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Autore: Stillathogwarts    19/09/2022    0 recensioni
Malfoy Manor, durante la Seconda Guerra Magica.
Harry e Ron sono costretti ad andarsene, lasciando indietro Hermione.
Il destino della ragazza sembra segnato, quando, all'improvviso, Draco decide di intervenire e portarla in salvo.
DRAMIONE | WHAT IF | (Mini-Long)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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CAPITOLO 2
The Dark Mark





 
Due giorni dopo, Hermione era ormai sicura che tutto quello non fosse reale.
Non aveva senso in quel posto.
Il fatto che Draco, la stessa persona che l’aveva portata lì, non avesse idea di dove si trovassero precisamente.
Il fatto che Draco, la stessa persona che l’aveva insultata e denigrata per anni, le stesse fornendo le cure necessarie a riprendersi.
Il fatto che Draco, la stessa persona che l’aveva sempre considerata sporca e inferiore, che aveva sempre schifato la sua stessa esistenza, la stesse aiutando a camminare, a medicare le ferite, senza lasciar trapelare il minimo disgusto verso di lei e ciò che rappresentava.
Niente, assolutamente niente, aveva senso.
«Avanti, falla finita», gli disse una sera, sbottando.
Si buttò di peso sul suo letto e si portò le braccia al petto.
«Che cos’è? Una nuova forma di tortura a me sconosciuta?»
Draco alzò un sopracciglio, perplesso.
Non l’aveva insultata neanche una volta; si stava sforzando di essere gentile con lei e la stava aiutando a riprendersi.
Come poteva pensare che fosse una forma di tortura?
«Stai giocando con la mia mente?» chiese ancora lei, caustica, vedendo che il giovane non le rispondeva. «Mi stai dando speranza per poi farmi svegliare all’inferno di nuovo? Stai cercando di farmi impazzire?»
La guardò come se non la vedesse veramente.
«Questo sta succedendo davvero», le disse freddamente. «Non ti sto incasinando la testa. E credimi quando ti dico che uno dei motivi per cui siamo qui è che non volevo torturarti, né vederti torturata.»
«Perché?» gli domandò dubbiosa.
Era sempre più confusa.
«Tu mi odi. Mi vuoi morta da quando ho messo piede a Hogwarts. Cos’è cambiato?»
Draco deglutì.
«Tutto», mormorò semplicemente.
Una frazione di secondo dopo, era sparito.
Hermione si lasciò ricadere distesa sul letto e fece l’unica cosa che poteva fare in quel momento: iniziò a fissare il soffitto, cercando di dare un senso agli ultimi giorni della sua vita.
Cercando di dare un senso a Draco Malfoy.
§
Riuscì ad alzarsi la settimana dopo.
Usò il muro come supporto e raggiunse il piano terra.
Voleva solo una tazza di tè, sempre che ci fosse del tè in quel posto.
I suoi pensieri erano ancora frantici.
Non sapeva cosa credere e Malfoy era un enigma; non riusciva a comprendere il suo comportamento, non importava quanto ci provasse. E lui non sembrava affatto intenzionato a darle chiarimenti in merito, perché parlava a malapena e solo per verificare le sue condizioni.
«Vai da qualche parte, Granger?»
Hermione sobbalzò quando la sua voce ruppe il silenzio della notte all’improvviso.
Era seduto sul divano, con un bicchiere di liquido ambrato in mano.
Firewhiskey.
Dal forte odore di alcol che aleggiava nella stanza, capì che non fosse il primo che beveva quella sera.
Draco non la guardava; fissava il vuoto, un punto non definito davanti a lui, mentre faceva muovere pigramente il liquido all’interno del bicchiere con dei movimenti circolari.
Indossava un paio di pantaloni neri, una camicia bianca i cui primi bottoni erano stati lasciati aperti; nessuna cravatta.
Hermione si chiese se il suo guardaroba avesse solo quel genere di abiti.
«È questo quello che fai?» gli domandò, sollevando un sopracciglio. «Te ne stai seduto lì a bere tutto il giorno?»
Lo sentì sghignazzare. «Cos’altro dovrei fare?»
Hermione non rispose; non aveva niente da ribattere, comunque.
«Tiene a bada i ricordi», aggiunse lui in un sussurro appena udibile.
Lei deglutì, mentre una serie di incognite si levavano nella sua mente.
Cos’aveva visto Draco durante la guerra per ridurlo in quello stato? Per cambiarlo in quel modo?  
