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Autore: My Pride    11/09/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Parent's trap Titolo: Parent's trap
Autore: My Pride
Fandom: 
Batman
Tipologia: One-shot [ 2497 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Bruce Wayne (Guest Star: Jonathan Samuel Kent, Lois Lane, Clark Kent)
Rating: 
Verde
Genere: Generale, Slice of Life
Avvertimenti: What if?, Slash
The time of our life: Adolescenza, Album Luoghi, 170. Skyline (Primo piano grattacieli)
 

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Quando Pennyworth aveva di nuovo costretto lui e suo padre a passare un weekend padre-figlio, Damian si era aspettato di tutto tranne che venisse portato in campeggio.
    Aveva sentito dagli altri fratelli che non era una cosa così inusuale da parte di Bruce Wayne - Grayson parlava con molta nostalgia e tanti sorrisi delle volte in cui andava in campeggio e Bruce raccontava a lui e agli altri ragazzi delle storie sotto le stelle -, ma lui e suo padre non erano mai stati legati fino a tal punto. Avrebbe preferito mille volte affrontare qualche criminale nei bassi fondi di Gotham, andare in giro al suo fianco come Robin e continuare a battibeccare come al solito… quella era una cosa che entrambi non avrebbero visto come normale e che non avrebbe fatto altro che mostrare quanto poco erano compatibili come padre e figlio.
    Quando avevano avuto quella proposta, avevano da poco finito di pattugliare: si erano appena fermati sul tetto di un edificio e, con lo skyline di Gotham alle loro spalle e la notte quasi al termine, le luci soffuse e lo smog che creava nuvole che salivano verso il cielo, avevano discusso animatamente su come avrebbero dovuto intervenire su determinati casi e avevano finito col litigare come loro solito, diventando anche piuttosto violenti l’uno con l’altro; Pennyworth aveva parlato loro attraverso il comunicatore e, con la sua placida calma inglese, aveva letteralmente ordinato loro un ritiro per ricordare cosa volesse significare essere Bruce e Damian Wayne, non Batman e Robin. Per quanto nessuno dei due fosse stato contento della cosa, alla fine avevano ascoltato il vecchio maggiordomo e, borbottando, avevano caricato l’auto con la loro attrezzatura ed erano partiti per quel viaggio che avrebbe dovuto teoricamente unirli. Anche se avevano in parte superato le loro divergenze durante il tragitto ed erano riusciti a restare vivi almeno fino a destinazione, Damian si era già annoiato della compagnia. Come se non bastasse, non poteva nemmeno starsene da solo perché suo padre – forse Pennyworth? – aveva ben pensato che una sola tenda sarebbe bastata.
    «Perché non abbiamo portato due tende?» Damian diede voce ai suoi pensieri mentre si raggomitolava nel sacco a pelo, cominciando a sentire l'aria fredda insinuarsi sotto la pelle. Accidenti a Pennyworth e alle sue strane idee, gliene avrebbe cantate quattro.
    Di tutta risposta, Bruce chiuse la zip e, afferrando anche il proprio sacco, cominciò ad infilarsi dentro. «Perché in questo modo potremo scaldarci meglio».
    «Oh, grandioso. Passare del tempo in tenda col mio vecchio padre», affermò Damian nel roteare gli occhi, e Bruce lo fulminò con lo sguardo.
    «Non ho nemmeno cinquant'anni, Damian. Non mi reputo così vecchio».
    «Questo lo dici tu».
    «Arriva alla mia età e poi vedremo che cosa ne penserai».
    Damian rise amaro. «Se non moriamo congelati prima, forse lo farò».
    «Non essere così melodrammatico, ragazzo», rimbeccò Bruce, sdraiandosi il più comodamente possibile per starsene al calduccio, ma Damian mugugnò qualcosa tra sé e sé.
    «Perché non torniamo a casa, piuttosto? Non mi va proprio di stare qui con te», affermò nel dare un’occhiata al cellulare, constatando che la linea proprio non voleva saperne di spuntare almeno un po’. L’ultimo messaggio che lui e Jon si erano scambiati era stato un “Non uccidere tuo padre, mi raccomando” contornato dall’emoji di un fantasmino che lo aveva fatto ridere, poi due smancerie prima che la linea morisse del tutto e lui restasse come un idiota a fissare lo schermo. Aveva sussurrato un saluto a Jon, certo che avrebbe potuto sentirlo a chilometri di distanza, e si era messo a montare la tenda e a cercare legna per il fuoco prima di ritrovarsi lì dentro. Che razza di situazione.
