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Autore: Scribbling_aloud    15/09/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 12 – Apertura dei regali
 
La mattina dopo, com’era prevedibile, avevano tutti i ragazzi all’alba nel letto a scuoterli, supplicandoli di darsi una mossa per poter aprire i regali.
Appena furono di sotto presero d’assalto l’albero, arraffando scatole avidamente e in un secondo carta e fiocchi stavano volando dappertutto e urla di gioia echeggiavano per la stanza.
Ogni Natale ricevevano più regali di quelli che riuscivano a contare avendo così tanti zii e zie, ma erano sempre molto impazienti per quello di George, una scatola a testa contenente tutti i prodotti nuovi del negozio non ancora in commercio. Quelli di Hermione erano di solito per stimolare la logica; era dell’opinione che nel mondo della magia era troppo sottovalutata.
Quando Lily aprì il regalo di Bill e Fleur, un tutù rosa caramella, impazzì completamente e nulla poté trattenerla dal volerlo indossare immediatamente. Trascinò Ginny con foga nella sua stanza e Harry colse immediatamente l’opportunità per parlare ai ragazzi da solo.
Attirò la loro attenzione dallo scartamento dei regali e diede un pacchetto a ciascuno che presero con curiosità ‘Stavo aspettando che foste tutti e due a Hogwarts per darvi questo. Sono cose che avevo quando ero a scuola. Erano di mio papà e le ho trovate molto utili. Spero le userete bene.’
Nel momento in cui James, che era stato il più veloce, aprì il suo pacchetto, il suo vecchio mantello dell’invisibilità, leggero come una piuma, scivolò sul pavimento. Era ancora in perfette condizioni, argenteo e brillante come quando Harry lo ricevette venticinque anni prima. James sussultò ‘E’…? Sembra… E’ veramente…’ farfugliò meravigliato non credendo ai suoi occhi.
Harry rise al suo stupore ‘Sì, è un mantello dell’invisibilità. Provalo.’
Come James se lo gettò addosso sparì completamente.
‘E’ stupendo.’ Albus sussurrò in ammirazione al suo fianco, protraendo una mano per toccarlo.
‘Spacca di brutto!!!!!!!!’ udirono James urlare da sotto il mantello. Se lo tirò via di dosso riapparendo ai loro occhi con un’espressione rapita ed entrambi lo scrutarono affascinati. Poi Albus, che finalmente si ricordò di avere anche lui un pacchetto, più piccolo e sottile e ci si gettò sopra con foga, pieno di aspettative. James vedendo comparire, quello che gli sembrò solo una vecchia pergamena sembrò deluso, ma Albus non si face ingannare dall’apparenza ‘Cos’è?’ chiese pieno di aspettative.
Harry prese la bacchetta dalla tasca e ci picchiettò sopra dicendo ‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni’.
Sulla pergamena, dopo la frase introduttiva, apparse la mappa di Hogwarts. C’erano sopra alcuni puntini. La maggior parte degli studenti erano a casa per le vacanze ma potevano vedere tutti i professori nei loro uffici e gli studenti nelle varie camerate.
Le bocche di Albus e James si spalancarono dallo stupore.
Harry picchiettò di nuovo sulla mappa ‘Fatto il misfatto’. La mappa tornò ad essere un semplice pezzo di pergamena.
I ragazzi alzarono lentamente la testa guardando Harry, senza parole per l’emozione.
Harry fu divertito dalla loro espressione ma li ammonì severamente ‘Li userete insieme. Senza litigare. Dovreste tenerli il più segreti possibile e quando tu, James, lascerai Hogwarts darai il mantello a Lily. Va bene?’ Annuirono ancora increduli al mondo di possibilità che gli si aprivano davanti.
‘Andate a nasconderli nella vostra camera. Non sono sicuro che la mamma approverebbe’
James scattò via in un secondo, sicuramente per provare nuovamente il mantello davanti allo specchio ma Albus restò indietro, guardando Harry, chiaramente volendogli parlare in privato ma non sapendo dove cominciare.
‘C’è qualcosa che mi devi dire?’ Harry chiese incoraggiante.
Lui annuì e andò a sedersi vicino a lui. Cominciò a parlare lentamente, esitante, guardandosi le ginocchia ‘Papà le persone a scuola mi parlano alle spalle.’
