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Autore: Scribbling_aloud    14/10/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 6 – Non sono in grado di fare il padre
 
Si materializzarono di fronte alla porta.
Ginny annaspò ‘Cosa…? Come?’ balbettò ‘Dove sono James e Albus?’
‘Siamo qui’ Albus disse da sotto il mantello.
‘Entriamo’ Harry li esortò aprendo la porta e dirigendosi verso la cucina seguito dagli altri.
Una volta lì James e Albus riapparvero: Albus sorridente e James corrucciato.
‘Hermione ha fatto un incantesimo assurdo per permettermi di raggrupparvi e portarvi qui. La situazione sta cominciando a essere ridicola’ Harry disse infastidito ‘State tutti bene? Ginny, stai bene?’
Ginny annuì ‘Solo un po’ frastornata ma sto bene’
Albus annuì ma James aveva ancora un’espressione contrariata ‘Non lo chiamerei “bene”. Ci siamo dovuti nascondere sotto al mantello, non ho neanche potuto salutare decentemente i miei amici e poi siamo stati quasi schiacciati a morte da una folla di matti.’
‘Non penso che nessuno si sia divertito ma da quando la comunità magica ha scoperto della gravidanza di tua madre la situazione sta diventando ingestibile.’
‘Ho notato.’ Disse secco ‘Beh, vado nella mia stanza.’ Concluse marciando via.
Harry non seppe se essere offeso, sorpreso o preoccupato. Optò per tutte e tre.
Ginny aveva la stessa espressione sconcertata. Questo comportamento non si era mai verificato in tre anni di Hogwarts. James era sempre stato molto contento di essere di ritorno, magari non in modo effusivo ma sempre abbastanza allegro.
Entrambi spostarono il loro sguardo interrogativo su Albus li quale però era rivolto alle scale dove James era scomparso, chiaramente a disagio. Notandolo Ginny sorrise e lo abbraccio stretto.
‘Bentornato, tesoro’
Lui ricambiò l’abbraccio e, sentendo la protuberanza che li separava, esclamò senza andare per il sottile ‘La tua pancia è gigante!’
Ginny fece un’involontaria smorfia.
Harry scoppiò a ridere ‘Albus, quella è una parola vietata in questa casa, per favore non usarla più. Tua mamma ne è piuttosto sensibile’
‘Si muove?’
‘Il monello si muove continuamente per la gioia di tua madre’ rispose ancora ridacchiando.
‘Il monello? E’ un maschio?’ Albus chiese spalancando gli occhi emozionato.
‘No, tesoro… Non lo sappiamo ancora…’ Ginny rispose accigliandosi in direzione di Harry che si diede immediatamente da fare con il bollitore per il the. Fece sedere Albus servendogli una fetta di torta al cioccolato.
‘Allora, cosa c’è che non va con James?’ Harry chiese una volta che furono tutti intorno al tavolo.
‘Non è felice del bambino’ Albus rispose prendendo un boccone della torta.
‘Perché?’
Albus masticò lentamente, prendendosi del tempo per rispondere, il suo sguardo fisso sulla torta, agitandosi leggermente sulla sedia.
‘Pensa che vuoi rimpiazzare Lily’ disse alla fine lanciando uno sguardo veloce a Harry.
‘Io?’ chiese sorpreso.
‘Sì, ma non ho detto niente! Non voleva che lo dicessi’ aggiunse velocemente.
‘Questa è proprio una stronzata!’ Harry si lasciò sfuggire irritato.
‘Harry!’ Ginny scattò; non approvava le parolacce davanti ai ragazzi. Giustamente, tra l’altro.
‘Scusa Ginny. Albus, non hai sentito la mia ultima frase. Perché lo dice? Perché io?’
Albus scrollò le spalle ‘Non so. Ha solo detto che eri tu.’
Harry si corrucciò; non poteva neanche rispondere con la coscienza pulita che si deve essere in due per fare un bambino perché in questo caso particolare era lui che aveva forzato la faccenda.
‘Non vogliamo rimpiazzare nessuno. E bisogna essere in due per fare un bambino’ Ginny disse carezzando la testa di Albus.
Ginny, ti amo con tutto il cuore. E decisamente non ti merito.
Albus arrossì leggermente e Harry, scorgendolo, e in modo totalmente sconnesso a quello che stava succedendo in quel momento, ebbe un improvviso pensiero che catturò completamente la sua attenzione.
Devo spiegargli del sesso?
