Eccomi di ritorno dagli inferi con un progetto troppo ambizioso per la persona che sono, ma ormai sono in ballo e quindi balliamo.
Non so come presentare questa cosa, voleva essere una pwp, ma poi è spuntata un sacco di trama e adesso non sono nemmeno più sicura di voler mettere le scene di sesso (mamma mia, forse sono malata! Non è da me!); per questo motivo il rating potrebbe cambiare.
Grazie per aver dato una possibilità a questa mia nuova cavolata, spero non ve ne pentirete. :D
How to hire a superhero on a tight budget
Iwaizumi schioccò la lingua, si calò i pantaloni e li calciò via in un angolo del salotto. Aprì il frigo, prese una birra e fece saltare il tappo con i denti, senza preoccuparsi di dove fosse caduto.
L’appartamento in penombra era in uno stato di disordine che probabilmente non era mai stato raggiunto fino ad allora, un tappo in più non avrebbe peggiorato la situazione.
Si lasciò cadere di malagrazia sul divano in pelle e accese la televisione. Al telegiornale parlavano delle elezioni. Iwaizumi cambiò canale: una televendita di materassi. Premette ancora i tasti, telefilm anni ‘90, le repliche di un gioco a premi, corse automobilistiche. Meglio, le corse automobilistiche non gli dispiacevano. Iwaizumi poggiò il telecomando e si allungò per prendere il pacchetto di sigarette. Se ne infilò una in bocca e l’accese, mentre il cronista commentava un favoloso sorpasso.
Chiuse gli occhi e poggiò la schiena contro lo schienale in pelle, poggiando i piedi sul tavolino da té che nella sua breve vita a casa di Iwaizumi aveva visto solo birra e mai tisane.
Era stata una giornata di merda, ma finalmente era solo con la sua sigaretta, la sua birra e le repliche del Gran Premio di Monaco.
Non poteva rimediare a quello che era successo, ma poteva cercare di dimenticarselo per un paio d’ore. Stava iniziando a sentire le spalle che si rilassavano, concentrato solo sul rombare dei motori, quando il campanello di casa emise il suo suono aspro.
Iwaizumi si accigliò e rimase a fissare lo schermo per un altro secondo prima di voltarsi verso la porta con l’aria di qualcuno che volesse incenerire sia quello sia il disturbatore che si trovava dall’altra parte.
Lo sguardo dardeggiò verso l'orologio a muro che segnava dieci minuti prima della mezzanotte.
Chiunque citofonasse a quell'ora era uno scocciatore o un problema. Iwaizumi ne aveva avuti abbastanza di entrambi, in quella giornata, sia alla caffetteria che alla centrale di polizia.
Si alzò con un grugnito e, con la sigaretta ancora appesa alle labbra, aprì la porta blindata con uno strattone: si trovò davanti un damerino sorridente. Gli stava già sul cazzo.
Il tizio doveva essere di poco più alto di lui ed era vestito come un ragazzino scappato dal collegio. Camicia, cravatta, cardigan beige con lo scollo a V e un paio di pantaloni scozzesi.
Abbassò ancora lo sguardo: mocassini. Ovviamente.
Iwaizumi era in mutande davanti a uno che sembrava dover andare a colloquio con la regina d’Inghilterra.
Alzò di nuovo la testa e lo guardò negli occhi.
“Buonasera Signor Ace” lo salutò il tizio, con ironia neanche tanto velata. Gli angoli della bocca di Iwaizumi puntarono ancora di più verso il basso.
“Non sono un signore e tu chi cazzo sei?”
Il ragazzo –guardandolo meglio Iwaizumi decretò che doveva avere più o meno la sua stessa età– si puntò un dito contro il petto “Mi chiamo Tooru Oikawa e vorrei offrirti un lavoro”.
Iwaizumi gli lanciò un'altra occhiata torva e poi fece un passo indietro per chiudergli la porta in faccia senza neanche rispondere, ma il tizio con uno scatto si fece avanti e Iwaizumi dovette bloccare la porta per evitare di rompergli il naso. Sarebbe stato il secondo quella sera e non aveva voglia di un’altra denuncia.
“Non mi ha nemmeno lasciato parlare signor Ace!”
Iwaizumi riaprì la porta sbuffando fumo “Non sono interessato a nessun lavoro. Ho appena rotto il naso a un rapinatore mentre sventavo una rapina e sono stato sospeso come collaboratore civile della polizia. Non posso aiutarti. Buonanotte!”
