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Autore: LadyYuna94    10/10/2022    1 recensioni
Sequel della mia "Guard Me For Eternity" che è necessario aver letto prima di cominciare questa
"La tua anima gemella giace in un corpo perduto nel passato e rigenerato per un nuovo futuro [...] La sua mente è plagiata e la sua nera arma scintilla come una fiamma nel buio. Una fiamma distruttrice che ha sete di potere [...] Ricorda, figlia del solstizio d’estate, solo tu puoi vincere il gelo nel cuore di un’anima spenta e dimenticata"
Lyn Kon è la meravigliosa figlia adolescente di Rei ed Elena; il giorno del suo sedicesimo compleanno parte per la Cina insieme ai suoi genitori e, come membro della Tribù della Tigre Bianca, deve sottoporsi ad un rito di passaggio, nel quale le verrà predetto il futuro dal Grande Saggio della Tribù. Ma la profezia di cui l'anziano parla non presagisce nulla di buono...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16:

Lyn era uscita un paio d’ore prima da scuola falsificando la firma di sua madre e, stranamente, non si sentì per niente in colpa riguardo quella piccola bravata commessa per la prima volta.
Stare seduta tra i banchi ad ascoltare quella noiosa lezione di trigonometria la stava facendo impazzire e gli sguardi dei suoi compagni pieni di compassione, fissi addosso da che aveva messo piede nell’edificio quella mattina, non avevano migliorato il suo umore.
Approfittando di quella meravigliosa giornata di sole, decise di prendere la metro e fermarsi a Villa Borghese, il suo posto preferito della città, dove andava quando aveva bisogno di pensare o semplicemente, per sentirsi in pace col mondo.
I suoi primi ricordi erano legati proprio a quel sito turistico, quando passeggiava tenendo la mano ai suoi genitori e poi li lasciava per rincorrere qualche oca. Ricordava i giri sulla barca, suo padre che remava divertito e i continui richiami di Elena quando si sporgeva troppo, finendo poi per essere lei stessa quella curiosa a guardare oltre il parapetto di legno dell’imbarcazione.
Era fortunata perché i suoi genitori erano cresciuti insieme a lei, soprattutto sua madre, e avevano vissuto la sua infanzia sentendosi bambini quasi quanto lei.
Mentre Lyn si incamminava per quei vialetti che conosceva a memoria, inspirando a pieni polmoni l’aria ancora calda di inizio autunno, la sua attenzione venne attirata da un suono che conosceva benissimo. Un Beyblade che girava.
Stranamente, si ricordò di aver sentito lo stesso identico fruscio proprio la sera prima, mentre quei tizi che l’avevano aggredita se la stavano dando a gambe. Riflettendo lucidamente su quei particolari minuti, cosa che ovviamente non era riuscita a fare al momento dell’aggressione, pensò che poteva essere stato proprio quel Beyblade a mettere in fuga gli stupratori.
Sorrise scuotendo la testa, dandosi mentalmente della stupida per quella teoria alquanto assurda. Un Bey, per quanto potente, non poteva far scappare cinque malintenzionati, a meno che chi lo aveva lanciato non era ricorso ad un Bit Power per spaventarli. E, cosa non meno importante, loro dovevano riuscire a vederlo.
Si avvicinò sempre più alla fonte di quel rumore, con non poco timore visto che si era addentrata in una zona un po’ più isolata del parco e, dopo quello che le era successo, si era ripromessa di stare quanto più possibile tra la gente per evitare brutti incontri. Quando si fermò, avvolta da una piuttosto fitta boscaglia, riuscì a vedere nitidamente chi era il proprietario di quel Bey e non poté credere ai suoi occhi.
Sentì il cuore mancarle un battito per poi iniziarle a martellare paurosamente nel petto, le mani sudate e il respiro corto.
Viktor era lì, di nuovo davanti a lei e con la luce del sole poteva finalmente ammirare ogni dettaglio di lui; cose che la sera prima non aveva avuto modo di scorgere.