Si paralizzò nel panico. Non si era mai soffermato a pensarci dando sempre per scontato che lo sapessero. Ma lo sapevano? E cosa sapevano? Nessuno a lui aveva mai spiegato niente. Aveva imparato da stralci di conversazione e dalla televisione (il fatto che aveva avuto tre bambini con un quarto in arrivo, nessuno cercato, di sicuro lo dimostrava), tutto era stato confermato e delineato ad Hogwarts e provato dopo. Non aveva avuto genitori però. E’ il ruolo di un padre istruire sull’argomento? E quando? James era sicuro dell’età giusta ma Albus?
Normalmente avrebbe chiesto a Hermione o a Ron per un parere ma non poteva farlo più.
‘Io sono contento del bambino’ Albus balbettò interrompendo il filo dei suoi pensieri ‘E so che non volete rimpiazzarla’ aggiunse sottotono giochicchiando con il fazzoletto.
‘Com’è stato ad Hogwarts?’ Harry chiese, desiderando sapere come gli studenti si erano comportati nei loro confronti e volendo sostituire l’argomento Lily con qualsiasi altro.
Albus si rannuvolò smembrando la sua torta con la forchetta a disagio ‘Non so. Tutti ci hanno fatto un sacco di domande. Alcuni hanno trattato Rose molto male. James ha duellato con alcuni e l’hanno messo in punizione due volte. E quando hanno scoperto che la mamma era incinta non tutti sono stati carini.’ Abbassò lo sguardo e la voce ‘Alcune ragazze hanno detto che dovreste vergognarvi a fare un bambino così subito dopo Lily.’
Harry sbuffò irritato; era stufo marcio di questa situazione. Perché le persone non potevano farsi i fatti loro? E in una misura, i ragazzini ripetevano semplicemente quello di cui si parlava in giro. Non gli piaceva che la mente dei suoi figli venisse inquinata con questi tossici pettegolezzi.
Quando James aveva compiuto dieci anni, aveva discusso con Ginny la possibilità di farlo studiare da casa ma avevano optato per Hogwarts alla fine; non poteva proteggere i suoi figli per sempre e sembrava ingiusto negare a James la possibilità di farsi nuovi amici e di sperimentare il castello che aveva rappresentato così tanto per lui solo per la situazione che li circondava.
Sfortunatamente però, c’è un prezzo da pagare per ogni cosa e nel loro caso rappresentava intrusioni, pettegolezzi e ipocrisie.
Harry sapendo la verità di cos’era successo in rapporto al bambino sentiva un senso di colpa pesargli sulle spalle. Non poteva dire niente per giustificare la situazione senza mentire.
Ma fu di nuovo salvato da Ginny che prese la parola per prima ‘Albus, non l’abbiamo cercato. E’ successo. E non li devi ascoltare. Non sanno della nostra famiglia e non hanno il diritto di giudicarci.’
‘Esatto’ Harry aggiunse infervorato ‘La prossima volta digli di chiudere quella boccaccia che si ritrovano’
‘Gentilmente però…’ Ginny concluse.
 
A cena James era ancora del suo umore inverso.
Albus, invece, chiacchierava allegramente delle cose che aveva imparato a scuola.
‘Il professore Magpie ci ha parlato delle fenici. Le studieremo meglio al terzo anno ma ci ha spiegato come rinascono dalle ceneri. Mi piacerebbe vederne una. Hanno anche delle proprietà curative. O almeno le loro lacrime le hanno. Chissà come ci si sente a esserne curati…’
‘E’ piacevole…’ Harry borbottò sovrappensiero ricordando Fawkes curare il suo braccio dal morso del basilisco anche se, pronunciando quella riposta, stava in realtà meditando sul suo nuovo Patronus, capendo in un lampo il significato profondo che comportava, un significato che non aveva ancora pienamente compreso fino a quel momento.
Il silenzio calò e gli ci volle qualche secondo per rendersene conto. Quando sollevò gli occhi dal suo piatto, tutti lo stavano fissando, James si era anche dimenticato di essere contrariato.
‘Cosa?’ chiese guardandoli senza capire.
‘Come lo sai?’ James domandò.
‘Ah…’ facendo largo la comprensione che probabilmente non era così un’esperienza da tutti i giorni quella di essere guarito da una fenice, ma come al solito non riuscì a parlare delle sue esperienze passate ‘L’ho letto da qualche parte…’ borbottò velocemente.
James riprese immediatamente la sua espressione contrariata mentre Albus e Ginny continuarono a fissarlo studiosamente.
‘Allora, James, com’è andata a scuola?’ chiese per cambiare argomento.
‘Bene’
E fu quanto. Harry si domandò dov’era finito il ragazzino che conosceva da tutta una vita. Era per via di Lily? O c’era altro?
‘Ok, va bene. Cosa c’è che non va? Sputa il rospo’ chiese severo. Era meglio confrontare il problema il prima possibile.