Cominciò di nuovo ad avvicinare la porta ma il sedicente Tooru Oikawa vi si schiacciò contro, impedendogli di muoverla. Ovviamente Iwaizumi avrebbe potuto sbatterla comunque, ma avrebbe finito per farlo cadere a terra come un sacco di patate, magari rompergli il coccige e Iwaizumi non voleva coccigi sulla coscienza.
“La polizia non mi vuole aiutare” disse l’altro, tutto d’un fiato, probabilmente per paura che Iwaizumi chiudesse l’uscio prima che lui riuscisse a spiegare le sue ragioni.
Iwaizumi prese una boccata dalla sigaretta e sbuffo “Perché è qualcosa di illegale? Pensi che io sia il tipo giusto per fare qualcosa di illegale?” Lo indicò tenendo la sigaretta tra indice e medio, mentre Oikawa aveva ancora la guancia poggiata contro il suo spioncino.
Aveva rotto il naso a un tipo, era vero, non era famoso per essere il supereroe più mansueto del quartiere, ma di certo non voleva immischiarsi in giri loschi.
Si stava sforzando di mantenere un tono pacato, ma aveva iniziato a pensare che forse almeno il naso a quel damerino avrebbe potuto romperlo.
Con sua grande sorpresa, fu l’altro a piccarsi per primo però, rimettendosi dritto e incrociando le braccia sul petto. “Assolutamente no!”
Un’ondata di profumo di shampoo ai frutti tropicali lo investì, ma a parte quello, per la prima volta da quando aveva suonato al suo campanello, Oikawa aveva ottenuto un’aria rispettabile.
Iwaizumi si rimise la sigaretta in bocca e passò il peso da un piede all’altro in attesa che l’altro si spiegasse, sempre comunque con una mano sulla porta pronto a chiuderla alla prima cazzata.
“Mio nipote Takeru è scomparso. La polizia sostiene che si tratti solo del un caso di un adolescente scappato di casa e non vuole fare niente”.
Lo sguardo di Oikawa era infuocato e le sue sopracciglia aggrottate; sembrava un’altra persona rispetto a quella che aveva suonato il suo campanello pochi minuti prima.
Iwaizumi si schiarì la voce “E non potrebbe essere così?” La domanda era uscita stanca.
“Ovviamente no!” Oikawa ondeggiò la testa a destra e a sinistra in un modo che sarebbe stato comico se non avesse avuto quel tono serio.
Iwaizumi si appoggiò alla porta con un gomito ed emise un sospiro “E cosa pensi che potrei fare io?”
“Aiutarmi a cercarlo, ovviamente”. Oikawa sembrava essere convinto di avere idee chiarissime su quello che bisognasse fare, ma Iwaizumi sospettava che in realtà non avesse davvero idea di come funzionassero certe cose.
Prese un’altra boccata dalla sigaretta e allontanò per un attimo la mano dalla maniglia per grattarsi la pancia “Senti, io non sono un professorone o un detective” scrollò le spalle e fece un mezzo sorriso “io sono solo uno che mena.”
“Ed è esattamente ciò di cui ho bisogno. Le domande le faccio io, ma ho bisogno che qualcuno mi accompagni”. Il ciuffo che gli copriva la fronte si mosse in un modo che a Iwaizumi ricordò la cresta di un gallo. Sua nonna aveva un pollaio, un sacco di galline e un solo galletto: Akachan. Sì, Oikawa gli ricordava Akachan. Un cazzo di galletto.
“Potresti chiedere ad Accidental Owl. Sono certo che sarebbe più utile di me”.
Oikawa scosse la testa “Nah, per parlare con lui dovrei prima superare quel suo segretario e non vorrei fargli venire un esaurimento nervoso”.
Iwaizumi non poté frenare un sorrisetto “Hai già incontrato Bokuto, quindi?”
Oikawa assunse un’espressione svagata che Iwaizumi interpretò come un sì. “Potrei aver incontrato il suo assistente”. Iwaizumi ridacchiò.
“Sono troppo impegnati con le indagini tradizionali di polizia, a quanto pare lavorano a tempo pieno come collaboratori.”
“Troppo impegnati e troppo costosi” aggiunse Iwaizumi, che conosceva piuttosto bene il giro in cui lavorava.
“Forse, ma comunque mi è giunta voce che tu sia stato sospeso”.
Oikawa non sembrava più tanto preoccupato che Iwaizumi gli chiudesse la porta in faccia e aveva appoggiato la spalla allo stipite, mentre lo fronteggiava con un ghigno da stronzo.
“Certo che ti è giunta voce, te l’ho detto io prima!”
