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Autore: stefy_81    13/10/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Sciolto il consiglio tutti i presenti vollero avvicinarsi ai due cavalieri e rivolgere loro una parola. Eragon rispondeva ai saluti e alle domande con garbo ma il suo sguardo era alla ricerca di Par. Scandagliando i presenti era riuscito a scorgerlo accanto a un sedile, in fondo alla sala. Lo aveva seguito per un tratto mentre si allontanava dal resto dei presenti, per perderlo subito dopo, quando un’elfa, con una stretta di mano più calorosa delle altre, lo aveva distratto. Eragon aveva passando ancora una volta in rassegna l’intera sala ma l’elfo sembrava essersi ormai dileguato. Fu allora che Murtagh gli si accostò parlandogli ad un orecchio.

- Se è Par che cerchi, l’ho visto un attimo fa scambiare una parola con Arold e poi uscire da quella porta - gli disse indicandogli dall’altra parte della sala, nella direzione presa dall’elfo. Eragon sospirò osservando il re e chiedendosi quanto di quello che era stato raccontato loro quella mattina gli fosse stato omesso.

- Cosa ne pensi di Par, fratello? – gli chiese Eragon approfittando di un momento di quiete, Murtagh ci pensò un attimo.

- Non saprei spiegarti il perché Eragon, ma credo che possiamo fidarci di lui -

- Dici sul serio? – chiese Eragon incredulo corrugando appena la fonte, Murtagh gli sorrise appena – Sapevo che ti avrei stupito – a quelle parole Eragon scosse la testa per ricambiarlo subito dopo con lo stesso sorriso quindi Murtagh proseguì - quando ha imposto in quel modo la sua richiesta ho avuto i miei dubbi su di lui ma la bambina è coinvolta quanto noi nella ricerca e portarla con voi non potrà metterla in percolo più di quanto non lo sia già, inoltre è l’unico che abbia viaggiato in quei luoghi –

– Sai, lo pensa anche Saphira. –

Poco dopo tutti uscirono via via dalla sala, si attardarono solo Aglaia e Faramir che insieme si avvicinarono ad Eragon, sempre affiancato da Arya, Murtagh e da Jill. La prima ad accorgersi di loro fu Arya. L’elfa non disse nulla e senza muoversi dal fianco di Eragon li osservò con i suoi grandi e penetranti occhi verdi. Il suo sguardo andò a incrociare quelli nocciola di Aglaia, l’elfa non aveva mai avuto l’occasione di ringraziare la donna per quello che aveva fatto per Eragon a Zàkhara, ma quel tacito scambio di sguardi valse più di mille parole.

- La sola cosa che veramente mi serve per affrontare il viaggio è una nuova sella. La mia, purtroppo, è in mano di Isobel - stava ricordando Eragon senza nascondere una nota di rammarico nella voce.

- Non ne abbiamo di così grandi che si possano adattare a Saphira – si inserì Aglaia. Tutti a quel punto si girarono verso di lei e Faramir.

- Se avessi delle fasce di cuoio potrei costruirne una – Rispose Eragon. Aglaia alzò un sopracciglio meditando per un attimo sulle sue parole - Faramir ed io potremmo portati dai conciatori da cui si servono qui al palazzo anche adesso – disse la ragazza rivolgendo uno sguardo al compagno – in questo modo potrai scegliere tu stesso i pezzi che ti servono -  

Eragon guardò gli altri con trepidazione, non voleva lasciare la loro compagnia così presto ma non poteva evitarlo, doveva occuparsi della sella e con la partenza così vicina non poteva rimandare – Devo andare con Aglaia e Faramir e poi raggiungerò Saphira - disse rivolgendosi a tutti - ci vediamo dopo? – chiese loro e guardò per ultima Arya. Lei gli rivolse il suo sguardo più fermo e deciso possibile e lui le sorrise a sua volta ma quando l’elfa gli strinse forte la mano per un ultimo saluto Eragon sentì in quella stretta tutta l’apprensione che non aveva mostrato prima. - A dopo - gli disse lui con tutta la tenerezza possibile. Eragon salutò anche Murtagh e Jill quindi uscì seguendo Aglaia e Faramir.

L’officina dei conciatori si trovava appena fuori città in un’altura in prossimità di un torrente che scorreva lì vicino. Eragon iniziò a udire il rumore dell’acqua già da alcune iarde di distanza, ancor prima di giungere nelle sue vicinanze. Subito dopo arrivarono gli odori delle pelli e dei prodotti usati per la concia. Tutti insieme assalirono i suoi sensi una volta entrati in una piccola radura dove erano diversi tavoli disposti uno dietro l’altro e su cui erano stese le pelli in varie fasi di lavorazione. Impastoiati i cavalli Eragon si guardò intorno osservando l’ambiente intorno a lui. Dietro i tavoli si trovavano una serie di vasche in pietra, anche queste erano disposte in file, ognuna contenenti olii e tannini di diversa natura. Eragon riuscì a riconoscere l’odore di alcune particolari sostanze, sorprendendosi di come anche a distanze enormi i metodi usati per eliminare il grasso e tutto ciò che potesse portare in putrefazione le pelli fossero essenzialmente gli stessi.

