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Autore: Guido    14/09/2022    2 recensioni
“Voldemort è morto, ma Harry non ha vinto”.
A sei anni di distanza dalla Battaglia di Hogwarts, Bellatrix Lestrange, padrona della Bacchetta di Sambuco, regna sul mondo magico inglese come "la Regina Nera".
"Resistenza" è un nome anche troppo altisonante per un gruppo di maghi fuggiaschi, per lo più senza bacchetta... però ci provano. E Dean Thomas non si sente adatto a fare né il capo, né il padre dei tre orfani di Dirk Cresswell, soprattutto ora che ha scoperto la verità sul proprio... però ci prova.
In Normandia, due sopravvissuti preparano Pozioni e combattono giorno e notte con i propri fantasmi, perché sanno di dover tornare in campo, più prima che poi.
Finché, una sera, un giornale arriva nelle mani di Dean.
Per qualcuno, forse, è arrivato il tempo della libertà. Per qualcun altro, del dovere. E per due anime tormentate, della vendetta.
Tra rifugi segreti nelle foreste, castelli e saloni da ricevimento, tra politica, onore e sangue, il piano per rovesciare la Regina si mette in moto
Genere: Angst, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Thomas, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'La Regina Nera'
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Cap. III - Sorprese e intrighi



Cap. III - Sorprese e intrighi



Ringraziamenti:
Ho conservato, dai tempi ormai dimenticati in cui su EFP non esisteva la funzione per rispondere ai recensori, l'abitudine di farlo all'inizio del capitolo successivo, perché credo che renda più facile anche al lettore che legge soltanto la storia ricevere i relativi chiarimenti. Ma, per prima cosa, tengo a ringraziare tutti quelli che, pur senza recensire, hanno letto: sono molto importanti per me, soprattutto dal momento che ho ripreso a pubblicare dopo un'interruzione durata anni.
Flofly: grazie mille per l'apprezzamento, in particolare per quanto riguarda l'idea di Bellatrix come Regina Nera, è uno spunto a cui tengo molto e non so se riuscirò a sfruttarne tutte le potenzialità, ma farò del mio meglio! Questo capitolo è un po' più lungo e non si limita ad una scena soltanto, però tenevo a mostrare almeno l'avvio di una fase di pianificazione, nonché qualche personaggio o punto di vista in più. Unica cosa: tecnicamente questa non è una Dramione, nel senso che tra loro due c'è chiaramente un'intesa molto forte e ho voluto lasciar intendere che si siano sviluppati sentimenti di una certa intensità... ma non sono una coppia e non è previsto che lo diventino nel corso della storia, anche se mi lascio le porte aperte rispetto al finale e anche se, naturalmente, lavoreranno molto in coppia (ma non soltanto). Magari da' un'occhiata anche alla prima storia della serie, ha una sua importanza per mettere a fuoco il personaggio di Bellatrix in questo futuro alternativo.



Perché proprio a me?
fu il primo pensiero cosciente di Lorcan Cresswell quando le urla dei fratelli lo strapparono al sonno.
Come al solito.
Già dormo poco, dormo male... e in più...

Non aveva la forza di alzarsi, di capire per cosa diavolo stessero bisticciando. E non gliene poteva fregare di meno... voleva semplicemente dormire!
«Lorcaaaaan!» strillò Tony, vicinissimo al suo orecchio.
Per tutta risposta, gemette e sprofondò la faccia nel cuscino. Però quel bambino non si lasciava scoraggiare facilmente.
«Horace non mi lascia mangiare il porridge! Ma oggi è il mio turno!»
«Turno? A cosa ti serve il porridge, nanerottolo?» Alé, ecco qua l'altro...
Lorcan grugnì, si voltò pesantemente e aprì un occhio, sforzandosi di assumere un'espressione torva, anziché distrutta. «Non fatemi alzare. Altrimenti le buscate, tutti e due. E zitti!» sbottò, per troncare sul nascere le proteste. «Horace,» aggiunse controvoglia, «lasciagli il suo porridge.»
«Ma...!»
«Fuori di qui e lasciatemi dormire!». Si girò, di nuovo prono, e si avvolse il cuscino intorno alla testa. Li sentì a malapena uscire, mentre tornava ai sogni interrotti.

