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Autore: malecislove    07/09/2022    0 recensioni
"In una città per metà distrutta dalle bombe, era tra le braccia di un criminale ricercato dalla Confederazione Internazionale della Magia, che aveva ucciso centinaia di persone e pianificava di usare un esercito di Inferi. Avrebbe dovuto provare disgusto solo nel guardarlo, eppure non riusciva a vedere in lui quello che vedevano gli altri(...).
Il racconto di ciò che accadde dopo gli scontri del '32 e del '45, con un finale diverso da quello de “I doni della morte”.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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5 febbraio 1964

Egregio Albus Percival Wolfric Brian Silente, il Ministero austriaco e britannico la contattano con urgenza per una faccenda di enorme importanza riguardante il Mago Oscuro Gellert Grindelwald, da Lei sconfitto e confinato a Nurmengard nel 1945. Come sa, Voldemort sta diventando sempre più potente e sembra pronto a scatenare una guerra; per questo motivo, abbiamo ragione di credere che abbia avviato una massiccia campagna di reclutamento per creare un esercito magico in grado di compiere le peggiori atrocità. Temiamo, perciò, che possa far irruzione a Nurmengard e liberare Grindelwald per spingerlo ad allearsi con lui.
Per questo motivo, abbiamo ancora una volta bisogno delle sue capacità.
Se Lei sarà d'accordo con la seguente proposta, dovrà recarsi a Nurmengard il 10 marzo. Le affideremo la custodia a vita del prigioniero, il quale dovrà essere tenuto nel luogo che riterrà più opportuno sotto la sua strettissima vigilanza e costretto a giurare tramite Voto Infrangibile. 
Comprendiamo il disagio che questa situazione potrebbe arrecare, ma non è possibile lasciare Grindelwald in prigione in un momento così rischioso. Speranzosi di un riscontro positivo a questa lettera, i ministri le porgono i loro distinti saluti.

Dopo aver completato la parte burocratica, noiosa ma necessaria affinché i Ministri non potessero rimangiarsi la parola, Albus si recò insieme a quattro Auror tedeschi sulle alpi austriache. Non era sicuro che portare Grindelwald ad Hogwarts fosse la soluzione migliore, sopratutto perché era convinto che non si fosse redento; tuttavia, provava una debole speranza. Forse, sotto la sua guida e in un ambiente stimolante, sarebbe potuto cambiare.
Ma, dopo l'enorme dolore causato dal duello e da cui si era ripreso soltanto poco tempo prima, valeva la pena ritentare di cercare di recuperare qualcosa che forse era andato perduto per sempre? 
Ciò che pensava lui non importava, però, dato che la richiesta era stata formulata dai ministri in prima persona: anche se non era d'accordo, doveva accettare per il bene di tutti.
-Prego, professore-lo spronò un'Auror- forse si trattava della signorina Longbottom?- affinché salisse le scale che conducevano alla torre in cui era rinchiuso Grindelwald.
Prese un gran respiro, e finalmente ebbe la forza di tirar fuori la bacchetta e di scucire tutti gli incantesimi lanciati da lui stesso sulla porta della cella. 

Quando entrò, Gellert rimase fermo dov'era: raggomitolato sulla branda, il respiro debole e gli occhi semi-chiusi. 
-Gellert, sono io-si annunciò Albus, inginocchiandosi per porsi allo stesso livello del Mago Oscuro. 
-Ti ho visto, di notte-gracchiò Gellert. Non aveva specificato cosa intendesse, ma Albus sapeva che si stava riferendo a una delle sue visioni. Gli toccò braccio per spingerlo ad alzarsi, ma sembrava essere in stato catatonico. Era diventato pelle ed ossa, e teneva i capelli legati con una ciocca stessa di capelli, ormai troppo lunghi per essere tenuti sciolti.
-Ti hanno fatto ingerire qualche pozione, Gellert?-Albus riconosceva l'effetto di una qualche sostanza magica, impossibile da analizzare in una situazione simile.
-Nell'acqua.-
Astuti.
-So che in questo momento é difficile, ma devi alzarti. Ti porto via da qui.-
Gellert tentò di allontanarsi, come disgustato dall'idea di andare via con lui. -Vattene.-
-Per favore, non rendere le cose complicate.-
-Vattene-ripeté il Mago Oscuro, la voce più flebile di prima. La pozione stava continuando a fare effetto, stordendolo per bene. 
Albus sospirò, incerto sul da farsi. Usare l'incantesimo Mobilicorpus era impensabile, considerando che Gellert era ancora cosciente. Allora, con tutta la forza che aveva in corpo, si avvolse un suo braccio attorno al collo e lo sollevò, cingendogli un fianco con l'altra mano per non farlo cadere. -Non crollarmi addosso, resisti un altro po'.-
Con non poca fatica riuscirono a scendere le scale fino ad arrivare alle due carrozze trainate da Thestral: in una si sarebbero accomodati gli Auror che non cavalcavano, nell'altra lui e Gellert.