Oikawa si gonfiò come un tacchino, Iwaizumi non poté fare paragoni, sua nonna aveva solo polli. “Lo sapevo da prima che me lo dicessi, per questo sono venuto da te!”
“Sei venuto da me perché il segretario di Accidental Owl non ti ha dato appuntamento e comunque non avresti potuto permetterti la parcella, io ero la seconda scelta!”
“In realtà la terza, ho chiesto anche a Nifty Gray, ma a un certo punto ho avuto paura che mi mangiasse”.
Iwaizumi si limitò ad alzare le sopracciglia senza dire niente, non aveva bene idea di cosa significasse, ma da Sugawara ci si poteva aspettare di tutto e non si sentiva di giudicare Oikawa per essere scappato.
“Comunque avevo pensato di chiedere anche a un altro paio di eroi, ma quando ho scoperto che eri rimasto senza lavoro mi sei sembrato assolutamente l’eroe giusto per me!” Lo disse come se il fatto che Iwaizumi avesse perso il lavoro fosse una cosa bella per tutti. In tutta onestà, Iwaizumi non concordava.
Si irrigidì e strinse le labbra. “Come facevi a saperlo?”
Oikawa distolse lo sguardo e alzò le spalle “L’ho saputo per caso”.
Iwaizumi si chinò verso di lui, i centimetri di altezza in più di cui godeva il suo interlocutore non valevano granché “È successo due ore fa. Come fai a saperlo?”
L’altro sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo; Iwaizumi aveva tutta l’aria di uno che potesse frantumargli tutte le ossa se non avesse dato una risposta soddisfacente.
Deglutì e si ricompose “Ero in centrale a discutere in portineria e ho sentito”.
Iwaizumi strinse le mascelle con uno schiocco, ma non disse niente. Aveva senso anche se la situazione gli dava fastidio.
“Hai provato a chiedere agli Infamous Ravens? Anche loro hanno chiuso con le collaborazioni con la polizia e sicuramente sarebbero interessati a darti una mano”.
Oikawa lo gratificò con un sorriso tirato e si stropicciò le mani. “Mmh, no. Credo che la sezione Extra Umani del Comune abbia fatto il miglior affare dalla sua fondazione spedendo quei due alla gestione ‘Rifiuti tossici’. Sono certo che si divertano un sacco con quell’uranio. Non mi sembra il caso di disturbarli”. E annuì alla sua stessa affermazione.
Iwaizumi soffocò a fatica una risatina. “Questo mi sembra un astio molto personale. Non ho ragione?”
Oikawa distolse lo sguardo e lo puntò sul lungo corridoio che portava alle scale condominiali. “No, affatto” rispose, troppo in fretta. Questa volta Iwaizumi rise davvero, piegò la testa da una parte e si ficcò in bocca il mozzicone di sigaretta in attesa di una risposta. Alla fine dei conti quella visita poteva rivelarsi divertente.
Oikawa gonfiò le guance come un bambino che fa le bizze, ma alla fine disse “E va bene. Conosco Tobio, andavamo a scuola insieme e mi stava sempre appiccicato. Le nostre mamme sono amiche e tutte le volte che si incontrano a zumba non fanno altro che parlare di noi” d’un tratto la voce di Oikawa fece più stridula, in una probabilmente mal riuscita imitazione della propria madre “Oh, Tooru, lo sai cosa mi ha detto la signora Kageyama? Tobio ha iniziato a lavorare come operatore per la salute pubblica. Mamma, ti prego, risparmiami queste ciarle. È solo un modo carino per dire che lavora in mezzo ai rifiuti!”
Iwaizumi fece un’altra risata “Sei una merda. Ti stava proprio sul cazzo, eh?”
Oikawa gli cacciò un’occhiataccia, ma non rispose. “Sei un extra umano pure tu?”
Oikawa si accigliò “Certo che no, se no mica sarei qui a mendicare il tuo aiuto”.
“E allora perché Kageyama ci teneva tanto alla tua compagnia?”
Oikawa scrollò le spalle “Perché sono fantastico anche senza poteri? È un po’ discriminatorio pensare che io non possa essere interessante solo perché sono un umano ordinario”.
Iwaizumi si morse la lingua, non sapendo cosa rispondere. La sigaretta ormai era finita e il mozzicone gli stava bruciando le dita. “Ok” disse soltanto.
“E che lavoro fai?”
Il sorriso di Oikawa tornò prepotente “L’avvocato.”
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo “Avrei dovuto immaginarlo.”
Si guardarono per un lungo momento. “Allora parliamo di cose serie, quanto hai intenzione di pagare per i miei servigi supereroistici?”