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Autore: Ciuffettina    02/09/2022    4 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Nei giorni successivi, gli umani percorsero il deserto senza più fiatare.
«Siamo arrivati!» esclamò a un certo punto Mosè. «Questa è la montagna degli Amorrei, oltre c’è la Terra Promessa che il Signore nostro Dio sta per darci».
Ci si sarebbe aspettati che il popolo si precipitasse a scalare o ad aggirare la montagna, giusto? Invece si avvicinarono a Mosè e gli dissero: «Senti, non sarebbe più prudente mandare degli uomini che esplorino il paese e ci riferiscano sul cammino per il quale dovremo salire e sulle città nelle quali dovremo entrare?»
Michael era esterrefatto: quella terra era stata destinata a loro fin dai tempi di Abramo, dovevano solo entrare e, se gli abitanti in quel momento presenti non avessero voluto accoglierli… beh, peggio per loro!
E Mosè, invece di far valere la sua autorità e incoraggiarli, approvò la proposta e scelse dodici uomini, tra cui Giosuè e Caleb. Ancora una volta, aveva dimostrato di non avere fede nelle promesse dell’Eterno.
 
Dopo 40 giorni, gli esploratori tornarono e riferirono a Mosè e agli altri: «Siamo arrivati nel paese dove ci avevi mandato. Il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense. Non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è molto più forte di noi».
Caleb cercò di calmare il popolo che aveva iniziato a mormorare contro Mosè: «Sciocchezze! Possiamo conquistare il paese e lo faremo!»
Ma gli altri esploratori replicarono: «E a che pro? Questa famosa Terra Promessa dove dovrebbe scorrere il latte e il miele non è poi così fertile come ci aveva detto il nostro prode condottiero, inoltre gli abitanti sono talmente alti che al confronto noi sembriamo formiche».
Allora tutta la comunità diede in alte grida: «Oh! fossimo morti in Egitto o in questo deserto! Perché Dio vuole condurci in quel paese per farci morire di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini diventeranno schiavi. Diamoci un capo e torniamo in Egitto».
Giosuè si stracciò le vesti e disse agli altri esploratori: «Ma che cosa dite? Il paese che abbiamo attraversato è molto buono, è davvero il paese dove scorre latte e miele. Se Dio è con noi, non abbiamo nulla da temere e potremo entrarci».
Gli arrivò un sasso addosso. «Chiudi il becco! Noi ce ne torniamo in Egitto!»
Apparve Michael davanti a lui, le braccia tese lungo il corpo e le sei ali rubino con le punte dorate spalancate lungo la schiena. Le piume brillanti, allineate una contro l’altra, taglienti come il filo di un rasoio. «Voi avete visto i prodigi che Dio ha compiuto per voi e ancora non avete fede in Lui?» disse con voce irata. «Da quando siete stati liberati dalla schiavitù egizia, non avete fatto altro che lamentarvi. Non volete entrare nella Terra Promessa? Benissimo, non ci entrerete! Girerete nel deserto per 40 anni, finché i vostri cadaveri non cadranno nella sabbia. Solo Giosuè, Caleb e i vostri figli entreranno da padroni nel paese che voi avete disprezzato». A quel punto scomparve.
Gli Israeliti ci rimasero malissimo e passarono il resto della giornata ad accusarsi a vicenda.


Il giorno dopo gli Israeliti dissero a Mosè: «Beh, visto che ormai siamo qui, tanto vale andare a combattere contro gli Amaleciti, gli Hittiti, i Gebusei, gli Amorrei, i Cananei o chi altro abiti oltre quelle montagne».
Mosè, vedendo che l’Arca non si era mossa, replicò: «La cosa non vi riuscirà, poiché il Signore non è con voi. Non salite perché non siate sconfitti dai vostri nemici!»
«Smettila di fare il profeta di sventure!» lo rimbeccò Kore. «Non avevi detto che il Signore cammina con noi e che ci regalava quella terra? Perché vuoi demoralizzare le truppe?»
Perciò, gli uomini delle altre tribù, tranne, ovviamente, i leviti, si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma gli Amaleciti e i Cananei, che abitavano lì, scesero, li sconfissero e ne fecero strage fino a Corma.
«Accidenti Mosè!» lo apostrofò uno dei superstiti. «Perché non sei venuto con noi ad agitare il bastone come l’altra volta? Abbiamo perso per colpa tua!»
«Avreste perso comunque, non godiamo più del favore divino» replicò mesto il condottiero.
«E quindi adesso che facciamo?» gli replicò a brutto muso Kore, spalleggiato dai soliti Abiram e Datan, più altri 250 uomini. «Restiamo qui a girarci i pollici per 40 anni in attesa dei tuoi ordini? Adesso basta! Hai detto che il Signore cammina con noi e che perciò tutti noi siamo santi ma alla fin fine siete soltanto tu e Aronne che comandate. Perché dev’essere proprio Aronne il sommo sacerdote?»
«Ma perché ce l’avete con lui?» domandò Mosè, profondamente stupito. «Sapete benissimo che ha quella carica per volere divino». Vedendo i sorrisetti di scherno dei suoi interlocutori propose: «Facciamo così: domani mattina chiederemo al Signore qual è la Sua volontà. Tu, Datan e Abiram prenderete i vostri turiboli; vi metterete dentro l’incenso, senza accenderlo, e lo porrete davanti all’altare; lo stesso faremo Aronne ed io; e vedremo chi Egli sceglierà».
 