I quattro maghi puntarono immediatamente le bacchette contro Grindelwald. 
-Abbassate le bacchette, signori-comandò Albus, irritato. -So che quando si tratta di prigionieri del calibro di Grindelwald usate tutte le precauzioni possibili, ma non vi sembra stiate esagerando, considerando che avete chiesto ad un elfo domestico di somministrargli una dose intera di pozione tranquillante, prima che venissi qui?-
-Come osa insinuare una cosa del genere, professore?-
-Non sto incolpando voi, signor Porter. É innegabile, però, che Grindelwald non sia in sé.-
-Sta forse insinuando che il Ministero...-
-Non sto insinuando nulla.- Era saggio troncare la conversazione, gli Auror non avrebbero mai ammesso di aver raggirato i protocolli. 
-Partiamo subito, che ne dite?- Gli Auror non risposero, si limitarono a far aprire la portiera della carrozza e a far accomodare Albus e Gellert, 
-Dove ha deciso di portarlo?-
-Ad Hogwarts.-
-Ma... Professore, ne é davvero sicuro?-chiese l'Auror Longbottom, sconvolta. -Metterà in pericolo i ragazzini, non é sicuro!-
-Stia tranquilla, ho già parlato dei dettagli con il preside Dippet. Possiamo partire, se siete pronti.-
La carrozza spiccò il volo e, approfittando della privacy dell'abitacolo, pulì la pelle del Mago Oscuro con un incantesimo purificante e gli fece materializzare addosso dei vestiti nuovi, con tanto di taglio di capelli. Restava comunque deperito e con le guance scavate, ma almeno lo aveva reso presentabile: Gellert odiava non mostrarsi elegante agli occhi della gente, lo definiva umiliante. Nonostante la debolezza, il galeotto riuscì a sollevarsi e a poggiare stancamente la testa sulla parete in legno della carrozza, rimanendo in quella posizione per tutta la durata del viaggio.

Grindelwald si svegliò in una stanza sconosciuta, dagli arredi estremamente raffinati e con grandi vetrate. Si sentiva stranamente in forze e riposato, pur non avendo alcun tipo di nutrimento in corpo.
Stava iniziando a preoccuparsi, quando Albus si precipitò al suo capezzale, trafelato.
-Ti sei svegliato, finalmente! Per prima cosa, devi mangiare.-
-Non voglio mangiare, voglio delle spiegazioni. Dove sono?-
L'espressione di Albus mutò in una di sorpresa, mista a nervosismo. -Non ti hanno detto niente?-
-Se ti chiedo cosa sta succedendo, evidentemente non mi è stato riferito nulla, non credi?-
Proprio mentre Albus stava per spiegargli tutto, due Auror entrarono senza neanche bussare.
-In piedi, Grindelwald. Assuma la postura corretta per siglare un Voto Infrangibile.-
-State scherzando, spero.- Nessuno dei presenti ebbe la pazienza di aspettare che si alzasse: entrambi gli Auror lo costrinsero a sollevarsi dal letto con un incantesimo, e non ebbe altra scelta se non poggiare la mano sul gomito di Silente e metterglisi di fronte.
-Gellert Grindelwald, é condannato a scontare la sua pena qui ad Hogwarts. Dovrà essere accompagnato in ogni spostamento, a meno che Albus Silente non le dia il permesso di uscire da solo, né userà la magia. Inoltre, non farà del male a tutti coloro i quali risiedono nel castello, studenti in particolare.- Dalla bacchetta dell'Auror fuoriuscì un filo colorato, che avvolse le braccia di Gellert ed Albus, per suggellare il voto. -Ripeta quello che ho detto, in modo che l'incantesimo attecchisca.-
-Non se ne parla nemmeno! Ho smesso di seguire le regole di voi buffoni anni fa.-
-Allora la scorteremo nuovamente a Nurmengard. Non é un problema.-
Non sarebbe tornato in quel posto maledetto nemmeno sotto tortura. 
Capì di aver perso la sua piccola battaglia, e sospirò. -Il sottoscritto Gellert Grindelwald é condannato a scontare la sua pena qui ad Hogwarts. Dovrò essere accompagnato in ogni spostamento, a meno che Albus Silente non mi dia il permesso di uscire da solo, né userò la magia. Inoltre, non farò del male a tutti coloro i quali risiedono nel castello, studenti in particolare.-
Guardò Albus negli occhi, e nonostante il risentimento che provava nei suoi confronti, tornò con la mente a Godric's Hollow, mentre pronunciava le parole che lo avrebbero legato a lui tramite Patto di Sangue. Quel giorno fu speciale, era come se avessero svolto un rito matrimoniale. Albus doveva star pensando la stessa cosa, poiché le sue guance si tinsero di rosella.
-Visto com'é stato semplice? Pensavamo avrebbe posto più resistenza, signor Grindelwald. Forse é la presenza del professor Silente a spingerla a pensarci due volte, prima di tentare qualsiasi azione.-
Gellert trattenne una risata: stavano forse insinuando che lui, il Mago Oscuro più potente degli ultimi tre secoli, avesse paura di Silente? Se non si fosse arreso, probabilmente avrebbe vinto il duello.
Albus lo fece sedere a bordo letto, apprensivo. Nelle condizioni di salute in cui era, persino lo stare in piedi per poco tempo poteva stancarlo. -Grazie per il vostro servizio, signori. Stazionerete ad Hogwarts, oppure verrete a controllare il prigioniero ogni settimana?-Parole pronunciate con cortesia, ma dal significato chiaro: non erano i benvenuti.
I due parvero accorgersene. -Verremo una volta al mese, anche perché sarebbe inutile restare qui. Se lei, il mago più potente del mondo magico non riuscisse a trattenerlo, come potremmo noi?- Si smaterializzarono, andando contro le regole della scuola.