‘Cosa intendi?’ Harry chiese dubbioso.
‘Quando passo nei corridoi le persone mi indicano e sussurrano o qualche volte nella sala, vedo le persone parlare e si fermano improvvisamente quando mi vedono. Lo facevano anche con James all’inizio. Me l’ha detto lui. Ci trattano differentemente. Vogliono tutti essere nostri amici.’
Harry cominciò a capire, quello che era successo a James nel suo primo anno stava succedendo ad Albus ora.
‘E per via di te?’ Albus chiese innocentemente alzando due verdissimi occhi su di lui.
Harry sospirò ‘E’ possibile. Sì’
‘James mi ha detto di ignorarli ma vedo che a lui piace. A me no però. Vorrei che la smettessero. A me non piace. Vorrei che mi trattassero come tutti gli altri.’
Era affascinante come James gli ricordasse esattamente suo padre, come lo aveva visto nella memoria di Snape così tanti anni addietro. Era turbolento e gli piaceva essere al centro dell’attenzione, aveva un gruppetto di amici a cui era molto affezionato e stavano diventando sempre più ammirati dai più piccoli. Aveva scoperto tutto questo da Neville che li teneva d’occhio per conto suo. Harry non era sorpreso che si godesse così tanto la popolarità.
Albus, dall’altra parte, era più introverso e solitario e cercava più che altro la compagnia di Rose. Preferiva restare nell’ombra e non gestiva bene la popolarità. Gli ricordava se stesso quando aveva la sua età.
Gli mise un braccio attorno alle spalle ‘Capisco, ma vedi, James ha ragione. Sfortunatamente non puoi farci niente. E’ solo perché sei appena arrivato, la smetteranno prima o poi, o almeno non sarà così pesante come adesso. Ignorali e basta’
Gli aveva detto una piccola bugia. Se era come lo era stato per lui non avrebbero mai smesso ma era meglio non dirglielo, aveva i prossimi sei anni e mezzo per scoprirlo.
‘Come faccio a capire se qualcuno vuole essere mio amico veramente o solo per via di te?’ non c’era nessuna accusa nella sua voce ma Harry sentì lo stesso una fitta di senso di colpa per Albus e le sua fatica nel gestire la sua di fama.
‘Lo capirai. E’ stato uguale per me quando sono arrivato ad Hogwarts’
Si ricordò della mano offerta da Draco offrendogli un’amicizia opportunistica e Ron. E per la centesima volta negli ultimi tre giorni si ritrovò a pensare ‘Come diavolo siamo arrivati a questo?’ ma mise da parte il pensiero per rispondere a Albus ‘Sarai capace di vedere l’intenzione dietro la richiesta di amicizia’
‘E’ stato difficile anche per te?’ lui chiese ansioso.
‘Sì, lo è stato. Ma sono stato fortunato. Ho incontrato Ron e Hermione. E tu sei ancora più fortunato perché hai già Rose’ lo strinse gentilmente cercando di rassicurarlo.
‘Qualcuno mi ha detto che hai vinto la competizione Triwizard quando eri a scuola. Non me l’hai detto. Perché?’
Ci siamo di nuovo.
Ma desideroso di dare una possibilità al consiglio ricevuto da Hermione cominciò a raccontare, piano, soppesando ogni parola ‘Non te l’ho mai detto perché non è stato né piacevole né giusto. C’era un altro ragazzo nella competizione ed era più grande e migliore di me. Lui meritava di vincere, non io. Un mago oscuro mi ha spianato la strada per permettermi di raggiungere per primo la coppa ma l’abbiamo toccata insieme, e per questo Cedric è morto.’
Albus spalancò gli occhi ‘Perché?’ chiese con un vocino.
‘La coppa era una portkey che ci ha portato dritti da Voldemort. Cedric è stato ucciso perché non lo volevano lì.’ Si alzò in piedi e andò verso il camino osservando le fiamme guizzare sentendosi a disagio.
Sto facendo la cosa giusta rivelando tutto ciò ad un ragazzino di undici anni?
Albus, seguendolo con lo sguardo, sobbalzò sentendo il nome, tutto avviluppato in ammirazione e interesse.
‘Cos’è successo dopo?’ chiese di nuovo ammaliato.