Quali orribili ricordi popolavano i suoi incubi? Terribili al punto da portarlo a rifugiarsi nell’alcol pur di sfuggirvi?
Si rese conto di non avere alcuna risposta da dare a quei quesiti, ma non gli pose alcuna domanda.
Era sicura che non le avrebbe mai risposto, anche se gliene avesse fatte.
«Mi chiedevo se ci fosse del tè» dichiarò invece.
«Potevi chiamare Tilly», le disse con un piccolo sbuffo. «Ha l’ordine di procurarti tutto ciò che chiedi.»
Hermione incrociò le braccia al petto, poggiando la schiena contro il muro per accertarsi di non cadere. «Non sfrutto gli elfi domestici.»
Poteva vedere il sorrisetto di scherno sul suo viso anche al buio, nonostante stesse evitando di commentare ulteriormente.
«Riesci a camminare, ora?»
«A trascinarmi, quantomeno», rispose lei, espirando sonoramente.
Draco sapeva che una volta guarita completamente sarebbe andata via.
E per qualche motivo odiava quell’idea.
Non voleva restare da solo.
Anche se lei era l’unica compagnia che poteva avere.
Si alzò, la raggiunse e le porse l’avambraccio destro; la mano di Hermione tremò leggermente quando si posò su di esso, esitante.
Draco non sapeva esattamente se quel tremore dipendesse dagli effetti della Cruciatus contro i quali stava lottando o se ne fosse lui la causa in quel caso.
L’accompagnò verso il divano, fornendole sostegno con il proprio corpo, e poi la fece sedere sul posto vuoto accanto a sé.
«Tilly, porteresti del tè alla signorina Granger?» chiese all’elfo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma poi rifletté che forse sperare che aggiungesse un ‘per favore’ era un po’ troppo. Era già tanto che Draco Malfoy domandasse e non ordinasse che qualcosa venisse fatto.
«Continuo a non capire», mormorò dopo un po’ lei, visto che il biondino non dava segno di voler parlare.
«Cosa, Granger?» domandò stancamente lui.
«Te
Draco si riempì di nuovo il bicchiere fino all’orlo.
«Neanche io», disse solamente. «Neanche io.»
§
Due settimane dopo, durante una bella giornata, la portò in giardino.
Pensava che l’aria fresca e una passeggiata al sole avrebbe potuto farle bene e aveva ragione.
Le teneva un braccio attorno alla vita per stabilizzarla, senza mai lasciare la presa.
Hermione non riuscì a capire dove si trovassero neanche una volta messo piede fuori dalla casa.
C’era un campo di margherite tutto attorno a loro e l’abitazione dall’esterno non poteva apparire più anonima di così.
Niente che urlasse ‘Malfoy’ o ‘antica famiglia nobile con la puzza sotto il naso vive qui’.
C’era un ruscello in lontananza; sentiva il rumore dell’acqua che scorreva.
“Forse è un’oasi, dopotutto”, si ritrovò a pensare.
Draco non le toglieva gli occhi di dosso; dall’espressione sul suo volto dedusse che voleva avvicinarsi al corso d’acqua e la guidò per il campo.
Era sicuro anche lì. Le sue protezioni erano estese fino all’ingresso dei boschi circostanti.
Non si erano scambiati neanche una parola da quando erano usciti e continuavano a restare in silenzio.
Una volta raggiunta la meta, si sedettero a riva; Draco mantenne la presa su di lei finché non fu adagiata sull’erba fresca, finché non fu certo che non necessitasse di alcun sostegno.
Hermione fece scorrere le dita nell’acqua, sorridendo appena.
Non era fredda, ma neanche calda, riscaldata appena dal sole di maggio che riprendeva forza dopo un gelido inverno. Il ricordo delle notti trascorse a tremare, cercando di riscaldarsi come potevano, rifugiati tra gli alberi e la neve, emerse prepotente nella sua mente e lei si sforzò di respingerlo.
Quel ricordo avrebbe portato a Harry e a Ron e il pensiero dei suoi amici le faceva male.
«Sono il tuo biglietto fuori da Azkaban?», gli domandò in un sussurro improvvisamente.
Cercava ancora di capire perché il biondino fosse gentile nei suoi confronti; perché si prendesse la briga di aiutarla nei movimenti… perché non la insultasse e disdegnasse come faceva un tempo.
La toccava ora e la cosa non sembrava dargli problemi.
Come se niente fosse.
Non lo comprendeva affatto.
Lui fece spallucce, ma tenne gli occhi puntati su di lei, fissandola intensamente.