In quella comunità seminomade, dove tutti andavano e venivano, facendo un po' quel che bisognava o quel che capitava, Martha Gale era un punto di riferimento, quasi una stella polare: per consenso generale, spettava a lei la gestione del cibo. Nessuno riusciva anche solo ad avvicinarsi al suo livello di abilità negli Incantesimi da cucina, assolutamente indispensabili per moltiplicare, conservare e insaporire le loro magre porzioni di... qualunque cosa cacciatori e raccoglitori riuscissero a rimediare.
Poteva avere ventotto o trent'anni, indossava sempre un vestito rosso a fiorellini bianchi, era alta, portava i capelli neri raccolti in una treccia, parlava poco. Così poco, in effetti, che sul suo conto nessuno sapeva nient'altro.
Ma quando avevano fame, non importava a che ora o in quali circostanze, Martha non batteva ciglio e, anche se la dispensa sembrava vuota, chissà come riusciva a mettere insieme qualcosa che li tenesse in piedi. Quindi, se il prezzo da pagare era rispettare il suo silenzio e non farle domande, tutti erano ben contenti di pagarlo: chi di loro, dopotutto, non aveva un passato ancor recente e doloroso, di cui parlava il meno possibile? E non c'era forse il presente di cui occuparsi?
Un'altra incombenza, sebbene in misura minore, il più delle volte finiva comunque per ricadere sulle spalle di Martha: badare ai bambini. Un po' perché restava al campo più degli altri, andando in missione molto di rado; un po' perché con il cibo era più facile tenerli buoni; ma un po' anche per una sua particolare dedizione, molto discreta, che si poteva notare solo a patto di osservarla a lungo: un sorriso in più, una carezza o una piccola premura... gesti semplici che prodigava a tutti, senza differenze o preferenze.
In quel momento, notò Dean con un sorriso, stava cercando di calmare Tony. Il discorso concitato del piccolo si sentiva anche ad una certa distanza, perlomeno a grandi linee: “So che bisogna fare a turno per il porridge, che ne abbiamo sempre poco, ma Horace è un prepotente! Non dargliene più per un mese! Due mesi! Un anno!”.
«Sentito?!» gli chiese appunto Horace, in tono indignato.
Ma perché proprio a me?!
Dean sospirò e rispose: «Sì, ho sentito. Dai, andiamo e cerchiamo di metterci una pietra sopra.». Controvoglia, lasciò l'ingresso della propria tenda e percorse le non molte iarde verso il centro dell'accampamento, la zona dei fuochi (ora spenti), dei tavoli (quasi vuoti, a parte cinque o sei bambini, più Tony che assorbiva attenzioni per dieci) e delle scorte di cibo, che sarebbero dovute essere la preoccupazione vera di tutti, altro che queste beghe tra mocciosi!
«Buongiorno, Dean» lo salutò Martha. «Per colazione non c'è molto.»
«Tranquilla, mi son fatto avanzare un uovo da ieri sera, ma grazie lo stesso.»
«Papàààà!» Tony era ben deciso a non lasciarsi ignorare da nessuno, men che meno da lui.
«Non è nostro padre». Horace corresse il fratellino senza acredine alcuna, ma in tono fermo. «Sai che Lorcan...» aggiunse a mo' di spiegazione, con un cenno del capo verso la loro tenda.
«Papà!» ribadì il bambino, mettendo il broncio.
Dean sospirò di nuovo. «Ho sentito tutto, Tony. Anche se era il tuo turno per il porridge, voleva mangiarlo Horace...»
«Serve più a me che a lui!» protestò il maggiore.
«Tu non interrompere, o davvero te lo scordi per un mese!» tagliò corto Dean, ormai decisamente irritato da tutta la faccenda. «Primo: i turni per il porridge si rispettano, fine della questione, sennò non ha neanche senso stabilirli. E no, non possiamo ridiscuterli tutte le volte, quindi per favore, non provarci nemmeno. Secondo: Martha, cosa possiamo fare per questo ragazzone in crescita, che ha tanta fame?»
Horace Cresswell, in effetti, prometteva di diventare un vero armadio: a dodici anni, gli arrivava si e no alle spalle, però sembrava grosso il doppio. Non per niente il suo padrino era Lumacorno; ma su di lui non si vedeva un filo di grasso.
Martha ponderò seriamente il problema. «Avrebbe bisogno di carne, ma...»
«Già. Trovarne...». Avevano avuto fortuna su quel fronte negli ultimi due anni, e i muscoli di Horace lo testimoniavano, ma ormai da qualche mese la selvaggina scarseggiava sempre più. «Potremmo provare da un'altra parte» aggiunse, dubbioso.
«Trasferire l'accampamento per la quarta volta in tre mesi?» Martha scrollò le spalle. «Come misura di sicurezza si può fare, ma visti i risultati finora... non credo che servirà per trovare più cibo.»
«E che alternative abbiamo?» le rispose, più brusco di quanto volesse. «L'idea di lavorare a giornata per i Babbani in cambio di cibo...»
«Non funziona» concluse Martha per lui, ma molto più tranquilla. «Ne abbiamo parlato all'ultima riunione, no? I Babbani che ancora lavorano la terra se la cavano benissimo da soli, grazie alle macchine... e comunque, troppo pochi di noi sanno lavorare “alla Babbana”.»
Dean annuì cupo: due mani gli sarebbero bastate per contare le volte in cui quel metodo aveva avuto successo. Altro motivo per cui si erano ridotti a recuperare avanzi di porridge dai rifiuti della megera della radura.
Potremmo stringere un patto con lei: due calderoni di porridge belli fumanti in cambio di un bambino.
Ma quel momento di umorismo macabro non gli risollevò l'umore: seriamente, che alternative erano rimaste? Rubare nelle case Babbane? Si era sempre opposto, per tanti motivi.
«Io sto imparando a pescare» intervenne Horace timidamente. «Faccio pratica con Jim, allo stagno.»
«Ottimo. Allora impara alla svelta: conosci la regola, “porta due mangia quattro”.»
«Oppure potrei andare in missione...»
«Anch'io voglio andare in missione!» saltò subito su Tony.
«No a tutti e due. Già non sono tranquillo a portare Lorcan...»
«È tornato proprio distrutto!» esclamò Horace, con un gran sorriso. Sembrava che vedere in difficoltà il fratello maggiore gli facesse molto piacere: buono a sapersi...
«Sì!» Tony si affrettò a confermare. «Ha detto che piuttosto che tornare in Normandia...»
«Non dire parolacce» lo interruppe Horace, prima che potesse finire.
«Le ha dette Lorcan!»
«Appunto» intervenne Dean in tono cupo. «Tu non fare mai come tuo fratello e vedrai che andrà tutto benissimo.» Scosse la testa: avrebbe mai tirato fuori qualcosa di decente da quel ragazzo?! Il giorno prima se l'era cavata discretamente, ma continuava a voler fare di testa sua, a non capire che in missione non c'è tempo per discutere e spiegare gli ordini partendo da Adamo ed Eva, è il motivo per cui sono ordini. «Comunque ditegli di stare tranquillo, in Normandia non si torna fino al mese prossimo. E se non vuole venire non lo porto, però poi, se mi succede qualcosa e nessun altro sa la strada... che è il motivo principale per cui l'ho portato, in prima bat-»
Si interruppe di colpo, con un'espressione sbalordita, e portò la mano alla tasca. Ma che...?!
«Scusatemi un momento» mormorò, affrettandosi a tornare subito in tenda.
«Non c'è problema» gli rispose Martha, già lontana alle sue spalle.