Il suo particolare ciuffo era leggermente mosso dalla brezza, i muscoli delle braccia Lyn poteva vederli guizzare sotto la pelle chiara ad ogni movimento. Si muoveva come in una danza e la ragazza capì che era molto preso dal suo allenamento, ma quando riuscì a vedere quegli occhi meravigliosi, di quel colore così raro come rare pietre preziose, Lyn sentì nuovamente le forze mancarle.
Era divino.
Viktor aveva lo sguardo duro e concentrato e la mascella serrata che dava un movimento quasi irreale a quei triangoli blu che aveva dipinti sul viso e quando spostò la testa per scostarsi i capelli dagli occhi, qualche goccia di sudore simile a perle, gli cadde dalla fronte. Il giovane andò a sedersi su una panchina lì accanto e fece un sorso d’acqua, mentre il suo Beyblade nero scintillante continuava paurosamente a roteare vicino ai suoi piedi.
A Lyn venne un’idea geniale, così afferrò Driger dal suo zaino e si preparò a lanciare con determinazione.
- Pronti, lancio!- sussurrò per non farsi scoprire, ma quando il suo Bey argentato uscì a tutta velocità dalle piante, Viktor alzò subito lo sguardo, allerta, giusto per vedere il suo Beyblade essere colpito e sbalzato più in là da quello di Lyn. Driger continuò a girare nel punto in cui aveva colpito il Black Dranzer di Viktor, che nonostante il colpo ricevuto, non aveva smesso di girare.
- Chi è là?- chiese Viktor alzandosi di scatto dalla panchina e Lyn uscì allo scoperto, un po’ imbarazzata.
- Ciao- si limitò a salutarlo con la mano, mostrando un sorriso amichevole e sperando di non spaventarlo con i suoi canini un po’ appuntiti.
Viktor sospirò, ma la sua espressione era talmente enigmatica che Lyn sulle prime non capì se era più sorpreso o seccato.
- Ciao- la ricambiò, voltandole subito le spalle per riprendersi il suo Beyblade.
Il giovane andò a sedersi nuovamente sulla panchina con gli occhi bassi, sistemando la sua trottola al dispositivo di lancio.
- Come mai da queste parti?- chiese curiosa Lyn.
- E’ vietato girare per la città?- la rimbeccò lui, continuando ad armeggiare col suo Beyblade e senza degnarla di uno sguardo.
La ragazza lo fissò stranita, realizzando che non si era affatto comportato in quel modo la sera prima solo per timidezza o imbarazzo, ma lui pareva essere proprio così come si mostrava. Lyn non poteva credere che il giovane a cui aveva raccontato le fiabe fosse così freddo in realtà.
Probabilmente lo aveva idealizzato troppo e si trovò costretta a dare mentalmente ragione a Judy. Come sempre.
- Giochi anche tu a Beyblade, forte!- cominciò Lyn, sperando che quell’argomento comune potesse in qualche modo farlo sciogliere.
- Io non gioco. Vinco- replicò lui convinto.
- Allora come mai non ti ho mai visto ai campionati mondiali? Sembri uno che se ne intende abbastanza- incalzò lei.
- Le coppe non mi interessano, gareggiare in queste competizioni è inutile. Io sono il più forte- chiarì lui, alzando finalmente lo sguardo.
Per quanto Lyn fosse ammaliata dal suo aspetto, non poteva di certo tollerare quel suo modo di fare così spocchioso e saccente, non quando si trattava di Beyblade, un campo dove lei si riteneva decisamente un' esperta.
- Vediamo come te la cavi con una campionessa, così potremo testare il tuo reale livello, che ne dici?- propose lei e Viktor, di tutta risposta, scoppiò a ridere nello stesso modo della sera precedente.
- Io non mi batto con le ragazzine dai Beyblade gingillati, potresti piangere se distruggessi il tuo e, credimi, c’è la concreta possibilità che ciò possa accadere- la stuzzicò lui rivolgendole uno sguardo penetrante.
Nonostante la temperatura del suo corpo si alzò di qualche grado nel sostenere quello sguardo, Lyn cercò di mantenere un contegno, proponendo nuovamente la sfida.