Cos'era appena successo? Era stato tutto troppo veloce, quasi disumano, tanto da far girare la testa a Gellert. 
-É opera tua, non é vero?-Ruppe il silenzio, accettando la scodella di porridge che con un pop! gli era comparsa davanti. Non voleva ammetterlo, ma aveva una fame da lupi; avrebbe voluto divorare il contenuto del piatto, ma aveva ancora una dignità. Così, optò per spilluzzicarlo a bocconi misurati.
-Ti assicuro che non c'entro. Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera del Ministero Austriaco in cui chiedevano di occuparmi della tua custodia, visto che Voldemort potrebbe far breccia nel castello. Ti spiegherò dopo chi é esattamente, ma credo tu ti sia fatto un'idea tramite le visioni. Ho dovuto accettare-si difese Albus. 
-Certo che hai dovuto, perché ritenevi di avermi punito abbastanza! Ho passato vent'anni a Nurmengard, non ti sei degnato nemmeno di scrivermi una lettera.-
-Sai che non potevo. La tua condanna non prevedeva alcun contatto esterno, per spingerti a riflettere sulle tue azioni.-
-Hai idea di cosa significhi stare rinchiusi in una cella gelida, senza nemmeno avere la possibilità di stare al caldo d'inverno?-
-Cerchi sempre di incolpare gli altri, ma la colpa é solo tua!-urlò Albus. Si innervosiva di rado, ma quando succedeva, era meglio rimanere in silenzio. -Non sono stato io a dirti di compiere atti terroristici in giro per l'Europa, barare durante le elezioni, uccidere centinaia di persone e di preparare un esercito di Inferi all'attacco! Sei stato tu stesso a rinchiuderti in quella cella, non importa se hai provato rimorso durante il nostro duello!-
Gellert abbassò gli occhi, offeso. Quelle parole erano fin troppo vere, talmente intrise di verità da far male.
Albus si passò una mano sul viso e prese un respiro profondo per calmarsi. Non era da lui perdere il controllo. 
-Quello che sto cercando di dire, Gellert, è che io ti ho perdonato qualsiasi cosa, nonostante tu mi abbia fatto male e sia colpevole dei peggiori crimini. Tu perché non riesci a perdonare me, che non ti ho mai fatto un torto? Stai avendo la possibilità di rimediare ai tuoi errori, devi sfruttarla.-
Come faceva Silente a provare dei sentimenti tanto intensi per lui, le cui mani si erano sporcate di sangue innumerevoli volte?
-Ti accompagno nelle tue stanze. La camera da letto é comunicante con il mio ufficio, se hai bisogno di qualcosa basta bussare. Non sforzarti troppo, madame Pomfrey ti ha riscontrato una bronchite.-
-Visto che sono ufficialmente agli arresti domiciliari, potrò andare in bagno tranquillamente, oppure devo avere il tuo permesso per non farmi ammazzare dal Voto Infrangibile?-chiese in tono tagliente Gellert. Si maledì mentalmente per aver usato quel tono sprezzante non appena scorse lo sguardo di Albus adombrarsi. Doveva imparare a tenere la lingua a freno, non poteva rispondere così aggressivamente quando non ce n'era affatto bisogno.
-Per quello non é necessario-rispose seccamente Albus, -Per adesso é meglio se non apri le finestre: fuori fa freddo, potresti peggiorare le tue condizioni. Mangia quello che porteranno gli elfi domestici ogni giorno se riesci, ti aiuterà a recuperare peso.-