    «Avresti preferito andare in campeggio con Jonathan?»
    Damian sussultò nel sentire la domanda di suo padre, quasi rischiando di farsi sfuggire il cellulare e ritrovarselo in faccia. «Non mi sento a mio agio a parlarne con te, padre», ammise nel riporre l’oggetto in tasca. «A volte ti comporti come se dovessi nascondere chi sono, altre sembra che tu voglia spronarmi a parlarne. Mandi segnali contrastanti e io non riesco a capirti», mugugnò, e a quel punto Bruce lo guardò con tanto d’occhi, sbattendo le palpebre.
    «Ti do l'impressione che non voglia che tu sia te stesso?» gli venne spontaneo chiedere, sentendo uno strano imbarazzo cadere su di loro. Sapeva che Damian era come lui, che non amava esternare le sue emozioni e che spesso e volentieri preferiva tenersi tutto dentro, ma che avesse pensato che lui… beh, quello lo spiazzava. E l’espressione che aveva Damian sul suo volto lo spiazzava ancora di più.
    «Io-- non lo so, okay? Ma a volte mi metti in imbarazzo quando sono con Jonathan. Gli fai domande pressanti, lo metti a disagio, gli hai addirittura chiesto che intenzioni abbia e quali sono i suoi piani per il futuro». Damian si scompigliò i capelli, nervoso. «Che bisogno hai di fare domande simili? Lo conosci da quando aveva dieci anni, dannazione».
    «Non era questa l'impressione che volevo darti, ragazzo. Voglio che tu possa vedere in me una figura con cui poter parlare senza problemi di qualunque cosa».
    A quel dire Damian sbuffò, roteando gli occhi. «Come no. Dubito che noi due potremmo parlare di qualunque cosa, ci è voluto Grayson per farti riprendere dallo shock quando ti ho detto che io e Jon stavamo insieme».
    «Devi ammettere che era... inaspettato».
    «Di' piuttosto che non ti aspettavi fossi gay», affermò scettico, ma Bruce mosse un po' le spalle, quasi a disagio.
    «Non mi aspettavo che potessi già frequentare qualcuno, a dire il vero».
    «Ho sedici anni, padre», sbottò Damian. «E se ti ha messo in crisi questo, come pretendi di essermi di aiuto?»
    «Sono pur sempre tuo padre, ragazzo. Dovrei avere una risposta quando si tratta di argomenti intimi e delicati come questo»
    «Oh, davvero?» Damian sollevò entrambe le sopracciglia. «Allora che mi dici del sesso?»
    Bruce rimase un attimo spiazzato da quella domanda, forse perché non si era di certo aspettato che il ragazzo lo facesse davvero, visto quanto la cosa solitamente lo mettesse in imbarazzo. Rimase quindi ad osservarlo per attimi che parvero interminabili, lasciandosi scappare un piccolo colpo di tosse. «Innanzitutto non dimenticare mai di fare sesso protetto», la prese alla larga prima di prendersi un altro momento, non sapendo bene come cominciare quel discorso, ma ci rimediò uno sbuffo da parte di Damian.
    «Sai che è ipocrita detto da te, vero? Io sono letteralmente nato perché sei stato poco attento e non è che io o Jon potremmo--»
    «Non farmi la paternale, ragazzo». Bruce lo frenò subito e lo fulminò con lo sguardo, anche se Damian non se ne curò. «Il preservativo serve anche per evitare le malattie sessualmente trasmissibili, dovresti saperlo».
    «Mi domando piuttosto se i kryptoniani possano trasmetterle».
    «Oh, per l'amor del...» prendendosi un momento, Bruce distolse lo sguardo e si massaggiò le tempie, certo che il figlio stesse cercando di metterlo volutamente in una situazione imbarazzante. Faceva già fatica a pensare che Damian fosse sessualmente attivo senza che facesse tutte quelle domande e replicasse in quel modo. «Metti comunque un preservativo, Damian», sbuffò, ignorando il ghignetto sulle labbra del figlio. «E assicurati che tu e il tuo partner--»
    «Jon», precisò Damian, e Bruce si morse il labbro.
    «Jon», ripeté. «Siate... pronti, che vogliate davvero arrivare fino in fondo e che siate sicuri di ciò che volete fare».
    «Come dovrei farlo secondo te?»
    «...cosa?»