- Per tua informazione, la ragazzina qui presente discende da una famiglia di blader professionisti- cominciò fiera.
- Mio zio Gianni Tornatore era uno dei quattro Beyblader più forti d’Europa, mentre mia madre Elena, ai più conosciuta come la Prescelta ha sconfitto il Team delle Tenebre, permettendo a te e a me di poter ancora praticare questo sport a cielo aperto- spiegò con tono leggermente arrogante, mentre Viktor continuava a pulire il suo dispositivo di lancio senza mostrare il minimo interesse a ciò che Lyn stava dicendo. La ragazza andò, nel frattempo, a recuperare il suo Beyblade.
- E si da il caso che io combatta con il Driger di mio padre- incalzò la giovane.
- Il gingillo, come lo chiami tu, è appartenuto ad uno dei campioni dei Bladebreakers, Rei Kon, ed è il simbolo della Tribù della Tigre Bianca, della quale sono fiera discendente-
Viktor si fermò di scatto nell'udire ancora una volta quel nome e alzò lo sguardo su Lyn, che gli stava mostrando il suo Beyblade, il quale alla luce del sole sembrava quasi avvolto dai diamanti. Fu, però, il centro dell’oggetto ad attirare maggiormente l’attenzione del ragazzo. Da quel bit chip, Viktor poteva sentir scaturire una potenza inimmaginabile, poteva addirittura sentire quella Tigre Bianca ruggire con prepotenza nel suo cervello.
E forse, glielo aveva sentito realmente fare, qualche volta.
E poi quel nome, Rei Kon.
Lo aveva sentito alla tv proprio quella notte ed ecco spiegato il perché dell'incredibile somiglianza. Quello chef era il padre della ragazzina.
Per un attimo Viktor si chiese come fosse passato dall’essere campione di Beyblade a campione di cucina, ma decise di non chiedere. Dopotutto, non erano affari suoi.
Poi, improvvisamente, il giovane prese a toccarsi le tempie con una smorfia sul viso e Lyn si preoccupò all’istante.
- Qualcosa non va?- chiese avvicinandosi a lui, il quale si ritrasse come a voler far chiaramente capire che odiava i contatti fisici.
- Sto bene, mi succede spesso- si confidò lui, senza neanche sapere perché lo avesse fatto, continuando a massaggiarsi la fronte. Nessuno sapeva dei suoi mal di testa ricorrenti, tranne Yuya e, andato lui, non ne aveva fatto parola con nessun altro. Non poteva mostrarsi debole davanti a Vorkov e i suoi compari.
- Vuoi un analgesico? Sai, anche io soffro di mal di testa, per questo mi porto sempre qualche scorta dietro- propose Lyn, andando a recuperare il medicinale dal suo zaino.
- Non serve, sto bene- ribatté Viktor con una certa durezza nella voce.
- Non voglio la tua medicina e né tanto meno che tu mi compatisca!- disse lui astioso e Lyn, per quanto allibita, dovette alzare le braccia in segno di resa, inarcando le sopracciglia.
- Okok, rilassati. Volevo solo aiutarti- rispose la ragazza in sua difesa e Viktor giurò di vedere una scintilla di sincera preoccupazione nel suo sguardo dorato.
Nessuno si era mai preoccupato per lui, non veramente, quindi che qualcuno potesse farlo senza apparenti secondi fini lo faceva sentire inspiegabilmente a disagio. Nel giro di qualche minito, il ragazzo si alzò in piedi e si mise in posizione per lanciare, come se niente fosse.
- Combattiamo- disse, sfoderando un sorrisetto colmo di sfida, mentre Lyn sbatté le palpebre più volte, confusa.
- Un attimo, due minuti fa stavi male e ora...-
- Ora sto benissimo, quindi se vuoi batterti preparati a lanciare il tuo Beyblade, altrimenti vattene via e lasciami allenare da solo-
Viktor non aveva dato altre possibilità a Lyn, quindi la giovane agganciò il suo Driger al dispositivo di lancio e restituì lo sguardo carico di sfida al suo avversario.