Harry lasciò il suo sguardo cadere su di lui e vide un ragazzino, così giovane ancora, i suoi rapiti occhi verdi così simili ai suoi, su di lui. Era la sua stessa età quando aveva incontrato Voldemort per la prima volta, non si sentiva un bambino allora ma, in realtà, lo era ancora. Si ricordò di quanto fosse desideroso di sapere tutta la verità e di come Dumbledore lo aveva considerato troppo giovane per ancora molti anni. Ne era stato molto irritato, aveva pensato che fosse ingiusto, si era sentito abbastanza grande. Ma ora, vedeva tutto dall’altro lato. Dal punto di vista di un adulto. E si rese conto che Dumbledore aveva avuto ragione. Era giovane. Albus era giovane. Troppo giovane.
Sentì un pizzico sul suo avambraccio dove il suo sangue era stato spillato per dare di nuovo un corpo a Voldemort. La cicatrice era ancora lì a ricordarglielo. Come poteva spiegare la resurrezione di Voldemort ad un bambino? Albus avrebbe avuto incubi per settimane. Harry li aveva avuti per anni, ed erano veramente orrendi!
Se lui, che aveva trentacinque anni, aveva ancora difficoltà nel ricordare quei momenti, quale poteva essere la reazione di un bambino? Sicuro non poteva essere un buon argomento di conversazione non importa le vedute di Hermione sulla cosa.
Fu salvato dal dare spiegazioni da Lily, che tornò tutta esuberante con indosso il suo nuovo tutù da mostrare a tutta la famiglia e James pronto a scartare gli ultimi regali.
Colse l’occasione al volo. Complimentò caldamente Lily e lasciò la stanza subito dopo. Lo sguardo di Albus lo seguì.
Andò a cercare Ginny. Erano già le dieci e dovevano ancora decidere cosa fare a riguardo Shell Cottage.
La trovò in bagno in un angolo che piangeva, i suoi occhi rossi e gonfi. Allarmato si sedette immediatamente di fianco a lei.
‘Cosa succede?’ le chiese accarezzandole la testa teneramente.
‘Sono preoccupata da morire per sta storia di Ron. Cosa succede se andiamo lì e reagisce allo stesso modo di tre giorni fa? Davanti ai bambini. E’ troppo rischioso.’ Disse asciugandosi gli occhi con un fazzoletto.
Era strano da parte sua essere così emotiva, di solito era molto forte. La abbracciò, toccato dalla sua preoccupazione verso qualcosa che lui aveva contribuito nel creare.
‘Non è la fine del mondo.’ Disse consolante ‘Non andiamo. Lo dico io ai ragazzi. Staremo qui. Non importa.’ aggiunse risoluto.
Lei annuì asciugandosi le lacrime ‘Digli che non mi sento bene.’ disse mentre si alzava e si metteva a letto.
Harry andò giù deciso. Sarebbe stato difficile. Era sicuro di dare una cocente delusione e una possibile discussione lo stava aspettando ma Ginny aveva ragione. Era meglio non andare. Non ne valeva la pena.
Una volta in salotto alzò la voce sul chiacchiericcio.
‘Bambini, vi devo dire una cosa importante.’
‘Non sono un bambino!’ James esclamò indignato.
‘Neanche io!’ Seguitò Albus.
‘E neanche io!’ ripeté Lily in imitazione dei suoi fratelli con tutti i suoi sei anni dipinti su un visino serissimo.
Tutti la guardarono per un secondo disorientati ma prima che potessero incominciare a litigare Harry annunciò ‘Non andremo al falò oggi, la mamma non sta bene.’
Silenzio seguì il suo annuncio, Albus fece cadere il petardo di natale che stava per far esplodere, Lily cominciò a piagnucolare silenziosamente e James si lasciò cadere ammutinatamene sul divano con le braccia conserte strettamente ‘Lo sapevo!’
‘Come potevi saperlo? La mamma ha cominciato a sentirsi male solo cinque minuti fa.’ Chiese Harry pronto per la discussione che stava per arrivare. James era sempre quello più difficile da trattare.
‘Lo sappiamo dello zio. Non siamo mica stupidi sai…’
Questo arrivò inaspettato ‘Come lo sai?’
‘Lily ce l’ha detto.’
