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Autore: Alarnis    11/09/2022    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è tempo! 


Una fessura appena. Poi una luce abbagliante si stagliò a dividere in due metà il suo occhio sinistro che si chiuse spontaneo. Ci portò la mano sopra, per coprirlo.
L’anta continuò ad aprirsi. Lo mise a nudo, mentre si schermava entrambi gli occhi per abituarsi alla luce.
Davanti a lui distise tre sagome, che via via presero contorni e somiglianze più chiare.
La prima: quella di u iln giovane dai capelli biondi.
Era Ludovico. Era giovane che aveva visto, grazie alle sue percezioni. Le fattezze di un paladino. Gli occhi verde ipnotizzavano smerarldi lucenti e, la voce… Parlò altera eppure disponibile. “Non avere paura.”.
Tanto bastò a Nicandro per fidarsi. Si sporse per uscire; si trascinò con le gambe fino a farle uscire dall’armadio e poggiò i piedi a terra. Restò seduto sul bordo.
Un uomo dai capelli marroni indicava con il braccio verso di lui; l’indice che lo puntava. “Avete visto? Sembra innofensivo, ma è un inganno.”. Il tono era aggressivo e la bocca ringhiò timore e incredulità assieme.
Il biondo giovane che l’aveva liberato mitigò la diffidenza del compagno. “Non spaventarlo. E’ solo un fanciullo!”. Un tono liberatorio. La fossetta sinstra delle labbra alzata dal divertimento. “Federico ti crede un nemico. Lo sei?”.
Nicandro tacque d’istinto; le sue labbra restarono socchiuse. Non fosse stato spalle all’armadio avrebbe indietreggiato.
Il suo salvatore si sporse con il viso verso il suo. “Allora? Ha ragione Federico?”.
Deglutì. Rimarcò “Non vi sono nemico ma debitore.”.
Ludovico ne fu lusingato tanto che rivolse un sorriso ai compagni. “Allora potrò esprimere tre desideri!” scherzò. Ritornò a guardarlo serio, mentre un sedcondo compagno, dai capelli rossi, lo affiancava con un’aria poco rassicurante e diplomatica. Il viso era serio e la mascella dura. “Chi sei? Perché Gregorio ti ha rinchiuso?”: senza giri di parole eleganti, gli mise la mano tra spalle e collo. “Rispondi!” lo tirò verso di sé.
“Nicandro. Mi chiamo Nicandro. E… Sono fratellastro di Gregorio…” sviolinò imprudente, colto di sorpresa. In quei pochi attimi, i lineamenti dei suoi salvatori mutarono in quello di carnefici come se i volti cedessero alle fattezze di lupi; le fauci che bramavano vendetta ammettendo “Un Montetardo!”, “Uccidiamolo!”, “No, ci sarà utile!”, “Prendiamolo in ostaggio!”.
“No! Vi supplico… Devo incontrare Moros!” urlò spaventato il suo ultimo desiderio.
Di fronte a quel nome i giovani si bloccarono.
“Devo salvarlo!” enfatizzò frustrato. “Gregorio sa che vi ha aiutati!” confessò di sapere chi fossero.
Sentiva il viso in fiamme di fronte a quegli estranei, ma non celò il proprio passato. “Un tempo fui salvato dal tutore di Gregorio, che mi prese con sé al castello come suo figlio.” disse. Prese fiato. “Moros è mio cugino! Se voi lo conoscete… Portatemi da lui!”.
“Tu sei il cugino che cerca?”; “Non eri un servo!” affermarono i cavalieri. “Nicandro…” ripeté Ludovico guardandolo come fosse una statua di grande interesse, cosa che lo mise in imbarazzo.
Aveva paura. “Io devo dirgli…”. Cercò le giuste parole. Non le trovò.
No! Devo parlare! s’impose. Prese coraggio.
“Il tempo per lui corre veloce.” ammise: un tono così sicuro da suonare lugubre. “Anche per voi!” aggiunse.
Un avvertimento che suonò come una minaccia.
“Attendo a te, ragazzino!” l’ammonì il cavaliere dai capelli rossi. “Chiarisci le tue parole!”.
Ludovico toccò il braccio del cavaliere per consigliare la calma. “Parli di una trappola? Siamo consci si aspettino un nostro ritorno.” precisò con calma per rassicurarlo fossero preparati al peggio.
Non era più il momento di tacere, si decise. “Userete un veleno o meglio così...” li stupì, mentre Federico incalzava a metà del discorso“Come lo sai?”. Lui proseguì e Ludovico lo lasciò parlare.“Ho interpretato quello che il mio dono mi ha svelato.” svelò.
“Hai detto dono?” lo interrogò con voce superstiziosa Federico che indietreggiò rinsaldando la mano alla spada.
Lui annuì per confermare e Ludovico chiarì quanto capito. “Possiedi il dono della lungimiranza.”.
“Capacità profetiche?” cercò un chiarimento Federico che scatenò con quelle parole il cavaliere dai capelli rossi.“Allora parla!”.
Sentì quelle mani pesanti sulle spalle mentre lo esortava. “Devo sapere!”. Se vedeva nel futuro doveva informarli di cosa avrebbero dovuto affrontare.
“Mi fai male!” si oppose, ma Ludovico aveva già ordinato al cavaliere di limitarsi.
“Non è capacità che può comandare.” disse il principe.
Nicandro lo ringraziò. Si era comportato esattamente come ci si aspettava dal regale protagonista di una bella fiaba.
“Ora capisco la vostra storia.” disse Ludovico. “Per questo Gregorio ha cura di te.”.
“E’ pericoloso.” suggerì Federico che bisbigliò sottovoce a Ludovico. Si capiva che per lui fosse una minaccia tenerlo in vita.
“E’ una capacità involontaria.”. Con queste parole, il cavaliere dai capelli rossi, vide svanire l’aiuto insperato di cui avrebbero potuto avvantaggiarsi. Colpì di pugno l’anta dell’armadio che cigolò oscillando.
Ludovico restò in silenzio qualche istante. Rifletté a voce alta “Devo molto a Moros… Mi è stato leale e d’aiuto.”. Prese una pausa. “Perciò nonostante tu sia un Montetardo, complice di Zelio, ti lascerò in vita.”.
Non l’avrebbe ucciso ne fatto prigioniero.
“Io posso rendervi agevole la strada.” si sentì in dovere di suggerire.
Ludovico gli sorrise. Abbassò il volto per guardarlo meglio negli occhi: un brillante verde con sfumature arancio, in quel momento caldo e rassicurante.
“Ti metterei in pericolo e Moros non farebbe che rincorrerti senza riferimenti.” lo istruì sulla cosa giusta da fare. Precisò “Del resto non è mia intenzione usarti come ostaggio per liberarmi la via.”.
Nicandro allargò gli occhi a quelle parole.
“Gregorio e Zelio sono per certo nella sala dei banchetti…” volle aiutarli fornendogli un’indicazione, prima che grida all’esterno provocarono un frastuono che identico si propagò nei corridoi.
I cavalieri si posero sulla difensiva, mentre Nicandro riportava il nome udito, pronto a raggiungerlo: Moros!
   
 
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