Molti elfi erano al lavoro, ognuno intento in qualche attività che richiedevano un intenso lavoro fisico, chi tirando e buttando giù le pelli nelle vasche, chi passando una spatola di metallo sulla superficie ammorbidite per eliminare grasso e peli, chi stendendo le pelli ormai finite per lasciarle essiccare al sole. Nessuno di loro rimaneva con le mani in mano per più di qualche minuto perché c’era sempre qualcosa da fare.

- Qualcuno verrà a servirci a momenti – annunciò Faramir che sembrava conoscere il posto meglio di tutti mentre Eragon e Aglaia continuavano a guardarsi intorno.

Poco dopo una voce giovanile alle loro spalle gli fece voltare tutti e tre - Spero non ti abbiano fatto attendere troppo, Faramir, cosa posso fare per te? – Eragon vide emergere da dietro una delle vasche un elfo su per giù della sua stessa età che si toglieva dei guanti e veniva loro in contro.

- Sono qui con un amico, Eragon – rispose Faramir e lo sguardo dell’elfo si posò su di lui per alcuni istanti.

- Eragon il cavaliere dei draghi? – chiese con un guizzo vivace negli occhi.

- Sì, sono io – rispose Eragon un po’ a disagio nell’essere riconosciuto mentre lui non sapeva nulla dell’altro. Probabilmente non si sarebbe mai abituato alla notorietà.

- Deve costruire una sella per la sua dragonessa e ha bisogno del miglior cuoio per poterla realizzare - intervenne Aglaia con voce bassa.

- Se è il cuoio migliore che stai cercando questo è il posto giusto per te Cavaliere. Seguimi – rispose l’elfo con orgoglio. – A proposito io sono Gregor – Eragon strinse la mano tesa dell’elfo, grato per quel gesto; quindi, lo seguì oltre la zona in cui di trovavano fino al retrobottega.

Se tra tavoli e vasche c’era un continuo via vai di lavoratori, rumori e odori di ogni genere, il retrobottega, invece, si distingueva per calma e tranquillità. Qui pochi elfi si muovevano per selezionare le pelli da loro conciate dividendole per spessore grandezza e qualità.

Eragon fece a Gregor solo qualche domanda sulla provenienza delle pelli poi senza dire altro si aggirò tra i vari bachi e prese di volta in volta i pezzi e i tagli che più si adattavano alle sue necessità. Gregor lo osservò con curiosità e quando alla fine ritornò al banco con tutte le fasce che gli occorrevano gliele prese osservandole con interesse – Sarei curioso di vederti all’opera – disse alzando il volto e  rivolgendogli di nuovo quello sguardo vivace di prima - Potrei assisterti mentre la costruisci e, se ti occorrono, posso anche fornirti gli arnesi per cucirla -

Eragon guardò Faramir e Aglaia che allargarono le braccia come a dire che per loro non c’erano problemi - Apprezzerei tantissimo il tuo aiuto Gregor ma lavorare qui non sarà un disturbo? – l’elfo scosse la testa divertito.

- Nessun disturbo. E poi realizzare selle per draghi sento che potrebbe diventare un’attività molto richiesta in un futuro prossimo -

Faramir scosse la testa divertito – L’ho sempre detto che il tuo senso degli affari ti avrebbe portato a strambe idee Gregor - quindi prese dalle mani di Aglaia un sacchetto che la compagna aveva tirato fuori da sotto il mantello - Per ora il re può offrirti questo – Gregor fece un fischio di stupore nel riconoscere il conio delle monete. Eragon guardò la punzonatura riconoscendo nell’immagine una costruzione che poteva essere un porto e una figura alata al centro che reggeva una fiamma.  

- Sono monete per il porto franco di Gratignàc, un avamposto dove anche gli elfi possono commerciare con altri regni che non sono alleati con Isobel – lo informò Aglaia anticipando la domanda che le stava per fare.

- Dunque, ci sono altri regni oltre ai vostri – aggiunse in una riflessione rivolta più che altro a sé stesso.

