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Autore: Azure_Owl    08/09/2022    0 recensioni
Raccolta di racconti auto-conclusivi (a tematica esclusivamente m/m) con protagonisti alcuni personaggi, spesso in difficoltà, che cercano sostegno e trovano conforto grazie all'amore.
Che sia un amore che sta per nascere, uno che dura da anni o uno che ha bisogno di rinascere, ognuno dei personaggi affronta un ostacolo che lo fa soffrire, e insieme alla sua metà troverà un modo per andare avanti e affrontarlo.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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A Richard non piaceva l’idea di stare fuori casa a pochi minuti dalla mezza notte, ma c’era Malik con lui. Gli aveva promesso che l’avrebbe riportato a casa se Richard si fosse sentito troppo a disagio, quindi lui poteva resistere ancora un po’.

Malik però si era allontanato da qualche minuto per salutare degli amici, e Richard stava camminando sul lungofiume, cercando di allontanarsi il più possibile dalla folla che festeggiava. Aveva scritto a Malik che si allontanava, ma non aveva ancora ricevuto risposta. Mancavano poco più di dieci minuti, dov’era finito?

Ad un certo punto, Richard trovò una panchina abbastanza lontana da tutti i ragazzi che festeggiavano, e ci si sedette. Non c’erano tante persone intorno a lui, Malik l’avrebbe visto subito. Nell’attesa, Richard pensò di distrarsi con della musica, ma cercando nelle tasche si accorse di non avere gli auricolari con sé. Forse li aveva presi Malik. Dov’era finito?

Pensò di chiamarlo, ma sarebbe stato inutile. Richard non riusciva a sentire neanche i suoi pensieri in quel casino, era impossibile che Malik sentisse il cellulare suonare. Mancavano meno di cinque minuti a mezzanotte. Le prime urla di gioia, e i primi brindisi cominciarono a sentirsi, e Richard cominciò a pentirsi di aver accettato l’invito di Malik quella sera.

Si alzò dalla panchina e si allontanò ancora. Malik aveva visto il suo messaggio, fortunatamente, e l’avrebbe raggiunto. All’improvviso, un gruppo che non aveva notato lanciò un petardo colorato a pochi metri da Richard, che si agitò, ma continuò a camminare lontano da tutti.

Mise via il telefono, e si portò le mani alle orecchie, per cercare di coprirle. Mancavano meno di due minuti a mezza notte. Sentì il conto alla rovescia gridato da decine di voci, e premette le mani sulle sue orecchie ancora più forte. Non servì a molto, perché il primo fuoco d’artificio che sentì a mezzanotte, lo fece sobbalzare. Doveva allontanarsi dal lungofiume. Forse tra le vie i festeggiamenti sarebbero stati più tranquilli. Forse quei rumori così forti si sarebbero sentiti meno. Richard corse sul marciapiede che costeggiava il lungofiume, troppo agitato per controllare se Malik gli avesse risposto. Non era sempre così sensibile, ma forse il petardo che era scoppiato a pochi metri da lui era stato troppo. Non se lo aspettava, e questo l’aveva turbato più di tutto.

Per strada c’erano diversi ragazzi che accendevano stelline colorate. Richard si fermò a guardare loro, con le orecchie ancora tappate. Le stelline erano belle, sfrigolavano, non facevano rumori forti e improvvisi. Qualche attimo dopo, Richard si sentì più tranquillo, e riprese il telefono per controllare i messaggi. Malik gli aveva scritto che l’avrebbe raggiunto in un attimo, e lui lo aggiornò dicendogli che era tornato sulla strada, nella via dei negozi. L’avrebbe aspettato lì.

Mise via il telefono un’altra volta, e tornò a guardare i ragazzi con le stelline colorate. Era tentato di chiedere loro se poteva averne una anche lui, ma non lo fece. Non si sentiva abbastanza coraggioso per andare a parlare con degli sconosciuti.

Nonostante Richard avesse ancora le orecchie tappate, un altro scoppio lo fece spaventare di nuovo. Lo stesso gruppo di ragazzi di qualche minuto prima aveva lanciato un altro petardo verso il fiume. Nonostante lui si fosse allontanato, quel rumore era ancora troppo forte. Spaventato, Richard fece qualche passo indietro, con le mani ancora premute contro le orecchie, e quasi inciampò sulla gamba di un ragazzo seduto.

“Scusami…” Gli disse, sperando di non avergli fatto male e cercando di allontanarsi per tornare davanti ai negozi che aveva indicato per messaggio a Malik. Il ragazzo però si alzò e lo seguì.

