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Autore: Scribbling_aloud    02/09/2022    0 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 3 – L’irrequietezza di Ron
 
Come promesso, qualche giorno dopo Harry invitò Ron ad un allenamento che Ginny stava presiedendo. Ginny aveva fatto carriera nella squadra dei Chudley Cannon occupandosi dei loro appuntamenti, incontri e dettagli paratici e in una giornata come quella la si vedeva scorrazzare a destra e a manca occupata dalle varie mansioni necessarie a mantenere l’area sicura e invisibile ai babbani.
Era una bellissima giornata di sole, freschina essendo l’inizio dell’inverno ma i raggi di sole tiepidi la riscaldavano piacevolmente.
Il posto dove di solito si ritrovavano era uno spiazzo libero da alberi nel mezzo di un bosco.
Molte famiglie magiche usavano queste occasioni per riunirsi; gli incantesimi contro i babbani assicuravano un momento di relax e soprattutto una buona occasione per i bambini, e chiunque ne avesse voglia, di giocare a quidditich di fianco all’allenamento, liberamente senza le solite preoccupazioni.
Appena arrivarono Lily scorse un gruppetto di bambini che ridevano scorrazzando con le loro scope giocattolo in un angolo ‘Posso andare papà?’ implorò. Aveva portato la sua piccola scopa. Era molto orgogliosa delle sue “abilità di cercatore” visto che aveva sentito qualcuno dire che le aveva ereditate da Harry. Non si lasciava scappare nessuna opportunità di vantarsi mostrandolo quando lui era presente.
‘Vai, ma stai attenta a non farti male se no poi la mamma dà la colpa a me’
‘Non mi faccio mai male’ sorrise furbetta correndo via veloce.
Harry sentì un’ondata di affetto e protezione verso di lei. Amava i suoi ragazzi moltissimo ma Lily era il suo tesoro. Era orgoglioso della sua bellezza, acume, della sua vena giocosa e del suo coraggio. Si faceva sempre avanti quando pensava che “un’ingiustizia” era in atto, senza stare troppo a pensare alle conseguenze.
Era nata il giorno prima del suo compleanno. Ginny cominciò il travaglio nel pomeriggio mentre stava cuocendo una torta per il giorno dopo. Qualche ora dopo, tardi nella notte, l’infermiera gli diede da tenere questa minuscola creatura, tutta rosa con solo un piccolo ciuffettino morbido di chiari capelli sulla testa. Aveva sentito una frecciata perforargli il cuore quando finalmente lei aprì gli occhi e lo guardò. Si era irrimediabilmente perduto d’amore per quell’esserino. Era la cosa più bella che avesse mai visto.
Si ricordò di aver pensato che mai nella sua vita aveva avuto un regalo di compleanno più bello e probabilmente niente l’avrebbe mai superato. Non poteva neanche essere comparato a quando a undici anni aveva scoperto di essere un mago. Aveva sempre considerato quello il suo più bel regalo ma Lily l’aveva spazzato completamente via rimpiazzandolo. Qualche volta l’abbracciava e le sussurrava nell’orecchio scherzosamente ‘Tu sei il mio regalo di compleanno! Solo mio! E un regalo una volta donato non può essere più chiesto indietro’. Lei rideva sempre allegramente dicendo che potevano essere uno il regalo dell’altro.
Era preso dallo sconforto al pensiero che avrebbe dovuto separarsi da lei quando sarebbe stato il momento per Lily di frequentare Hogwarts. Avrebbe dovuto imparare a vivere senza quel raggio di sole per la casa. Fortunatamente aveva solo sei anni e ne aveva ancora cinque per viziarla e coccolarla.
Ron si era appena materializzato non lontano, gli fece un cenno con la mano. Non era cambiato molto negli anni. Né di corpo né di carattere. Con la sola differenza che tutti i suoi difetti si erano aggravati negli ultimi mesi. Era diventato lunatico e prono all’irritazione per quella insoddisfazione che stava nutrendo.
In ogni caso quel giorno era di buon umore. Amava guardare un po’ di quidditch cosa che Harry sapeva molto bene.
Dopo qualche leggera chiacchiera sui giocatori e gli sviluppi della stagione in corso, Harry disse senza troppi preamboli ‘Hermione è venuta a farci visita qualche giorno fa ’
‘Lo so, me l’ha detto… Immagino che abbia cominciato a lamentarsi di me come al solito ’ sorrise amareggiato ‘Sembra l’unico argomento di cui riesce a parlare in questi giorni’
‘Ha detto che non ti piace il tuo lavoro ’ Harry rispose ignorando e la sua risposta cercando di portare Ron a parlare di quello che gli pesava.
‘Lo odio’
‘Non è vero’
‘Sì, invece! Vorrei fare qualcosa di diverso… Qualcosa di più avventuroso.’
‘Non ne hai avuto abbastanza di avventure nella tua vita? Quando diventa abbastanza?’ Harry domando scuotendo la testa ridendo.