Ovviamente, Gellert spalancò le finestre, senza un reale obiettivo se non far innervosire Albus. Sapeva benissimo che avrebbe dovuto ascoltarlo, ma la parte più infantile di sé voleva fargli un ultimo dispetto. Se solo avesse avuto la bacchetta, aprire una breccia nelle barriere del castello e far sparire le sue tracce sarebbe stato un gioco da ragazzi! 
Venne scosso da una forte tosse e da brividi di freddo, ciononostante continuò a stare davanti la finestra, a guardare fuori.
Doveva ammetterlo, l'Inghilterra possedeva paesaggi deliziosi.
Le gambe non riuscirono più a reggere il suo peso, e si lasciò scivolare lungo la parete di pietra, mettendosi a sedere scompostamente proprio sotto il davanzale. Albus lo trovò nella stessa posizione ore dopo, la carne gelida e il petto dolorante per la forte tosse.
-Perché non mi dai ascolto nemmeno per le stupidaggini? La testardaggine é sempre stata la tua rovina-sbuffò, aiutandolo a rimettersi a letto e chiudendo le imposte con un rapido gesto del dito. -Hai la febbre alta, stare al freddo ti fa peggiorare soltanto. La bronchite potrebbe aggravarsi, e allora sì che saresti costretto a letto.- Lanciò un incantesimo di Raffreddamento per abbassare la temperatura corporea, per poi andare alla scrivania e cercare boccette in cassetti vari. Preparò un veloce distillato rigenerante, sollevandogli la testa per farlo bere. 
-Non sto morendo-fece notare Gellert, affannato. -Guarirò presto.-
-Lo so, ma al contrario di quello che pensi, io desidero esserti d'aiuto.-Albus posizionò una sedia accanto il letto e vi rimase seduto tutta notte, toccando di tanto in tanto la fronte di Gellert per capire se erano necessarie altre cure e immergendosi nella lettura per non disturbare il suo riposo. Ed era nei momenti in cui era immerso nel suo libro che il Mago Oscuro si concedeva di socchiudere le palpebre e guardarlo, bramoso di memorizzare ogni dettaglio di quel viso angelico. 
Si era reso conto troppo tardi di quanto Albus tenesse ancora a lui; decise quindi di archiviare momentaneamente ogni piano di fuga, consapevole che ogni sua mossa avventata avrebbe automaticamente messo in dubbio la reputazione dell'altro.
Per quanto potesse essere di indole malvagia, non avrebbe mai messo in difficoltà l'unica persona a cui teneva davvero.

Per più di due settimane Gellert non si fece praticamente vivo; si limitava a salutare Albus la mattina, per poi rimanere chiuso in camera per il resto della giornata. Era ovvio che per ricucire il loro rapporto avrebbero impiegato del tempo, tuttavia Albus sperava sempre di poter riacquistare un minimo d'intimità con il Mago Oscuro. Da troppo tempo non conversava con qualcuno sulla sua stessa linea d'onda, che lo capiva appieno con un solo gesto. Avrebbe voluto avvicinarlo, fargli capire che ad Hogwarts non era un prigioniero, ma si tratteneva. Sapeva anche che Gellert durante il giorno aveva visioni continue, e non poteva fare nulla per aiutarlo.
Una sera, però, si trovò costretto a precipitarsi nella sua stanza dopo essere andato in tachicardia senza un motivo apparente. Capì che qualcosa aveva appena sfruttato il legame magico che condivideva con Gellert, e si precipitò nella sua stanza. Lo trovò seduto in mezzo al letto, le lenzuola aggrovigliate in vita e un'espressione di puro terrore in volto. 
La sua intuizione era corretta: il Mago Oscuro aveva avuto un incubo, e tramite il Patto poteva percepire il suo stato d'animo. 
Si accorse di Albus solo quando quest'ultimo gli si mise accanto e gli strinse una spalla per farlo tornare alla realtà.
-Cos'é successo?-
Delle lacrime rigavano le guance di Gellert, gli occhi strabuzzati. -Mi perseguitano, le vedo ovunque ad ogni ora del giorno. Non so più cosa fare, Albus.-
-Chi ti perseguita?-
-Gli uomini e le donne che ho ucciso. Non parlano, ma mi osservano costantemente.-
Possibile che si stesse cominciando a pentire delle sue azioni? In tal caso, Albus doveva restargli il più vicino possibile. Sapeva cosa significava essere sopraffatti dal senso di colpa, non avere nessuno vicino a consolarti; si rischiava di entrare in un circolo vizioso, dal quale difficilmente si usciva senza un aiuto. 
Cercando di non essere troppo invadente, Albus gli prese una mano e la avvolse tra le sue per tenerlo ancorato al presente. Non disse nulla, voleva aspettare che fosse lui a continuare in modo da permettergli di sfogarsi.
-Come ho potuto fare del male a tutta quella gente?-
-Ascoltami, Gellert. Non posso rassicurarti dicendo che hai agito così in base alle circostanze. Voglio però farti una domanda: stai raccogliendo l'opportunità di fare ammenda che ti é stata data?-
-Ci proverò.- 
Il solo guardarlo rendeva Grindelwald desideroso una vita tranquilla, al suo fianco, rabbrividendo al pensiero di aver voluto versare sangue in nome di una rivoluzione mondiale, un tempo. Si stupì dei suoi stessi pensieri: forse la prigione lo aveva aiutato a riflettere veramente, a capire cosa volesse davvero e se fosse pronto a sacrificarlo in nome dell'estremismo politico.
Pian piano riuscì a calmarsi, asciugandosi le lacrime e abbassando un attimo le palpebre per ricomporsi. Avrebbe voluto mantenere per un altro po' le distanze da Albus, ma non ci riuscì; gli si avvicinò e poggiò la testa nell'incavo del collo, inspirando l'odore del bagnoschiuma agli agrumi che gli piaceva usare. 
Non sapeva se si sarebbe redento, era ancora convinto di avere avuto ragione su molte cose, ma poteva provare a cambiare. 
-Albus, promettimi che, quando sarà il momento, mi lascerai usare la magia per combattere Tom Riddle al tuo fianco. Non posso rimanere confinato qui, nel caso fossimo costretti allo scontro.-
-Gellert...-
-Dimmi di sì. Te lo devo.-
Albus si concesse di abbracciarlo, profondamente commosso dal cambio di prospettiva del Mago Oscuro. -D'accordo. Nel caso in cui dovesse succedere l'irreparabile, combatteremo insieme.-

