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Autore: Keeper of Memories    01/10/2022    3 recensioni
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, miliardi di persone conducevano le loro vite; vite comuni, vite difficili, vite gioiose e vite spezzate. Ognuno di loro, a modo suo, sopravvive.
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[Questa raccolta partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Genere: introspettivo, malinconico
Tipo di coppia: nessuno
Personaggi: Rey, BB8
Avvertimenti: Missing Moments, Movieverse
 

Il sole cocente di Jakku stava sparendo oltre l’orizzonte, ma la sabbia era ancora abbastanza calda da far tremolare l’aria appena sopra le dune di sabbia del pianeta.
Rey finì di preparare il suo magro pasto e si sedette a terra, quasi lasciandosi cadere all’ombra del suo incandescente rifugio di rottami. Iniziò a mangiare voracemente, aveva molta fame. Non aveva trovato molto tra i resti dei vecchi incrociatori e quel quarto di porzione che aveva ottenuto in cambio non fu minimamente sufficiente a riempirle lo stomaco. Strinse le braccia attorno al ventre, in un disperato tentativo di placare il gorgoglio della sua pancia, finché non vi rimase solo un familiare dolore sordo.
In lontananza sentì il rombo dei motori di una nave, poi vide il suo profilo candido stagliarsi contro l’orizzonte, diretta verso l’alto, verso le stelle. Rey allungò il braccio all’interno del suo rifugio ed afferrò un vecchio casco da pilota, ammaccato, sbiadito. Il simbolo della Ribellione però rimaneva, scrostato ma persistente sulla vernice biancastra.
Lo indossò, calando con molta attenzione la visiera incrinata davanti agli occhi. Guardò il cielo, verso quella nave che diventava sempre più piccola contro il cielo terso, fino a diventare un puntino indistinguibile. Allungò le braccia verso una cloché invisibile, dipingendo davanti ai suoi occhi un fittizio cielo stellato che le si avvicinava mentre pilotava la sua nave immaginaria.
Dev’essere bellissimo volare, si disse. Milioni di stelle, milioni di mondi sconosciuti, si celavano dietro la pesante coperta diurna di Jakku. Si disse che li avrebbe visitati tutti, quelli oceanici e vulcanici, quelli perennemente innevati e quelli desertici come quello in cui viveva. Doveva solo aspettare che i suoi genitori tornassero.
Perché sarebbero tornati, giusto?
Si era chiesta se non dovesse chiedere di loro altrove, nei sistemi confinanti o in qualunque luogo potessero essere stati monitorati gli ingressi e le uscite dal pianeta. Ma cosa sarebbe successo se fossero tornati proprio mentre lei non c’era?
Non sapeva cosa fare, i dubbi la attanagliavano almeno quanto i morsi della fame le tormentavano lo stomaco. La verità era che si sentiva persa. L’ignoto la terrorizzava, la solitudine la terrorizzava, quel limbo d’indecisione la terrorizzava.
Si ricordò di alcune dicerie, su una vecchia religione che venerava una misteriosa “forza” che connetteva ogni essere vivente. Qualcuno diceva perfino fossero in grado di vedere il destino dell’universo, un potere che le sembrò molto utile in quel momento.
«Ehi, non so se mi senti. Uhm, non so nemmeno se esisti in realtà» disse ad alta voce «però, si, ecco, non so cosa fare. Non è che potresti, che ne so, mandarmi un segno?»
Delle voci concitate la distolsero dai suoi pensieri, voci che venivano da un jawa scocciato e dai bip allarmati di un’unità BB.
   
 
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