Erano grigio ghiaccio, un tempo abisso senza fondo in cui non poteva far altro che cadere e lasciarsi avvolgere del freddo; ora però lei riusciva a vederci la tempesta, dietro.
Hermione deglutì. Il suo sguardo addosso la faceva sentire come se la pelle potesse andarle a fuoco da un momento all’altro; come se fosse in grado di guardarle dentro, di scavare sotto la sua pelle, di penetrare nella sua mente.
Sapeva che Draco era un Occlumante; ora si chiedeva se non fosse anche un Legilimens.
§
Un mese dopo, Hermione pranzò per la prima volta fuori dalla sua stanza.
Nella sala da pranzo, con lui.
Non parlavano, ma sedere a quel tavolo insieme li aiutava a sentirsi un po’ meno soli.
Almeno, era così per lei. Forse per Draco non faceva alcuna differenza. O forse gli rendeva più difficile tollerarla, perché consumando i pasti nello stesso posto aumentava il tempo che trascorrevano insieme.
«Notizie da casa?», gli chiese alla fine, per rompere il silenzio.
Parlare le mancava e sentire una voce che non fosse solo un eco nella sua mente ancora di più.
Draco scosse la testa.
Aspettava che gli chiedesse come lasciare quel posto, che gli dicesse che voleva tornare da Potter e Weasley.
Ma non lo fece quel giorno.
E neanche quello dopo.
Né quello dopo ancora.
Una mattina, le fece trovare un giornale americano sul letto.
Parlava della situazione nel Regno Unito.
Voldemort dava ancora la caccia a lei, Potter e Weasley, ma c’era anche un altro nome che era stato aggiunto tra la lista dei ricercati di alta priorità adesso: Draco Malfoy, traditore del proprio sangue e disertore dei Mangiamorte.
Hermione deglutì quando lesse quella frase e si chiese se non dovesse andare a parlare con lui.
Sicuramente lo aveva già letto.
Ricordò a sé stessa che Malfoy non parlava con lei, che forse non parlava proprio con nessuno; che loro non facevano quelle cose, non si confidavano l’uno con l’altra, e viceversa. Allora voltò la pagina e passò all’articolo successivo.
Scoprì che i numeri dell’Ordine della Fenice diventavano sempre più esigui e iniziò a chiedersi perché i governi magici delle altre Nazioni non intervenissero in loro aiuto, visto che la situazione a casa era nota all’estero.
Non era giusto.
La gente stava morendo e loro non alzavano un dito; si limitavano a riportare notizie su dei maledetti giornali, passivamente.
§
Gli articoli sul giornale che Draco le procurò il mese successivo erano persino peggiori di quelli del precedente.
Hermione scoprì che i Nati Babbani e i membri dell’Ordine catturati venivano dati in premio ai Mangiamorte come bottino di guerra; che potevano farci quello che volevano, con loro, stando a quanto riportava l’articolo.
Deglutì, mentre leggeva quelle parole e le lacrime iniziarono subito a rigarle il volto.
Faceva male.
Draco la guardò per tutto il tempo con un’espressione indecifrabile stampata in faccia.
«Come possono fare questo?», mormorò con voce spezzata lei, tra un singhiozzo e l’altro, più a sé stessa che al biondino, in realtà.
«Siamo persone
Draco le si avvicinò e le tolse il giornale dalle mani, gettandolo nella pattumiera con una smorfia sul viso, mentre per la prima volta si rendeva conto che non voleva che lei stesse male per nessuna ragione al mondo.
«Loro no, Granger», disse. «Loro sono mostri
Hermione alzò lo sguardo su di lui e sbatté le palpebre più volte del necessario.
«E tu, Draco?» gli domandò. «Tu cosa sei?»
Draco dischiuse le labbra, poi deglutì con forza.
«Non lo so, Granger.»
“Dimmelo tu”, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece.
§
Draco afferrò un bicchiere e si diresse verso l’armadietto degli alcolici.
Come accadeva spesso in quel periodo, ringraziò Tilly per aver pensato a rifornirlo ampiamente quando aveva acquistato la casa.
L’aveva comprata quando suo padre era ancora ad Azkaban e lui aveva avuto pieno accesso ai caveaux dei Malfoy e dei Black alla Gringott; pensava che sua madre fosse in pericolo, restando al Manor.
Aveva ragione, ovviamente.
Sarebbero dovuti andare via allora, fanculo la scuola, fanculo tutto.