‘Le hai avute anche tu, e più di me ma comunque hai un lavoro avventuroso’ puntualizzò serio appoggiando la schiena sulla panchina su cui erano seduti.
‘Fai sempre sembrare le cose migliori di quello che sono. Ti assicuro che c’è un sacco di burocrazia e di cose noiose anche nel mio lavoro ’
‘Non so, sembra che tutti facciano qualcosa di interessante a parte me’ disse amaramente.
Nel frattempo, il portiere fece una spettacolare parata ma Ron non sembrò neanche accorgersene. Restò in silenzio per un po’ e poi domandò ‘Non ti annoi mai della tua vita?’ mentre fissava vuotamente lo spazio davanti a lui.
‘Ma proprio per niente! Mi piace la mia vita’ Harry fu molto sorpreso da quella domanda ‘A te no però, vero?’
Ron fu di nuovo silenzioso per un attimo ‘Mi aspettavo qualcosa di diverso immagino.’ Disse incerto prendendo un sassolino dal terreno a lanciandolo lontano ‘Dopo tutto quello che abbiamo passato. Non so… Pensavo che ci fosse qualcosa di meglio in serbo per noi! Ci deve essere qualcosa di meglio in cui posso sperare!’
Harry non sapeva cosa dire. Per lui era così diverso. Proprio per quello che avevano passato era contento di quello che aveva. Era fantastico per lui. Esattamente così com’era.
Era molto soddisfatto della sua vita. Era affezionato ai suoi figli e amava sua moglie. Sentiva di avere bisogno della stabilità che la sua famiglia gli dava.
Aveva tutto quello che pensava non avrebbe mai potuto avere e si sentiva fortunato e felice ogni giorno. Era strano pensare come questa cosa potesse essere così soddisfacente e gratificante per lui mentre allo stesso tempo era così sottovalutata e non apprezzata da Ron.
Forse era perché Harry non aveva mai avuto una famiglia da amare, o ancora meglio che lo amasse. Non aveva mai avuto una stabilità o un vero posto da chiamare casa. Era meraviglioso per lui averlo ottenuto. Per Ron, d’altro canto, tutto questo era naturale e dato per scontato, non gli dava importanza perché era sempre stato lì.
Non sapeva come fargli rendere conto l’importanza e la fortuna nell’avere tutto quello che aveva.
Questo pensiero lo adombrò e assorto in queste riflessioni non si rese immediatamente conto che il solito gruppo di ragazzine sghignazzanti stava camminando a pochi passi da loro. La loro attenzione era catturata da Harry e continuavano ad inviargli occhiatine significative.
Appena Harry se ne accorse cominciò a sentirsi a disagio. Oggi sembravano intenzionate ad un approccio e lui voleva evitarlo. Specialmente per via di Ginny che non era molto lontana.
‘Ti va di camminare un po’?’ chiese a Ron alzandosi all’improvviso, sperando di scoraggiare il gruppo. Ron scorse le ragazze e intuendo l’intenzione di Harry lo segui ‘Cavolo, Harry! Erano carine!’ ghignò Ron dopo qualche passo.
‘Sono praticamente poppanti… Non avranno più di vent’anni…’
‘Beh, a me sembrano donne abbastanza…’ lanciando un’occhiata dietro le spalle alle ragazzine ‘Ci farei un pensierino se fossi in te…’ ma vedendo l’espressione sul viso di Harry aggiunse precipitosamente con una risata ‘solo un pensierino, dai!’
‘Ti devo ricordare che sono sposato con tua sorella e tu sei sposato con la mia migliore amica?’
Lui rise di nuovo ma poi in un tono cospiratorio e curioso mise un braccio attorno al collo di Harry sussurrando seriamente ‘Me lo puoi dire, ti giuro che non me la prendo, hai mai… sai cosa intendo…?’
‘Per l’amor del cielo no!’ esclamò sorpreso dalla domanda ‘E in ogni caso, non verrei a dirlo proprio a te! Sei solo uno dei cinque fratelli di Ginny, non mi sembra proprio il caso di venirti a dire una cosa del genere’
‘Non ci credo! Hai avuto centinaia di opportunità! Non è possibile che non hai mai…’
‘Perché, tu?’ lo interruppe tagliente. Ron non lo guardò negli occhi e arrossì leggermente.
‘Non ho mai neanche avuto l’occasione. Le donne non mi gravitano attorno come fanno con te ’ disse amaramente.
‘Ed è per il meglio mi sembra…’ stava cominciando a sentirsi irritato ‘E comunque non è così bello come lo fai sembrare’
‘A me non sembra male.’ Disse con un sorrisetto guardando di nuovo le ragazze deluse che si erano lasciati alle spalle.
‘Pensi che sia bello essere seguito dovunque vai, fermato tutte le volte che metti un piede fuori dalla porta, essere stressato con conversazioni stupide giusto per essere viste con il famoso “Harry Potter”? Ne farei volentieri a meno, credimi!’
Era sempre la stessa storia. Ron invidiava ancora la sua popolarità mentre Harry se ne sarebbe liberato con piacere.
