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Autore: Scribbling_aloud    22/09/2022    2 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 19 – Chiedendo favori
 
Il giorno seguente fu una giornata piena per Harry. Visitò casa dopo casa degli stregoni più influenti nella Wizegamot per perorare la causa di Ron.
Cominciò con il Ministro della magia, Harold Browning, un uomo corpulento di mezz’età. Era sempre fin troppo amichevole con Harry, invitandolo a cena più spesso di quanto Harry apprezzasse. Cercava scuse per non andare il più delle volte ma era una corvée che doveva sopportare almeno una volta al mese.
Non che fosse una cattiva persona, ma Harry sapeva che non era per il piacere della sua compagnia che veniva invitato ma per l’immagine che voleva dare di sé stesso e del Ministero. Una storia vecchia.
Non si sognava neppure di invitare gli altri capi di dipartimento, era solo lui che aveva questo privilegio non cercato.
Si sentiva usato dopo ogni incontro. Era consapevole che il Ministro, come tutti gli altri, era attento nel dimostrare alla comunità magica di avere un buon rapporto con lui e che Harry supportava lui e tutto il Ministero.
Erano tutti molto consapevoli di quanto importante fosse essere nelle grazie di Harry Potter per essere popolare con le persone.
Questo ovviamente gli dava molto potere, sarebbe potuto diventare Ministro della magia in ogni momento se solo lo avesse voluto. Ma non lo voleva. Era già abbastanza occupato con il suo lavoro e non gli interessava avere più responsabilità.
Non aveva mai usato i privilegi che sapeva di poter avere, gli sembrava sbagliato e scorretto nei confronti dei suoi colleghi. Cercava sempre di dare poca confidenza al Ministro, adottando lo stesso comportamento che ogni altro impiegato aveva con lui.
Quando era giovane e aveva avuto l’opportunità di diventare un Auror era stato contentissimo. Ma aveva comunque insistito nel seguire tutti gli allenamenti e test richiesti dagli altri candidati. Molti erano pronti a chiudere un occhio sul suo seguire lo stesso procedimento di tutti gli altri ma lui era stato irremovibile. Voleva ottenere quella posizione per merito.
Si era comportato saggiamente, ora lo ammetteva. Già così era pieno di persone che contestavano il suo lavoro e la sua posizione, ma non potevano fare più che guardarlo torvo a parlargli dietro le spalle avendo passato, con buonissimi risultati, ogni test che gli era stato sottoposto.
Era stato scettico all’inizio se diventare parte del Ministero. Non gli era piaciuta la linea di condotta adottata verso di lui nel corso degli anni e aveva ancora il marchio sulla mano (una cicatrice molto particolare che gli creava sempre difficoltà quando i bambini gli chiedevano come se la fosse procurata) a ricordarglielo.
Alla fine, aveva deciso di tacere i suoi dubbi per via della passione che nutriva verso quel lavoro. E anche adesso soprassedeva su molte cose che normalmente non avrebbe accettato. Come l’uso che si faceva di lui per pubblicizzare l’operato del Ministero. Cercava sempre di stare nell’ombra ma ne veniva continuamente trascinato fuori per qualsiasi cosa.
Non è che non approvasse il Ministero o il suo operato, che tutto sommato considerava abbastanza sensato, solo non voleva venire usato per dimostrarlo.
Per via della sua posizione ogni mago che visitò quel giorno lo accolse cordialmente e tutti ascoltarono attentamente e promisero di fare tutto in loro potere per risolvere la questione, ovviamente per qualcosa in cambio. Probabilmente avrebbe potuto obbligarli a fare quello che voleva ma non voleva distruggere il fragile equilibrio di forze nel Ministero.
Dovette rifiutare innumerevoli inviti a cena e sopportare molte vuote parole di condoglianze di cui avrebbe volentieri fatto a meno. Dovette stringere mani, annuire e rispondere a domande cercando di non dire nulla.
Cercò di restare il più possibile distaccato e breve ma comunque gli ci volle quasi tutto il giorno per parlare con i personaggi più influenti. Alla fine, era esausto nello spirito. Odiava tutto ciò con tutte le sue forze. Stava approfittando del suo nome per chiedere favori.
Spregevole.
Specialmente considerando che chiedeva quello che in realtà non desiderava.
In ogni caso non aveva scelta.
Ginny gli aveva detto che appena Ron era stato imprigionato ad Azkaban aveva provato a suicidarsi impiccandosi. Era stato salvato da un colpo di fortuna. Una guardia era stata inviata nella sua cella per portarlo ad incontrare Hermione, l’aveva trovato appeso alle sbarre della finestra, aveva sfilacciato le lenzuola per farne una corda.
Hermione ci aveva ragionato. Gli aveva ricordato che era un padre, i suoi bambini avevano bisogno di lui. Gli aveva fatto promettere di non farlo mai più ma viveva nella paura.
Harry aveva promesso di fare del suo meglio. Avrebbe fatto tutto quello che Ginny gli avesse chiesto in ogni caso. Voleva farsi perdonare il suo comportamento.
E non voleva che Hermione, Rose e Hugo soffrissero come loro stavano soffrendo.
 