In seguito a quell'episodio, ricominciarono a tessere il loro rapporto; pian piano, Gellert cominciò a sostare nel suo ufficio per ore, a parlare del più e del meno e a condividere i pasti. Nonostante il divieto assoluto di usare la magia senza permesso, continuava ad essere una mente geniale, e condivideva con Albus ogni idea riguardante l'invenzione di strumenti alternativi per incanalare gli incantesimi nuovi che andava scoprendo nella lettura dei libri antichi della biblioteca. Era passato più di un mese dal suo trasferimento ad Hogwarts, e a parte qualche battibecco, non aveva creato nessun tipo di problema, al contrario di quanto si aspettavano tutti. Quando Albus non poteva fargli compagnia per via delle lezioni, rimaneva a guardare fuori dalle finestre a riflettere, e quando andava rincorrendo troppi pensieri alla volta, si metteva a disegnare per riordinarli.
-Oggi verrai con me ad Hogsmeade a pranzo, non puoi non conoscere quel posto.- Albus era appena tornato da una lezione con i ragazzi del quarto anno, raggiante come sempre, e lo aveva sorpreso con quelle parole. 
-Che tono da comandante! Credevo di non poter uscire.-
-Sarai con me, quindi ti é permesso farlo. E poi, detto francamente, non m'importa se il Ministero ha qualcosa da dire: sei sotto la mia tutela, decido io cosa é sicuro e cosa no.- 
-Mi era mancato il tuo lato ribelle- scherzò Gellert, mettendosi a braccetto con Albus. -Fammi comparire un cappotto di sopra, e andiamo.-