Appena entrato e al sicuro da occhi indiscreti, cacciò la mano in tasca.
Oh, cazzo, scotta davvero.
Poteva voler dire solo una cosa, giusto?
Estrasse la moneta e controllò. Poi guardò ancora.
Non poteva credere ai propri occhi. Eppure, il Galeone fasullo si era scaldato a ragion veduta: lo pseudo-numero di serie era diverso.
Un'altra consegna?! Due giorni di fila?!
Poteva solo pensare che la notizia del Wizengamot si fosse rivelata davvero importante. Oppure... oppure si trattava di una trappola?
Ma no: poteva anche succedere che qualche zelante Auror francese, o Ghermidore se davvero operavano illegalmente Oltremanica, scoprisse quel benedetto albero cavo; ma di qui a penetrare nel castello Indisegnabile di Malfoy e impadronirsi dell'altro Galeone...
O magari ci ha traditi.
Vedere Draco Malfoy affrontare una cecità che al momento doveva essergli sembrata senza rimedio, nonché il dolore atroce di due occhi a brandelli, lo aveva costretto a nutrire – suo malgrado – un riluttante ma profondo rispetto per l'ex-Mangiamorte. O almeno per ciò che era in grado di fare: sui suoi princìpi morali restava scettico, sebbene di lui si fosse fidato quel tanto che era bastato per la loro impresa a Hogwarts. Adesso, però, l'idea che Malfoy riuscisse a Disarmare e neutralizzare Hermione non faceva più ridere, anzi...
Si strappò dal circolo vizioso di quei pensieri. Comunque stiano le cose, debbo per forza andare a controllare.
E non andrò da solo
, si disse con un subitaneo ghignetto birichino che le sue labbra non conoscevano più da tempo.
Due minuti dopo, le urla di Lorcan Cresswell annunciarono a metà dell'Inghilterra che era stato appena svegliato con un Aguamenti.

Al solito, trovare l'albero cavo portò via una buona metà della giornata. Ma se non altro non stava calando la notte, Lorcan si lamentava un pochino meno e cercava anche di raccogliere quel che gli capitava a tiro. Buona idea; peccato non poterlo mandare a caccia, perché lì in Normandia forse avrebbe avuto davvero successo... ma quel che aveva detto prima al campo, anzi solo cominciato a dire, era fin troppo vero: avevano bisogno di qualcun altro che conoscesse la strada, che potesse andare a prendere quei rifornimenti così preziosi, se a lui fosse capitato qualcosa. Razionalmente, con ogni probabilità la sua scelta non sarebbe caduta su Lorcan Cresswell; ma visto che se l'era portato dietro, sia pur agendo di impulso, tanto valeva...
«Oh, finalmente!» esclamò, entrando nella piccola radura, che riconobbe subito. Lorcan lo seguì, il volto aggrondato per qualche suo motivo che nessuno di loro due teneva, rispettivamente, a rivelare o ad approfondire.
Dean infilò il braccio nel cavo dell'albero e rovistò. «Strano... sembra vuoto.»
«Il signor Dean Thomas?»
L'inattesa voce acuta alla sua destra gli fece fare un salto di mezza iarda.
«Cos'è quella cosa?!» domandò Lorcan, quasi in falsetto.
«Un elfo domestico» gli rispose Dean, riavendosi dalla sorpresa, proprio mentre quello si presentava: «Shorty, signore, al servizio della Nobile e Antichissima Casa dei Malfoy. E quindi vostro, se voi è ospiti del signor Draco Malfoy.»
Dean districò il braccio dal cavo dell'albero. Con quel salto se l'era decisamente scorticato. Cazzo, brucia! «Uhm... Lorcan, metti giù la bacchetta» intimò, vedendo che teneva sotto tiro l'elfo, abbigliato solo con un asciugamano candido drappeggiato e, in apparenza almeno, impassibile come un antico Romano.
«Ma... è spuntato dal nulla e...!»
«Non è spuntato dal nulla, avresti sentito il crac della Materializzazione. Eri dietro l'albero, suppongo?»
«Sì, signore. Shorty aspettava il signor Dean Thomas per condurre Dean Thomas al castello.»
«Sono io, Shorty, piacere di conoscerti. Ma non sapevo di dover venire al castello, pensavo...»
«A una consegna, sì.» Il piccolo elfo annuì con vigore, facendo sbatacchiare le orecchie. «Padrona Hermione prima voleva scrivere, poi ha pensato che così era più rapido. Shorty si scusa per non essersi fatto vedere subito, ma Shorty non aspettava due persone, ha pensato che voi forse è capitati qui per caso, poi Shorty ha sentito che Dean Thomas cercava roba nel cavo dell'albero...»
“Padrona Hermione”, eh? «Non c'è problema, hai fatto bene, la prudenza non è mai troppa. Questo» indicò con un cenno del capo il ragazzo, più torvo che mai, «è Lorcan Cresswell, se dovesse succedermi qualcosa verrà al posto mio per le consegne, quindi forse è meglio che Hermione e... il signor Malfoy lo conoscano.». Poteva essere una trappola? L'elfo sembrava tranquillo e sincero, ma fidarsi restava comunque un bel rischio.
«Shorty può portare tutti e due.»
«Bene. Oh... Lorcan, tu non ti sei mai Materializzato, giusto?» Ghignò. «Ti piacerà...»