Aglaia annuì – Esattamente, sono per lo più piccole realtà autonome che si sono mantenute indipendenti, le più grandi, purtroppo, hanno tutte aderito all’alleanza che Isobel ha creato e che le rende di fatto dei veri e proprio protettorati di Zàkhara –  

- Hai ragione Aglaia- intervenne Faramir - Ma non dimenticare di dire al nostro amico che anche se ci permettono di commerciare, questo non lo deve trarre in inganno, la mostra presenza non è sempre accettata di buon grado. Noi elfi siamo tollerati solo fino a quando portiamo moneta sonante ad arricchire le casse dei loro commercianti – aggiunse con un tono di amarezza nella voce che non sfuggì né a Eragon né ad Aglaia. Il cavaliere la vide andargli vicino e stringerlo a sé mentre lui si limitò ad annuire registrando in silenzio quelle informazioni. Il fatto che Faramir fosse un elfo e Aglaia un’umana non doveva aver reso la loro relazione facile. Lui stesso aveva vissuto sulla pelle i pregiudizi degli abitati di Zàkhara nei loro confronti.            

Una volta sistemate le pelli su un banco libero Eragon si mise subito a lavoro insieme Gregor. Dato che avrebbe viaggiato con un passeggero in più doveva includere nel progetto anche la presenza di Par.

Eragon spiegò a gradi linee a Gregor i passaggi che avrebbe eseguito. Gregor ascoltò attentamente suggerendogli qua e là soluzioni più semplici che Eragon accolse di buon grado.

Una volta stabilito cosa c’era da fare gli ci vollero tutto il resto della mattina e parte del pomeriggio per terminare l’opera. Eragon mangiò a malapena qualcosa che gli venne offerto dagli elfi ma per il resto del tempo si concentrò nel suo lavoro con costanza e caparbietà.

Il sole aveva raggiuto il suo apice e iniziato  a discendere lentamente quando Eragon alzò la testa posando sul tavolo l’ago e il filo con cui aveva cucito l’ultimo lembo di cuoio.

- Ed ora come farai a trasportarla? – gli chiese Gregor che non aveva visto nessun tipo di trasportino con le loro cavalcature - Eragon gli sorrise e gli mostrò come gli inserti e tutte le pieghe che avevano creato gli permettesse di ripiegare la sella riducendone il volume e poterla caricare sul proprio cavallo. – Sei stato tu a inventare questo metodo? – Eragon scosse la testa – No, non sono stato io, me lo ha insegnato uno dei miei maestri, anche lui era un cavaliere – gli disse con una nota di nostalgia nella voce nel ricordare il padre.

– Della gente davvero sorprendente questi cavalieri – gli fece Gregor facendo scappare a Eragon un mezzo sorriso. – Sì lo sono stati davvero. Spero un giorno di essere almeno la metà della loro grandezza –

Aglaia e Faramir apparvero poco dopo, mano nella mano. Avevano passeggiato per un tratto lungo il torrente prima di risalirlo e tornare alla conceria.

Una volta caricata la sella i tre salutarono Gregor per riprendere la strada per la città. Quando furono abbastanza vicini Eragon allargò la sua mente verso Saphira. Non avevano mai chiuso del tutto il loro legame ed Eragon l’aveva costantemente tenuta aggiornata mandandole qua e là delle immagini mentali di quello che stava facendo ma ora sentiva che la dragonessa era curiosa di sapere di più – Non vi dispiace, vero, se ora proseguo da solo? Devo raggiungere Saphira – disse rivolgendosi ad Aglaia e Faramir dietro di lui – Anche lei vi ringrazia per l’aiuto che ci avete dato – aggiunse Eragon e, con estrema naturalezza, pronunciò le parole del saluto elfico posando una mano sulla fronte e poi sul cuore- Atra esterní ono thelduin. Mon'ranr lifa unin hjarta onr. Un du evarínya ono varda (*) disse per poi girarsi e spronare il suo destriero a un passo più veloce.

Saphira lo attendeva in una piccola radura all’interno del boschetto del parco all’interno del palazzo.

Eragon aveva lasciato il cavalo alle scuderie quindi si era caricato la sella sulla spalla e aveva proseguito a piedi. Trovò Saphira acciambellata da un lato mentre gli ultimi raggi di sole si rispecchiavano sulle sue squame zaffiro in tanti riflessi arcobaleno. Gli occhi di Eragon si riempirono di meraviglia di fronte a quello spettacolo.

Saphira alzò il collo e lo allungò verso il suo cavaliere. Cosa aspetti piccolo mio, vuoi farmi provare o no questa sella? Eragon le sorrise Certo! Mentre la montava le raccontò altro del lavoro fatto con Gregor e dopo aver stretto gli ultimi legacci indietreggiò di qualche passo per osservare il risultato finale.

Come la senti, ti stringe troppo?