    «Sai. Il mio ruolo nel rapporto», lo pungolò Damian, vedendolo evidentemente a disagio con l'argomento. A suo padre sarebbe venuto un colpo, poco ma sicuro.
    «Vuoi sapere da me se tu dovresti... mhn... stare...» Gli si leggeva in viso un certo imbarazzo difficile da mascherare, e il modo in cui il figlio lo guardava di certo non aiutava ad allentare la tensione. Cosa avrebbe dovuto rispondere? C'era una risposta giusta o sbagliata in quelle situazioni? Cosa diceva la “Guida del perfetto padre di figli omosessuali”, in quel frangente? «Io penso che tu dovresti... insomma... vedi, ragazzo, tu...» si interruppe di nuovo, tentennando, visto che non sapeva affatto cosa dire.
    «Hai detto che potevo chiederti qualunque cosa», incalzò, e Bruce si frenò ancora una volta. Aveva detto a Damian che poteva chiedere qualunque cosa, era vero, ma era anche vero che l'imbarazzo ormai era palpabile nonostante cercasse in qualche modo di aiutarlo su quel frangente.
    «Ascolta, credo che tu debba... ci sono momenti in cui... forse dovresti...» Bruce stava cominciando ad andare nel pallone e, per chissà quale mano divina, Damian provò una certa pietà per lui e si allungò per poggiargli una mano sulla bocca e metterlo a tacere.
    «D'accordo, padre, frena. Stai andando in tilt», ridacchiò, tossicchiando. «È già successo, so già tutto e come vedi sono vivo».
    Per quanto fosse stato fermato dal figlio e avesse poi cercato di riprendere il controllo di sé - lo ammetteva, il discorso l'aveva per un attimo stranito e non avrebbe saputo comunque come rispondergli -, rimase attonito nel sentire quelle parole e sgranò gli occhi, fissandolo. «Quindi hai già...?»
    «Credevi davvero che fossi vergine, padre?»
    Bruce si massaggiò di nuovo le tempie, sentendo una strana emicrania impossessarsi della sua testa. «Sì. Sì, ammetto che pensavo avessi... aspettato».
    «Aspettare cosa, di compiere trent'anni?» domandò a quel punto Damian con fare sarcastico, e Bruce lo guardò un po' male.
    «È... difficile pensare che tu sia già così grande, ragazzo. Sembra ieri che sei arrivato nella mia vita e--»
    «...e già sapevo molte più nozioni di qualunque altro ragazzino di dieci anni, padre, quindi il più era solo aspettare l'età per farlo».
    Non riusciva davvero a credere di aver messo su un discorso del genere con suo figlio, nossignore. Per di più non a sedici anni, non avrebebro potuto aspettare, tipo, i ventuno anni? «...allora perché hai voluto che te ne parlassi?» domandò, ponendo fine ai suoi stupidi pensieri. Aveva dato troppe cose per scontate, dato lo scarso interesse che Damian aveva avuto per il contatto fisico nel corso degli anni, e aveva trascurato il punto fondamentale: parlarne con il figlio senza ignorare la questione.
    Damian, dal canto suo, si stiracchiò come se nulla fosse e si ddraiò nel sacco a pelo, sorreggendosi su un gomito e poggiando il viso nel palmo della mano. «Volevo farti vedere che non è vero che possiamo parlare di tutto», affermò con ovvietà. «È una fortuna che io abbia fatto le mie ricerche e che tu abbia interi files sulla biologia kryptoniana nel tuo computer».
    «Hai dato un'occhiata ai miei files?»
    «Mi credi forse uno sprovveduto?» Damian sgranò gli occhi, e sul suo volto si lesse perfettamente la sua aria stranita. «Jon non è un normale essere umano. E, per quanto odi ammetterlo, a causa della sua natura ibrida è fisicamente più forte di me, basterebbe un minimo di pressione in più per frantumarmi il bacino o qualunque altro osso, pensi davvero che non mi sia studiato i modi migliori per poter fare ses--»
    «D'accordo, Damian, d'accordo. Ho capito», tagliò subito corto Bruce. Non voleva sapere la vita sessuale dei suoi figli. Era un codardo che non voleva affrontare la realtà dei fatti? Forse, ma trasse un sospiro. «Ciò che conta è che tu e Jon sappiate ciò che fate e che siate al sicuro», affermò seriamente nel guardare il figlio, e per attimi interminabili fra loro parve essere caduto un sottile strato di silenzio rotto solo dal richiamo dei rapaci notturni.
    «Lo siamo, padre», disse infine Damian, e Bruce fece un cenno col capo.