Si sistemarono in un tavolo al piano superiore de I Tre Manici di Scopa dopo aver fatto un giro in paese, avvolti da incantesimi di silenzio e invisibilità per sicurezza. Gellert scrutava l'ambiente con curiosità, interessato agli odori che lo pervadevano.
-Cosa ne pensi di Hogsmeade?-domandò Albus, divertito dal modo in cui i suoi occhi eterocromi guizzavano da un punto all'altro.
-É un luogo fiabesco, devo ammetterlo. In Austria non abbiamo niente di simile.-
-Speravo di sorprenderti in qualcosa, visto che il tuo Paese é di gran lunga più intrigante del mio, a partire dal cibo.-
Mentre tagliava il roast beef con crema di zucca appena servito, Gellert sorrise alla sua battuta. Visti dall'esterno, senza gli strati di fatture che li avvolgevano, avrebbero potuto sembrare una coppia normale. 
-Lieto tu abbia capito qual é la nazione migliore. Non ti nascondo che ho pensato più volte di invitarti a Vienna o a Salisburgo, in passato. Avresti adorato i dolci locali.-
-Ricordi ancora le scorpacciate di dolci che facevo da ragazzino? Dovevo essere ridicolo, per rimanerti impresso-sorrise Albus, addentando la sua bistecca.
-Come potrei dimenticare il modo in cui ti si gonfiavano le guance, tanto grossi erano i bocconi che mettevi in bocca? Se non ricordo male, andavi matto per le Frizlemon.-
-Ne compro ancora a pacchi. Sono utili per la concentrazione, sopratutto mentre correggo i compiti in classe.-
-E come mai non ne ho sentito il sapore, in questi anni?-Era chiaro a cosa alludesse. Albus non avrebbe voluto parlarne, non quando stavano riuscendo a dimenticare per poco in che situazione si trovassero, ma adesso che Gellert aveva toccato un tasto dolente senza saperlo, non aveva voglia di mentire. 
-Dopo il Bhutan, le ho mangiate poche volte. Dopo il '45, ne ero disgustato. Non perché non mi piacessero più, ma non riuscivo a consumare dei pasti normali, figuriamoci i dolci. É un pensiero stupido, lo so, ma mi ricordavano l'estate che passammo insieme.-
-Non é stupido, affatto. Anzi, per essere pari, ti svelo un segreto. Ho covato talmente tanto rancore nei tuoi confronti, negli anni in cui ero all'apice del potere, perché ero convinto mi avessi abbandonato. Era un sentimento così forte da non essere contenuto dall'Occlumanzia, Queenie stessa si chiedeva di cosa si trattasse. Anche se adesso cerco di controllarmi, a volte mi ritrovo ad odiarti. Chi é più stupido tra i due? Tu per delle caramelle, o io?- Gellert fece un mezzo sorriso, posando lo sguardo su un punto in particolare del tavolo. Una visione. Da quando si era riconciliato con Albus, gli capitava raramente di vederne di violente. 
-Che coincidenza, ti vedo. Sembra che qui sei abbastanza vecchio, ti ostinerai a tenere la barba lunga. No, adesso la visione é cambiata, stai parlando con la Mc Granitt. Santa donna, anche se credo di non piacerle.-
-Suo marito era un babbano, è naturale il risentimento nei tuoi confronti.-
-Devo riparare al torto che le ho fatto indirettamente, allora. Ho sentito che, dopo te, il professore preferito dai ragazzini è lei. Mi ricorda vagamente Vinda Rosier.-
-Stai scherzando, spero.-
-Non parlo dal punto di vista caratteriale; Vinda era una donna straordinaria, ma più radicale di me. Con somiglianza intendo il rapporto che lega te e la Mc Granitt con quello mio e della signorina Rosier.-
-Eravate amici?-azzardò Albus, mettendo da parte il piatto ormai vuoto. 
-Credo di sì. All'inizio aveva paura di me, ma col tempo ci siamo avvicinati. Era l'unica a cui confidavo i miei piani, spesso rimanevamo nel mio studio a bere del vino, a chiacchierare come due semplici amici. Era l'unica a sapere di te. Era curiosa di conoscerti.-
Albus sollevò un sopracciglio, scettico. -Non credo avremmo avuto nulla in comune.-
-Leggeva i tuoi articoli, ti trovava geniale. O meglio, leggeva gli articoli perché mi portava tutti i giornali per i quali scrivevi. Una volta ha ceduto e mi ha chiesto di passarglieli. Spero siano andati bruciati, altrimenti gli Auror sospetterebbero qualcosa.-
-Tu... hai sempre letto le mie relazioni?-
-Come non potevo? Mi era impossibile espormi con i miei seguaci, perciò mi limitavo ad esultare silenziosamente delle tue scoperte. Devo però dire che è stata dura non urlare di gioia quando hai pubblicato lo studio riguardo i dodici usi del sangue di drago. Semplicemente geniale, davvero. Ne approfitto per complimentarmi.-
Le guance dell'altro si tinsero di un rosso acceso. 
Vederlo in difficoltà per dei semplici apprezzamenti era esilarante. 