Lily saltò su piangendo e strillando ‘Gli ho solo detto che avete litigato, non gli ho detto niente di più, lo giuro!’ Guardò Harry implorante, in un lago di lacrime e lui capì che si riferiva alla promessa fatta a Ted di non ripetere quello che aveva sentito.
‘E comunque, anche se non lo avesse fatto. Cosa pensi? Che non abbiamo gli occhi?’ James continuò inacidito.
‘Bada a come parli.’ Harry lo ammonì severamente ma lui continuò sullo stesso tono porpora in volto ‘Zia Hermione e te non eravate al binario. E mamma e lo zio si sono scambiati appena due parole. Tutti potevano vedere che c’era tensione. Stai dicendo una palla.’ Finì accusatorio.
‘Non ti azzardare ad accusare tuo padre di essere un bugiardo.’ Harry lo riprese alterandosi, sicuramente per il suo tono irrispettoso ma probabilmente anche perché era stato beccato a fare esattamente quello.
‘Puoi andare di sopra a controllare tua madre se non mi credi. E anche vero che abbiamo discusso con Ron e non abbiamo ancora risolto. Per come stanno le cose, non è saggio andare.’
‘Non è giusto!’ James urlò pieno di risentimento.
‘Facci l’abitudine.’ Harry rispose sperando di chiudere così la discussione ma Albus cominciò ad implorare ‘Non ci puoi provare a fare pace?’
‘No Albus, ci stiamo provando già da qualche giorno. Non mi vuole parlare.’ Disse con finalità.
‘E’ con te che ha un problema non con noi. Perché non possiamo andare?’
Lily, ancora immersa nel suo bagno di lacrime, guardò suo fratello accusatoria ‘Questo non è molto carino da dire. Se papà non va, io non vado.’
Per favore Lily, non crescere mai! Rimani così, dolce come sei, per sempre!
La prese in braccio per calmare le sue lacrime e mentre cercava di controllarsi per rispondere a James compostamente, Ginny apparì al suo fianco.
‘Penso di stare meglio e direi che possiamo andare’ disse.
Ma prima che potessero cominciare ad entusiasmarsi, si girò verso James con rimprovero ‘Se, e solo se, sento uno scusa sentita da parte tua, James. Sei stato maleducato e insensibile. Hai chiamato tua padre bugiardo quando stavo male veramente e Natale e un momento da passare in famiglia, dovresti imparare da tua sorella!’ aggiunse severa.
James diventò immediatamente bianco per il rimprovero e poi velocemente rosso dalla vergogna.
‘Scusa papà.’ Disse muovendo il suo sguardò intimidito da suo padre alle sue ciabatte probabilmente temendo un altro rimprovero.
‘Va bene. So che non lo intendevi veramente.’ Harry rispose ammorbidendosi segretamente divertito dal suo improvviso cambio di tono.
Lasciò giù Lily le cui lacrime si erano asciugate nel momento stesso in cui Ginny aveva detto che sarebbero andati.
I bambini rincominciarono a gioire e  parlare animatamente. Albus recuperò il suo petardo di natale dal pavimento e lo esplose. Un cappello da strega viola apparve insieme a dei fiori, Lily trillò entusiasta e lo afferrò da sotto il naso deluso di Albus. James arraffò avidamente una grande scatola che conteneva una montagna di rane al cioccolato e in dieci secondi ne aveva già scartate la metà per prendere tutte le carte all’interno. Harry sentì la sua esclamazione delusa rivolta a lui ‘Papà, ne ho trovata un’altra tua! Ne ho già quattro!’
Harry non ripose cogliendo l’occasione per sussurrare a Ginny ‘Sei sicura che lo vuoi fare?’
Lei annuì ‘Ho pensato che possiamo semplicemente andare e vedere com’è la situazione. Se Ron non c’è possiamo stare, ma se è lì, prima che cominci a litigare lasciamo i bambini alla mamma e torniamo indietro qui, faremo il natale insieme, io e te. Sarà carino. E i bambini non perderanno la giornata. Sono sicura che quando vedranno il falò si dimenticheranno completamente di noi.’ Ridacchiò.
Lui sorrise e le carezzò i capelli ‘Sono un uomo molto fortunato’ disse.
‘Lo so…’ lei ripose giocosamente.
   
 
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