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Autore: starlight1205    03/09/2022    4 recensioni
Edimburgo, 1996
Diana Harvey è una normale ragazza che vive con la zia e lavora nel negozio di antiquariato di famiglia. Una serie di circostanze e di sfortunati eventi la porteranno a confrontarsi con il mondo magico, con il proprio passato e con un misterioso oggetto.
Fred Weasley ha lasciato Hogwarts e, oltre a dedicarsi al proprio negozio Tiri Vispi Weasley insieme al gemello George, si impegna ad aiutare l'Ordine della Fenice nelle proprie missioni.
Sarà proprio una missione nella capitale scozzese a far si che la sua strada incroci quella di una ragazza babbana decisamente divertente da infastidire.
[La storia è parallela agli eventi del sesto e settimo libro della saga di HP]
- Dal Capitolo 4 -
"Diana aveva gli occhi verdi spalancati e teneva tra le dita la tazza di tè ancora piena.Non riusciva a credere a una parola di quello che aveva detto quel pazzo con un'aria da ubriacone, ma zia Karen la guardava seria e incoraggiante. Il ragazzo dai capelli rossi nascondeva il suo ghigno dietro la tazza di ceramica, ma sembrava spassarsela un mondo. Diana gli avrebbe volentieri rovesciato l'intera teiera sulla testa per fargli sparire dal viso quell'aria da sbruffone."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fred Weasley, George Weasley, Mundungus Fletcher, Nuovo personaggio | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Grimmauld Place, n.12

 

Diana mosse leggermente le palpebre. Si sentiva ancora vagamente intontita, ma il mal di testa sembrava migliorato. Aprì lentamente gli occhi ricordandosi di non alzarsi di scatto dal letto come la prima volta. Si portò una mano alla testa, dove la spessa fasciatura era stata rimpiazzata da un più piccolo e meno ingombrante cerotto. La stanza in cui si trovava sembrava non abitata da molto tempo. Le pareti erano rivestite da una tappezzeria giallastra e consunta che in certi punti si stava scollando e da poster e ritagli di giornali. Diana strabuzzò gli occhi, perchè avrebbe potuto giurare che un ragazzo in sella a una scopa su uno di quei poster si fosse mosso, ma probabilmente la botta in testa era solo stata più forte di quanto ricordasse. 

L’ambiente era tetro e inquietante: odorava di polvere e di muffa. 

Diana rabbrividì sotto le coperte.

Si voltò verso la finestra, da cui non vedeva luce entrare attraverso le pesanti tende marroni. Doveva essere pomeriggio inoltrato. Per quanto tempo era rimasta priva di sensi? Avrebbe preferito rimettersi a dormire, ma ogni dannata volta che chiudeva gli occhi rivedeva lo sguardo folle della donna dai capelli corvini e dell’altro individuo. Non capiva se fosse la realtà o il ricordo di un sogno, ma solo l’idea la terrorizzava. Un enorme creatura mostruosa che si avvicinava a lei, che non riusciva a muoversi nemmeno per scappare. Si sentiva inerme e il respiro le si bloccava nel petto.

Automaticamente, cercò con la mano l’orologio da taschino che portava ancora al collo come un ciondolo e lo strinse nella mano destra. Vi si aggrappò con tutte le sue forze come se il ciondolo potesse portarla in salvo, come faceva sempre da bambina, quando sentiva troppo la mancanza di sua madre.

Qualcuno bussò alla porta interrompendo il flusso dei suoi pensieri; il visitatore, senza aspettare una risposta, entrò nella stanza.

Diana si rigirò nel letto per vedere chi fosse il suo nuovo arrivato ed emise un profondo sospiro vedendo Fred sulla soglia. Dovevano averlo curato con la magia, dato che sembrava illeso.

-Ciao! - la salutò lui allegramente.

Per tutta risposta la ragazza, allungò una mano giù dal letto per afferrare una delle sue scarpe e lanciargliela contro - Vai via, Fred!

Quest’ultimo, con un movimento della bacchetta, bloccò la sua Converse nera a mezz’aria e la lasciò pigramente cadere per terra, poi si rivolse a qualcuno alle sue spalle, che Diana non riusciva a vedere, dicendo - Avevi ragione, è proprio simpatica....e comunque - tornò a rivolgersi a Diana - non sono Fred.

