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Autore: Scribbling_aloud    20/09/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 17 – Ora sai quello che sto provando
 
Quella notte si svegliò che aveva sete, Ginny stava ancora dormendo da qualche altra parte nella casa, Harry non sapeva dove, probabilmente nella camera di Lily. Un posto che evitava con cura.
Andando di sotto sentì voci provenire dalla cucina. Attutì il passo per non fare rumore e si fermò sull’uscio per ascoltare.
Ginny stava parlando con Molly attraverso il fuoco del camino.
‘….Lo so, ma non so cosa fare…’ parlava sottovoce, il suo tono ansioso e piangeva.
Sta sempre piangendo ora.
‘Non lo riconosco più. Mi spaventa, ha quello sguardo! Così pieno di rabbia e odio! Ho l’impressione che possa farmi del male se mi avvicino troppo’
Non ti avvicinare allora.
Si stava riferendo a lui ovviamente. Non si mosse, respirava appena per non essere sentito.
Ora Molly rispondeva ‘Ginevra, Non lo so.. Ted ha detto di lasciarlo in pace. Non so se è saggio mettergli delle pressioni. Deve essere orribile dopo tutto quello che gli è successo nella vita perdere anche Lily. Le voleva così bene’. Poteva sentire emozione nella sua voce e il suo cuore cominciò a battere più forte.
Sì, le volevo così bene.
E quel sentimento si cristallizzò di nuovo in quella rabbia che lo stava perseguitando ogni giorno ora.
‘Non posso assistere mentre attraversa tutto questo e non fare niente. Non posso! Non ha mangiato niente da quando è successo. Non ho idea come faccia a reggersi in piedi, sta ancora indossando gli stessi vestiti del funerale. Non si cambia neanche per andare a letto, la sua camicia è tutta sanguinolenta e strappata, non sembra neanche accorgersene e…’ esitò ‘Non sto dormendo più nello stesso letto con lui. Sento che non mi vuole lì… Non capisco. Le volevo bene anch’io, sto soffrendo anch’io!’ nuove lacrime presero a scenderle dagli occhi.
Lentamente e silenziosamente tornò nella camera da letto. Non aveva bisogno di sentire altro. Era arrabbiato con lei per aver confidato tutto questo a Molly, l’aveva descritto come un pazzo!
Ma poi, in un momento di lucidità, si rese conto che aveva ragione.
Non si era cambiato dal funerale e stava ancora indossando la stessa camicia. Era sano di mente abbastanza per vedere un sintomo allarmante.
Sicuramente non voleva essere trasportato al St. Mungo contro la sua volontà perché preso per pazzo da tutti. Doveva perlomeno dare l’impressione di essere un uomo in controllo delle proprie facoltà.
Si spogliò, mise i vestiti nel cesto della roba sporca, fece una doccia, si fece la barba e cambiò le lenzuola del letto.
Cose normali che fanno le persone normali.
Si infilò sotto il piumone questa volta, per dormire come una persona che non ha un problema al mondo.
La sua bacchetta era di fianco al letto, Ginny doveva averla lasciata lì mentre dormiva. Sollievo lo pervase, la prese e la tenne in mano come un talismano che potesse salvarlo dalla sua angoscia e fu forse quello ad aiutarlo ad addormentarsi.
La mattina, dopo un’altra notte quasi in bianco piena di incubi, fece in modo di essere fuori prima che Ginny si svegliasse per non essere assillato con suppliche di nutrirsi. Sapeva che erano già giorni dall’ultima volta che aveva mangiato ma non aveva fame e non si sarebbe sforzato di farlo.
Un’altra giornata fu spesa a lavoro nel silenzio del vuoto Ministero. Fu tentato di dormire lì. C’era un divano e gli era già successo in passato, quando aveva dovuto lavorare fino a tardi, di utilizzarlo. Ma pensò a quanto Ginny si sarebbe preoccupata e nonostante il suo nuovo se stesso provava un certo piacere nell’idea di ferirla, il vecchio Harry ebbe la meglio e, con un senso di pesantezza, prese la via di casa.
Ginny non lo stava aspettando alla porta questa volta e ne fu sollevato. Forse aveva finalmente capito che voleva essere lasciato in pace.
Salì in camera e si sedette fiaccamente sul letto prendendosi la testa tra le mani. Era così stanco, così completamente stanco.
Quanto durerà? Sarà così per sempre?