Saphira aprì le sue ali e fece qualche movimento per saggiarne la resistenza e la tenuta poi inarcò il collo in segno di soddisfazione.

È perfetta piccolo mio, Brom non avrebbe saputo fare meglio gli disse dandogli un piccolo buffetto sulla spalla. Eragon le sorrise e le accarezzò la punta del naso. Grazie Saphira allora socchiuse gli occhi e quando li riaprì il suo sguardo guizzò subito alle spalle del cavaliere

Abbiamo visite Eragon. Il ragazzo si girò subito nella direzione indicata dalla dragonessa e vide un vecchio elfo farsi avanti con aria deferente

- Cavaliere Eragon, il re vuole parlati -

L'elfo fece un inchino e da dietro avanzò re Arold.

Il vecchio sovrano guardò Cavaliere e Drago con aria di approvazione quindi rivolgendosi direttamente a Eragon disse:

- Aglaia mi ha informata del vostro problema con la sella ma che avete provveduto –

- Sì è così Maestà –  

- Molto bene. Le provviste per il viaggio sono state preparate. Par vi aspetta domani ai Grandi Cancelli per partire –

Perché tante riserve intorno a questo confine e a Par gli fece Saphira mentalmente

Non lo so, potremmo chiederglielo

Va bene, ma stai attendo a come poni la domanda gli fece lei in ammonimento.

Arold si era fermato ad osservare i due compagni, aveva compreso che stavano parlando tra loro e il suo sguardo si era riempito di stupore e di curiosità.

- Io e Saphira ci stavamo domandando cosa abbia potuto vedere Par nelle terre selvagge da farle temere così tanto – chiese infine Eragon.     

La risposta del sovrano venne quasi spontanea. – È una domanda che si sono posti in tanti ma, aimè, nessuno fino ad ora è mai riuscito a dare una risposta. Confidiamo tutti nella vostra impresa perché possiate gettare luce su questo. Non sono in grado di dire altro –

È una grande responsabilità quella che ci sta dando. Gli fece eco Saphira. Come a leggere nei loro pensieri Arold continuò

- La mia risposta non vi soddisfa affatto e sicuramente starete pensando che vi stia dando una responsabilità che nessuno dovrebbe darvi a cuor leggero – Eragon fece per protestare ma il re lo fermò subito. – non essere dispiaciuto, l’ho letto chiaramente negli occhi di Saphira e ha pienamente ragione.

Come suo re potrei imporre a Par di raccontarmi quello che vide allora, e lui sarebbe obbligato a farlo, ma credetemi quando vi dico non posso. Sarei un mostro se lo facessi.

Dovete sapere che dal giorno del suo ritorno da quella maledetta missione, undici anni fa, Par non parlò per quasi cinque anni e quando tornammo a udire la sua voce quello che usciva dalle sue labbra erano per lo più frasi sconnesse.  

Tutto è cambiato con l’arrivo della stella cometa, il Par che avete visto questa mattina non esisteva da tempo per molti di noi. Vederlo uscire dal guscio di solitudine in cui si era rintanato e riprendere a parlare è stata una vera e propria sorpresa - il re trasse un profondo respiro. – credetemi quando vi dico che abbiamo potere su di lui non più di quanto ne avremmo sulle onde del mare -  

È sincero gli sussurrò Saphira di rimando.

- E noi apprezziamo la tua sincerità Sire - disse Eragon chinando il capo in segno di gratitudine.

Dopo quella breve conversazione il re si congedò ed Eragon tolse la sella dal dorso di Saphira per poi sedersi contro il suo fianco. Cullato dal calore del suo ventre Eragon lasciò che tutta la tensione che lo aveva tenuto in piedi da quella mattina scivolasse via.

Dovresti cercare Arya lo sai? gli disse improvvisamente Saphira destando Eragon che si era quasi del tutto assopito. Il ragazzo si stiracchiò un poco e guardò pigramente la dragonessa dal basso Io farò. Le rispose per nulla intenzionato a muoversi.

Io non la farei aspettare. Domani non ci sarà molto tempo con la nostra imminente partenza insistette lei, Eragon era del tutto sveglio adesso e si alzò in piedi. D’accordo Saphira, sto andando. Le rispose subito. Saphira sbuffò e dandogli un colpetto con il muso sulla spalla lo spinse delicatamente lontano da lei. Tu sai qualcosa che io non so… disse improvvisamente incuriosito e divertito da quella insistenza.