Appena il tempo di varcare il maestoso portone, e Dean venne travolto da un uragano con i capelli ricci che lo soffocò in un abbraccio stritolaossa... e subito si mise a singhiozzare.
«Così lo ammazzi, Mezzosangue» disse l'inconfondibile voce strascicata di Draco Malfoy, con una nota di vago divertimento.
La presa si allentò un poco, ma la testa riccia rimase affondata nella sua spalla e scossa dai singhiozzi.
«Ehm... Hermione?» domandò, tentando goffamente di confortarla con qualche colpetto sulla spalla. Pessima idea: i singhiozzi si moltiplicarono. Cercando di gestire l'imbarazzo del momento, si concentrò sull'ambiente: un grande atrio vuoto, a parte gli arazzi alle pareti (sembravano scene di caccia), e Draco Malfoy in piedi di fronte a lui, vestito di un completo verde e argento – naturalmente, certe cose non cambiavano mai! - che lo fece sentire sgradevolmente conscio dei propri abiti lisi e rammendati.
Senza dire una parola, Lorcan si mise alla sua sinistra e cominciò a fissare Hermione con aria palesemente perplessa. Dean si augurò di cuore che la nausea gli fosse passata: se il ragazzo avesse vomitato una terza volta proprio lì... be', l'idea non gli piaceva per niente, si sentiva già a disagio abbastanza, grazie.
«Buongiorno, Thomas» salutò il padrone di casa, levandosi il cappello a punta. «Non vorresti presentarci il tuo... giovane accompagnatore? Shorty mi ha detto che eravate in due, quando si è Materializzato ad annunciarvi, ma non...»
«Lorcan Cresswell» lo informò il diretto interessato, spostando su di lui uno sguardo impassibile, che ricevette in risposta un semplice «Draco Malfoy» e un cenno del capo.
Frattanto, Hermione – perché sì, era proprio Hermione, viva e sana e...! - si staccò lentamente da lui si asciugò gli occhi. «Oh Dean... mi dispiace tanto.»
«Ti dispiace tanto?!» le fece eco, incredulo. «Non ci vediamo da una vita e la prima cosa che mi dici è “Mi dispiace tanto”?! Hermione...» Si passò una mano sulla fronte, lottando per tradurre in parole il tumulto delle proprie emozioni. «Pensavo che fossi morta. Non sapevo più niente, nessuno sapeva più niente. Se Draco non ci avesse detto che eri viva, che eri a Hogwarts... Non speravo più di rivederti!» Di colpo, toccò a lui asciugarsi gli occhi. «Quindi grazie, anche solo per non essere morta!» concluse con voce roca. «Sapere che sei viva, per me, per noi, vedere che stai bene... e non dispiacerti di niente, hai capito? Dopo tutto quello che hai passato...»
Lorcan emise un verso scettico e la temperatura nella stanza calò di almeno venti gradi.
«Suppongo che completare le presentazioni sia compito mio» osservò Draco, in tono glaciale. «Signor Cresswell, questa è Hermione Granger, a Lei forse meglio nota come la miglior amica di Harry Potter.» Sorrise soddisfatto, vedendolo sgranare gli occhi. «Vorrei pregarLa, peraltro, di non saltare subito alle conclusioni, perlomeno finché resterà sotto il mio tetto, o di essere più... moderato nell'esprimerle.»
Lorcan lo fissò incerto, chiaramente non abituato a quello stile di rimprovero, e Dean si tolse la soddisfazione di affibbiargli una gomitata nelle costole.
«Ahi! ...Certo, signor Malfoy.»
«Eccellente. Ora, se volete seguirmi... Shorty!»
L'elfo riapparve con uno schiocco. «Il padrone desidera?»
«Per favore, libera i nostri ospiti dai loro mantelli...» Si corresse al volo, vedendo che si trattava di giacche Babbane leggere «...o da qualunque cosa non desiderino tenere addosso e fa' strada fino al salotto del secondo piano. Confido che il tè sia già pronto.»
«Shorty l'ha versato nella teiera un momento fa, padron Malfoy. Sarà a puntino quando arriveremo.»

Nella testa di Lorcan ballavano cento domande, nessuna risposta e una rabbia che montava di minuto in minuto.
Chi è questo qui?
Di sicuro uno pieno di soldi.
Ma chi cazzo si crede di essere, per parlarmi in quel modo?!

Tutto quel lusso, mai neppure immaginato, gli faceva girare la testa. Ma se pensava a come vivevano nel campo, sentiva la bile montargli fino in gola.
A noi manca da mangiare e questo qui... che in teoria sta dalla nostra parte...
Chi diavolo è? Un altro vigliacco che si nasconde, come Thomas? Già, non si pigliano se non si somigliano!
Però prepara Pozioni. Peccato che non si mangino.
E quest'altra? L'amica di Harry Potter, nientemeno? Ed era a Hogwarts?! Credevo che la Scuola fosse stata distrutta... Che storia c'è dietro?!
Perché nessuno mi spiega mai niente, cazzo?!