Poi sentì la voce di Ginny, era nella stanza, vicino alla porta ad osservarlo. Con un’espressione determinata ‘Voglio che mangi qualcosa’ disse.
‘Non ho fame’ rispose sperando che se ne andasse.
‘E’ quattro giorni che non mangi! Devi mangiare qualcosa!’
‘Ho pranzato a lavoro ’
‘So che non è vero’
‘Ginny, per favore, lasciami in pace’ la implorò cercando di contenere l’irritazione, pronta a saltare fuori, sotto controllo.
Lei non rispose ma non se ne andò continuando ad osservarlo. Lacrime cominciarono a scivolarle sul viso. Vedendole l’irritazione prese possesso di lui immediatamente ‘Ginny, fammi un favore e smettila di piangere porca miseria’ disse aspro. Com’era possibile che non capisse che le lacrime lo facevano arrabbiare solo di più?
‘Perché ti stai comportando in questo modo?’ lei chiese singhiozzando.
‘Perché?!’ La guardò esasperato ‘Secondo te?! Non ti viene in mente niente?! Tipo qualcosa che è successo a Natale?!’ chiese cattivamente.
‘So che stai soffrendo ma sto soffrendo anch’io!’
Sentendo questo si alzò, il furore si impadronì di lui, il martellamento nella sua testa si risvegliò immediatamente, assordante.
Tu stai soffrendo?’ chiese avanzando verso di lei minacciosamente
Lei annuì e arretrò contro il muro spaventata. Lui si mise davanti a lei, molto vicino ‘Tu stai soffrendo??’ urlò sbattendo il palmo della mano contro il muro a pochi centimetri dalla sua faccia. Lei trasalì e smise di piangere immediatamente, terrificata.
‘Permettimi di spiegarti qualcosa. Ho dovuto affrontare questo nella mia vita ancora, ancora e ancora. Ho visto persone morire intorno a me più di quelle che riesco a contare. Ci ho dovuto convivere tutti questi anni. E ora è successo di nuovo, e non ho mai voluto bene a nessuno come ne ho voluto a Lily’ si abbassò per avere il volto di lei di fronte al suo, per riuscire a guardarla dritto negli occhi, solo pochi centimetri l’uno dall’altro. La sua voce era quasi un ringhio, i suoi occhi così pieni di quella rabbia che sentiva puntati su di lei ‘E ora, vieni qui e mi dici che tu stai soffrendo. Pensaci meglio! Tu non sai cosa voglia dire soffrire. Non hai idea di cosa io stia provando’.
Si allontanò, la sua testa pulsava più che mai. Doveva allontanarsi da lei prima che qualcosa di spiacevole potesse accadere.
Un singhiozzo le sfuggì. Non si rendeva conto di quanto fosse pericoloso in quel momento. Lo raggiunse prendendolo per una spalla.
‘Me lo potresti spiegare. Ti voglio solo aiutare! Spiegami come!’
A essere toccato la sua furia esplose. Tutto diventò sfuocato di fronte ai suoi occhi. Non voleva essere toccato. Sapeva che qualcosa di brutto sarebbe successo, l’aveva avvisata e lei non lo avevo ascoltato. Ora ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.
Si girò e le afferrò il polso stringendolo e contorcendolo questa volta con forza. ‘Vuoi capirlo? Vuoi aiutarmi?’ ringhiò di nuovo. La vide dolorante ma nonostante questo lei annuì.
‘Va bene’ disse malignamente ‘Allora te lo spiego ’ e la spinse sul letto. Si tolse il maglione gettandolo per terra e si slacciò la cintura.
‘Harry, cosa…?’ disse tentando di alzarsi. La spinse giù di nuovo. Velocemente le tirò via i pantaloni e le mutande. Lei si allarmò, lottò per cercare di fermarlo con le lacrime agli occhi ‘Harry per favore, non…’
Harry la forzò giù violentemente, le prese bruscamente i polsi con una mano e li bloccò in cima alla sua testa ‘Hai detto che volevi capire, o sbaglio? Hai detto che volevi aiutare’ le disse guardandola velenosamente ‘E’ così che mi puoi aiutare’
Si spinse tra le sue cosce, immobilizzandola con il peso del suo corpo, e fu dentro di lei velocemente e brutalmente. Si mosse con forza cercando di placare la sua ira. Lei non poteva trarne piacere. Lui lo sapeva ed era come lo voleva. Non voleva che lei ne traesse piacere. Voleva che soffrisse. Voleva condividere con lei cosa stava provando dentro.