Non sarebbe la prima volta che accadeva. Saphira aveva mantenuto molti segreti con lui nel corso della loro battaglia contro Galbatorix. Prima con Brom e poi con Oromis e la stessa Arya avevano scelto Saphira e non lui, per condividere certe informazioni che lo riguardavano e che la dragonessa gli aveva rivelato solo quando aveva ritenuto opportuno. Questa volta, però Eragon intuì che si trattava di qualcosa di diverso. Percepì una sorta di apprensione e di felicità nelle sensazioni della sua compagna di cuore e di mente, emozioni che la coinvolgeva come non le era mai capitato prima.

Eragon fece un altro tentativo per farle dire qualcosa ma la dragonessa fu inamovibile; quindi, sconfitto andò alla ricerca di Arya. La trovò che riposava nel piccolo salottino antistante la loro camera. Quando Arya lo vide varcare la soglia della porta lo raggiunse e lo abbracciò con tale forza da lasciarlo spiazzato. Eragon dopo un attimo di smarrimento la strinse a sua volta sentendola tremare – Arya… – mormorò iniziando a preoccuparsi. A quel punto l’elfa si distaccò appena da lui e lo guardò negli occhi sorridendo, il suo volto emanava una luce particolare che Eragon non seppe riconoscere subito.

- Per anni sono stata ambasciatrice del mio popolo tra i Varden mediando ogni genere di messaggio tra elfi e umani – esordì l’elfa guidando le mani di Eragon sui suoi fianchi. Il ragazzo la lasciò fare abbassando lo sguardo e riuscendo solo a pensare a quanto fossero piccole e delicate le sue mani sopra le sue. Arya allora gli prese il mento tra le dita facendogli alzare il volto - ed ora, di fronte a te, non trovo le parole per dirti quello che ci sta succedendo. – Eragon era sempre più confuso, ma cercò di non mostrarlo – Non temere per quello che devi dire, fallo e basta, qualsiasi cosa l’affronteremo insieme – le disse tutto di un fiato, senza pensarci. Arya sospirò mentre un velo di tristezza le passava sul volto.

- Tu e Saphira state per partire. Se lo facessi ti darei un onere troppo grande da portare – Eragon cercò le parole giuste per proseguire, aveva imparato da tempo che nelle discussioni con Arya era una questione di logica.

- Tu lo stai portando in questo momento, se è un onore che riguarda noi due è giusto che anche io sappia e che lo condividiamo insieme – Eragon la vide tornare a sorridere ancora come se quel peso si fosse appena fatto più leggero.   

- D’accordo Eragon, volevo essere certa che tu lo volessi davvero – gli disse prendendogli le mani e posandole sue sul ventre.

- Quello che ho scoperto questo pomeriggio è che qui dentro sta iniziando a crescere una nuova vita, Eragon, si tratta di nostro figlio –

Eragon batté più volte le palpebre prima di trovare di novo la voce - Vuol dire che, che sarò… padre? – le sussurrò Eragon senza voler togliere la sua mano dalla pancia di Arya che ancora non mostrava alcun cambiamento evidente ma a breve sarebbe iniziata a crescere per fare posto al bambino.

- Sì Eragon, sarai padre, ma non pensare che te lo abbia detto per chiederti di rimanere e rimandare la missione per stare al mio fianco – le disse riportando la sua attenzione alla loro imminente separazione.

- Lo avrei fatto se me lo avessi chiesto, ma so anche che sei forte abbastanza per affrontare tutto questo anche in mia assenza – disse rendendosi conto di non sapere quanto tempo la missione gli avrebbe chiesto e improvvisamente ebbe paura. Paura di tornare troppo tardi e perdere i primi passi della giovane vita che stava per venire al mondo o peggio ancora di non tornare affatto e lasciare così il bambino senza un padre. Come a leggergli nel pensiero Arya lo prese per mano e lo guidò verso uno dei divani su cui era stata seduta fino a poco tempo fa - Vieni qui – gli disse facendolo sedere e andandosi a poggiare anche lei con la testa sul petto del cavaliere. Eragon sentì che l’amore che da sempre provava per lei si era come dilatato per andare ad avvolgere quella vita che avevano creato insieme ma che ancora non conosceva. Con quella nuova consapevolezza la voce di Arya lo colse quasi di sorpresa - Lo sai che mi mancherai come non mi è mancato nessun’altro, perché ti ho scelto come mio compagno di vita e perché sarai il padre del nostro bambino. Non vorrei mai che ci separassimo ma posso farcela a sopportare questa distanza sapendo che ti impegnerai per tornare da me e vedere tuo figlio crescere. – gli disse lei facendo ruotare la testa per poterlo guardare. Eragon fece un profondo respiro, anche se la paura era ancora lì, non poteva permetterle di offuscare il suo giudizio.

