è un problema, sarebbe stato molto peggio se tu non fossi venuto oggi." ridacchiò Garreth, e Steve si trovò a sorridere di fronte alla dimostrazione del fatto che almeno un'altra persona, oltre a lui e a Eddie, aveva a cuore Dustin abbastanza da accettare anche i suoi lati negativi.

Diversamente da casa di Eddie, l'interno della casa di Garreth era chiaramente influenzato più dallo stile dei suoi genitori che dal suo. Il grande tavolo della sala era stato adibito a campo da gioco e la maggior parte del club era già arrivato. Mancavano solo Paul e Reed, a occhio e croce. Dustin andò immediatamente a sedersi accanto a Lucas e Steve esitò un istante: c'erano tre posti liberi tra quello di Eddie (Come sempre a capo tavola) e quello di Jeff. Per evitare di dividere i giocatori, Steve scelse la sedia accanto ad Eddie.

Garreth distribuì un giro di birre e Steve ne prese una, apprezzando da subito il fatto di non dover contare i sorsi. Non adorava bere troppo, aveva dei ricordi spiacevoli legati a una certa festa in cui Nancy aveva esagerato con l'alcool, ma era piacevole poter alleggerire la tensione, per una volta.

Dopo pochi minuti, mentre Eddie iniziava a sistemare il tavolo, arrivarono Reed e Paul. Paul salutò tutti con un gran sorriso: già dalla settimana precedente Steve aveva notato che Paul era una persona abbastanza alla mano, senza troppe pretese, e non sembrava avere troppo odio represso verso Steve. Reed, al contrario, sembrò quasi voler ignorare la sua presenza: gli rivolse un cenno freddo, il minimo necessario perché la sua scortesia non lo mettesse al centro dell'attenzione, e si sedette accanto a lui tenendo gli occhi fissi su Eddie.
Steve cercò di sforzarsi per ricordare se nel passato potesse aver trattato particolarmente male il ragazzo, ma non gli veniva in mente niente: non capiva perchè fosse così rigido nel non accettare la sua presenza ma, in fondo, non poteva piacere a tutti. Questo Steve l'aveva imparato molto bene negli ultimi anni.

La Campagna ebbe inizio con una narrazione di Eddie, che spiegò con dovizia di particolari la situazione di partenza. Steve non capiva metà delle cose che diceva, ma di nuovo non potè evitare di sentirsi coinvolto. Aveva temuto di annoiarsi, senza Robin con cui commentare, ma si rese conto da subito che non era possibile.

Stavano andando avanti da un paio d'ore quando Eddie, totalmente preso dalla narrazione, si alzò.

"Si nasconde dietro a un cespuglio, attendendo il vostro passaggio." raccontò con la sua classica voce da Dungeon Master, e decise di usare Steve come cespuglio. Lui ridacchiò tra sè mentre Eddie, aggrappandosi alla sua maglietta, appoggiava la fronte sulla sua schiena continuando il racconto "E proprio mentre state passando, BAM!" esclamò, balzando in avanti e appoggiandosi al tavolo, quasi finendo in braccio a Steve nel tentativo di imitare una specie di gigantesco ragno "Si para davanti a voi con un sibilo feroce." persa l'espressione del mostro, osservò gli altri con espressione piena di malizia "E qui, per oggi si interrompe il vostro viaggio." 

Immediatamente esplose un coro di proteste "Cosa? Adesso? Andiamo almeno dicci come..." cercò di protestare Dustin. Steve si perse il resto della frase: Eddie fece scivolare la mano sulle sue spalle e si appoggiò con leggerezza a lui, soffermandosi col palmo alla base del collo e muovendo il pollice in piccoli cerchi. Era una sensazione strana, a metà tra il rilassante e qualcosa che non riusciva a definire. La parte rilassante, tuttavia, scomparve rapidamente non appena si voltò e notò lo sguardo che Reed gli stava rivolgendo. Era allo stesso tempo gelido come il ghiaccio e bruciante come lava, e Steve si irrigidì.

Reed distolse lo sguardo da lui e si voltò verso Eddie, alzandosi a sua volta e passandogli un braccio attorno alle spalle con un sorriso ampio che contrastava decisamente con l'espressione che aveva riservato a Steve "Basta, ragazzi. Due ore di Campagna sono abbastanza, soprattutto se volete giocare con un Mester così bravo. Direi che ti sei meritato una birra, Eds." sorrise, la voce dolce come il miele che fece accigliare non solo Steve, ma anche una buona metà dei presenti.

