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Autore: Scribbling_aloud    08/10/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Per quanto riguarda Harry

 Parte II di III - Sunrise

 
Nota: In questa seconda parte il testo sarà inframezzato da sogni di Harry, in prima persona, come se fossero appuntati da lui su un diario. Li ho riportati con una scrittura differente in modo che sia chiaro. 
Vi ringrazio per aver seguito la storia fino a questo punto e colgo l'occasione per informare che la leggo live sul mio canale Youtube (stesso nickname di questo sito) il mercoledì sera alle nove. Se vi va di partecipare siete i benvenuti. :)


 
Capitolo 1 – Stai tranquillo!
 
‘Ho invitato Hermione domenica a pranzo.’ Ginny informò Harry un giorno.
Era la vigilia del ritorno di lei e Ron per le vacanze estive.
Harry sapeva che questo momento sarebbe arrivato ed era teso. Già da qualche tempo che non si parlava di nient’altro a casa. Ginny era molto emozionata di vederli di nuovo; aveva addirittura accennato ad una possibile riconciliazione con Ron al quale lui aveva risposto con un’occhiata così truce che lei non ci aveva provato di nuovo.
Hermione però doveva essere invitata. Non c’era via di scampo, doveva succedere. Quindi meglio subito nonostante le possibili conseguenze che trascinarsi questo motivo di disagio per chissà quanto tempo ancora.
Lui non le aveva scritto per tutto questo tempo e lei, seguendo le sue istruzioni, aveva fatto altrettanto. Ma questo non voleva dire che fosse indifferente a come la sua vita stesse procedendo. Leggeva attentamente le lettere indirizzate a Ginny e qualche volta le aveva addirittura chiesto di inserire dei messaggi.
Ginny non aveva neanche notato di essere l’unica corrispondente di Hermione presa da tutte le novità che circondavano il bambino che cresceva dentro di lei ed era all’oscuro di quello che era successo tra i due. Ma ora, sarebbe stato impegnativo non farglielo scoprire.
Durante quei mesi Harry aveva aiutato Hermione, attraverso la corrispondenza di Ginny, in molte incombenze che si erano presentate.
Fu apparente molto presto che era impossibile tenere la casa come si era sperato. Non potevano tornarci a vivere. In quei pochi mesi era stata vittima di atti di vandalismo e lettere continuavano ad arrivare, insieme a strillettere che, non venendo aperte, esplodevano di fronte alla porta. Per evitare che i babbani si accorgessero di quello che stava succedendo, Harry aveva eseguito un incantesimo piuttosto complicato per creare un’illusione dell’ingresso un metro di fronte a quello vero in modo che tutto potesse avvenire dietro, però, le urla provenienti dalle strillettere erano ancora un problema irrisolto. L’unica soluzione fu di convertire il tutto in una normale casa di babbani così che potesse sparire dagli elenchi delle famiglie magiche al Ministero. Harry era stato lì per rimuovere tutte le tracce di magia, per catturare gli gnomi (un giorno intero a sguazzare nel fango) e, nonostante le difficoltà incontrate nel gestire queste operazioni, presto si dimostrarono essere state quelle semplici. Scoprì che doveva essere corredata da documentazione babbana per dargli legittimità e si trovò perso in un labirinto di complicazioni burocratiche di cui non sospettava l’esistenza. Solo dopo giorni di sforzi inutili trovò una piccola agenzia in Diagon Alley che si incaricò di tutto. Quasi pianse dal sollievo.
Con i soldi, e la collaborazione di Ginny, aveva comprato una casa di babbani in campagna, non lontana dai genitori di Hermione, proteggendola con un Fidelius cosicché non potesse essere trovata.
Le seccature erano state infinite considerato quanto poco era incline nell’aiutare Ron in qualsiasi modo, però, era il contrario per Hermione. Non poteva aiutare uno senza che l’altro ne beneficiasse in uno spiacevole, ma inevitabile, effetto collaterale.
E ora erano lì, Ron per riaccendere l’ansia in una direzione e Hermione in un’altra. Ron odiato e risentito, Hermione mancata incredibilmente.
La domenica mattina arrivò anche troppo velocemente e la tensione era alta.
Aveva avuto quattro mesi per prepararsi a quel momento ma era ancora insicuro sull’esito che avrebbe potuto avere.
Ovviamente voleva apparire il più rilassato possibile, ma allo stesso tempo non si poteva comportare con lei come avrebbe fatto normalmente. Nessun contatto fisico di nessun tipo poteva avvenire tra i due. E ciò avrebbe messo subito sull’attenti Ginny. Se ne sarebbe accorta per forza.
Devi solo stare tranquillo! Comportati normalmente! Si continuava a ripetere.
Nel frattempo, Ginny era emozionatissima; aveva cucinato un appetitoso arrosto della domenica per sfogare tutta la sua contentezza. Harry l’aveva aiutata con quel senso di ansia che cresceva a ogni minuto che lo portava più vicino al fatidico momento.
Un tocco leggero alla porta annunciò l’incontro imminente.
Devi solo stare tranquillo! Comportati normalmente!
Ginny ci si precipitò raggiante. Harry la seguì sentendosi improvvisamente come se fatto di legno.
La porta fu aperta e Hermione fu lì. La stessa Hermione che era abituato a vedere da quando aveva undici anni: gli stessi capelli cespugliosi, lo stesso sorriso, ma, sfortunatamente, non la stessa amica che lui era convinto fosse fino a qualche mese prima. Era impressa vividamente nella sua mente la pena di Hermione mentre gli rivelava di essere innamorata, il suo rifiuto secco, la sua espressione ferita, il suo amaro disappunto.
Ginny la soffocò in uno stretto abbraccio ancora prima che lei potesse spiaccicare parola.
E poi urli di gioia da entrambe, fiumi di veloci ed eccitati farfugliamenti sulla gravidanza di Ginny, nuova casa, Hugo, Rose, Ion, Ron… Hermione non aveva ancora varcato la soglia che metà degli argomenti di conversazione della giornata erano già stati affrontati alla velocità della luce.
E poi Ginny si fermò, improvvisamente, realizzando che non si era mosso ne aveva parlato dietro di lei. Si girò sorridendo in attesa.