- Fino a pochi minuti fa il mio pensiero era tutto rivolto alla partenza di domani, ora il viaggio mi sembra qualcosa di così lontano e la sola cosa a cui riesco a pensare è stringerti a me il più forte possibile. - esordì Eragon con un sorriso messo - Ma non posso ignorare l’impegno che ho preso come cavaliere e non posso farti alcuna promessa o vincolare la mia parola all’antica lingua perché non so fino a dove mi porterà questo viaggio. – continuò mettendo a nudo la propria anima. – ma qualsiasi cosa accada, farò di tutto per tornare da te, da voi. – Eragon le baciò la mano e avvicinando il suo viso le sussurrò - Vel Einradhin iet ai Shur’tugal (La mia parola di cavaliere) - finì di dire in antica lingua.

 

***

Rebekha si era appena addormenta quando Serena si chiuse la porta della loro stanza alle spalle. La ragazza era crollata presto dalla stanchezza dopo le forti emozioni della giornata, la donna, invece, non riusciva a prendere sonno. Il suo pensiero andava continuamente al figlio, Reafly. Secondo le parole di Oliviana, era lui il motivo per cui erano trattenute a palazzo ma, da quando erano arrivate, non era stata fatta a loro nessuna domanda a riguardo. Rebekha, come era giusto che fosse per una giovane della sua età, si era subito adattata alla nuova situazione accogliendo con entusiasmo tutte le attenzioni che le erano state riservate nel corso della giornata. Serena invece non si fidava ancora e senza lasciare la sicurezza di quelle stanze e si andò a sedere su una delle sedie del salottino che faceva da anticamera alle loro camere da letto.

Non era riuscita a tenere al sicuro Reafly ed ora il pensiero di perdere anche Rebekha la spaventava paralizzandola. La donna si coprì il volto con le mani e si piegò in avanti dondolandosi

- Phill cosa dovrei fare? – chiese in un sussurrò al marito che non cera più da tempo. In quel momento la porta della stanza si aprì ed Isobel entrò nella stanza con grandi falcate. Serena si asciugò in fretta il viso e si sistemò il lembo della gonna mentre si alzava in piedi in presenza della donna. Se la regina si era accorta del suo disagio non lo diede a vedere.

- Stai pure comoda mia cara – le disse in tono mellifluo. – Spero che tu e tua figlia stiate trovando la sistemazione qui a palazzo di vostro gradimento. –  

- Certamente, è tutto di nostro gradimento Maestà – Serena esitò un attimo prima di continuare - ma non vorrei abusare della vostra generosità. State cercando informazioni su mio figlio Reafly ma io o non posso darvele. Non so dove dive si trovi in questo momento né con chi è – Serena arrossì di sdegno quando Isobel scosse la testa divertita da quella affermazione e si avvicinò di un passo verso di lei sorridendo di gusto.

- Ma non ho alcun bisogno di sapere dove si trova tuo figlio. So esattamente dov’è e con chi si trova, ma, cosa più importante, so cosa è diventato Serena da Alagaësia – si affrettò a informarla Isobel che con quest’ultima allusione lasciò la donna in totale confusione.

- È con gli elfi oscuri ad Ardéa, è diventato un cavaliere dei draghi – a quelle parole Serena crollò sulla sedia mentre l’ombra di Galbatorix e dei suoi rinnegati, con tutta la loro scia di follia e sofferenze tornava a incombere sulla sua vita.  

- La mia intenzione è quella di riportarlo qui, naturalmente, ma non posso farlo da sola. Se il sangue non mente anche Rebekha può diventare un cavaliere come il fratello. Ed è del suo aiuto di cui avrò bisogno. – nell’udire il nome della figlia, Serena tornò a guardare la regina con nuovo interesse.

- Voglio introdurla allo studio dell’antica lingua per prepararla al compito che le attende – Nel vedere la sua interlocutrice irrigidirsi Isobel sorriso.

- Venendo da Alagaësia sai cosa voglio dire -   

Serena annuì. Anni fa Phill le aveva confidato i suoi sospetti sul coinvolgimento della magia nel conflitto con gli elfi. Serena aveva creduto che stesse esagerando ma la sua morte improvvisa gli aveva aperto gli occhi su ciò che stava realmente accadendo nel regno. Isobel non era poi tanto diversa da Galbatorix. Da allora la sua unica preoccupazione era stata quella di proteggere i suoi figli. Si era adeguata al resto della popolazione seguendo in maniera passiva tutto quello che veniva loro raccontate dalla propaganda della regina. Aveva continuato a farlo anche dopo l’arrivo dei draghi e dei loro cavalieri. Dentro di sé Serena non si era stupita che Reafly ne fosse rimasto subito affascinato ma la donna aveva continuato a mantenere comunque quella farsa solo per tenerlo lontano dai guai confidando in Xavier.