"Grazie Reed." rispose Eddie dandogli una pacca sulla spalla "Ma niente birra per me oggi. Sono in carica come guidatore ufficiale." spiegò facendo l'occhiolino a Steve e poi rivolgendosi al gruppo "Allora, Garreth, possiamo alzare un po' la musica o rischiamo che arrivi tutto il vicinato con scope e forconi?"

"Direi che possiamo." acconsentì Garreth, e fu interrotto da un citofono "Oh, giusto, avevo ordinato delle pizze."

***

Mike, Dustin, Lucas e Will si misero a mangiare la pizza insieme, a terra, accanto al divano. Dustin aveva cercato di far unire a loro anche Steve, facendogli posto al suo fianco, ma Eddie gli aveva posato un braccio attorno alle spalle e aveva annunciato che Steve si sarebbe unito ai 'grandi'. Avevano mangiato in cucina, in piedi, e Eddie aveva girato una canna che aveva fatto girare tra il gruppo, saltando il suo turno. Era un bel po' che Steve non fumava, dopo essere stato drogato dai Russi non adorava ciò che offuscava le sue capacità mentali, ma decise che una canna condivisa non poteva far male.

"Dove ci troviamo la prossima settimana?" domandò Paul prendendo una fetta di pizza ai peperoni "Mia madre è a casa, da me non si può fare."

"Neanche da me." scosse il capo Garreth "I miei tornano domani sera."

Reed scosse il capo e Eddie annunciò che suo zio, purtroppo, avrebbe lavorato al mattino per tutta la settimana. Quando anche Jeff annunciò di non avere casa libera, Eddie scosse le spalle "Immagino che dovremo rimandare alla settimana successiva."

Steve si morse l'interno della guancia, maledicendo sé stesso, perfettamente consapevole di ciò che stava per fare. La Campagna era emozionante e gli dispiaceva che Dustin e gli altri dovessero aspettare due settimane per poterla continuare. Inoltre Garreth era stato molto gentile quella sera, e Eddie sembrava aver lavorato tantissimo sulla trama "Penso che potreste venire da me."

Cinque paia di occhi sconvolti si voltarono in contemporanea nella sua direzione. Steve si infilò in bocca un pezzo di pizza, nervoso.

"Sul serio?" domandò Eddie, e Steve non poté evitare di soffermarsi sui suoi occhi brillanti di gioia e incredulità. Scosse le spalle "I miei sono via. Venerdì lavoro al mattino e sabato sono di riposo... non è un problema. Potrei solo... invitare anche Nancy e Jonathan. E Robin." Si guardò attorno nel silenzio che seguì la sua offerta, incerto "Se... se non vi va lo capisco non è un..."

"Certo che ci va!" interruppe entusiasta Paul "Tieni, prendi un altro pezzo di pizza, nostro salvatore." aggiunse, spingendo verso di lui la scatola di cartone.

"Sei sicuro?" domandò Eddie "Sai che questo vuol dire che dovrò venire da te almeno due ore prima a preparare tutto? Sei sicuro di voler rinunciare praticamente a metà giornata per un gioco a cui nemmeno giocherai?"

Steve si strinse nelle spalle "Cercherò un modo per sopportarti per così tante ore di fila, Munson." scherzò scambiandosi con Eddie un sorrisetto divertito.

"Potrei venire prima anche io." propose Reed in tono urgente "Per... aiutarti. Così ci metteresti meno." spiegò, e Steve notò una certa tensione nella sua voce. Era praticamente sicuro di non aver mai visto quel ragazzo con un'espressione rilassata da quando l'aveva conosciuto.

Eddie guardò l'amico, incerto "No, non ha senso. Scopriresti troppe cose prima di iniziare a giocare." spiegò, e sembrò domandarsi come facesse Reed a non arrivarci da solo.

"Certo... certo, hai ragione." con un sorriso teso e un'ennesima occhiataccia rivolta a Steve, Reed afferrò una birra e ne bevette un lungo sorso. Steve era decisamente contento che Reed non potesse venire prima la settimana successiva: non gli andava a genio l'idea di passare del tempo da solo con una persona che avrebbe passato tutto il pomeriggio a guardarlo male per motivi a lui sconosciuti.

"Allora grazie." sorrise Garreth "Il titolo di Sir ti si addice sul serio, a quanto pare."

Eddie osservò Steve con occhi fieri e annuì con decisione, stringendogli la spalla con gratitudine "Ragazzi!" esclamò, facendosi sentire anche dal gruppetto nell'altra stanza "Venerdì prossimo la Campagna continuerà a casa di Steve!"