Come tutti al campo, aveva saputo prima di un nuovo alleato inatteso, che li avrebbe appoggiati stando nell'ombra, poi di una non meglio precisata “missione andata bene” che avrebbe dovuto risolvere almeno qualcuno dei loro problemi, infine delle Pozioni che Dean aveva cominciato a riportare dalla Normandia. Punto e basta: niente nomi, niente dettagli... niente di niente.
E adesso salta fuori... tutto questo?! Ma perché non ci siamo trasferiti subito tutti qui?!
L'unico motivo per cui non esplodeva era la soverchiante sensazione di smarrimento. Detestava trovarsi spaesato, senza punti di riferimento... ma capiva di essere appena finito in un mondo che non conosceva. Quasi come un Babbano che ha appena scoperto la magia, si disse, ricordando i racconti di papà su quando gli era arrivata la lettera per Hogwarts.
Papà.
Anche dopo tutti quegli anni, il pensiero faceva sempre male.
Abbassò gli occhi, ignorato da tutti. Notò appena la scalinata davvero monumentale che stavano salendo: vedeva il giardino di casa, poco prima dell'alba, e un bambino spaventato che supplicava il padre di non andare via, di non lasciarlo lì.
“Devo, ometto. Tua madre è nata strega, a lei e a voi non succederà niente. Ti arriverà la lettera per Hogwarts, vedrai, andrà tutto bene. Sta' attento ai tuoi fratellini, aiuta la mamma e... Lorcan?”
“Sì, papà?”
“Fa' in modo che Tony si ricordi di me, d'accordo?”
.
Appena il tempo di sgranare gli occhi, capire che papà non pensava affatto che sarebbe tornato, scattare per afferrarlo... e crac! Smaterializzato.
Papà, ho fallito. Ho fallito su tutta la linea.
Dovevi proprio andare a farti ammazzare?
Adesso la mamma è morta e Tony chiama “Papà” quel rammollito di Thomas.
Fortuna che doveva andare tutto bene, pensa sennò!

E Hogwarts... Hogwarts per lui era rimasta soltanto un nome. Tanti nomi, tanti brandelli di conoscenza rubacchiati qua e là, schegge ancora taglienti di un mondo fatto a pezzi dalla vittoria dei Mangiamorte.
Aveva pensato di sapere tutto quel che c'era da sapere. Ma dal momento in cui era spuntato quell'elfo domestico... Certo, aveva sentito parlare degli elfi, forse l'avrebbe anche riconosciuto se non l'avesse colto tanto alla sprovvista; ma l'idea che se n'era fatto aveva così poco a che fare con ciò che vedeva e sentiva di Shorty!
E fosse solo l'elfo.
Credevo che il nostro misterioso alleato in Normandia si nascondesse in un tugurio accanto al suo calderone. Un po' come la megera della radura. Insomma, che si nascondesse come facciamo noi. Invece...
Ma allora, di nuovo, perché non siamo tutti qui?!

Fissò di nuovo con curiosità la giovane donna che camminava davanti a lui, chiedendosi che rapporti avesse di preciso con il padrone di casa – certo veniva da pensar male... - come fosse finita lì, cosa intendesse fare. La seguì, osservando sempre un silenzio prudente, in quello che doveva essere il “salotto”, una stanza tutta decorata sui muri, che in confronto al resto del castello sembrava piccola ma avrebbe potuto contenere comodamente almeno dieci tende. Però, anche mentre si guardava intorno ammirato, il suo cervello continuava a tornare all'interrogativo di partenza: Chi sono questi due?

Draco non riusciva ad apprezzare fino in fondo lo stile rococò, applicato al salotto da uno degli ultimi Malfoy che avevano abitato al Chateau des Sorciers (come ancora lo chiamavano i pochi Babbani locali) prima che venisse abbandonato del tutto al tempo della Rivoluzione, ma si sentiva in dovere di offrire agli ospiti almeno il piacere di un ambiente diverso ed elegante. Indossava uno dei suoi completi migliori per lo stesso motivo, in segno di rispetto, e non solo per etichetta. Dopotutto, checché ne dicesse a Hermione, sapeva bene che quel che stava facendo per loro era davvero poca cosa, rispetto alle reali necessità... e anche alle sue possibilità.
«Prego, accomodatevi» li invitò, accennando alle sedie che attorniavano il tavolino da caffè, già appesantito dal rinfresco. «Immagino che avrete fame: se volete favorire... Shorty, il tè.»
«Uhm...» Thomas tossicchiò imbarazzato. «Non vorrei assolutamente offendere, ma, ecco... sarebbe possibile, sì... portare via il cibo? Per le nostre riserve» si affrettò a spiegare, davanti al suo sguardo interdetto. «Siamo a corto di tutto e...»
«Oh!» Si diede dell'idiota per non averci pensato. «Certo, nessun problema per quanto mi riguarda. Shorty, si può fare? Riuscire a Materializzarsi con il cibo?»
«Se i signori ha qualche problema, Shorty aiuta» rispose il suo servitore, in tutta semplicità
«Bene, grazie. Mi scuso per non aver pensato che i viveri potessero essere anche più utili delle Pozioni... Comunque c'è tutto, come vedete, colazione dolce e colazione salata. Non mangiate proprio niente?»
Da come li aveva visti fissare il rinfresco, dovevano essere affamati, eppure si scambiarono un lungo sguardo e scossero il capo. «No, grazie.»
Forse anche il completo non era stato una grande idea, si disse, notando l'abbigliamento Babbano dall'aria “vissuta”.
Interpretare il ruolo del padrone di casa era stato il suo modo di tenere a bada il nervosismo, ma adesso che pure su quel fronte spuntavano imprevisti... Mantenne il contegno con uno sforzo di volontà.
«Shorty, per cortesia, impacchetta tutto in modo che lo possano portare via. Spero che berrete almeno il tè.»
«Ma certo» gli sorrise Thomas.
Il ragazzo accanto a lui restava immobile, con un'aria smarrita. Incuriosito suo malgrado, Draco ne incrociò lo sguardo vagante e tentò un piccolo tocco di Legilimanzia..
Distolse subito lo sguardo: quello lì, come accidenti si chiamava, era un vulcano di emozioni, ma soprattutto di rabbia.
Meglio tenerlo d'occhio. Non si sa mai.