- Perciò quale è la tua risposta? – chiese infine Isobel.

Serena non aveva molte scelte di fronte a quella richiesta. Rifiutarsi le avrebbe precluso di stare vicino alla figlia.

-. Puoi addestrarla come tuo cavaliere


***

La mattina della partenza di Eragon Saphira, Reafly si svegliò molto presto. Era all’alba e il giovane si andò a sciacquare in gran fretta andò a sciacquarsi di buono ora il viso con l’acqua fresca e indossò dei pantaloni e una casacca comodi; quindi, prese tra le braccia il cucciolo dorato ancora addormentato ai piedi del suo letto facendo attenzione a non ferirsi con le squame appuntite del suo dorso. Il piccolo drago protestò appena mentre lo tirava su per poi addormentarsi l’attimo dopo contro il suo petto una volta usciti dalla stanza.

Quella mattina avrebbero celebrato Arya e il bambino in arrivo con un piccolo cerimonia, ma Reafly doveva prima fare una cosa di estrema importanza. Ma Reafly aveva una cosa importante da fare prima La sera precedente Saphira si era rivolta direttamente a lui parlandogli nella mente e chiedendogli di poterle concedere un po’ di tempo con il suo cucciolo.

Reafly era stato più che contento di assecondare la sua richiesta, lo avevano fatto sentire di nuovo importante dopo aver appreso da Xavier delle decisioni prese alla riunione del giorno precedente a cui non gli era stato chiesto di partecipare.

Reafly raggiunse i giardini esterni dove lo stavano attendendo Saphira e Castigo. Grazie Reafly per essere venuto. Rimbombò la voce delicata di Saphira. Non devi. Eragon e Murtagh sanno che sono qui? Chiese titubante rendendosi conto solo ora di non averne fatto parola con nessuno. Reafly sentì la dragonessa gorgogliare in una risata. Certo cucciolo. Lo abbiamo deciso insieme di rompere le vecchie regole dell’ordine.

A voi draghi non era permesso incontrare i vostri genitori? Chiese il ragazzo stupito abbassando lo sguardo sul cucciolo. La risposta della dragonessa lo raggiunse subito dopo.

Noi draghi percepiamo molte cosa da dentro i nostri gusci. È difficile da spiegare ma in qualche modo noi conosciamo i nostri genitori nei nostri cuori.

Fu l’ordine dei cavalieri a stabilire che si potesse creare un legame solo con il proprio cavaliere.

Sono felice che non dobbiamo seguire più queste regole commentò Reafly con semplicità

Ancora addormentato tra le braccia di Reafly, Saphira sfiorò piano le tenere squame dorate del cucciolo. Il piccolo si destò piano e fu grande la sua sorpresa quando vide i grandi occhi zaffiro della dragonessa. Una domanda inespressa emerse dalla mente di Reafly. Il ragazzo non ci mise molto a capire che proveniente dal piccolo drago. Sì, piccolo, questa è la tua mamma gli disse emozionato.

Il cucciolo come ad aver capito si avvicinò timidamente alla dragonessa e Reafly ne approfittò per allontanarsi, facendo più piano possibile. Sfortunatamente nel metter un piede a terra pestò accidentalmente un rametto facendo girare il cucciolo di drago che si guardò freneticamente intorno prima volgendo i suoi occhi verso Reafly, poi verso Saphira e Castigo ed emettendo una serie di pigolii confusi. Reafly allora gli mandò una serie di immagini rassicuranti e imprimendo più forte che poté il suo ritorno.

Mentre il piccolo drago si acquietava Reafly si accorse degli sguardi di Eragon e Murtagh poco distanti da loro che lo attendevano. Si allontanò per raggiungerli quando avvenne una cosa inaspettata, nella sua mente si stamparono due nomi Reafly… Gleadr era stato il piccolo a inviarglieli continuando a ripeterli fino a quando il loro contatto non si affievolì per poi sparire del tutto.

Con il nome del suo drago nella testa Reafly seguì i due cavalieri per raggiungere Arya, Jill, Xavier con Aglaia e il compagno Faramir.

Fu una celebrazione parca. Aglaia, Faramir e Xavier erano consapevoli di star partecipando a un evento estremamente riservato. Tutti si felicitarono con Arya ed Eragon lasciando fuori dai loro discorsi ogni riferimento a ciò che sarebbe accaduto nell’imminente futuro. In quel momento si celebrava solamente la vita come era stata la volontà di Arya.

Terminata la celebrazione i tre cavaliere si separarono dagli altri che non gli avrebbero seguiti ai Grandi Cancelli e ognuno di loro salutò Eragon.