Il gruppo di ragazzini corse a unirsi a loro.

"Davvero? Sì!" esclamò Dustin, soddisfatto. E mentre assicurava a tutti che casa di Steve era perfetta e che magari dopo avrebbero addirittura potuto usare la piscina, Steve bevve un altro sorso di birra, domandandosi seriamente che strana direzione stessero prendendo le sue decisioni. Non riuscire a evitare di cedere agli occhi da cucciolo ferito di Dustin era un conto. Ma se Eddie iniziava a fargli lo stesso effetto, le cose rischiavano di mettersi decisamente male.

***

La serata continuò in modo piuttosto rilassato: dopo aver sentito ancora un po' di musica e aver finito la pizza, decisero di mettere un film e si sedettero tutti nel salotto, sparsi tra divani, poltrone e pavimento.

Il film era iniziato da pochi minuti quando Steve sentì un movimento alla sua destra. Si era seduto sul pavimento, accanto al divano, e Eddie, che aveva preso posto su una delle poltrone, era appena scivolato al suo fianco. Come al solito dimostrava la sua scarsa considerazione degli spazi vitali altrui, tant'è che si sporse per appoggiarsi alla sua spalla e, quando gli sussurrò all'orecchio, Steve avvertì il suo respiro sulla pelle del collo.

Avvertì un brivido, probabilmente per il contrasto del suo respiro fresco con il caldo della serata estiva.

"Vado a prendere dell'acqua. Ultima birra?" propose facendogli cenno di seguirlo. Steve annuì e i due si alzarono in silenzio, dirigendosi verso la cucina e chiudendosi la porta alle spalle per non disturbare.

Eddie prese dell'acqua e una bottiglia di birra dal frigo. Passò la seconda a Steve e poi si sedette sul tavolo mentre lui la apriva.

"Alla fine li hai conquistati tutti." commentò Eddie. Steve prese un sorso di birra prima di rispondere, ridacchiando "A saperlo prima che sarebbe bastata una casa grande e dei genitori perennemente assenti."

Eddie lo osservò per un istante, rigirandosi tra le mani il bicchiere "I tuoi genitori sono via molto spesso." commentò. Non era una domanda, ma Steve si trovò comunque a annuire "Non li vedo da tre mesi questa volta."

Accigliandosi, Eddie domandò "Non sono tornati dopo il... terremoto?"

Steve scosse la testa, sentendo la strana necessità di giustificarsi "Sono in Giappone. Hanno chiamato." spiegò. Eddie lo osservò per un momento in più e il suo sguardo gli diede una strana sensazione, come se gli stesse leggendo negli occhi qualcosa che non era certo di voler condividere. Fu sollevato quando la porta si aprì, interrompendo quello sguardo penetrante.

Il sollievo tuttavia durò poco: solo finché non si rese conto che quello che li aveva interroti era Reed, che era entrato nella stanza spalancando la porta di scatto e ora li osservava con occhi indagatori, come alla ricerca di qualcosa.

"Oh, ecco dove eravate finiti." sorrise, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al frigorifero per prendersi una birra a sua volta. Passò tra Eddie e Steve, e si fermò a metà tra i due "Il film è quasi a metà ormai. Non vi piace?"

"Certo." scosse le spalle Eddie, come se non riuscisse a capire del tutto il comportamento del compagno del club. Scambiò un sorriso con Steve, e uscì dalla stanza per riunirsi agli altri.

Steve fece per fare lo stesso, ma Reed scivolò tra lui e la porta con la scusa di afferrare una birra "Quindi, a quanto pare il grande Re Steve ci ha preso gusto a frequentare gli Svitati del villaggio, mh?" domandò, ogni traccia di cordialità scomparsa dal suo viso. Steve sapeva che quel momento sarebbe arrivato, l'aveva capito dall'inizio della serata, ma questo non lo rendeva più piacevole "Sei rimasto indietro." disse "Ormai sono almeno due anni che ho cambiato compagnie."

Reed sbuffò "La pantomima del coraggioso cavaliere non attacca con me."

"Questo l'avevo sospettato." commentò Steve tra sé "Quindi come pensi che andrà questa discussione? Pensi di convincermi a non frequentare più le vostre serate?"

"Non credo di avere questo potere, no." scosse il capo l'altro "Anzi, volevo congraturarmi per il coraggio che dimostri nell'ignorare il fatto che frequentare Eddie potrebbe macchiare la tua reputazione."

