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Autore: Scribbling_aloud    06/09/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 7 – L’Horcrux
 
Si svegliò di soprassalto. Ginny lo stava scuotendo gentilmente ‘Harry, dobbiamo parlare’
‘Non possiamo farlo domani?’ rispose assonnato, si sentiva stanco e frastornato, sicuramente non in vena di sostenere una conversazione che non poteva che rivelarsi complicata riguardante Ron.
‘No, dobbiamo farlo ora! Mentre Lily sta dormendo e ti devi vestire’
‘Cosa? Perché?’ bofonchiò confuso alzandosi e seguendola seguì fuori dalla stanza.
Quando la porta ffu chiusa dietro di loro Ginny parlò ‘Devi andare a vedere come sta Hermione. Penso che Hugo sia ai Burrow stanotte ma non ne sono sicura. E giudicando dalla condizione in cui versa il nostro salotto non voglio immaginare lo stato in cui la troverai’
Apprensione guizzò negli occhi di Harry.
‘Non penso le abbia fatto del male ma sicuramente non sarà stato gentile’ Ginny aggiunse vedendo la sua espressione.
La preoccupazione intimandogli fretta si cambiò i vestiti in un battibaleno e si fiondò di sotto seguito da Ginny, seguendo un impulso, si fermò sulla porta, prese Ginny attorno alla vita e la baciò poi la fissò negli occhi per trasmettere tutto quello che sentiva ‘Sei un angelo e non ti merito’ disse serio.
Lei rise accarezzandolo ‘Non sono niente del genere ed è il contrario. Ora vai!’ disse districandosi dalla sua stretta e aprì la porta.
Si ritrovò un secondo dopo fuori nella notte gelida e focalizzando il quartiere di Ron e Hermione fece il passo per smaterializzarsi.
Si preoccupò di apparire nel cimitero dietro la chiesa dove sapeva che e nessun babbano avrebbe potuto vederlo. Camminò veloce per la via principale, che era molto tranquilla a quell’ora, solo due gatti gironzolavano rovistavano in una pattumiera lì vicino. Il suo respiro formava una nuvola di fronte alla sua faccia, il freddo era mordente, mise le mani in tasca per cercare di tenerle al caldo.
Hermione e Ron vivevano in una casa moderna con un giardino di fronte. A Harry faceva sempre venire in mente Privet Drive, 4 quando ci andava. Tutte le case nella via avevano lo stesso aspetto, tutte con un giardino perfetto. Hermione faceva miracoli per farla sembrare una normale casa di babbani. Solo andando dietro all’edificio, nel giardino sul retro, uno poteva accorgersi che non poteva essere quello che sembrava. Nell’atmosfera c’era una chiara scia di magia. Era selvaggio, con scope per bambini e giochi magici sparsi dappertutto. Alcuni gnomi da giardino scorrazzavano liberamente. Hermione li aveva portati lì per intrattenere Crookshank. Ora che il gatto non c’era più se la spassavano alla grande.
Si fermò davanti alla porta indeciso sul da farsi.
Cosa fare se Ron fosse stato lì? Sicuro non avrebbe preso bene la sua presenza.
Camminò su e giù indeciso. Tutte le luci erano spente. Ma poi arrivò alla conclusione che se Ron fosse stato a casa infuriato contro di lui sicuro non se ne sarebbe andato a dormire come se niente fosse. Probabilmente non c’era.
Si azzardò a bussare alla porta. Nessuno rispose. Provò di nuovo con più decisione. Nulla. Era però determinato ad entrare per essere sicuro che Hermione stesse bene. Andò alla porta sul retro, prese la sua bacchetta e sussurrò l’incantesimo per aprirla. Hermione e Ron gli avevano detto come fare in caso di emergenza. E questa era decisamente un’emergenza.
Tutto era buio nella cucina. La luce della luna era proiettata sui mobili creando delle lunghe ombre nella stanza ma tutto sembrava in ordine, com’era abituato a vederlo.
Si mosse cautamente cercando di evitare ogni rumore fu quando passò la porta della cucina che sentì un singhiozzo provenire dal salotto.