Era il suo turno di accoglierla. Sentì l’impulso di correrle incontro e stringerla forte: la sua Hermione era finalmente di ritorno dopo mesi di solitudine, la sua migliore amica era tornata! Eppure, le sue braccia che prudevano con un impulso represso dovevano essere trattenute e controllate, una parvenza di normalità doveva essergli impartita senza lasciarle libere di esprimersi.
‘Ciao Hermione. Com’è stato il viaggio?’
E questo fu quanto. Un indistinto e imbarazzato borbottio dopo quattro mesi di preparazione mentale. Il sorriso esitante che lo accompagnò non aiutò granché.
Un disastro. L’esatto opposto di ‘Comportati normalmente e stai tranquillo.’
‘Ciao Harry! E’ andato bene, grazie.’
Silenzio imbarazzante e una distanza innaturale a separarli.
Ginny, ancora sulla porta, in mezzo a loro, spostò lo sguardo da lui a Hermione interrogativamente, il suo sorriso che scemava lentamente trasformandosi in una smorfia di incomprensione.
Doveva salvare la situazione in qualche modo.
‘Accomodati’ aggiunse con un tono più cordiale ‘Come se la sta cavando Hugo?’ domandò per rompere il ghiaccio.
E andando verso la cucina cominciarono a chiacchierare. Quasi come se non fosse successo niente. Con l’unica differenza che: cercò di evitare il suo sguardo, lo sguardo di Ginny, parlò poco e non menzionò Ron neanche una volta. Guardò il suo piatto principalmente, solo occasionalmente gettando degli sguardi furtivi a Ginny per capire se avesse notato qualcosa (Certo che l’ha notato, chi vogliamo prendere in giro?). E mentre loro due si abbracciarono perlomeno cinque o sei volte, lui si tenne in disparte, non la avvicinò e lei fece altrettanto.
Quando il dessert fu consumato e venne il momento per lei di andarsene, Ginny l’accompagnò alla porta da sola.
Harry decise di dirigersi in soggiorno per evitare un commiato che sicuro sarebbe stato tanto imbarazzante quanto il benvenuto.
Prese velocemente un libro che stava leggendo su incantesimi di difesa e fece finta di esserne assorbito in un disperato tentativo di evitare un confronto con Ginny che sicuramente sarebbe arrivato.
Fu subito nella stanza, i suoi occhi indagatori su di lui.
‘Harry?’
‘Mmh?’
‘C’è qualcosa che mi dovresti dire?’
‘No, non penso. Perché?’
Lei non rispose per un minuto, mentre lui continuava a tenere gli occhi fissi sulle pagine, e poi disse ‘Il tuo libro è a testa in giù’
Maledizione…
Vero. Era sottosopra. Lo girò come se fosse perfettamente a conoscenza della cosa.
Lei sospirò sedendosi sul bordo del divano ‘Cos’è successo con Hermione?’
‘Niente, perché?’ girando una pagina con nonchalance.
Un altro silenzio seguito da un altro sospiro ‘Harry, pensi che io sia stupida?’
……va bene……
Harry smise di far finta e chiuse il libro appoggiandolo sul tavolino ma per qualche ragione non riuscì a guardarla. Soppesò attentamente le parole, sperando, senza alcuna speranza, di poter evitare una confessione completa.
‘Ho riflettuto su quello che mi hai detto sull’essere troppo fisico con lei e ho deciso che avevi ragione e che era meglio smetterla.’
‘Harry, guardami.’
Lo fece, reclutante. Il viso era severo, i suoi occhi dorati puntati su di lui, studiosamente.
‘Perché?’ chiese.
Harry non sapeva mentirle. Non aveva mai imparato. Poteva nascondere abbastanza bene ma non mentirle. Allo stesso tempo non riusciva comunque a convincersi a parlare temendo la reazione. Improvvisamente, pensò, sarebbe stato meglio dirglielo subito quando era successo. Si sarebbe risparmiato mesi di preoccupazioni e perlopiù, ora, dopo così tanto, sembrava così tanto peggio questa cosa non detta, come se avesse fatto qualcosa di male mentre in realtà era innocente.
Terzo sospiro da lei nello spazio di due minuti non sentendo arrivare risposta. E Harry si rimproverò la sua inabilità di affrontare queste situazioni quando si presentavano; le stava lasciando immaginare il peggio con il suo silenzio.
‘Ok. Quando?’ lei chiese alla fine.
Harry abbassò gli occhi non riuscendo più a sostenere lo sguardo ‘La notte che ci siamo salutati’
‘Ok. Cosa?’
‘Mi ha detto che è innamorata di me.’ Sorvolò sulla storia del bacio. Non voleva essere responsabile di uno spargimento di sangue ‘Tu avevi ragione e io torto.’
‘Perché non me l’hai detto?’
‘Non volevo che rompessi la tua amicizia con lei. Solo perché la mia era rovinata non c’era ragione perché lo dovesse essere anche la tua.’
Azzardò un’occhiata, lo stava ancora fissando severamente. Era necessario parlare prima di uno scoppio d’ira.
‘Ginny, sono stato chiaro con lei. Ho schiacciato ogni possibile aspettativa. Le ho detto che doveva dimenticare tutta la faccenda. Le ho vietato di scrivermi e non le ho scritto neanche io. Le ho detto di starmi lontana il più possibile. Non penso sia veramente innamorata ma comunque…’
Quarto sospiro. Era un tipo diverso di sospiro questa volta però. Suonava impaziente quasi irritato prima mentre ora era solo un sospiro triste. Si avvicinò a lui e cominciò a passare affettuosamente le dita tra i suoi capelli. Nessuna traccia di rabbia, solo comprensione. Non poteva non afferrare che cosa volesse dire; aveva perso tutti e due i suoi migliori amici negli ultimi mesi.
Appoggiò la fronte sul suo pancione sporgente rilassandosi sotto il tocco delle sue dita.
‘Comincio a pensare che sei veramente destinato alla sofferenza…’
‘Te l’ho detto…’ rispose chiudendo gli occhi ‘Per favore non smettere di esserle amica. Non penso che affronterà il discorso di nuovo. Non è una minaccia. Non voglio renderla più infelice di quanto lo sia di già.’
‘Ok, potrebbe non rivelarsi facile, ma proverò. Comunque, sono d’accordo con te sul fatto che è meglio se ti veda il meno possibile.’
Harry annuì.
Era bello essersi liberato da questo pensiero. Nessun altro segreto da tenerle nascosto.
Hermione e Ron gli erano mancati molto. La sua vita era diventata ancora più solitaria da quando se n’erano andati ma aveva così tanti problemi e preoccupazioni da affrontare che averne uno in meno era un sollievo.
Ancora con la fronte sul suo pancione lo carezzo e ci parlò contro.
‘Sei d’accordo anche tu?’
Sentì sotto la sua mano un calcio ben piantato ‘Bravo bambino’ disse sghignazzando.
‘O brava bambina’ Ginny lo corresse.
‘…… Sì, o brava bambina’ lui rispose esitante.
 