Steve alzò gli occhi al cielo "Non che mi importi della mia reputazione, ma Eddie è stato scagionato da tutte le accuse. Anche se tre o quattro persone ancora pensano che sia un satanista omicida, non..."

"Non parlavo del satanismo, Harrington." lo interruppe Reed con un sorriso mellifluo "Parlavo del fatto che è gay."

Steve avvertì con estrema chiarezza il roteare della terra sul suo asse, e fu come se tutta l'aria fosse stata risucchiata fuori dal suo corpo. La notizia fluttuò per qualche secondo nell'atmosfera prima di depositarsi nella sua testa.

Fu il tono soddisfatto  di Reed a risvegliarlo dal torpore in cui era crollato "Oh no, non mi dire che non lo sapevi."

Se c'era una cosa che Steve aveva impararto a fare sorprendentemente bene era dissimulare. Ormai era diventata un'abitudine, e riuscì a sistemare il suo viso in un'espressione indifferente a una velocità sorprendente "Sarebbe questo il tuo grande piano?" domandò. Il piacere che provò nel vedere Reed tentennare era indescivibile "Cosa pensavi che sarebbe successo, esattamente?"

Reed era in preda alla frustrazione, e non era bravo quanto Steve a dissimulare le sue emozioni "Mi vuoi far credere... vuoi... che..." balbettò, senza sapere dove andare a parare.

"Non sono un omofobo del cazzo." chiarì Steve, iniziando a sentire la necessità di interrompere quel teatrino. Iniziava a sentire la rabbia che scalciava per uscire e non voleva assolutamente dare una soddisfazione a Reed "Ora, se non hai altri inutili assi nella manica da propormi, vorrei finire il film." sbottò, e superò il biondo per dirigersi in salotto.

Una volta raggiunti gli altri tornò alla sua precedente postazione e fissò gli occhi sullo schermo. La sua testa però era da tutt'altra parte.

Eddie è gay?

Strinse i pugni, cercando di non far emergere la furia che aveva dentro.


***

Durante il viaggio di ritorno, Steve non riuscì a aprire bocca. Dustin continuava a rimbalzare nei sedili posteriori, facendo domande a raffica, ma Steve non gli diede nessuna soddisfazione e continuò a rispondere a monosillabi.

Quando lasciarono Dustin a casa cadde il silenzio. Eddie fece un paio di tentativi per avviare una conversazione, ma furono accolti con dei vaghi versi di assenso.

Quando frenò davanti a casa di Steve lo salutò con un sorriso, ma lui riuscì solo parzialmente a dissimulare la tensione mentre usciva dall'auto.

Eddie lo guardò con gli occhi colmi di dubbi per qualche istante, poi decise di uscire a sua volta dalla vettura e raggiungerlo "Steve! Non voglio essere pedante ma... va tutto bene? Da dopo il film sembra che tu abbia avuto un collasso. Se hai cambiato idea e non vuoi più ospitarci la settimana prossima, non è un problema."

Steve inspirò profondamente, ma la sua lingua si attivò prima della sua testa "Reed mi ha detto una cosa."

"Ok." annuì Eddie con l'aria di chi sta affrontando una bestia sconosciuta "E si può sapere cosa?"

"Che sei gay."

La frase squarciò il silenzio della notte come un fulmine primaverile. Eddie si irrigidì e impallidì, come se tutto il sangue avesse abbandonato il suo viso. Fece d'istinto un passo indietro, come per prepararsi alla fuga.

Rimasero un istante così, immobili, come due statue di ghiaccio nel giardino buio. Steve con lo sguardo basso e i pugni stretti fino a lasciarsi i segni delle unghie sui palmi, Eddie in preda a un tremolio che sembrava uno spasmo.

"Oh." disse alla fine, cercando  di ritrovare la maschera da Strambo che tanto bene si adattava a quelle occasioni. Non la trovò "Io... ok. Capisco. Scusa se..." scosse il capo e i capelli castani andarono a coprirgli il viso "Avrei dovuto... scusa. Mi dispiace, sono stato troppo... non... non ti verrò vicino di nuovo. Solo non... ti prego, non dirlo a nessuno." aggiunse con voce rotta.

L'ultima frase colpì profondamente Steve, che alzò finalmente lo sguardo verso Eddie "Cosa?" domandò, facendo un passo verso di lui. Eddie indietreggiò, come a volersi difendere, e un campanellino risuonò nella mente di Steve "Oh. Oh, non... No!" scosse il capo con decisione. Era consapevole di dover trovare le parole in fretta, ma aveva la mente annebbiata "Dio." si passò una mano tra i capelli, prendendo un respiro "Mi dispiace, non sono arrabbiato perche sei gay. Scusa. Non avrei dovuto fare così."