Hermione era seduta in un angolo, in ombra. Era tutta rannicchiata, immobile. Un raggio di luce che veniva dalla finestra cadeva sopra le sue dita incrociate, le sue braccia attorno alle ginocchia, la sua fronte appoggiata su di esse. Harry la fissò per un momento, era sollevato nel trovarla sana e salva ma allo stesso tempo gli rammentò anche la notte di diciannove anni prima quando Ron li aveva lasciati. La stessa posizione, la stessa angoscia. Pronunciò il suo nome. Lei saltò per aria emettendo uno strillo acuto ma poi riconoscendolo, si premette una mano sul petto ansimando ‘Cavolo Harry! Volevi farmi venire un infarto o cosa?!’
‘Scusa, ho bussato ma nessuno ha riposto e pensato di fare piano nel caso…’
La sua faccia era rossa e gonfia, la luce pallida si rifletteva nei suoi occhi dove poteva leggere tutte le emozioni che aveva affrontato in quella serata ‘…nel caso Ron fosse qui. Deduco che è venuto da te.’
Tirò su con il naso. Doveva aver pianto per ore.
‘C’è Hugo?’
Lei scosse la testa ‘Grazie al cielo no. Ho immaginato che sarebbe venuto da te! Era furioso! Non l’ho mai visto così! Sembrava matto! Ho avuto paura di quello che avrebbe potuto fare…’ lo guardò interrogativamente per delle spiegazioni ma lui non voleva darne per il momento, aveva una domanda più importante da porle.
‘Perché diavolo gliel’hai detto? Perché dopo quasi vent’anni gliel’hai detto?! Che bisogno c’era???’
Lei rimase sbalordita da quel rimprovero ‘Non è esattamente che gliel’ho detto! Mi spiace Harry ma a essere sinceri sono molto sorpresa che non l’abbia scoperto prima! Quando ci siamo messi insieme ero sicura che sarebbe venuto fuori ed ora pronta a mentire nel caso sarebbe successo anche se, a essere sincera, non so esattamente cosa avrei potuto dire, ma non è successo! Non ero preparata e lui ha capito subito dalla mia esitazione che eri tu. Ho provato a spiegargli ma non ascoltava! Mi ha urlato delle cose orribili ed è scappato via prima che potessi fermarlo.’
Harry non capì ‘Ma perché pensavi che l’avrebbe scoperto?’
Lei lo guardò impaziente ‘Harry non fare il sempliciotto! Era la prima volta per entrambi! Non lascia traccia sugli uomini ma sulle donne sì sfortunatamente!’ Esclamò amaramente.
Comprensione calò su di lui, stranamente non ci aveva mai pensato. Per essere sinceri non ci aveva più pensato dopo che era successo. Dopo che Ron tornò, quella notte di diciannove anni prima, tutto cominciò a succedere con passo pressante fino al duello di Voldemort. E quando riuscì a sconfiggerlo tutta una serie di eventi succedettero. Stava finalmente cominciando finalmente a vivere la sua vita senza la minaccia di morte. Semplicemente non ci si era più soffermato a rifletterci.
Ma poi un dubbio fece largo.
‘Com’è che se n’è accorto ora quindi?’ Harry chiese sedendosi di fianco a lei.
Lei, corrucciata, si rilassò in una posizione più comoda ‘Non ne ho idea, a parte che oggi ha passato la giornata con Lee. Sai come si vanta della sua vita sentimentale. Magari gli ha detto qualcosa che gli ha fatto capire che non era stata la mia prima volta con lui…’
Rimasero in silenzio per un paio di minuti. Non avevano mai parlato di quelle notti tra di loro. Il desiderio di far finta che non fosse mai successo era così forte che tacitamente erano stati d’accordo nel non menzionarlo. Harry pensava che parlarne sarebbe stato imbarazzante ma realizzò con sollievo che non lo era. Ginny aveva ragione, era successo tanto tempo prima in un momento difficile delle loro vite, ma non aveva mai influenzato la loro amicizia.
In ogni caso si sentì in dovere di scusarsi, uno scusa dovuta da molto tempo ‘Scusami Hermione’
‘Per che cosa?’ chiese lei sorpresa
‘Per quella notte. Sono sicuro che tu non l’avresti mai fatto, mi sono comportato vergognosamente.’
Hermione sorrise ‘Sei dolce ma non è che mi hai violentato o cosa. Ero lì. L’ho fatto anch’io. Ero perfettamente consapevole di quello che stavo facendo… Mi sentivo solo così…’ lui completò la frase di lei ‘sola’. Lei annuì.
‘E’ una fortuna che non sei rimasta incinta…’
Lei aggrottò la fronte ‘Fortuna?’