Com’era possibile che non capisse il peso, la scocciatura! Tutto quello che faceva, tutto quello che diceva era sotto i riflettori. Non poteva andare da nessuna parte senza essere riconosciuto, fare niente senza essere disturbato da migliaia di irritanti interruzioni. Avrebbe pagato qualsiasi prezzo per essere lasciato in pace. Per essere nessuno. E Ron continuava a parlarne come se fosse chissà quale benedizione e come qualcosa di emozionante.
Dopo quasi vent’anni la sua popolarità era ancora enorme, ancora più enorme, ammise con costernazione. Le storie erano ripetute e imbellite dipingendolo come un eroe mondiale. Provava a proteggere i suoi bambini da tutto ciò. Non era facile. Non voleva che pensassero che lui fosse in qualche modo migliore di altri, e soprattutto non voleva che lo pensassero di loro stessi. Le persone tendevano a viziarli quando scoprivano di chi fossero figli. Questo era il motivo per cui frequentavano così tanto il mondo dei babbani piuttosto che la comunità magica. Lì almeno potevano avere una vita normale. Aveva insistito che i bambini andassero alle scuole elementari dei babbani anche se Ginny non era stata molto d’accordo. E vivevano a Londra per meglio sparire nella folla.
Comunque, nonostante tutti i suoi sforzi, non potevano ovviamente non accorgersi che era trattato in modo diverso tutte le volte che c’era un incontro con altri maghi e gli chiedevano molto spesso di avere raccontate le storie del suo passato e della sua cicatrice, ma Harry non gli rivelava praticamente niente, preferendo evitare le domande e lasciando tutte le spiegazioni a Ron che adorava raccontare come aveva salvato Harry e recuperato la spada di Griffondoro del lago nella foresta. Ron sapeva che poteva esagerare quanto gli pareva su se stesso ma non su Harry.
Ai bambini piacevano molto queste storie ma le ricevevano addolcite come delle avventure tratte da un libro.
Il primo a capire tutte le implicazioni e l’enormità di cosa significavano veramente fu James. Harry ricordava quando a undici anni era appena tornato per le vacanze di Natale. Dopo molti anni di interazioni praticamente solo con babbani era stato catapultato in un ambiente completamente magico. All’inizio si era comportato in modo diverso nei confronti di Harry, era più silenzioso, quasi in soggezione. Probabilmente cercando di far coincidere cosa aveva sentito lì con quello che sapeva suo padre di essere. Dopo uno o due giorni era tornato il solito ma aveva cominciato a bombardarlo di domande, a cui Harry non voleva rispondere.
Non gli piaceva molto parlare della caduta di Voldemort. Neanche a Ginny. Non affrontava mai il discorso se poteva evitarlo. Non era stato facile per lui, dopo la sua sconfitta, tornare ad una vita normale. Aveva avuto bisogno di molto tempo per calmarsi e per assorbire che finalmente la sua mente era solo sua, non doveva sobbalzare ad ogni movimento o aspettarsi di essere attaccato ad ogni angolo.
Aveva avuto incubi molto vividi per molto tempo con Voldemort che tornava in vita sfidandolo di nuovo. Minacciava di uccidere Ginny o, più tardi, i bambini e nel sogno era sempre impotente, senza la sua bacchetta o ferito.
Si svegliava sempre coperto di sudore con il cuore che sembrava dovesse saltargli fuori dal petto. Quando cominciò a dividere il letto con Ginny scoprì anche che non erano silenziosi. Urlava e gridava senza rendersene conto. All’inizio lei ne fu molto spaventata ma poi si abituò e cercava di svegliarlo per calmarlo subito dopo.
Fortunatamente non succedeva più così spesso ora. Ma preferiva comunque non rimuginare sul passato concentrandosi sul presente. Si fermarono a guardare Lily giocare con gli altri bambini. Acchiappò il piccolo boccino d’oro giocattolo che stavano usando, si guardò intorno e quando lo scorse, lo agitò nell’aria con un sorriso soddisfatto.
Brava la mia bambina.
‘Non ho mai capito perché Hermione si è innamorata di me e non di te…’ Ron sospirò riportandolo alla loro conversazione.
‘Beh, non sei esattamente il mio tipo ma non sei male quando di buon umore’ Harry scherzò per alleggerire il tono della conversazione ma poi aggiunse più seriamente ‘Tu hai qualcosa che a lei piace che io non ho apparentemente. E non si sarebbe mai innamorata di me solo perché ero “il ragazzo che è sopravvissuto”. Grazie al cielo è più intelligente di così! Cerca di non litigarci per favore, è una donna fantastica, si merita qualcosa di meglio di musi e lamentele.’
Ron non rispose a questa affermazione la mente occupata dalle sue riflessioni.
Cominciarono a tornare indietro e Harry sperò vivamente che Ron avrebbe trovato la forza di combattere contro quell’irrequietezza che lo stava sopraffacendo.
 
   
 
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