- Pronti, lancio!- esclamarono in coro.
E poi i due Beyblade presero subito a rincorrersi sul terreno roccioso e sconnesso della villa romana, cozzando pericolosamente tra loro e producendo scintille infuocate.
Si preannunciava un incontro emozionante e fin dai primi secondi Lyn si chiese come mai Viktor non avesse mai partecipato alle gare ufficiali, poiché data la sua forza e la sua tecnica, aveva tutte le carte in regola per arrivare quantomeno alle fasi finali.
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Al terzo incontro perso, Lyn era strabiliata e frustrata nello stesso tempo.
Nessuno l’aveva mai battuta, tranne Makoto e, considerando che al momento era il campione del mondo in carica, pensò che non ci fosse nessuno più forte di lui, ma contro Viktor dovette ricredersi.
Chissà come sarebbe stata la sfida tra Viktor e il suo migliore amico, si chiede per un attimo la ragazza.
Viktor raccolse il suo Beyblade, il quale aveva smesso di girare solo in quell'istante, con aria soddisfatta.
- A quanto pare la mia tecnica batte il tuo albero genealogico- disse lui con un sorrisetto.
Lyn non riuscì a pensare ad una delle sue risposte pungenti, ma anche se lo avesse fatto, non c’era molto da recriminare a Viktor. Le aveva dimostrato di essere superiore sotto tutti i punti di vista, così sospirò con un sorriso tirato.
- Devo ammetterlo, sei molto molto forte- si limitò a replicare lei, mentre Viktor il sorrisino sornione sul volto dell'avversario non accennava a sparire, così Lyn gli tese la mano.
- Amici?- chiese lei e Viktor fece esattamente quello che aveva fatto la sera prima, guardando prima la mano tesa della ragazza e poi alzando lo sguardo sul suo viso.
- Coraggio, i blader si stringono la mano in segno di rispetto dopo un incontro, questo non te l’hanno insegnato?- chiese lei sollevando un sopracciglio, così Viktor arreso, strinse la mano a Lyn.
La ragazza ebbe un sussulto non appena le loro dita entrarono in contatto.
Nonostante la giornata fosse calda, la mano di Viktor era decisamente e innaturalmente fredda e Lyn poté sentire l'ammonizione nascosta dietro le parole del Grande Saggio riecheggiare confusamente nella sua testa.
"Il suo tocco gelido. Siberiano. Un’arma nera scintillante. Attenta, figlia del solstizio d’estate..."
Lyn inspirò profondamente e ritrasse la mano, Viktor piegò un po’ la testa di lato confuso, guardandola negli occhi. Lei si chiese se anche lui avesse provato una strana sensazione, ma a giudicare dal suo sguardo, la cosa era stata solo a senso unico. Del resto, soltanto lei conosceva le parole di quell’assurda profezia che aveva ricevuto come regalo di compleanno.
- Che hai?- chiese il ragazzo con distacco.
- Niente- si affrettò a rassicurarlo Lyn, poi si prese qualche secondo per guardarlo e il suo sguardo indugiò in particolare sul suo Beyblade.
C’era qualcosa in quell’oggetto che non le tornava, non sembrava essere un Bey normale e nonostante nessuno dei due fosse ricorso al potere del Bit Power, vietato in un incontro amichevole dai tempi dei blader della Morte, Lyn sentiva che quell’Aquila Nera nascondeva una forza che non poteva neanche immaginare.
Una forza oscura, che non prometteva nulla di buono.
Quella era la stessa sensazione che aveva provato in presenza del padre di Viktor e ipotizzò, proprio come Rei a suo tempo con Driger, che il Black Dranzer fosse appartenuto prima a Vladimir Vorkov. Con il ragazzo però, al contrario di ciò che succedeva in presenza di suo padre, non si trovava in difficoltà, anzi si sentiva addirittura al sicuro con lui.
- Devo andare- annunciò poi lei frettolosamente, andando a recuperare il suo zaino e riponendo velocemente Driger al suo interno. Viktor si accigliò e la guardò andare via di corsa, avvertendo l'impellente sensazione di doverla fermare.