Per ultima Arya lo strinse forte a sé. Eragon cercò di imprimere il più possibile il suo ricordo in quell’abbraccio quindi la lasciò andare.  

Nel tragitto i due fratelli caddero in un insolito silenzio. Eragon guardava a terra come assorto nei suoi pensieri mentre Murtagh aveva lo sguardo puntato in avanti, anche lui in qualche maniera assente.   

Improvvisamente parlarono all’unisono.

– Volevo dirti… – dissero entrami.

Sotto lo sguardo interrogativo di Reafly i due fratelli si guardarono negli occhi e risero, quindi Eragon parlò di nuovo - Ti prego, inizia tu – Murtagh annuì.

- So che nessuno di noi due ha voglia di aprire questo argomento ma dobbiamo stabilire a chi poter diffondere la notizia, soprattutto adesso che stai per partire. Se questa informazione cadesse nelle mani sbagliate renderebbe la tua posizione oltremodo pericolosa –

- Lo so Murtagh, possiamo fidarci sono di noi per il momento – rispose Eragon riferendosi alle altre persone presenti alla cerimonia oltre a loro tre - Non dovremmo dirlo nemmeno al re per il momento –

- Da me non sapranno nulla, avete la mia parola di Cavaliere – intervenne Reafly che fino ad ora aveva seguito la loro conversazione in silenzio. Eragon lo guardò con gratitudine.

- Grazie Reafly - gli disse per poi scompigliandogli i capelli con la mano.

Poi venne raggiunto dalla mente di Saphira stava sorvolando i Gradi Cancelli con Castigo e Gleadr. Eragon sorrise dentro di sé nello scoprire il nome scelto dal drago senza rivelarlo ad alta voce.

- È il momento di andare –

Una piccola folla si era già riunita ai Grandi Cancelli a osservare la delegazione alla cui testa vi era re Arold insieme a una parte del consiglio. L’atterraggio dei draghi venne accolto con alcune esclamazioni di stupore. Saphira si accucciò a terra e abbassò il busto per mostrare Gleadr accoccolato sull’incavo della sella. Il cucciolo si era addormentato da poco sul dorso della madre. Reafly si avvicinò e lo prese in braccio osservando il piccolo ventre che si gonfiava al ritmo regolare del suo respiro.
Saphira li guardò entrambi con tenerezza ed Eragon avvertì delle sensazioni contrastanti provenire dalla dragonessa. Doveva essere difficile per lei staccarsi ora dal suo cucciolo. I suoi pensieri erano forti e investirono Eragon che d’istinto si avvicinò a Saphira, e le accarezzò il muso, in silenzio.
Non ti devi preoccupare per me piccolo mio le disse la dragonessa inarcando lievemente il collo in segno di gratitudine poi, strofinando la punta del suo naso sul palmo del ragazzo, concluse; Ma tu stammi vicino.
Eragon allora posò la fronte sulle squame del suo muso e rimase così per alcuni minuti.
Poco dopo comparve anche Par. Arrivò quasi in sordina uscendo dal nulla e causando un attimo di silenzio.

- Sono pronto Eragon. Ho tracciato il percorso su queste mappe. La prima tappa a Blow e poi alla volta del varco, come nei nostri accordi – disse mentre alzava una sacca con una pergamena arrotolata al suo interno. Il suo volto era stanco notò Eragon. L’elfo doveva aver passato tutta la notte su quelle carte per mantenere fede alla sua parola.

- Come nei nostri accordi – ripeté Eragon per poi invitarlo con la mano a raggiungere Saphira. Aveva percepito in un breve sondaggio della sua mente che l’elfo era in apprensione per il volo. Il suo stupore fu grande quando vide la sella su cui avrebbe viaggiato.

- Grazie Eragon, hai fatto una cosa molto bella per me –disse sincero, Eragon contento delle parole lo aiutò a salire per poi issarsi a sua volta sul dorso della dragonessa e posizionarsi di fronte a lui.

In quello stesso momento Saphira aprì le sue ali.

Vogliamo andare dolcezza?  la invitò con affetto Eragon.

Saphira emise un lento ruggito di assenso, poi spiccò un potente balzo e, richiudendo le sue ali, prese rapidamente quota.

Il terreno sotto di loro si fece sempre più piccolo. Dietro di lui Eragon poté sentire Par stringere i denti. L’elfo aveva stretto le sue mani alle maniglie tanto forte da sbiancare le nocche mentre l’aria scompigliava con violenza i capelli dei due passeggeri. Una volta raggiunta quota Saphira aumentò la sua andatura stabilizzando la rotta.

Eragon continuò più volte a voltarsi in direzione della costa, fino a quando non divenne una sottile linea sull’orizzonte, per poi sparire alla loro vista.  

  
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