-Non é...nulla di speciale. Ho solo studiato l'argomento a fondo e condotto qualche esperimento.-
-Smettila di fare il finto modesto, lo sai benissimo che praticamente nessuno riesce a intuire quello che vedi tu. Forse nemmeno io mi avvicino alla tua, di logica.-
Non appena apparvero le due fette di torta che avevano ordinato, fu il turno di Albus nel farlo sentire (piacevolmente) a disagio.-Ti ricordi quando mangiasti per la prima volta le Cioccorane?-
Le labbra di Gellert si curvarono in un sorriso sghembo. -Non ti saresti spaventato anche tu se una disgustosa rana di cioccolato ti fosse saltata addosso appena aperto il pacchetto?-
-Forse. Ero convinto le conoscessero tutti i ragazzini del mondo magico, ai tempi di Hogwarts erano i miei dolcetti preferiti, con gli altri compagni ci sfidavamo a chi le acchiappava prima.-
Gellert invece non aveva mai giocato con gli altri studenti, né tantomeno stretto delle amicizie. Lo prendevano sempre in giro per i suoi occhi eterocromi, per molti inquietanti, e le sue visioni; un giorno lo avevano stuzzicato con degli incantesimi urticanti e lui, un po' esasperato, un po' consapevole di quello che stava per fare, aveva sguainato la bacchetta e lanciato un Avada Kedavra. Poco prima di essere espulso, aveva provato un moto di soddisfazione misto a colpa. 
Gli si chiuse di colpo lo stomaco, sentendosi soffocare. 
Perché aveva lanciato una maledizione senza perdono, invece di un semplice incantesimo repellente? Come aveva potuto essere così crudele già a sedici anni? 
-Cosa vedi di tanto interessante in me?-Non intendeva essere così diretto, ma la domanda gli era uscita spontanea.
Albus si mise a tamburellare il tavolo con le dita, impensierito. -Qual é il nesso tra le tue domande e le Cioccorane?-
-Nessuno. Stavo riflettendo riguardo l'espulsione da Durmstrang, e non mi ero mai reso conto di quanto mostruosa fosse stata la mia azione. Pur sapendolo, tu hai continuato a starmi vicino, quell'estate. Perché?-
- Sono stati i tuoi occhi. Quando li guardo attentamente, sopratutto quello più chiaro, vedo verità; non in un senso filosofico, intendo i tuoi veri sentimenti. Notavo che, nonostante l'incidente a Durmstrang, mi parlavi sempre in tutta sincerità e mi guardavi come se al mondo esistessi solo io. Spesso, però, mi pento di essere stato con te. Forse sono stato io, inconsapevolmente, a renderti un mostro con le mie idee. I tuoi genitori erano stati uccisi dai babbani da troppo poco e probabilmente avevi avuto visioni sulla prima guerra mondiale, dovevo rendermi conto che avallare i tuoi discorsi e contribuirvi non avrebbe aiutato.-
-Smettila di incolparti per ogni cosa, la strada intrapresa è stata esclusivamente frutto della mia testardaggine. Avrei dovuto ascoltarti, ma ero arrabbiato. Non capivo come potessi rifiutare di occupare la posizione che ti offrivo, senza dover rispondere a nessun superiore, men che meno a me. I miei seguaci, Vinda compresa, avrebbero ucciso senza esitazione per ricevere la stessa offerta.-
Rimasero in silenzio, studiandosi di sottecchi. Alla fine, Albus cedette e sbuffò, scuotendo leggermente la testa con un sorriso accennato.
-Siamo a pranzo fuori, e discutiamo di argomenti non proprio leggeri. É un talento, il nostro.- 
-Sei stato tu a consigliarmi di dirti tutto quello che mi passava per la testa per riflettere sui miei errori, no?- Il tono di voce era polemico, ma anche Gellert sorrideva. Avevano toccato temi pesanti, ciononostante si era ritrovato ad apprezzare la compagnia di Albus, l'unico a dargli l'impressione di non aver sprecato tempo. 
Albus fece comparire dei soldi sul tavolo e offrì il braccio a Gellert, per poi materializzarsi ad Hogwarts.
-Non é proibito materializzarsi entro i confini della scuola?-
-Lo é, ma a volte infrangere le regole é innocuo. Adesso mi sa che devo mettermi al lavoro, i ragazzi del quinto anno vorranno sicuramente i risultati del compito di Difesa entro domani.-
-Posso aiutarti a correggerli?-
Albus si girò di scatto a guardarlo, incredulo. -Dici sul serio?-
-No, ti sto prendendo in giro. Sì, dico sul serio.-
-Allora, ti ringrazio per l'aiuto.-Albus gli fece segno di avvicinarsi, dividendo in parti uguali le pile di compiti. Era genuinamente contento: nelle ultime settimane, il Mago Oscuro aveva mostrato segni di pentimento, e adesso voleva persino aiutarlo con le faccende scolastiche. Non voleva darsi false speranze, ma sembrava stesse cambiando davvero. 
-E... un'altra cosa. Posso baciarti?-
-Da quando ti comporti come un galantuomo?-
-Lo sono sempre. Non mi rispondi?-
-Sì, puoi.-
Fu un bacio breve, ma dopo tutto quello che era successo tra di loro, era un buon inizio. Sarebbe trascorso del tempo prima che potessero riabituarsi a stare insieme, ma forse con un rapporto come il loro trovare l'intimità perduta non sarebbe stato difficile.
Poche ore dopo, quando gli Auror entrarono ad Hogwarts per vedere come si stesse comportando il sorvegliato speciale, per poco non svennero nel trovarlo intento a correggere dei compiti in classe, imprecando per gli errori che riscontrava e lamentandosi dello scarso impegno nello studio. 