La presenza di Lorcan complicò un tantino le cose, perché gli mancavano tante informazioni e fu giocoforza fornirgliele lì per lì. Quando sentì che Draco era un ex-Mangiamorte, per un momento, parve deciso a saltargli alla gola; ma poi si frenò, chiudendosi in un mutismo ostile che Dean trovava ben più inquietante della violenza.
Comunque, Hermione arrivò al punto molto in fretta. E a quel punto il ragazzo svanì dai pensieri di tutti gli altri.
Dean quasi avrebbe preferito che il Galeone fosse stato una trappola: il risultato, dopotutto, non poteva essere molto diverso!
Si sfregò gli occhi, ancora incredulo: «Voi vorreste... cosa?!»
«Uccidere la Regina» ripeté Hermione con calma.
«Oh, ma certo! E poi che altro? Pescare la luna nel pozzo?!»
«La tua ironia è del tutto fuori luogo, Thomas» commentò tranquillamente Malfoy, senza alzare gli occhi dalla propria tazza di tè.
Lo sguardo di Dean corse verso Lorcan, in cerca di un sostegno, per improbabile che fosse...
«Io ci sto!»
Per un momento, tutti lo fissarono; poi Hermione inalberò un'espressione sprezzante che Dean non le conosceva affatto.
«Tu ci stai? E cosa credi di saper fare, sentiamo un po'?»
«E chi sei tu per credere di sapere quel che posso o non posso fare?» ribatté Lorcan, ingaggiando una battaglia di sguardi.
Calò un silenzio teso. Draco Malfoy parve non accorgersene e rimase assorto a contemplare la tazza, ma Dean si sentì in dovere di intervenire, prima che si saltassero alla gola... tanto più che, per una volta, lo scavezzacollo aveva una discreta dose di ragione. «Lorcan è uno dei nostri migliori cacciatori e sarebbe un duellante in gamba, se avesse una bacchetta sua e se avessimo modo di addestrarlo seriamente.»
«In altre parole,» replicò al volo quest'inedita Hermione, «serve al massimo per rifornire la dispensa.»
L'incarnato scuro del ragazzo si tinse di rosso mattone: «Ah, questo è un problema che vossignoria non ha di sicuro, dico bene?»
«Lorcan...» cercò di avvertirlo, prima che si cacciasse in guai seri.
Ma adesso quello era in piedi, gli occhi lampeggianti di rabbia. «E certo, è facile stare seduti qui, a pancia piena, sentirsi migliori degli altri che stanno nella merda e guardarsi bene dal mettere mai piede...!» Di colpo, rimase completamente immobile e cadde a terra.
«Scusate» commentò Malfoy tranquillo, riponendo la bacchetta, «ma ho pensato che fosse meglio un mio Petrificus non verbale che tutto quello che, tempo dieci secondi o anche meno, gli avrebbe scagliato addosso la Granger.»
«Ehm... non c'è problema, anzi grazie» gli rispose Dean, interdetto dalla rapidità e dalla destrezza con cui si era mosso.
Di colpo, Hermione aveva di nuovo la stessa espressione disperata dell'ingresso. «Io... io volevo venire, Dean... davvero. Solo che... »
«Stavi male. Ce l'hai già spiegato, Hermione» cercò di tagliar corto, imbarazzato per lei, mentre Malfoy e il suo elfo facevano in modo di rimettere alla bell'e meglio Lorcan, sempre Pietrificato, sulla sua poltrona. «Non sarò io a biasimarti se ti serviva tempo o se te ne serve ancora.»
Scosse il capo lentamente, ma con determinazione. «No. Non mi servirebbe a niente, non più. Mi sento così in colpa per avervi lasciati lì... ma adesso c'è quest'occasione e...». Di colpo, apparve incerta e lanciò un'occhiata verso Malfoy.
Questi le rivolse un sorriso rassicurante - di cui Dean non avrebbe mai creduto che la sua faccia fosse capace – e intervenne: «In realtà, “Uccidere la Regina” è una semplificazione un po' grossolana, se posso permettermi...»
Incredibilmente, Hermione non ribatté. Ai due che la conoscevano da "prima" occorse qualche secondo per digerire l'evento inaudito.
«Ciò a cui puntiamo» proseguì quindi Malfoy «è la distruzione di tutto il suo apparato di potere, la neutralizzazione di tutti i suoi seguaci: dobbiamo fare in modo che non ne scampi neppure uno, altrimenti c'è il rischio che poi ci tocchi ricominciare.» Sospirò. «Naturalmente, è impossibile che la Regina si arrenda, quindi senz'altro bisognerà ucciderla... ma dobbiamo pianificare una guerra, non un omicidio.»
«Una guerra?! Tu e quale esercito?!»
«Ci sono molte possibili risposte a questa domanda, Thomas. Ma passano tutte per il Wizengamot.»
«Il...?!» Scosse la testa. «Io non ci sto capendo più niente.»
«Per questo ti abbiamo fatto venire qua, troppo difficile spiegare tutto per lettera. Vedi, il fatto è che... Ah, forse è meglio liberare il nostro giovane amico. Almeno potrà alzare la mano, quando non capirà qualcosa.»