Impotenza.
Impotenza di fronte a qualcosa così tanto più forte di te.
Dolore.
Dolore che non importa quanto disperatamente combatti ti sottometterà.
E devastazione.
Che era tutto quello che era rimasto in lui.
 
Lei non lottò, non cercò di liberarsi. Si sottomise passivamente, con lacrime che le riempivano gli occhi vuoti, a quello che lui stava facendo.
Harry continuò fino a che non poté più resistere. Il momento culminante arrivò, impetuoso, estinguendo la furia che stava agitandosi in lui in un ultimo velenoso pensiero.
Ora, sai quello che sto provando.
E poi si ritrovò svuotato da tutte le emozioni.
Lasciò andare le mani di Ginny e si accasciò su di lei ansimando. La rabbia se n’era andata. Il martellamento se n’era andato.
Il vuoto in lui durò solo un paio di secondi. Due secondi di grazia nella sua mente devastata.
Ma era solo quando il mare si ritrae prima che lo tsunami arrivi distruggendo tutto. La sua mente stava lasciando spazio per il dolore. E il dolore lo colpì con forza. Un dolore così forte e profondo lo sopraffece completamente.
Quei tre giorni di rabbia e odio accumulati in lui si trasformarono in qualcosa di molto peggio.
E pianse.
Un pianto di sofferenza. Singhiozzi percuotevano tutto il suo corpo. Pianse per Lily, per se stesso, per Ginny e per i suoi ragazzi. Pianse per tutto quello che gli era successo nel passato e quello che stava accadendo ora. Non riusciva a fermarsi.
Ginny era ancora sdraiata sotto di lui, immobile e traumatizzata, lacrime scivolavano silenziosamente sul suo viso.
Quando però lo sentì piangere si irrigidì per la sorpresa.
Lentamente, lo circondò con le sue braccia, abbracciandolo stretto e gli baciò la testa.
Harry pianse fino a che non aveva più lacrime rimaste. Gli pulirono la mente da tutto quello che lo aveva tormentato. Quando si fermarono, si era calmato, ed era vuoto di nuovo. Esausto.
Ginny scivolò da sotto di lui e lo coccolò amorevolmente.
Lui si sentiva come se fosse stato malato per un tempo molto lungo, infiacchito e debole. Chiuse i suoi occhi sotto l’influsso delle carezze di Ginny.
Carezze che non si meritava. Un amore che non si meritava.
Dopo qualche minuto, Ginny lasciò la stanza. Fu presto di ritorno con una tazza di the fumante. Si inginocchiò per terra di fianco a lui.
‘Bevilo, ti farà stare meglio’
Lui non prese la tazza e la guardò. Il suo viso pallido era illuminato dalla luce della luna che veniva dalla finestra. La curva del suo collo sembrava come se fosse dipinta. La sua pelle liscia e bianca. Era così delicata e bella. E lui sentì così tanto amore per lei che gli fece male. Si sentì disgustato da quello che aveva fatto ‘Ginny… Scusami. Sono un mostro ‘
Lei scosse la testa con un debole sorriso ‘Non importa, non preoccuparti’
‘Mi importa invece’ rispose ‘ ‘Volevi solo aiutarmi, e io…’ non riuscì a dire ad alta voce cos’aveva fatto tanto gli sembrava ripugnate ora ‘Sono un essere umano orrendo’
‘Penso che ti abbia aiutato e non sei orrendo. Sei una bellissima persona, solo molto tormentata. Non pensarci più’ Lo baciò e lui si alzò sul gomito per prendere la tazza che lei gli offriva.
Sorseggiò in silenzio la bevanda calda che gli confortò lo spirito. La colpa rimaneva comunque, una cicatrice in più da aggiungere alla moltitudine che già aveva, sulla sua pelle e sotto, che non sarebbe mai stata cancellata ‘Non ho proprio idea di cos’ho fatto per meritarti’
‘Beh, hai sconfitto il mago più oscuro di tutti i tempi. Penso proprio che un premio lo meriti’ disse guardandolo teneramente e accarezzandogli la testa.
Lui le sorrise ‘Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, e lo combatterei altre cento volte per averti’
‘Mi hai di già’
Il suo stomaco brontolò rumorosamente e Ginny sorrise questa volta ‘Andiamo in cucina. E Harry..?
‘Mmh?’
‘Sono contenta che sei tornato’
   
 
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