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Autore: starlight1205    21/08/2022    3 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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And here I am

Pouring my heart onto these rooftops

Just a ghost to the world

That’s exactly 

Exactly what I need

From up here the city lights burn

Like a thousand miles of fire”

( “Anthem of our dying day” - Story of the year)

 

Fred e Mundungus erano rimasti per tutto il giorno al negozio e avevano risposto a tutti gli interrogativi di Diana sulla magia. Era stato particolarmente faticoso rimettersi al lavoro e passare la spatola sulla superficie di un vecchio tavolino su cui stava lavorando da giorni mentre cercava di metabolizzare le parole di zia Karen. E la cosa diventava ancora più difficile dato che quel Fred aveva continuato a ronzare avanti e indietro nel retrobottega toccando ogni strumento che gli capitava a tiro. Sembrava trovare estremamente divertente il farla innervosire.

Diana aveva esalato uno sbuffo esasperato, mentre con la coda dell’occhio vedeva il ragazzo appoggiato al muro che, come passatempo, faceva fluttuare in aria un seghetto affilato. 

- Mettilo giù- gli aveva ordinato Diana in tono perentorio mentre prendeva la carta vetrata - potresti farti male.

Fred si era limitato a scrollare le spalle con l’espressione di chi sembrava abituato a maneggiare oggetti pericolosi ogni giorno.

- Oh, beh fa come vuoi - borbottò Diana - non sarò di certo io a portarti all’ospedale quando ti sarai tagliato un dito!
- Dai, mi serve! - insistette Diana sempre più infastidita avvicinandosi a Fred e cercando di afferrare lo strumento per continuare a lavorare, ma ogni volta che tentava di chiudere le dita sul manico dello strumento, il ragazzo con una smorfia beffarda, lo allontanava di qualche centimetro.

Al terzo tentativo Diana aveva definitivamente perso la pazienza e sbottò : - Ti giuro che se lo riesco a prendere, ti faccio a fette!

Per tutta risposta, Fred si mise a sghignazzare urtando il tavolo da lavoro e facendo cadere pennelli, barattoli di vernice e scalpelli mandando Diana sull’orlo di una crisi isterica.

Dopo cena, proprio quando zia Karen voleva mostrare a Fred e Mundungus gli oggetti privati della famiglia Harvey, Diana sentiva solo il desiderio di uscire da quella casa. Il peso delle rivelazioni della giornata stava diventando asfissiante e la sua pazienza era stata decisamente messa a dura prova per rimanere ulteriormente tra le mura domestiche; così quando gli altri tre imboccarono la stretta scala che portava nel seminterrato del negozio, lei uscì dalla porta sul retro e iniziò a camminare. Durante la giornata c’era stato un temporale che aveva spazzato via le nuvole, lasciando solo un’aria fresca che odorava di umidità.

Sprofondò le mani nelle tasche della felpa blu e trovò il profilo metallico del suo orologio da taschino. Meccanicamente, lo estrasse dalla tasca e si infilò il vecchio oggetto al collo tramite la lunga catena di cui era provvisto. Era tutto così assurdo. Sua madre una strega? Non ricordava di averle mai visto fare magie. Lasciò che le sue gambe la portassero dove meglio credevano, mentre con la mente ripercorreva la giornata appena passata. Le sembrava di muoversi a tentoni in un sogno molto vivido. Come se stesse vivendo la vita di qualcun altro. Il giorno prima si preoccupava dello studio e di quanto Lyall, il barista, fosse appiccicoso e, invece, in quel momento, c’erano dei maghi fuori di testa pronti a uccidere che cercavano qualcosa nel loro negozio. Non era riuscita a parlare in privato con la zia, per chiarire la situazione e, al momento, non ne aveva nemmeno voglia. Non riusciva a non avercela con lei per le bugie che le aveva rifilato e le cose che le aveva nascosto in tutti gli anni passati a vivere sotto lo stesso tetto; inoltre, non riusciva a digerire il fatto che le zia avesse spiattellato la storia della loro famiglia a due estranei come se niente fosse.

Camminò per un tempo indefinito, perchè non riusciva a calmare gli interrogativi che le affollavano i pensieri. La sua mente non riusciva a svuotarsi. Per la prima volta in tutta la giornata, un brivido freddo le percorse la schiena. Aveva paura. Se quegli squilibrati che Mundungus Fletcher aveva chiamato “Mangiamorte” e quel Tu-sai-chi erano pronti a uccidere, come si sarebbero difese lei e zia Karen?

I suoi passi e il suo respiro si erano fatti più veloci perchè aveva accelerato il passo trasformando la sua camminata in una corsa. 