- Hey!- le urlò e Lyn si girò nuovamente nella sua direzione.
- Te la cavi comunque discretamente- aveva compiuto uno sforzo immane per farsi uscire quelle parole dalla bocca.
- Se ci tieni a batterti a quegli stupidi campionati, potrei darti una mano- proseguì lui dopo qualche secondo di silenzio, mettendosi le mani in tasca.
Lyn non seppe cosa rispondere all'impatto, anche se vedere lui leggermente imbarazzato la fece sentire per un attimo padrona della situazione. Poi la confusione si impadronì di tutto il resto. Prima non voleva essere disturbato, poi le stava chiedendo di allenarsi insieme, quel ragazzo cominciava a diventare un vero mistero.
Infine, realizzò.
Stare in una città così grande, da solo, lontano da casa non doveva essere facile e Viktor doveva soffrire la solitudine.
- Facciamo così, vediamoci in questo stesso posto, domani alle quindici- propose Lyn e Viktor annuì, mentre lei lo salutò con la mano e corse a prendere al metro.
Se non fosse arrivata a casa in tempo e, soprattutto, in linea con quello che doveva essere l’orario d’uscita da scuola, i suoi sarebbero diventati peggio della C.I.A.
Viktor inspirò profondamente e guardò Lyn correre via, i suoi lunghi capelli neri che ondeggiavano al vento e quello zaino decisamente troppo grande per il suo corpo snello, ma comunque ben proporzionato.
Non poteva lasciarsi distrarre dalla sua bellezza, non fino al punto da pensare a lei senza vestiti. Scacciò con forza quel pensiero e si ricompose inspirando profondamente.
La missione veniva prima di tutto e conoscere finalmente la verità sul suo passato e avere la libertà, come promesso da Vorkov una volta concluso il piano, era la sola cosa che contava.
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Quando Lyn arrivò a casa, non trovò nessuno dei suoi genitori e tirò un sospiro di sollievo chiudendo gli occhi e appoggiandosi con tutto il peso allo stipite della porta della sua camera.
Aveva fatto davvero una corsa contro il tempo tra la metro in ritardo e la paura di ricevere una chiamata dai suoi in ansia per non averla trovata fuori scuola, invece campo libero, fortunatamente.
Le venne in mente quando era andata per la prima volta con Judy in discoteca un anno prima e avevano violato di un paio d’ore il coprifuoco, andando sullo scooter a tutta velocità in piena notte, rischiando persino un brutto incidente per arrivare in tempo. Anche in quella circostanza l’aveva fatta franca, con Makoto e David che si erano nascosti sotto le coperte fingendo di essere le due ragazze, qualora Max e Rei fossero andati a controllarle per qualsivoglia motivo. Conoscendo soprattutto la natura festaiola della Mizuhara.
Nonostante l’adrenalina che quelle esperienze le avevano dato, includendo anche quella di poco prima, pensò però che era decisamente troppo ansiosa per vivere di eccessi, rischiando di farsi venire un infarto ogni volta.
Lyn si preparò un sandwich veloce e si mise a fare i compiti per il giorno successivo, quando ricevette la telefonata di sua madre che si scusava per non aver pranzato con lei e che si sarebbe fatta perdonare quella sera, dopo gli allenamenti.
Quando arrivò in palestra, il gruppo dei bambini di dieci anni stava lasciando la sala, così poteva cominciare il suo allenamento personale.
Nonostante Lyn avesse ricevuto in dono sin da piccolissima il Bey di suo padre, era stata sua madre ad occuparsi maggiormente della sua formazione come blader. E battere il leggendario Vulpilyon di Elena Tornatore non era stata un’impresa semplice, ci vollero anni prima che Lyn riuscisse a buttare sua madre fuori da un ring, complice anche il fatto che Elena stessa, per un po’, aveva combattuto con Driger e ne conosceva a memoria tutti i movimenti e le caratteristiche.