Ma Lorcan rimase scrupolosamente fermo e zitto per il quarto d'ora circa che occorse a Hermione per riassumere storia e funzioni del Wizengamot; alzò la mano soltanto alla fine.
«Sì, signor Cresswelll?» Per un attimo, a Dean parve di rivedere la McGranitt.
I modi di lui, adesso, erano fin troppo formali. «Se ho capito bene, signorina, questo Wizengamot funziona, o funzionava, un po' da Tribunale e un po' da Parlamento.» Attese un cenno di conferma prima di proseguire. «D'accordo, però ancora non capisco cosa c'entri con noi.»
«Questa è la parte di Draco» ammise Hermione, che dal canto suo sembrava un po' più morbida verso il ragazzo. «Diciamo semplicemente che quello è il governo legittimo.»
Come Evocato dai loro sguardi smarriti, Malfoy si alzò, con un'aria improvvisamente tesa. «Se parti dalla fine, non capiranno mai, Mezzosangue.»
«Fai tu, Mangiamorte» fu la replica sorridente.
Dean dovette reprimere l'istinto di scattare in difesa dell'amica: dopotutto, sembrava quasi che quei due giocassero a scambiarsi insulti!
«Ve la metto in un altro modo: la Regina si chiama “Regina”, ma è semplicemente un Ministro della Magia con un altro nome.»
«Ah sì?»
«Sì, Thomas, fìdati. Il Wizengamot, lo avete sentito prima, controlla il Ministro, a volte lo nomina anche e, nei casi più gravi, lo può destituire. Quindi, il Wizengamot è superiore al Ministro. Ci siamo fin qui?»
Quei concetti gli erano pressoché estranei, ma gli sembrava di scorgere una logica, quindi annuì. Lorcan, invece, alzò la mano.
«Prego, signor Cresswell.»
«Senza offesa... come mai stiamo ragionando come se alla Regina importasse qualcosa delle regole?»
«Perché importa ai nostri potenziali alleati: stiamo o non stiamo pianificando una guerra?» Sorrise, ma senza allegria. «Dico “stiamo”, però noi non siamo proprio nessuno. Invece, il Wizengamot assume i pieni poteri, quando un Ministro tenta un colpo di Stato... e quindi può scatenare proprio la guerra che ci serve.»
Dean alzò la mano. «Uhm... non è un po' tardi? La Regina non l'ha già soppresso?»
«Ma proprio questo è il punto, Thomas: il suo decreto è nullo. O meglio, siccome equivale ad un colpo di Stato, legalmente parlando produce un solo effetto: privare lei di ogni legittimità e trasferire tutti i poteri proprio al Wizengamot.» Riprese la sua tazza di tè e la vuotò, prima di proseguire. «In altri termini, signori, dobbiamo fare in modo che il Wizengamot si possa riunire in un posto sicuro e deliberi come vogliamo noi, cioè dichiari l'esistenza di un'usurpazione, chiedendo aiuto alla Confederazione Internazionale dei Maghi. Non sarà facile, ma se ci riusciamo... La Confederazione non si muove in assenza di richieste, sarebbe considerato un atto di ingerenza degli affari interni delle singole Nazioni magiche, ma quando una richiesta del genere arriva cambia tutto, perché implica di per sé il rischio di una guerra civile, non proprio un bene per lo Statuto di Segretezza. Insomma, ci vorrà un po', tenteranno la diplomazia... ma dovranno intervenire, sottolineo dovranno. E non intendo “intervenire a parole”: direi che passeranno alle armi nel giro di due o tre mesi al massimo, visti anche i modi poco eleganti in cui reagirà la mia carissima zietta.»
Di colpo, Lorcan fece per avventarsi su di lui, ma fu bloccato a mezz'aria da una nuova Pastoia.
«In effetti, mi sa che abbiamo tralasciato il piccolo dettaglio della mia parentela. Chiedo scusa, signor Cresswell... ma mi lasci dire che i Suoi tentativi di aggressione alla Babbana sono un tantino patetici e, nella loro prevedibilità, stanno anche diventando noiosi.»
«Per favore non liberarlo,» intervenne Dean, «sennò qui va avanti per mezz'ora.» Finì a propria volta il tè e si voltò verso Hermione. «Scusa, ma... non avevi detto che il piano era uccidere la Regina? Uhm... io non so, non me ne intendo davvero, però non credo che la Confederazione Internazionale permetterebbe...»
Lo sguardo che Hermione gli rivolse lo ammutolì, ma mai quanto le parole che pronunciò un momento dopo.
«Bellatrix è mia
Restò a fissarla, Pietrificato più di Lorcan, finché non intervenne la voce di Malfoy, fattasi ad un tratto tagliente: «Ferma gli Ippogrifi, Mezzosangue. Chiariamo subito una cosa: tu non ucciderai mia zia
A quelle parole, pronunciate in tono definitivo, Hermione prima sbiancò, poi si fece rossa di rabbia; quello però la batté sul tempo e, un istante prima di essere insultato o Maledetto, aggiunse semplicemente: «Vedi, devo farlo io.»