Eddie sbarrò gli occhi, e fu come se un grosso macigno gli fosse stato tolto dal petto "Tu non... no?" domandò, incredulo.

"No." confermò Steve con tutta la decisione che riuscì a trovare "Che idiota che sono, scusa. Davvero, a me non interessa."

"Non ti... interessa." ripeté Eddie, sempre più incerto, studiando Steve come se gli fosse appena spuntata una seconda testa.

"Sono affari tuoi. Non è come se potessi controllarlo. E se a te piacciono... gli uomini. Beh, ok. Ma sei sempre... Sei sempre Eddie. Per me è ok."

"Ok." annuì Eddie, il viso che riprendeva colorito rapidamente e un sorriso sbalordito che faceva capolino "Allora... Ma allora perché sei stato così per tutta la serata, se non sei arrabbiato?"

"Sono arrabbiato." confermò Steve "Ma non con te. E non perché sei gay. Solo... il tuo amico è uno stronzo. E tu dovresti scegliere amici migliori." disse, senza riuscire a filtrare adeguatamente le parole.

Eddie tentennò. Quella conversazione era decisamente fuori dall'ordinario "Reed?"

"Chi altri?" sbottò Steve "Mi ha detto che sei gay."

Sempre più accigliato, Eddie tentò di collegare le parole di Steve in modo che avessero senso ma, francamente, era piuttosto difficile "Non sei arrabbiato con me perché sono gay, ma con Reed perché te l'ha detto." riassunse "Ma se... se è vero che per te non cambia niente e, davvero, lo capirei se non fosse così. Ma se davvero per te non cambia nulla, allora perché dovresti arrabbiarti perché te l'ha detto?"

Steve lo osservò con aria incredula. Era possibile che non ci arrivasse?

"Perché questo lui non lo sapeva!" esclamò, frustrato "Non sapeva che non avrei reagito. Non sapeva che non ti avrei picchiato, o che non sarei corso a dirlo a tutta la città. E se l'avessi detto a qualcuno? E se l'avessi detto alla persona sbagliata, e qualcuno avesse deciso di venire a cercarti?"

La comprensione colpì Eddie come una pallonata in testa, lasciandolo sbalordito e a occhi sbarrati "Sei così arrabbiato con Reed perché avrebbe potuto mettermi in pericolo?" domandò, incredulo.

La sua sorpresa non fece altro che aumentare la rabbia di Steve "Ma certo!" esclamò "E non capisco perché tu non lo sei! Se la persona sbagliata avesse..." le parole gli morirono in gola. Non aveva neanche fatto in tempo a rendersi conto di ciò che stava accadendo che Eddie aveva colmato la distanza tra di loro e l'aveva stretto in un abbraccio stritolante. Sentiva il suo respiro sul collo, il viso affondato nella spalla, i capelli lunghi che gli solleticavano il naso. Ci mise qualche istante a rendersi conto che era il caso di ricambiare e, tentennando un po', ricambiò la stretta.

Qualche istante e Eddie fece un passo indietro, la testa bassa e l'espressione nascosta dai capelli, ma il sorriso incredulo ben chiaro sul volto "Scusa. Solo che... sei una continua sorpresa, Harrington."

Ancora un po' stordito, Steve si accigliò "Perché mi preoccupo per le persone a cui tengo?"

Eddie ghignò, tornando in un istante il suo solito sé stesso "Oh, quindi sono una delle persone a cui tieni. Sono emozionato, Harrington."

Steve alzò gli occhi al cielo, lieto di tornare in una dimensione scherzosa in cui si sentiva più a suo agio "Combattere insieme in un mondo parallelo tende a fare questo effetto."

"Legittimo." annuì Eddie "Allora buonanotte, coraggioso, generoso, sorprententemente-non-omofobo Steve Harrington." con un ultimo saluto a mo' di soldato, Eddie gli diede le spalle e tornò all'auto.

Steve scosse il capo, divertito: era ancora arrabbiato con Reed, ma Eddie aveva uno strano modo di rendere tutto così immensamente leggero che, quando rientrò a casa, aveva un sorriso stampato sulle labbra.




________________________________Note

Ciao a tutti!
Spero di aver finalmente risolto il mio problema con l'html, vediamo!
Voglio ringraziare chi ha letto e commentato fino ad ora. Questo capitolo è un po' lunghetto, lo so: spero non sia pesante! Ogni recensione è ben accetta!

Kiss kiss
The Posh
   
 
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