Stanotte, ho sognato Lily. Devo scriverlo. È stato spaventoso ed estremamente doloroso.
È cominciato come tutti gli altri sogni che sono solito ad avere su Voldemort. Era buio, ero nel cimitero, legato alla tomba di Riddle, ferito.
Voldemort era lì, c’era anche Lily. Era viva ma stava piangendo spaventata; Voldemort voleva ucciderla. Mi guardava con quegli occhi demoniaci e sorridendo malignamente disse ‘Puoi salvarla se vuoi. Dipende solo da te. Devi solo venire qui e ucciderò te al suo posto. Non c’è bisogno che lei muoia.’
Sapevo che non stava dicendo la verità ma non mi importava, volevo salvarla, non mi importava di morire nel tentativo. Ma non riuscivo a muovermi, ero legato troppo stretto, era troppo debole. Lei era terrorizzata e mi chiamava ripetutamente e mi pregava di andare ad aiutarla. Stava implorando e piangendo, nei suoi occhi terrore e incomprensione nel mio non accorrere ad aiutarla. E fu il peggior tormento che ho mai provato. Era da andare fuori di testa, lei era lì, solo pochi metri da me e non riuscivo a raccogliere le forze per liberarmi e salvarla.
E Voldemort vedendomi dibattere emise un orribile sprezzante risata ‘Non vieni quindi? La lasci morire?’ disse puntando la sua bacchetta contro di lei.
‘Pazienza’
E vidi solo una luce verde colpirla direttamente alla testa, lei che cadeva. Era vestita di rosa. Come a Natale.
Ginny mi ha svegliato in quel momento, stavo gridando apparentemente.
Non le ho raccontato il sogno però. Non volevo turbarla.
 
   
 
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