Note:
Non sappiamo nulla sulla moglie di Dirk Cresswell, ma dato che sembra che non si sia data alla macchia – da nessuna parte si accenna a lei o ai figli – mi è sembrato logico supporre che non fosse nata Babbana e che quindi il Ministero l'abbia lasciata in pace (se di pace si può parlare in certe circostanze). Poi, nella mia versione, c'è stata la battaglia di Hogwarts ed è successo quel che è successo.
A quanto mi dice Google, uno
Chateau des Sorciers esiste davvero, a Sédan, e un altro a Sainte-Pée-sur-Nivelle, mentre in Bretagna, a Saint-Brice-en-Coglès, il proprietario ha convertito parte del proprio maniero in una riproduzione di Poudlard alias Hogwarts... ma sembra che in Normandia non esista nulla del genere, quindi immagino che il castello abbandonato dei Malfoy non abbia ma superato l'ambito di una notorietà puramente locale. I Babbani lo vedono come un edificio in rovina, non diversamente da quel che avviene a Hogwarts; in più, altri Incantesimi rendono molto difficile trovare la strada, a meno di non essere il proprietario o in sua compagnia (precauzione ragionevole ai tempi che furono e di nuovo adesso, ma concausa non secondaria del progressivo abbandono dell'edificio: troppa fatica per una casa delle vacanze). Dean è arrivato al cancello quando ha accompagnato Malfoy, dopo il salvataggio di Hermione, ma non saprebbe comunque ritrovare il percorso da solo: questo è uno dei due motivi per cui Draco ha escogitato il metodo dell'albero cavo per le loro consegne (l'altro è la diffidenza, perché essere alleati va bene, ma hai visto mai...).
Tutte le considerazioni sul cibo – che è un tema importante, non foss'altro perché un detto attribuito a Napoleone afferma che un esercito marcia con il proprio stomaco – si fondano su quel che dice a Ron una Hermione esasperata nel cap. 15 de “
I Doni della Morte” (cito l'originale per evitare in radica ogni problema di vecchia vs, nuova traduzione): "'My mother,' said Ron one night, as they sat in the tent on a riverbank in Wales, 'can make good food appear out of thin air.' 'Your mother can't produce food out of thin air,' said Hermione. 'no one can. Food is the first of the five Principal Exceptions to Gamp's Law of Elemental Transfigura --' 'Oh, speak English, can't you?' Ron said. 'It’s impossible to make good food out of nothing! You can Summon it if you know where it is, you can transform it, you can increase the quantity if you’ve already got some—'”.
Quali siano le altre eccezioni non ci viene detto, ma condivido l'ipotesi che una di esse impedisca di creare denaro dal nulla; e se il massimo che si può ottenere in quel campo è l'oro dei lepricani, che svanisce dopo qualche ora, l'eventuale analogo per il cibo dovrebbe dar luogo non ad un pasto, bensì ad un supplizio di Tantalo. Il limite, tuttavia, non si applica all'acqua, come dimostra l'esistenza dell'Incantesimo
Aguamenti, e in più il cibo può essere sia trasformato sia accresciuto nella quantità (la signora Weasley ha un libro su come Incantare il formaggio, lo vediamo nel cap. 3 de “La Camera dei Segreti”). Immagino, tuttavia, che anche queste possibilità non siano prive di limiti, soprattutto in un contesto già di suo difficile come un accampamento con troppe persone e troppo poche bacchette.
Shorty, in quanto legato al castello e al padrone, può entrare e uscire senza difficoltà, ma non portare dentro estranei: in questo, il rifugio di Draco è protetto perfino meglio di Grimmauld Place. Quindi, l'elfo ha lasciato Dean e Lorcan (impegnato a vomitare anche l'anima, la Materializzazione tende a fare quest'effetto) al cancello d'ingresso, si è Materializzato per annunciarli e Draco ha fatto schiudere dall'interno prima il cancello, poi il portone.
Non so se sia possibile Materializzarsi con il cibo (può essere che lo sia solo per gli elfi, come altre cose), ma penso di sì, a patto di portarlo addosso; in ogni caso, mi serviva una soluzione rapida di cui i nostri potessero approfittare. Dean e Lorcan hanno ovviamente fame, ma all'accampamento hanno sviluppato l'abitudine di rifornire per prima cosa le scorte di cibo, grazie anche alla politica “porti due mangia quattro” (un'idea di Dean), che significa che tutto il cibo dovrà essere moltiplicato a più non posso e chi lo ha procurato ne ricevererà una quantità doppia rispetto al proprio apporto, in modo tale che gli convenga non tener nulla per sé.
Il castello di Draco sarebbe un rifugio assai poco pratico per un movimento di resistenza, dato che è quasi impossibile trovarlo senza l'aiuto del suo padrone: va bene se si deve scomparire, o se qualcuno come Hermione ha bisogno di un lungo periodo di recupero, ma certo non come base operativa. Ovviamente, però, Lorcan non sa quasi nulla di tutto ciò e reagisce d'istinto.
Il comportamento di Hermione penso che si possa spiegare facilmente, se si tiene nella debita considerazione fino a che punto sia importante per lei uccidere Bellatrix: si è convinta che ne dipenda la sua stessa sanità mentale, per lei è lo scopo intorno a cui ruota tutto, anche la guerra... e quindi la sua tensione è alle stelle, tanto più che da un lato i sensi di colpa le ingiungono di recarsi con Dean all'appartamento, dall'altro sa di non potersi permettere neanche l'ombra di un fallimento. E qui Lorcan, con il suo entusiasmo da ragazzino, ha un effetto pessimo su di lei, perché le ricorda il suo stesso atteggiamento quando è partita per la caccia agli Horcrux.

  
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