    «Allora sono contento per voi, figliolo».

___

    «Ti sei divertito in campeggio con tuo padre?»
    Seduti sul tetto di uno degli edifici di Gotham, con un paio di buste di carta colme di panini comprati da bat-burger, Damian e Jon si godevano un po 'di riposo dopo una lunga nottata passata a pattugliare le strade, con la coltre di stelle sopra di loro e la moltitudine di luci che provenivano dai grattacieli dinanzi a loro. Era una serata piacevole, avrebbero anche potuto passare delle ore lì ad osservare lo skyline di Gotham, ma avevano scuola il giorno dopo e si sarebbero dovuti accontentare di quell'attimo rubato prima dell'alba. La domanda di Jon, ciononostante, fece sollevare a Damian un angolo della bocca in un sorrisetto vagamente divertito.
    «Mhn, non è stato male», affermò nel dare un morso al panino e prendersi un momento prima di aggiungere: «Gli ho detto che abbiamo fatto sesso».
    Jon si strozzò col sorso di coca cola che aveva appena fatto, e per poco il bicchiere di carta non gli cadde nel vuoto. «M-Ma non è vero, D! Non abbiamo ancora... ecco... noi...»
    «Dov'è il problema? Non è che non abbiamo intenzione di farlo, no?»
    «N-No, certo che non... cioè, sì, ovvio che voglio farlo!» esclamò con fin troppa enfasi, e Damian ridacchiò, sporgendosi verso di lui per dargli un bacio a fior di labbra e leccargli poi via il ketchup da un angolo della bocca.
    «Allora non era una completa bugia, ti pare?»
    Jon borbottò qualcosa tra sé e sé a quel dire, arrossendo fino alla punta delle orecchie quando Damian si poggiò con la testa contro la sua spalla. Non avevano mai affrontato l'argomento sesso ma, ehi, avrebbe mentito se avesse detto che Damian non gli provocava certe reazioni. «No, s-suppongo di no», bofonchiò, gettandogli una veloce occhiata. «P-Perché glielo hai detto, comunque?»
    Damian, di tutta risposta, si strinse nelle spalle con nonchalance inaudita. «Per divertimento», affermò, rubando qualche patatina dal suo sacchetto sotto lo sguardo imbarazzato di Jon.

___

    «Credo di aver avuto la peggior esperienza della mia vita, Lo», affermò Clark mentre entrava barcollando dal balcone del soggiorno, richiamando l'attenzione di Lois che, tranquilla, aveva passato gran parte della serata a leggere.
    Aveva fatto due chiacchiere al telefono con Selina - erano diventate vedere amicone da quando le aveva organizzato l'addio al nubilato alla Fortezza della Solitudine -, finito di scrivere il suo articolo e ordinato cinese, e aveva pensato che concedersi un po' di riposo sarebbe stato il massimo. Ma si mise subito in allerta quando tornò Clark, drizzandosi a sedere sul divano ad occhi sgranati.
    «Di nuovo Luthor? Cos'è successo?» chiese agitata, soprattutto quando il marito scosse il capo.
    «Peggio», disse lugubre, accasciandosi sul divano accanto a lei. «Io e Bruce abbiamo scoperto una cosa riguardo ai nostri figli. Lo...» si voltò a guardarla, fissandola solennemente e con la fronte aggrottata. «Il nostro bambino è diventato grande».
    Lois sbatté le palpebre più e più volte, quasi non fosse stata certa di aver capito bene. La sua mente ripeteva in loop le parole di Clark, ma alla fine arcuò un sopracciglio e assunse un'espressione tutt'altro che comprensiva. «Che tragedia due adolescenti che si comportano come adolescenti. Mi dispiace proprio per voi, Smallville», affermò scettica, roteando gli occhi per tornare al suo libro.
    Quei due non sarebbero cambiati mai. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per l'iniziativa #thetimeofourlife indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Che dire? Qui abbiamo un bel campeggio padre/figlio (anche se a modo loro) in cui Bruce e Damian cercano di avvicinarsi e di chiacchierare, ma c'è da dire che Damian non gliela rende poi molto facile con le sue domande e i suoi imbarazzi... e Bruce stesso non sa bene che pesci pigliare, poveraccio
Ovviamente Clark ci mette in seguito il carico da undici quando si tratta di Jon, ma per fortuna Lois è una donna di mondo e non da corda al suo stupido marito. Uomini, tutti uguali!

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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