‘Beh, sì…’
Lei roteo gli occhi ‘Harry la tua ingenuità è disarmante… Non era fortuna, sapevo come non farlo succedere’
Questa rivelazione fu del tutto inaspettata per Harry ‘Intendi un incantesimo?’
‘Certo che intendo un incantesimo! Qualcuno doveva pensarci e visto che non sembrava che tu lo stessi facendo…’
‘Ma… Come facevi a saperlo?’
Harry pensò alla biblioteca di Hogwarts. Sicuro non poteva averlo letto lì.
Lei roteò gli occhi con ancora più enfasi ‘Harry ho passato sei anni nello stesso dormitorio con altre quattro ragazze e anche se in quello maschile sembra che abbiate parlato solo di Quidditch non era lo stesso nel nostro. E credimi quando ti dico che non erano esattamente delle santarelline come me.’
Harry rimase di sale ‘Porca miseria! Con chi è che Parvati se la faceva????’
Lei, accigliata, gli diede uno schiaffo sulla spalla ‘Non siamo qui per parlare della vita amorosa di Parvati!’ ma poi si lasciò andare un po’ ridacchiando appena ‘vabbè dai visto che è passato un sacco di tempo e non la vediamo più…’ gli si avvicinò con un’aria complice e, sempre ridacchiando, gli raccontò la storia di un ragazzo babbano che aveva incontrato in estate e di tutto quello che era successo. Harry sghignazzò divertito a questo gossip vecchio di vent’anni e se la risero insieme per un po’ spettegolando sull’amore adolescenziale di Parvati e fu quasi come essere di nuovo nel dormitorio del Grifondoro, di fronte al fuoco per un momento.
Ma sfortunatamente, non erano più teenager, non erano nel dormitorio di Grifondoro ma in casa di Hermione e Ron aveva appena cercato di usare la maledizione Cruciatus su Harry. Il silenzio che seguì il momentaneo divertimento scacciò via le ultime risate, portandoli indietro alla poca felice realtà della situazione. E la colpa di quello che avevano fatto, pesò sulle loro spalle più pesante che mai.
‘Devo andare. Ginny mi sta aspettando e sicuro sarà preoccupata.’ Harry disse guardando il suo orologio.
Gli occhi di Hermione si spalancarono sentendo quel nome ‘Come..?’ azzardò esitante.
‘E’ ok. Capisce e non ci da colpe. Però ti posso garantire che non è stato proprio un sabato sera divertente’
Harry le spiegò cos’era successo e mentre raccontava, incredulità comparì sul viso di lei ‘Una maledizione imperdonabile’ esclamò esterrefatta ‘Dove pensi che sia ora?’
‘Ai Burrow? Non ne ho idea. Lo scopriremo, ma non penso che possiamo fare molto ora’ Era già passata la mezzanotte ‘Hermione devo proprio andare ora. E’ tardi ma non ti lascio qui. Vieni con me, puoi dormire nella camera di James’
Si alzò, aveva fretta ora di andarsene da quella casa. Non sarebbe apparso affatto bene agli occhi di Ron trovarlo lì con Hermione. Ma sicuro non l’avrebbe lasciata sola. Non si fidava di lui nel caso fosse tornato a casa.
Lei non ebbe bisogno di essere convinta. Probabilmente ebbe la stessa sensazione. Prese velocemente le poche cose che le servivano e lasciarono la casa in tutta fretta.
Ginny li stava aspettando e Harry poté vedere sollievo sul suo viso quando aprì la porta nel vederli sani e salvi. Hermione, però, dall’altra parte esitò. Si fermò sulla soglia della porta incerta sulla reazione che Ginny avrebbe potuto avere. Harry si sentì all’improvviso imbarazzatissimo, il suo sguardo scivolando dall’una all’altra e gli sarebbe molto piaciuto potersi fondere nel muro dietro di lui. Ma Ginny non la lasciò parlare, la abbracciò, e la tirò gentilmente all’interno ‘Ti prendi il raffreddore se stai lì, vieni in cucina’
Hermione sotto quell’abbracciò spalancò gli occhi, sorpresa dall’accoglienza calorosa, Harry vide che cercò di trattenere delle lacrime e, come se quell’abbraccio l’avesse ricevuto lui, si sentì di nuovo a suo agio, grato di avere una donna così comprensiva e splendida al suo fianco.
Hermione seguì Ginny docilmente in cucina cercando di ricomporsi e si sedettero attorno al tavolo ma poi si guardarono senza sapere cosa dire.