La ragazza allungò il collo perplessa e il vero Fred con fasciatura al braccio e andatura leggermente zoppicante la salutò dicendo - Ciao Folletto!

Diana aggrottò le sopracciglia perplessa e ricordò vagamente che Fred le avesse detto di avere molti fratelli, tra cui un gemello.

- Sono George - si presentò quest’ultimo esibendosi in un profondo inchino - al suo servizio, madamigella!
-Nella vostra famiglia siete tutti così cazzoni o solo voi due siete usciti cosi? - chiese Diana con fare scontroso mentre si rimetteva supina a fissare il lampadario impolverato appeso al soffitto.

Per tutta risposta George Weasley inarcò un sopracciglio con aria sarcastica e lanciò un’occhiata al fratello che con aria altrettanto sarcastica le rispose - Sta a te volerlo scoprire...

L’altra Converse fu scagliata verso Fred Weasley che ridendo la afferrò al volo con il braccio sano.

- Dai, scherzavo! Direi che ora che hai terminato le cose da lanciare possiamo avvicinarci... - constatò Fred muovendo un passo verso il letto - ti va di scendere a mangiare qualcosa?

Diana rispose che non aveva fame e si girò, avvolta nelle coperte a guardare la finestra dando le spalle ai gemelli.

- Mmh... - sentì un mugugno proveniente da una delle due teste rosse presenti nella stanza - dai, Georgie, andiamo... - e dopo qualche protesta da parte del gemello la lasciarono nuovamente sola.

Rimase lì, avvolta nella coperta a guardare la pioggia infrangersi sui vetri, fino a che questi divennero luminosi e poi di nuovo bui, segno che una giornata era passata.

Si sentiva sola, abbattuta e senza forze. Non si sentiva nemmeno in grado di piangere. Voleva solo rivedere zia Karen. Non le importava più che le avesse mentito. Voleva solo che stesse bene, che varcasse la soglia di quella stanza inquietante per riportarla a casa e continuare la loro vita. Chiusa lì dentro si sentiva inutile, impotente e spaventata.

Diana sentì un leggero bussare alla porta e roteò gli occhi al cielo, immaginando che fossero i gemelli che tornavano di nuovo alla carica, ma la porta in legno scuro rivelò un’alta figura dalla chioma bionda fluente che portava un vassoio tra le mani. 

- Magari non ti va di scendere, ma ho pensato che non puoi non avere fame - cinguettò la super top model bionda con un marcato accento francese mostrandole il contenuto del vassoio facendo capolino nella stanza.

Diana si mise a sedere e la vista dei panini e del succo d’arancia le fece brontolare lo stomaco dalla fame. Sorrise timidamente alla ragazza per ringraziarla e agguantò un panino dal vassoio che le aveva appoggiato sul comodino.

 - Io sono Fleur, comunque - si presentò lei con un sorriso sincero sedendosi in fondo al letto - come va la testa?

-Meglio... - bofonchiò Diana tra un boccone e l’altro e dando un’occhiata alla porta socchiusa, oltre la quale si sentiva provenire un gran baccano.
-Oh, non preoccuparti, Fred e George non ci sono - la rassicurò Fleur comprensiva - possono essere un pochino chiassosi e invadenti e...
-... e idioti! - terminò la frase Diana smettendo di masticare con espressione seria - ehm, avete notizie di mia zia? - chiese poi chinando lo sguardo sulle pieghe del copriletto.
-No - le rispose diretta Fleur - ma fidati che qui sei al sicuro e stiamo facendo di tutto per ritrovare lei e Mundungus. So che il tuo umore non è dei migliori, ma fidati. Vieni al piano di sotto con noi. I gemelli volevano solo distrarti un po’...credo...

Diana mandò giu l’ultimo boccone e guardò gli occhi celesti di Fleur e ammise - Forse sono stata un po’ maleducata con loro...

Fleur scoppiò a ridere con un suono melodioso e buttando la testa all’indietro disse - Oh..credimi, ogni tanto ci vuole che li rimetta al proprio posto!