Quando tornò a casa Ginny stava aspettando in agitazione ‘Com’è andata?’
Lui scrollò le spalle e si accasciò sul divano vicino a lei ‘Dobbiamo procurare i biglietti per la prossima partita dei Chudley Canon per il capo del comitato, quel Kirsby e la sua famiglia, e sfortunatamente dobbiamo guardarla con lui, devo andare a bere qualcosa con Norton al Hog’s mead un giorno, il prossimo mese e sai bene come detesto quell’uomo. Dobbiamo andare ad una cena in un luogo pubblico con il Ministro, e non so neanche più che cosa…’ disse stancamente ‘Ma penso che sarà fuori già la settimana prossima.’
Lei tirò un sospiro di sollievo abbracciandolo ‘Lo sapevo! Grazie. Lo so quanto ti è costato e lo apprezzo molto.’
‘Questa è l’ultima volta che faccio qualcosa di questo genere. Non hai idea di cos’è stato.’ replicò affaticato.
‘Ce l’ho un’idea. Ma almeno sarà fuori e possiamo provare ad avere una vita normale di nuovo.’
Lui si tirò su dal divano sospettoso ‘Cosa intendi per normale?’
‘Beh, com’era prima…’ lei rispose esitante.
‘Ginny forse non hai capito. Ho fatto quello che ho fatto per te. Perché me l’hai chiesto tu e per Hermione e i bambini ma non ho cambiato idea nei suoi confronti.’ Disse serio ‘Lo vado a prendere quando lo tirano fuori per chiarire questa cosa, ma sarà l’ultima volta che lo vedo. Per me lui è come se fosse morto.’
‘Ma Harry…’ lei disse supplichevole ‘E’ stato un incidente.’
‘Non m i interessa. Non lo voglio più vedere. Non mi scoccia se tu lo fai, è tuo fratello e lo capisco. Ma per me da ora lui non è più nulla. Questo che è successo non può essere cambiato, non può più essere com’era prima.’
Lei assunse un’aria desolata sentendo questo, a Harry dispiacque ma era inflessibile. Non voleva più avere niente a che fare con lui. La loro amicizia era finita. Non aveva mai aiutato l’ego di Ron essere sempre in competizione con lui. La sola ragione per cui voleva evitare che si suicidasse era per risparmiare la pena che avrebbe causato nella sua famiglia. Non poteva dimenticare che per colpa della sua stupidità Lily non c’era più.
‘Ma è la mia famiglia, sarà presente ad ogni riunione familiare. Hermione è tua amica, i bambini sono cugini. Amici. Non li puoi tenere divisi.’ Lei disse implorante, presa dal panico.
‘Ginny tu puoi continuare a vivere come facevi prima se ce la fai. Io non lo farò, non posso. Può fare quello che gli pare e andare dove gli pare ma io non sarò lì se lui è presente. Mi tiro indietro, non mi importa. Non sto pianificando di tenere nessuno diviso. Solo me stesso. Rose e Hugo possono venire qui quando vogliono, anche Hermione ma io non lo voglio vedere più.’ C’era un tono di finalità nella sua voce che la silenziò per un po’.
‘Magari prima o poi cambierai idea…’ però poi aggiunse quasi supplicante.
‘Magari’ lui disse ‘Quando dimenticherò Lily lo farò.’ Aggiunse piatto e indurito.
‘Lily non lo avrebbe voluto. Voleva bene a Ron.’ Lei replicò quasi sussurrando.
‘Forse no, sono d’accordo, ma grazie a lui non lo sapremo mai con sicurezza, o mi sbaglio?’ e dicendolo lasciò la stanza non desiderando continuare la discussione.
   
 
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