16 maggio 1998
Era ormai passati quasi cento anni da quando Silente aveva conosciuto Grindelwald. In quell'enorme lasso di tempo era successo di tutto, ed Albus stesso era diventato una persona completamente diversa. L'unica cosa rimasta immutata era il suo cuore, puro nonostante fosse occupato dall'amore per il Mago Oscuro che da decenni viveva con lui, nella speranza di una sua redenzione.
E alla fine Grindelwald si era redento per davvero, dopo incubi che lo avevano tormentato ogni notte, litigi con Albus e piccoli tentativi di usare nuovamente la magia. Il mondo magico sembrava essersi dimenticato di lui, dopo la guerra causata da Voldemort, durante la quale aveva dato un importante contributo.
Finalmente avevano potuto iniziare vivere, nel vero senso della parola. 

Albus entrò con passo lento in camera da letto, dove Gellert lo aspettava seduto a bordo letto, in viso stampato un sorriso da diciottenne.
-Buongiorno, Preside. Mi piacerebbe salutarla in piedi, ma come sa sono un fragile anziano.-
-Non mi offendo, va bene anche da seduto.-Come ogni mattina, lo aiutò a camminare fino al bagno e a lavarsi, per poi farlo sedere in una poltrona e porgergli i vestiti. 
-Com'é possibile che abbia due annetti in meno di te, eppure sono io tra i due ad avere dolori ad ossa e articolazioni? Non posso neanche più stare con la testa china per leggere- si lamentò Gellert, avvolgendo le braccia attorno al collo di Albus, chinato per mettergli i calzini. -Non ti ringrazio mai abbastanza, mein Schatz. Hai sempre agito per il mio bene, se non fosse stato per te avrei sprecato la mia vita.-
-Te l'ho salvata, ammettilo. Se avessi costruito il tuo regno del terrore e Voldemort ti avesse trovato in queste condizioni, ti avrebbe soffiato il posto di Primo Mago Oscuro.- Albus stava scherzando, ma il suo tono era velato di gratitudine. Non sbagliava nel dire ad Harry che l'amore era l'unica forza in grado di salvare qualcuno, Gellert Grindelwald ne era la prova vivente. 
-Anch'io l'ho salvata a te, vecchietto. Se non avessi avuto quella visione sull'anello dei Gaunt e di Draco, a quest'ora saresti in una bara.-
-Possiamo dire che siamo grati l'un l'altro, allora. Adesso parliamo di cose serie! Quest'anno dove vorresti passare le vacanze estive? Dobbiamo iniziare a pensarci.-
-Qualsiasi luogo, tranne Parigi, Austria e Godric's Hollow, lo sai-rise Gellert, ricevendo con piacere un bacio sulla guancia. -Passeggiata? Magari il sole può aiutarmi a liberarmi dai dolori.-

Molti studenti di quegli anni giuravano di aver visto più volte il loro Preside a braccetto con il mago che terrorizzò l'Europa ben prima di Voldemort nei cortili interni di Hogwarts, ma nessuno ci crede. 

Tutt'oggi, la tomba di Gellert Grindelwald si trova proprio accanto a quella di Albus Silente, in un terreno occupato per secoli soltanto dai presidi di Hogwarts grazie all'aiuto di Harry Potter. Per un uomo tanto grandioso un'eccezione era stata fatta, seppur apparisse stramba agli occhi di tutti, i quali non avevano mai conosciuto il suo segreto. Terribile e doloroso, certo, ma che alla fine gli donò grande gioia.

Angolo autrice
Probabilmente non è la storyline più credibile dato che nel canon difficilmente si sarebbe arrivati alla liberazione di un folle come Grindelwald, ma volevo dare a Silente un finale felice, visto che ha sempre sofferto come un cane XD.
Inoltre, ho deciso di dare un po' di respiro a questi due vecchietti e di ambientare il capitolo nel '64 invece che nel '70, anno in cui Voldemort inizia ufficialmente a combinare grossi casini.
È possibile che più avanti aggiungerò un quarto capitolo con un finale alternativo in cui Gellert vince il duello, ma non posso promettere niente perché il blocco dello scrittore è una bestia. 
Spero che leggere questa storia vi sia piaciuto tanto quanto io mi sono divertita a scriverla!
Ps. Per immaginarvi meglio l'aspetto di Grindelwald a Nurmengard, guardate le foto di Mads Mikkelsen in "A royal affair". 👀

   
 
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