Diana abbozzò un sorriso provando un’istintiva simpatia per la ragazza che aveva di fronte e sentendosi un po’ più a suo agio le chiese - Anche tu sei loro parente?

-Più o meno... - dichiarò lei debolmente e cercando di trattenere un sorriso mostrandole un piccolo anello con una pietra rossa sull’anulare sinistro - sono la fidanzata di Bill e ci sposeremo l’anno prossimo.

Diana non aveva idea di chi fosse Bill, ma le sembrò doveroso fare le sue congratulazioni tra un sorso di succo e l’altro.

-Visto che ti senti meglio...che ne dici di una doccia calda e poi magari ci raggiungi di sotto? - propose poi Fleur con un sorriso - ti lascio qualche mio vestito pulito da mettere.

Diana si limitò ad annuire perchè tutte quelle attenzioni le avevano provocato un improvviso groppo alla gola e si sentiva già la vista offuscata da lacrime di gratitudine che riuscì stoicamente a trattenere.

Dopo la doccia si sentì decisamente più rinfrancata. Gli abiti che Fleur le aveva lasciato non erano propriamente della sua taglia, dato che la francese era molto più alta di lei. Infilò una maglia nera un po’ troppo larga a cui arrotolò le maniche e un paio di jeans lunghi e larghi a cui fu costretta a fare un paio di risvolti in fondo. Si lanciò un’occhiata nello specchio opaco e deteriorato: sembrava una bambina che aveva rubato gli abiti alla madre. Con un pesante sospiro si decise a scendere al piano di sotto immaginando già le prese in giro con cui sicuramente l’avrebbero apostrofata Fred e George.

Il corridoio era tetro e ricoperto di arazzi pieni di polvere; quasi all’imbocco delle scale, Diana sobbalzò nel vedere la parete. Non c’erano più arazzi, ma teste impagliate di creature strane, che le davano i brividi. Velocemente si recò al piano di sotto, dove la signora Weasley si aprì in un sorriso sorpreso nel vederla comparire in cucina.

-Cara, come ti senti? So che hai già mangiato qualcosa, ma tra poco arriveranno tutti per la cena. Ti va ancora qualcosa?
-Certo, grazie - sorrise Diana - diciamo che ho un po’ di pasti arretrati da recuperare.

Nel frattempo Fleur le aveva raggiunte e, rassicurandola con un sorriso, agitò appena la bacchetta magica nella sua direzione e magicamente gli abiti che prima le erano abbondanti, le calzarono a pennello.

- Grazie - le sorrise educatamente Diana con espressione meravigliata davanti all’incantesimo.

Si creò un silenzio imbarazzante nel quale le tre rimasero a guardarsi con dei sorrisi di circostanza, ma il momento di quiete fu prontamente interrotto da un trambusto nell’ingresso che annunciava l’arrivo di qualcuno.

- Fa che non sveglino ancora il ritratto della signora Black... - borbottò tra sé la signora Weasley esasperata portando il pollice e l’indice a massaggiarsi le palpebre.

Diana non fece in tempo a domandarsi chi fosse la signora Black e perchè mai un ritratto avrebbe dovuto urlare, che due teste rosse fecero capolino in cucina.

-Buonasera madre! - salutò Fred in modo estremamente teatrale fingendo un baciamano a Molly Weasley - ottima giornata...come... - si bloccò a metà frase vedendo che all’interno della stanza c’era anche Diana.
- Chi è riuscito a fare uscire il Folletto della Cornovaglia dalla sua stanza? - chiese George indicandola sconvolto
- Io - sorrise Fleur con le braccia conserte e un’aria di superiorità.
- Avevo scommesso tutto sulla mamma! - si lagnò in tono tragico George
-Hai perso! - lo canzonò Fred con un sorriso
- Anche tu hai perso - gli fece notare George - anzi, tu proprio non facevi parte della sfida dato che hai scommesso su te stesso! Non è valido!

Diana non poté fare a meno di sbuffare una risata al comportamento dei due gemelli.

Fred si finse ancora più stupito e esclamò - Le avete fatto anche un Incantesimo Rallegrante? Perchè non è possibile che sia così sorridente di sua spontanea volontà...