Rei adorava vedere le sue donne sfidarsi in allenamento ogni volta che ne aveva il tempo e se Elena si occupava di Lyn nella parte tecnica, in vista delle selezioni ai campionati, Rei si assicurava che Lyn fosse in forma, preparandole un' apposita dieta bilanciata e assegnandole degli esercizi fisici da fare quotidianamente.
Lyn, come Makoto, David e Judy, era cresciuta pretendendo la perfezione da sé stessa riguardo al Beyblade, solo per sperare di diventare un giorno, più forti di quelli che un tempo erano stati i mitici Bladebreakers.
- Mamma, eccomi- Lyn attirò l’attenzione di sua madre e dal modo in cui si sedette di peso sulla panca, come a voler recuperare le forze, Elena capì che aveva avuto una mattinata piuttosto movimentata.
- Tesoro, perdonami per non aver pranzato con te, ma c’è stata un’emergenza in atelier. Damigella d’onore- disse sua madre con una smorfia e Lyn le sorrise, capendo l'antifona.
- Sai bene la brutta esperienza avuta con tua zia Hilary, mi ha lasciato una specie di trauma il matrimonio di quella donna- ironizzò Elena.
- Ma ora bando alle ciance, sei pronta? Oggi comincia seriamente il tuo allenamento, Takao ha pubblicato le date delle selezioni ai prossimi mondiali che si terranno a marzo, a Tokyo- Lyn annuì.
- Il che significa che abbiamo meno di sei mesi di tempo per allenarti a diventare la prossima campionessa del mondo, te la senti?- chiese sua madre, guardando Lyn negli occhi.
- Sono pronta, mamma- rispose lei convinta.
- Bene, cominciamo allora-
Elena agganciò Vulpilyon al suo dispositivo di lancio, poi però notò qualcosa di strano, quando Lyn appoggiò Driger sulla panca. Sua madre si avvicinò e prese il Beyblade della ragazza, ispezionandolo con attenzione.
- Lyn- disse con voce grave.
- Cosa?- chiese lei, intenta a recuperare il filo di caricamento.
- Hai qualcosa da dire a riguardo?- domandò quindi Elena, con un’espressione di stupore sul viso mostrando il Bey a sua figlia. Lyn, quindi, sgranò gli occhi.
Driger mostrava graffi profondissimi qua e là e il disco d’attacco sembrava essere abbastanza danneggiato. Un completo disastro.
Era fuggita talmente di corsa da Villa Borghese, che non si era presa neanche il tempo di capire in che condizioni fosse il suo Beyblade. Viktor era stato di parola: gliel’aveva quasi distrutto.
- Chi te lo ha ridotto così? È qualcuno di questa palestra?- chiese sospettosa Elena e Lyn arrossì violentemente.
- Beh, no, in realtà è stato un incontro all’intervallo con… uno della scuola- rispose vaga la ragazza, prendendo ad attorcigliarsi nervosamente la solita ciocca di capelli intorno al dito.
- Non lo conosci. È nuovo- si affrettò a sottolineare Lyn, sviando ogni possibile domanda successiva di sua madre.
- Ci sa fare vedo, per ridurti il Bey in questo stato- commentò la donna, osservando attentamente i danni che erano stati inferti al Driger.
- Possiamo tornare al mio allenamento?- chiese Lyn, con la speranza di liquidare la questione in fretta.
- Certo, ma prima dobbiamo sistemare questo macello- consigliò sua madre, facendole cenno di seguirla a cercare i pezzi di ricambio utili alla riparazione, cosa che col tempo Elena aveva dovuto imparare per forza di cose a fare, gestendo una palestra ufficiale e grazie soprattutto ad Emily e al Professor Kappa che, negli anni, le avevano dato qualche dritta.
Mentre osservava sua madre ripararle il Bey, Lyn non fece altro che pensare a Viktor e al suo modo di combattere. Certo, aveva imparato tutto ciò che sapeva dai suoi genitori e dai suoi zii, ma quel ragazzo russo le aveva distrutto ogni certezza, oltre ad aver fatto lo stesso anche col suo Bey.
Una cosa era sicura: Lyn avrebbe voluto imparare tutto ciò che c’era da sapere sul combattimento proprio da lui.

   
 
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