Voleva correre via da tutto e tutti.

Si fermò solo quando vide comparire il piccolo tempietto circolare. Il Dugald Stewart Monument. Era arrivata a Calton Hill. Mentre cercava di prendere fiato, le sfuggì un sorriso. Ormai era tarda sera e la collina era quasi deserta, ma l’angoscia che aveva provato fino a qualche minuto prima sembrava averla abbandonata. 

Lì si era sempre sentita al sicuro, forse perché trovarsi in cima a quell’altura le aveva sempre dato l’idea di essere un po’ più vicino al cielo. Scavalcò la recinzione in ferro battuto e si arrampicò per andarsi a sedere proprio dentro il monumento con le gambe a penzoloni dal basamento. Lo aveva già fatto migliaia di volte.

Inspirò profondamente il vento fresco che le scompigliava i capelli. La vista della città era qualcosa di unico, ma il motivo per cui andava in quel luogo era sempre stato al di sopra di lei. La collina era buia e le stelle erano cosi vivide e luminose, che allungando un braccio le sembrava quasi di poterle afferrare. Quando c’era qualcosa che non andava era lì che finiva per rintanarsi.

Stava respirando profondamente in contemplazione della volta celeste, quando un forte rumore secco alla sua destra, come di un grosso ramo che si spezza, la fece voltare di scatto.

Dove un attimo prima non c’era che la colonna di marmo, era comparsa una sagoma illuminata dalla luce della luna piena. Fred Weasley giocherellava con la sua bacchetta magica appoggiandosi con naturalezza alla colonna, con stampato in viso il solito sorriso beffardo.

- Siete sempre tutti così discreti voi maghi oppure sei tu ad essere particolarmente impiccione? chiese Diana ansimando dallo spavento.

Fred Weasley si andò a sedere di fianco a lei lasciando penzolare le lunghe gambe giù dal muretto di marmo -  E voi babbani siete tutti così incoscienti o sei tu ad essere stupida e ad andare in giro da sola di notte senza avvisare?

Diana lo guardò truce con le mani che le prudevano dalla voglia di buttarlo giù dalla collina. Oltre a essere stato una spina nel fianco per l’intera giornata, l’aveva anche seguita nell’unico momento di pace che era riuscita a ritagliarsi.

- Se accidentalmente tu dovessi precipitare di sotto - constatò Diana con finta tranquillità e sottolineando l’eventualità dell’azione - immagino che ti trasformeresti in una palla e  che rimbalzeresti senza nemmeno farti del male - indicò il declivio con tono deluso.

Fred scrutò dall’alto le pendici della collina con aria concentrata come se con lo sguardo stesse misurando l’altezza e poi rispose con aria molto seria: - No, di solito mi trasformo in un demone assetato di sangue che adora banchettare sui cadaveri di ragazze babbane...

Diana sbarrò lo sguardo spaventata e si allontanò un po’ dal ragazzo, fissandolo come se stesse per esplodere. Non riusciva proprio a capire se fosse serio o se la stesse, di nuovo, prendendo in giro. La cosa assunse un senso quando lui scoppiò in una fragorosa risata.

- Non sei affatto divertente, lo sai? - domandò Diana imbronciata.
- Strano - constatò lui continuando a sorridere e osservandola con uno sguardo obliquo  - perchè invece, solitamente, tutti mi trovano estremamente divertente!

Diana alzò gli occhi al cielo e prima di rispondere che lei non lo trovava affatto così spassoso come lui si credeva, Fred la interruppe: - Ok, tregua. Sono qui perché tua zia era preoccupata - Fred aveva iniziato a parlare con un tono quasi gentile.

Diana abbassò lo sguardo sulle sue Converse nere mordendosi il labbro inferiore e sentendosi in colpa. Troppo arrabbiata e confusa, non aveva assolutamente pensato a sua zia quando era uscita di soppiatto come una ladra.

- Come sapevi dove trovarmi? - chiese Diana in tono aspro.
- Sono un mago, no? - gonfiò il petto pomposamente Fred sogghignando, poi lasciò andare l’aria di botto sgonfiando il petto e aggiunse - scherzo, tua zia mi ha detto che probabilmente saresti stata qui.

Diana sorrise debolmente. Sua zia la conosceva bene.

- Perchè qui? - chiese Fred guardandosi intorno - è un po’ inquietante di notte...

Diana sollevò le spalle senza rispondere. Non aveva voglia di parlare con quel ragazzo che non faceva altro che irritarla.

- Ok non ne vuoi parlare - constatò Fred - beh devo dire che la vista della città è bella e...poi si vedono molto bene le stelle, immagino verrai per questo.