- Fred! George! - esclamò Molly Weasley arcigna con le mani posate sui fianchi per difendere Diana - ora basta! Lasciatela un po’ in pace!

Diana stava già elaborando una rispostaccia da dare a Fred, ma un baccano e dei miagolii risentiti attirarono i presenti verso il soggiorno, dove un turbinio di pelo e lamenti si dimenava sul tappeto nero.

La signora Weasley agitò la bacchetta mormorando: - Arresto momentum! 

Solo mentre le due creature fluttuavano in aria come mosse a rallentatore, Diana riuscì a distinguerle.

- Antares! - esclamò correndo verso il suo gatto grigio che roteava in aria spaventato e prendendolo tra le braccia. 

L’altro essere era una delle creature più brutte che la ragazza avesse mai visto. Piccolo, dalla pelle color fango e rugosa, una piccola testa butterata sormontata da due orecchie lunghe e flosce, un enorme naso adunco che quasi sfiorava le labbra sottili dischiuse a urlare insulti tra i più fantasiosi contro i presenti.

Fred e George sogghignarono tra loro e poi il primo, in tono teatrale, esclamò:

- Diana, ti presento Kreacher, l’elfo domestico.

Diana inarcò le sopracciglia perplessa, mentre Kreacher si lamentava tirandosi le lunghe orecchie: - Oh se la padrona sapesse la feccia che entra nella sua dimora! - e detto questo cercò di nuovo di scagliarsi su Antares, che si trovava in braccio a Diana.

- Ehi, lascialo stare! - esclamò lei voltandosi per difendere il suo animale domestico mentre George acciuffava Kreacher e lo portava al piano di sopra - a proposito, come è arrivato qui Antares? - chiese Diana a Fred.
- Oh, lo ha portato George quando è tornato da Edimburgo dopo la ricognizione al negozio - spiegò Fred.

George tornò in soggiorno e continuò la spiegazione del fratello: - Si, non ha smesso un secondo di strusciarsi sulle mie gambe e quindi ho pensato di portarlo qui.

- Venduto... - sibilò Diana all’orecchio a punta e peloso di Antares, che noncurante continuò a  leccarsi una zampa come se nulla fosse accaduto.

 

Le settimane successive parvero a Diana come vissute attraverso una bolla che la separava dal mondo esterno. I giorni procedevano lenti e senza nessuna novità su zia Karen e Diana iniziava a sentirsi irrequieta. Si era ristabilita completamente dalla ferita alla testa e dalle altre contusioni, ma il suo sonno era ancora disturbato da incubi incessanti. Non faceva che rivedere il ghigno folle di Bellatrix Lestrange e lo sguardo feroce della bestia che era con lei. Non ne aveva parlato con nessuno, perchè non riusciva a capire se quelle immagini fossero frutto della sua fantasia o eventi realmente accaduti.

La vita a Grimmauld Place era abbastanza frenetica: ogni giorno c’era qualcuno che entrava, qualcuno che usciva, qualcuno che si fermava per cena e qualcuno rincasava a notte fonda. Sembrava che l’unica a rimanere immobile in quel caos fosse solo Diana.

Man mano aveva conosciuto tutti i membri dell’Ordine della Fenice, una specie di associazione segreta che cercava di opporsi a questo Tu-Sai-Chi di cui nessuno le voleva dire il nome: Kingsley Shacklebolt dalla voce profonda le incuteva tranquillità, Remus Lupin dallo sguardo malinconico, ma sempre con una parola gentile per tutti, Malocchio Moody le aveva fatto veramente impressione con tutte le sue cicatrici, l’occhio di vetro e la gamba di legno, Ninfadora Tonks con quell’espressione simpatica e i capelli sempre di un colore diverso ogni giorno. I membri dell’Ordine della Fenice erano stati gentili ad ospitarla a Grimmauld Place, ma Diana non vedeva l’ora di ritrovare zia Karen e tornare alla loro vita di sempre.

Inevitabilmente, però, la sua vita non avrebbe mai più potuto essere la stessa.