Le cose erano precipitate in un battito di ciglia e lui aveva dovuto prendere il Marchio, tornare a Hogwarts… Ma almeno, se avesse fallito nel portare a termine la sua missione, avrebbe saputo dove rifugiarsi, insieme a sua madre. Avrebbe potuto ugualmente salvare lei.
Invece era lì con la Granger.
La Nata Babbana che aveva sempre odiato e detestato.
La Granger che vedeva ogni notte nei suoi incubi, contorcersi sul pavimento di casa sua, torturata da Bellatrix Lestrange.
Non le aveva detto che non dormiva perché non riusciva ad azzittire le urla nella sua testa.
Non le aveva detto che non dormiva perché ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva solo sangue.
Non le aveva detto niente, in realtà.
Sapeva che Hermione doveva essere ancora molto confusa, che non capiva il suo comportamento; che probabilmente incolpava gli effetti della Cruciatus per la sua incapacità di razionalizzare e analizzare quello che stava succedendo in quel periodo. Forse era arrivata persino a credere che era a lei che stava sfuggendo qualcosa.
Ma la verità era che non sarebbe riuscita a decifrarlo ugualmente, perché neanche lui era in grado di farlo.
Era il primo a non comprendere cosa gli stesse accadendo; non riusciva più a distinguere le cose con chiarezza, a capire cosa fosse vero e cosa non lo fosse.
Era come se la sua vita e ogni sua certezza si stessero sgretolando davanti ai suoi occhi così rapidamente da lasciarsi dietro solo un profondo senso di vuoto… e il nulla più assoluto.
Draco aveva notato che c’era ancora un velo di timore negli occhi della Granger quando lo guardava, anche se ormai avrebbe dovuto sapere che non le avrebbe fatto del male.
Lo sa, vero?
Non le aveva mai fatto nulla, fisicamente.
Le parole però fanno più male del dolore fisico.
Sanguemarcio.
Gliel’aveva curata lui quella ferita, la prima persona ad averla mai chiamata in quel modo orrendo.
Lo sapeva che era orribile, ora.
E proprio quando avrebbe voluto che lei non dovesse mai più sentirsi appellare così, la Granger se lo ritrovava impresso sulla pelle, indelebile.
Era inciso sul suo braccio, il suo marchio personale.
Spesso Draco si chiedeva se bruciasse come quello che aveva lui.
§
Il rumore del vetro che si infrangeva sul pavimento la svegliò dal suo sonno leggero.
L’ultima volta che aveva dormito bene era ancora a Hogwarts e Silente era vivo.
Nei boschi si era dovuta accontentare di un sonno spezzato, sempre all’erta anche quando non era lei in turno di guardia.
A Grimmauld Place era stata terrorizzata dall’idea che Piton potesse sbucare all’improvviso, catturarli e consegnarli a Voldemort senza che avessero il tempo di realizzare cosa stesse accadendo. E allora aveva dormito con un occhio aperto e l’altro chiuso, sempre all’erta.
Era il suo stato perenne, ormai.
Si era chiesta più volte se, se fosse stata abbastanza fortunata da sopravvivere alla guerra, alla fine sarebbe impazzita come Moody e la paranoia l’avrebbe consumata viva.
“Vigilanza costante!”
Si fece forza e scese le scale il più velocemente possibile per andare a controllare cosa fosse successo.
Draco era in piedi, di spalle, con le mani serrate sui bordi del tavolo; stringeva così forte che le sue nocche erano divenute più bianche del solito.
I vetri erano ovunque attorno a lui.
Dalla bottiglia aperta che aveva di fronte, Hermione dedusse che doveva aver rotto un bicchiere.
Notò che il suo braccio sinistro tremava e che il suo respiro era pesante, accelerato.
«Draco?», lo chiamò preoccupata.
Non sapeva perché aveva usato il suo nome di battesimo.
Lo vide sussultare; forse il suo nome pronunciato da lei lo ripugnava.
«Sparisci, Granger», ringhiò senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Hermione deglutì, sperando che fosse sufficiente a ingoiare il groppo che le si era formato in gola.
«Stai bene?», insisté titubante, al che lo sentì sbuffare sonoramente.
«Ti ho detto di andare via!», urlò allora Draco.
Lei non rispose, ma non si mosse neanche; rimase ferma a studiarlo, incerta su cosa fare.
«Sei ferito», affermò dopo un po’, vedendo il sangue sulla sua mano destra, evidenziato dalla luce lunare che filtrava dalla finestra. «Posso dare uno sguardo alla mano?»
Draco strinse il legno duro con più forza e il flusso di sangue che sgorgava divenne più copioso.
Hermione rabbrividì.