La ragazza si voltò a guardarlo stupita con un sopracciglio inarcato.

- Ti ho vista sul balcone con il telescopio! - esclamò Fred allargando le braccia, come se fosse la cosa piú ovvia del mondo.

Diana sollevò ancora di più le sopracciglia chiedendosi quando diavolo avesse potuto vederla e poi meravigliata chiese - Eri tu nell’appartamento della Signora Appleby?

- Chi?  - chiese Fred senza capire.
- Tu e Mundungus ci stavate spiando dall’appartamento di fronte al negozio - sentenziò Diana in modo severo incrociando le braccia sul petto, ormai sicura della propria intuizione.
- Oh...beh si - confessò Fred passandosi la bacchetta da una mano all’altra - ma non lo definirei “spiare”, direi che tenevamo d’occhio la situazione per essere pronti a intervenire.
- Guardoni e impiccioni...- borbottò Diana tra sè e sè ricominciando a fissare il panorama.

- Non sapevo che ai babbani interessassero le stelle... - cambiò argomento Fred visto che Diana era rimasta in silenzio.

- Chiamami ancora una volta babbana e ti lancio giù da Calton Hill, anche senza agitare quello stupido legnetto - lo redarguì minacciosa Diana alludendo alla bacchetta che Fred teneva ancora in mano.

Lui rise di gusto e aggiustò il tiro dicendo - Tecnicamente non so se sei da classificare come babbana o come Maganò...

- Perchè c’è differenza? - chiese Diana di colpo ansiosa di essere uno strano caso indefinito.
- Oh si! - esclamò Fred ridendo - i Maghinò sono brutti e antipatici come te! Tua zia deve essere un’eccezione dato che è proprio una bella... - non ebbe il fiato per terminare la frase dato che Diana gli aveva assestato una precisa gomitata tra le costole.
- Ripensandoci - constatò lui massaggiandosi il costato con una smorfia - più che una Maganò, per me sei più una sottospecie molto antipatica di Folletto della Cornovaglia. Fastidiosa e scorbutica allo stesso modo.

Diana non era certa di voler sapere che aspetto avesse un Folletto della Cornovaglia.

Fred, dando un’occhiata al suo strano orologio da polso, suggerì che sarebbe stato meglio rientrare, dato che la mezzanotte era già passata da un pezzo. Ripercorsero, insieme, la strada del ritorno allo stesso modo in cui avevano passato l’intera giornata: Fred faceva quello che gli riusciva meglio, ossia punzecchiarla e irritarla, mentre Diana rispondeva con occhiatacce e frecciatine caustiche.

Imboccarono Victoria Street, mentre Diana cercava di farsi spiegare come fosse fatto un Folletto della Cornovaglia, quando lui si bloccò aggrottando le sopracciglia e fissando un punto non ben identificato in mezzo alla via. Lo sguardo di Diana seguì quello di Fred verso l’alto, dove, in un bagliore, si stagliava un enorme teschio verdastro e luminescente dalla cui bocca strisciava fuori sinuosamente un minaccioso serpente dalle fauci spalancate.

- Che cosa cavolo è quello?? - boccheggiò Diana spaventata additando la strana forma perlacea che aleggiava proprio sopra casa sua.

- Cazzo...- sibilò Fred estraendo la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans.

Diana riabbassò lo sguardo sul negozio Harvey e quello che riuscì a intravedere fu solo una grossa nuvola nera, simile a una grossa quantità di fuliggine sfuggita da un camino, che si dirigeva verso la vetrina. Non doveva essere una strega per capire che quella strana nube era qualcosa di malvagio, di sinistro. Quel “qualcosa” si era spostato lasciando dietro di sè un sibilo inquietante che le fece accapponare la pelle. Un attimo dopo l’aria si riempì di un fragore metallico. D’istinto, Diana si schermò il viso con una mano e chiuse gli occhi per lo spavento. 

Quando li riaprì la vetrina era esplosa in pezzi. 

Nelle orecchie le risuonava ancora un fischio assordante, quando vide Fred sfrecciare di corsa verso il negozio.

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Ciao a tutti!
Vi lascio un nuovo capitoletto un po' di passaggio ma che mostra un po' di interazione tra i protagonisti e getta le basi per quello successivo
Spero di essere riuscita a non rendere i personaggi troppo piatti...!
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! Sono sempre curiosa di sapere cosa ne pensate e ogni parolina che mi lasciate mi fa un immenso piacere!
P.S. Questa volta la frase è di una canzone che mi è subito venuta in mente mentre scrivevo questo capitolo! :)

 

  
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