La rivelazione dell’esistenza della magia l’aveva riportata a rivangare vecchi ricordi dei propri genitori, che aveva tentato di dimenticare. Tanti interrogativi che si era sempre posta, assumevano tutt’altro significato. Ecco perché Daniel Harvey pareva sempre aspettarsi qualcosa da lei. Diana ricordava di aver passato la sua infanzia a cercare di rendere fiero l’altezzoso padre eccellendo a scuola con degli ottimi voti o nei vari sport al quale i suoi genitori decidevano di iscriverla. Era diventata una sfida cercare un gesto di gioia o di orgoglio del padre, ma questi non arrivavano mai. Nonostante Sarah Harvey non facesse che rincuorare la figlia dicendo che il padre era fiero di lei, Diana non riusciva a crederci. 

E ora tutto era chiaro.

Suo padre doveva sempre aver sperato che Diana fosse una strega, come la madre. Diana ricordava i suoi undici anni come uno dei periodi peggiori della sua vita: sua madre gravemente malata, che faticava a reggersi in piedi e il padre che la allontanava sempre più, fino a che, un bel giorno, Daniel Harvey, con delle profonde occhiaie scure e gli occhi colmi di lacrime le aveva annunciato, che sua mamma non c’era più e con la scusa dell’organizzazione del funerale, l’aveva temporaneamente lasciata a vivere da zia Karen. I giorni erano diventati settimane e poi mesi. Daniel passava per delle brevi e fredde visite, che diventarono sempre più rade, fino a che un giorno zia Karen, con il suo modo di fare schietto che Diana aveva imparato ad apprezzare, le aveva detto che da quel momento in avanti sarebbe vissuta con lei perché il padre non era più in grado di occuparsi della figlia.

Diana sorrise amaramente tra sé al pensare a come si era sentita. Orfana di non solo un genitore, ma due quasi in un colpo solo. Non riusciva a provare pena o nostalgia per quel padre che non riusciva quasi a considerare più come tale e che l’aveva abbandonata nel momento in cui avevano più bisogno l’uno della l’altra. 

In quel momento, a Grimmauld Place, l’avere sotto il naso, ogni giorno, uno dei probabili motivi per cui suo padre non le aveva mai voluto veramente bene, ossia la magia, la faceva soffrire.

Si alzò dal letto sul quale era rimasta a fissare il vuoto in preda ai propri pensieri mentre tormentava con le dita il suo ciondolo-orologio e si incamminò verso la stanza in fondo al corridoio. La porta era chiusa. Si fermò a fissarsi i piedi, esitando, ma alla fine bussò.

La porta si aprì da sola.

Diana sbuffò, mentre entrava nella camera solitamente occupata da Fred e George Weasley, dentro la quale, però, c’era solo George, chino alla scrivania a mescolare chissà quale intruglio dei suoi.

- Ciao Pixie! - la salutò voltando impercettibilmente la testa verso di lei - che ci fai qui?

Per tutta risposta, la ragazza si lasciò cadere su uno dei due letti con il copriletto rosso e oro, sbuffando. Nelle settimane passate a Grimmauld Place, Fred e George le avevano affibbiato una quantità di nomignoli impensabile, tra cui Pixie o Folletto della Cornovaglia, che Diana aveva scoperto essere sinonimi; la cosa non le aveva dato più di tanto fastidio, fino a che Tonks non le aveva mostrato un’immagine di quelle orrende creaturine. Quel giorno aveva dovuto sforzarsi per contenere i suoi istinti omicidi nei confronti dei gemelli.

- Fred non c’è? - chiese lei percorrendo con il dito il profilo dorato del copriletto e ignorando la domanda di George.
- È al negozio, perché? - chiese George distogliendo l’attenzione dalle sue fialette per guardare la ragazza in modo interrogativo.

Diana spesso dimenticava che quei due avessero un lavoro; stentava a crederci, ma avevano un negozio di trucchi e scherzi magici. Si era domandata più volte come potessero campare con un negozio che vendeva solo quel genere di articoli, ma i due gemelli si erano prodigati nelle spiegazioni assicurandole che in tempi di terrore per gli attentati dei Mangiamorte e il ritorno di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato, i maghi avevano un immenso bisogno di distrarsi e che, quindi, il loro negozio stava riscuotendo un enorme successo.