Michael aveva sperato che la sua missione sarebbe terminata felicemente entro pochi giorni e invece, a causa della loro ennesima ingratitudine, Dio aveva deciso di punirli facendoli girare nel deserto per 40 anni. Se fossero state poche decine di persone a rifiutarsi di entrare nella Terra Promessa, avrebbero ancora potuto salvarsi grazie alla Fede degli altri, (come nel caso di Sodoma: sarebbero bastati 10 giusti affinché si salvasse l’intera popolazione), ma purtroppo tutti, tranne Giosuè e Caleb, si erano subito scoraggiati, invece di confidare nel Signore; persino Mosè e Aronne non avevano saputo trovare una sola parola d’incoraggiamento ma erano rimasti colpevolmente zitti.
Devo ciucciarmeli per altri 40 anni!” pensò sconfortato.
«Ehilà Miki! Stavolta gli Israeliti l’hanno fatta proprio grossa, eh?» gli disse Gabriel, atterrando sulla stessa nuvola su cui si trovava il fratello. «Forse avremmo dovuto lasciarli in Egitto e guidare invece gli Egizi nella Terra Promessa, di certo ci saremmo risparmiati un bel po’ di lamentele». Come al solito, il Messaggero di Dio stava sbocconcellando un fico.
«Gabriel, non cominciare con le tue battute» lo redarguì severamente Michael. «Sai benissimo che nostro Padre ha scelto gli Israeliti come Suo Popolo, inoltre gli Egizi sono dei miscredenti».
«Sarà… eppure, nonostante tutte le batoste che hanno preso, quei “miscredenti” non hanno perso la fede nei loro sassi scolpiti, mentre questi “eletti”, nonostante tutto quello che nostro Padre ha fatto per loro, si abbattono anche se gli si rompe il laccio dei sandali… Bizzarri gli umani, davvero bizzarri… Beh, se non altro non ci fanno mai annoiare». Decollò via.
 
 
Il giorno dopo Mosè tentò di parlare in privato con Datan e Abiram per convincerli a non seguire Kore nella sua sconsiderata ribellione ma non vollero ascoltarlo.
«È forse poco per te l’averci fatti partire dall’Egitto in cui scorreva latte e miele, per farci morire nel deserto, perché volevi fare il nostro capo e dominare su di noi?» gli disse Abiram.
«Non solo ci hai condotto in questa fantomatica Terra Promessa dove non scorre latte e miele, ma nemmeno ci hai dato il possesso di campi e di vigne. Credi che siamo ciechi come tutta questa gente?» aggiunse Datan.
Gli voltarono le spalle e si affrettarono a raggiungere Kore che si trovava nella sua tenda.
Signore, Ti prego, da’ un segno chiaro che siamo Aronne ed io le persone che Tu hai scelto per guidare tutta questa gente” pensò Mosè turbato dalle parole crudeli dei due ribelli.
Kore non si degnò nemmeno di uscire dalla sua tenda e di accostarsi all’altare del Signore ma mandò i suoi 250 seguaci coi loro turiboli che però rimasero spenti.
Quando invece si avvicinarono Mosè e il fratello, non solo l’incenso nei loro turiboli si accese da solo, diffondendo un soave profumo, ma il bastone che Aronne teneva in mano cominciò a fiorire, tra lo stupore di tutti, poi i fiori maturarono in mandorle.
La questione era chiusa. Mosè e Aronne avrebbero continuato a guidare gli Israeliti.
Peccato che un simile miracolo non impressionò affatto il trio ribelle che si limitò a guardarsi fra loro con un sorrisetto e un’alzata di spalle come per dire: “Sì, oggi Dio ha scelto Mosè e Aronne ma domani…”
No, a causa del loro cuore ostinato, per loro non ci sarebbe stato alcun domani.
Michael colpì il terreno con la sua lancia.
La terra cominciò a tremare e si aprì zigzagando.
La gente cominciò a urlare e a scappare.
Quando la voragine si richiuse Kore, Abiram, Daitan e i loro 250 seguaci erano scomparsi.

*****

La frase "dove scorre latte e miele" è una metafora per indicare la fertilità della terra, dicendo che in Egitto scorreva latte e miele e nella Terra Promessa no, i ribelli intendono dire che Mosè li ha fatti uscire da una terra buona per portarli in una terra arida, facendo loro credere che in realtà fosse fertilissima.
   
 
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