“Dove credi di andare?” Richard non lo sentì, e continuò a camminare fino a quando questo non lo afferrò per la giacca, facendolo quasi cadere all’indietro. “Che problema hai, che giri tremando e con le orecchie tappate come un idiota?” Richard esitò a rispondere, a disagio, e questo si alterò ancora di più, spintonandolo per ottenere una risposta. Era chiaramente ubriaco, e Richard non aveva idea di cosa fare. Era troppo terrorizzato per reagire in un modo qualsiasi.

“Sto… aspettando una persona. I rumori mi danno fastidio, per questo ho le orecchie tappate. Non volevo urtarti prima, mi dispiace…” Ma l’altro ragazzo non lo stava ascoltando. Gli diede un’altra leggera spinta, quasi divertito, e Richard cominciò a indietreggiare. “Allora sei anche stupido, oltre che idiota! Perché sei qui se hai paura? La mammina ti ha obbligato a venire?” In quel momento, una ragazza intervenne e lo prese per un polso. “Dylan, smettila. Non è successo nulla.” Richard ne approfittò per girarsi e controllare se vedeva Malik arrivare, ma ricevette una spinta così forte che lo fece cadere a terra. “Dylan!” Il ragazzo ormai non ascoltava più nessuno. Sembrava ostinato a infastidire Richard per qualche motivo, e né lui né la ragazza riuscivano a fermarlo.

“È colpa sua. Mi è venuto addosso. È patetico, non dovrebbe stare qui.” Tirò un calcio a Richard prima che la ragazza riuscisse ad impedirglielo. “Matt! Aiutami, non startene lì a dormire!” La voce della ragazza era disperata, e nessuno dei suoi tentativi di fermare Dylan riuscì ad impedirgli di prendersela con Richard.

“Ehi, tu!” Richard ormai era accasciato sul pavimento del marciapiede, tremante e raggomitolato per cercare di attutire al meglio i colpi che stava ricevendo dall’altro ragazzo. Ogni fuoco d’artificio ormai gli faceva saltare un battito. “Fermati! Chiamo la polizia ora!” La voce di Malik si fece chiara quando lui si avvicinò e spinse via Dylan. La ragazza riuscì a fermarlo prima che se la prendesse anche con Malik.

“Qualsiasi siano i tuoi problemi, non sarà certo ubriacandoti e facendo rissa che li risolverai!” Gli disse Malik, per poi andare a soccorrere Richard. “Ehi, Richard, perdonami, non avrei dovuto lasciarti da solo…” Cercò di farlo mettere seduto, ma per qualche istante Richard oppose resistenza. “Richard, va tutto bene, te lo assicuro. Sono qui ora, guardami.” Richard mosse leggermente la testa e aprì gli occhi per guardarlo. “Devo portarti via da qui, e controllare quelle ferite, riesci ad alzarti?” Richard si tirò su, ma rimase seduto. Cadendo si era ferito a un gomito, e Dylan l’aveva colpito in diversi punti che ora gli facevano male. E i fuochi d’artificio non erano ancora finiti.

“Okay, una cosa per volta,” Malik portò le mani alle orecchie di Richard e le coprì di nuovo, tenendogli la testa leggermente stretta e accarezzandola con i pollici. Richard non smise di guardarlo neanche per un secondo. In qualche istante, riuscì a sincronizzare il suo respiro con quello di Malik, e a calmarsi un po’. Meglio? Gli chiese Malik, senza togliergli ancora le mani dalle orecchie. Lo fece soltanto quando Richard annuì.

“Okay, ora ti aiuto ad alzarti.” Fu più difficile del previsto. Richard ancora tremava, e perdeva sangue sia dal gomito che fa un ginocchio. Ogni movimento leggero gli faceva male. “Ragazzi,” La ragazza che aveva cercato di fermare Dylan prima tornò vicino a loro. “vi chiedo ancora scusa per Dylan, di solito non è così, ma da il peggio di sé quando beve.”

Malik rise infastidito. “Non dovrebbe bere allora, o almeno dovrebbe farlo lontano dalle altre persone.” Un po’ si dispiacque quando la ragazza abbassò lo sguardo, ma non aggiunse altro e portò Richard via da lì.

“Perdonami, è stato maleducato da parte mia lasciarti da solo per tutto quel tempo. Volevo che fosse un bell’appuntamento, e invece ti ho solo causato problemi…” Lentamente, i due erano riusciti a raggiungere la macchina, e ora stavano tornando verso casa.

“Non importa. È tutti finito. Solo, non chiedermi più di uscire a Capodanno.” Richard cercò di ridere per sdrammatizzare, ma non riuscì. “Invece, hai preso tu i miei auricolari?”

Malik ci pensò un attimo, poi scosse la testa. “No, devi averli lasciati a casa. Però metti pure una canzone sullo stereo della macchina, non mi da nessun fastidio.”

   
 
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