L’espressione perplessa di George era totalmente giustificata, dato che difficilmente Diana aveva volutamente passato del tempo con loro. In certi giorni condividevano lo stesso tetto, ma non è che avessero propriamente dei dialoghi, anche perchè Diana era fermamente convinta che non fosse possibile avere una conversazione seria con quei due. Di certo non aveva mai piú parlato di quello che era successo al negozio Harvey e Diana cercava di sviare ogni tentativo di Fred di parlarne. Aveva notato che spesso, quando non stava progettando qualche scemenza delle sue insieme al suo complice per eccellenza, il ragazzo la fissava come se lei fosse una bomba a orologeria pronta ad esplodere e questo non faceva altro che metterla a disagio. Dall’altro lato, una piccola parte della ragazza non riusciva a non avercela con lui. Ogni volta che lo guardava non poteva fare a meno di pensare che da quando Fred Weasley aveva varcato la soglia del negozio Harvey, la sua vita era praticamente andata a rotoli. 

- Volevo parlargli di una cosa... - asserì Diana con tono vago posando lo sguardo sulla finestra.
- Ma davvero?  - chiese George con tono di sfida incrociando le braccia sul petto - e di cosa?

Diana roteò gli occhi al cielo e si alzò spazientita per lasciare la stanza senza accorgersi che qualcuno si era materializzato nella stanza e lei ci aveva praticamente sbattuto il naso contro.

- Ehi - la rimproverò il nuovo arrivato - guarda dove vai, Folletto!

In tutta risposta, Diana strinse i pugni, alzò lo sguardo ad incrociare quello di un Fred Weasley appena arrivato e gonfiò leggermente le guance imbronciata al sentire per l’ennesima volta quello stupido soprannome.

- Oh, che paura! - esclamò Fred portandosi le mani sul volto ridendo.
- Eh si, dovresti averne - lo rimbeccò George ridendo mentre si rimetteva al lavoro sul suo set di fialette - Diana era appena venuta a cercare proprio te!

Fred tornò immediatamente serio e assunse un’espressione sconcertata.

- Si...ecco ti volevo parlare di una cosa... - cercò di dire lei imbarazzata allungando il collo verso George e aggiungendo - in privato.

Fred sgranò gli occhi e George lasciò cadere una fialetta che si infranse a terra in una nuvoletta di fumo verde acido. Con un colpo di bacchetta, George ripulí il danno e si alzò di scatto per lasciare la stanza con un sorriso beffardo in volto; arrivato quasi sulla soglia si fermò e dichiarò:

- Ragazzi, se dovete fare zozzerie usate protezioni e soprattutto non usate il mio lett...- si dovette interrompere a metà frase perché Diana gli aveva lanciato una precisa cuscinata dritta in faccia e poi lasciò la stanza ridendo.

Fred rise tra sè e sè mentre togliendosi la giacca e le scarpe si accomodava su uno dei due letti distendendo le gambe, accavallando un piede sull’altro e mettendo le mani dietro la nuca, chiese a Diana: 

- Allora, Pixie, sei venuta a dichiararmi tutto il tuo amore? 

Un altro cuscino piroettò per la stanza e finí in faccia a Fred Weasley, che mugugnò qualcosa sul fatto che la ragazza non facesse altro che lanciargli addosso oggetti.

- Pff... ti piacerebbe! - rispose a tono Diana, già irritata all’ennesima potenza per le solite battutine dei gemelli - ti volevo dire che ho intenzione di andarmene.

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Ciao a tutti!
Oggi vi lascio un capitolo un po' lunghetto, ma mi sembrava che dividerlo in due avesse un po' poco senso. 
Un po' di vita quotidiana a Grimmauld Place e si scopre qualcosina in più sul passato di Diana; i prossimi capitoli saranno un po' più avvincenti (o almeno spero...)
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
A presto!
P.S. Fleur non è proprio in linea con il personaggio come lo conosciamo ma è una scelta voluta...mi è sempre dispiaciuto un po' che fosse descritta come snob e un po' antipatica, quindi ho pensato che almeno con Diana avrebbe potuto andare d'accordo :) 
  
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