Hermione ruppe l’inquieto silenzio per prima ‘Cosa facciamo?
‘Non lo so’ Ginny disse ‘Ma non sarà facile. Per niente’ Si fermò a riflettere ‘Ti ha chiamato bugiardo. Ha detto qualcosa a proposito di un Hocro-qualcosa. Cosa vuol dire? Cosa gli hai detto?’ chiese voltandosi verso Harry. Lui guardò interrogativamente Hermione che annuì appena.
Non avevano parlato a nessuno degli Horcrux, essendo d’accordo che meno persone ne erano a conoscenza meglio fosse ma ora non avevano altra scelta che dirlo a lei. Harry le spiegò brevemente che cos’erano e lei ne fu orripilata ‘Quindi è così che Voldemort è riuscito a tornare dopo aver cercato di ucciderti quando eri piccolo…’
‘Sì’ lui ammise ‘e cercando di uccidermi mi ha fatto diventare involontariamente un Horcrux. E’ per questo che ho potuto vedere Nagini attaccare tuo padre. Non ero posseduto, avevo solo un pezzo dell’anima di Voldemort dentro e vedevo attraverso i suoi occhi mentre uccideva e torturava e ….. altre cose…’ non elaborò oltre vedendo l’espressione incredula di Ginny ‘Non mi hai mai detto niente di tutto ciò… Perché?’ lei chiese esterrefatta.
Lui si fece impaziente ‘Non importa ora! E’ di Ron che stiamo parlando e c’è anche qualcos’altro’ aggiunse rivolgendosi ad Hermione ‘Neanche tu sai di questo. Quando ho aperto il medaglione non ha solo urlato come ti avevamo detto.’ E spiegò la verità di quello che era successo, della voce di Voldemort che portava alla luce le paure e insicurezze di Ron delle figure di lui e Hermione che apparvero dal medaglione baciandosi e le sue parole che dicevano che amava Harry e non lui.
‘E’ stato un momento molto doloroso per lui ’ concluse.
Hermione aveva gli occhi grossi come due piattini ‘Questo è quello che è successo veramente?’
Lui annuì ‘Ovviamente non potevo dirtelo senza tradire lui e dopo che l’ha distrutto gli ho detto che avevi pianto per giorni dopo che lui se n’era andato e che ti volevo bene come ad una sorella ma niente di più ed era la stessa cosa per te. Che poi è vero!’
Lei rimase senza parole.
‘Questo peggiora la situazione migliaia di volte’ Ginny disse pratica ‘Questo è quello che voleva dire quando se n’è andato’
Harry assunse un’espressione interrogativa.
‘Non l’hai sentito?’ Ginny chiese inarcando le sopracciglia perplessa.
Lui scattò ‘Non so se hai notato ma ero molto occupato a tenere su uno scudo di protezione, non essere ucciso e allo stesso tempo ero preoccupato di cosa tu stessi pensando di me’
‘Ha detto qualcosa del tipo “lei era l’unica cosa”. Harry sono sicura che voleva dire che lei era l’unica cosa che aveva vinto su di te.’
Il silenzio calò di nuovo. Hermione stava ormai nuotando in un mare di lacrime.
‘Probabilmente tutte le sue vecchie insicurezze sono ritornate ancora più accentuate scoprendo una cosa del genere’ Ginny aggiunse pensierosa strofinandosi il viso e porgendo un fazzoletto ad Hermione che lo ricevette grata.
Sembrava stanca e preoccupata ‘Non c’è molto altro che possiamo fare ora comunque. E’ meglio se andiamo a letto e domani chiamiamo mamma e papà per vedere se è lì. E se non lo è cercheremo di scoprire dov’è’
Ginny parlò con determinazione ma Harry poté scorgere esitazione dietro le sue parole. Cos’avrebbero fatto una volta trovato? Questo non era qualcosa che avrebbero potuto risolvere semplicemente parlando faccia a faccia.
Quando Ginny e Harry furono a letto, sentendo la sua irrequietezza, lo abbracciò stretto nella penombra.
‘Aggiusteremo la situazione. Non so come, ma ce la faremo. Non preoccuparti’ gli sussurrò.
Lui si rilassò tra le sue braccia ma non rispose, non ne era così sicuro. C’erano troppi problemi irrisolti tra lui e Ron che non si potevano aggiustare così facilmente o velocemente. Se mai Harry si disse abbattuto.
   
 
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