«Non è niente che io non meriti», le disse gelidamente. «Vattene
Hermione restò in silenzio per qualche secondo, puntellandosi sui piedi.
«Come desideri», rispose infine con un filo di voce, sorreggendosi alla parete per raggiungere nuovamente la sua stanza, riflettendo che forse, semplicemente, l’idea di farsi medicare una ferita da lei gli facesse schifo.
Ma lui aveva curato lei per tutto quel tempo.
O forse, l’aveva cacciata perché era vulnerabile in quel momento e non voleva essere visto.
Come al sesto anno; Harry le aveva detto di averlo sentito piangere nel bagno di Mirtilla e che non aveva reagito bene quando si era accorto di essere stato scoperto.
Però il modo in cui l’aveva respinta nonostante i suoi sforzi di passare sopra alla sua freddezza, per qualche motivo, l’aveva ferita.
Rimasto solo, Draco afferrò la bottiglia di Firewhiskey alla sua destra e la lanciò contro il muro opposto, mandandola in frantumi.
§
«Fa male, quando chiama e non rispondo», le spiegò qualche giorno dopo.
Era entrato in punta di piedi nella sua stanza e, senza troppi preamboli, le aveva detto di scendere a fare colazione con lui.
Aveva iniziato a parlare prima che prendesse il cibo e se lo portasse in camera; sapeva che se avesse cominciato ad aprirsi, lei sarebbe rimasta ad ascoltare. Lo aveva fatto perché non gli aveva più rivolto la parola, né era uscita dalla sua stanza per i pasti, dopo il modo in cui l’aveva trattata quella notte, e lui iniziava a soffrire per la sua assenza, per la solitudine.
«Brucia», precisò poi. «Come se qualcuno mi stesse poggiando il braccio su un tizzone ardente.»
Hermione lo guardò con evidente dispiacere negli occhi.
Draco aveva i capelli spettinati quella mattina; non ricordava di averli mai visti così.
Da quando Draco Malfoy aveva dei riccioli ribelli alla base della nuca? Da quando non era impeccabile, il suo taglio?
Erano sempre stati innaturalmente perfetti, i suoi capelli; anche quando il suo viso era scavato dalla scarsa alimentazione e segnato da solchi sotto gli occhi per la mancanza di ore di sonno, durante il sesto anno.
Mai una ciocca fuori posto.
«C’è un modo per… fermarlo?» chiese esitante.
Non era sicura che Draco volesse la sua opinione in merito o che lei partecipasse alla conversazione in generale; forse voleva che lo ascoltasse in silenzio e basta, ma per lei era impossibile trattenersi.
Lui scosse la testa.
«Mi dispiace», gli disse sommessamente.
Draco rise, ma l’ilarità non raggiunse i suoi occhi.
«Non dovrebbe dispiacerti» rispose secco. «Non a te
Hermione deglutì.
«Non sei il cattivo nella mia storia», mormorò allora con voce tremante.
L’aveva salvata, no?
L’aveva portata via dal Manor.
Se fosse rimasta lì sarebbe morta, ora.
La guardò con aria quasi divertita.
Cosa c’era di divertente nelle sue parole?
Hermione si accigliò, ma lui divenne gravosamente serio tutto d’un tratto.
«No?», le chiese, sbottonandosi i polsini della manica sinistra.
Il Marchio Nero era persino più evidente del solito sulla sua pelle chiara; lo mise bene in mostra, avvicinando l’avambraccio al viso di lei, in modo che potesse vederlo perfettamente.
«Dimmelo di nuovo, Granger.»
Hermione ingoiò il magone che le era venuto alla vista di quel simbolo inquietante; il simbolo dell’oscurità, della morte… Si schiarì la gola.
«Non sei il cattivo nella mia-»
La interruppe bruscamente, sbattendo le mani con forza contro il tavolo, facendola sussultare.
Chiuse gli occhi, lei; il cuore prese batterle furiosamente contro il petto, mentre una lacrima solitaria sfuggiva incontrollata, rigandole la guancia.
Non lo sentì avvicinare le labbra al suo orecchio.
«Eppure, hai paura di me.»
E lei non aveva mai avuto paura di lui, prima di rincontrarsi al Manor, almeno.
Quando era cambiato tutto? Voleva dire che aveva superato il limite?
Che non aveva più possibilità di salvarsi? Che non aveva alcuna speranza di redenzione?
Quando si voltò per guardarlo in faccia e affrontarlo, Hermione realizzò di essere rimasta sola nella stanza.
Draco se n’era andato.

 
   
 
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