‘Ho detto che è andata bene. Non c’è niente che non va’ rispose il più contrariato possibile.
‘Beh, abbiamo ricevuto due bellissime lettere dalla tua preside che ci hanno detto tutto il contrario.’
‘Se mi volete mettere in punizione dovete solo dirlo, non me ne frega niente. Non è che abbiamo piani per l’estate in ogni caso.’
Harry cominciò a contare mentalmente per rispondere composto, in un tentativo di tenere l’irritazione sotto controllo.
‘James, non usare quel tono con tuo padre. Non ti vogliamo mettere in punizione. Vogliamo solo capire’
Meno male che c‘era sempre Ginny che era più che disponibile a rimproverare al posto suo.
‘Capire cosa?! Ho solo detto che è andato tutto bene! L’ho capito comunque’ continuò cupo ‘Vi aspettate che io stia chiuso qui dentro per tutta l’estate, o mi sbaglio?’
‘Nessuno ne è felice ma non è proprio il caso di andare in vacanza. So che sei in modalità “rifiuto della realtà” ma è difficile non notare che tua madre è abbastanza in là con la sua gravidanza, e visto che le uniche vacanze tranquille che possiamo fare sono molto lontane dall’Inghilterra sarebbe troppo stancante per lei.’
Harry e Ginny avevano deciso di non andare da nessuna parte quell’anno. Le sole ferie rilassanti che Harry poteva avere erano in luoghi remoti dove notizie di lui non arrivavano. Tutta l’Europa era esclusa e altrettante nazioni. Avevano provato in passato ma non era stato piacevole. Appena la sua presenza veniva scoperta, cominciava a ricevere inviti da politici e persone influenti che dovevano essere accettate per evitare offese che potevano portare a possibili infelici conseguenze diplomatiche.
Il suo tempo libero diventava una successione di cene e gite fuori porta una più noiosa e odiosa della precedente.
E adesso, per come erano messe le cose, era sconsigliabile andare in luoghi troppo lontani. Non voleva rischiare in nessun caso di mettere in pericolo la salute di Ginny con lunghi viaggi che dovevano essere fatti con mezzi di trasporto babbani per proteggere la sua privacy. Gli dispiaceva, adorava andare in vacanza, specie al mare. Alcuni dei momenti più belli della sua vita ne erano connessi: giocare con i bambini, camminare mano nella mano con Ginny sulla sabbia. James era stato il risultato di una di quelle bellissime passeggiate sotto uno splendido cielo stellato. Era stata la vacanza più bella della sua vita. Quando erano ancora senza bambini e giovani.
E ora era prigioniero in casa sua.
‘Voglio invitare un amico qui’ James riprese testardo.
‘Sai bene che non puoi’
Il Fidelius non permetteva ai ragazzi di invitare amici, il loro indirizzo era un segreto che solo pochi conoscevano e da tenere tale per essere protetti dall’intrusione della gente.
‘Mi fido dei miei amici’ lui protestò con un’espressione di sfida.
Harry si ricordò di Peter Pettigrew; anche i suoi genitori si erano fidati degli amici. E vedi com’era andata a finire.
‘Lo so ma non possiamo rischiare, la situazione è delicata’
Albus occasionalmente alzava lo sguardo su di loro, passando da uno all’altro.
‘Non sarà così male, troveremo qualcosa di carino da fare.’ Ginny disse cercando di essere conciliante ma James era ancora accigliato.
‘Voglio andare da un amico allora’
Harry prese un bel respiro per calmarsi ‘James, ci proveremo ma hai visto com’era al binario. Ti renderanno la vita impossibile.’
James era quello che lo rassomigliava di più nell’aspetto. Albus aveva preso i suoi occhi ma James tutto il resto, incluso il temperamento facile all’ira.
‘Non sono te!’ disse quasi sprezzante alzando la voce ‘Non devo stare chiuso qui per colpa tua!’
‘Ok, hai detto abbastanza’ Ginny intervenne, la sua espressione severa ‘Ti calmi in questo momento. Non è colpa di tuo padre se siamo in questa situazione’
‘Sì che lo è! E’ sempre lui! Harry Potter qui, Harry Potter là! Per metà delle persone che conosco sono solo il figlio di Harry Potter. Non sanno neanche il mio di nome! E ora questo bambino!’ la sua faccia cominciando ad essere paonazza ‘Non dovevi toccare la mamma!’ concluse alzandosi in piedi, arrabbiato.
Harry ne fu esterrefatto, da dove saltava fuori tutto questo? Fece un sorrisetto nervoso ‘James, cosa stai dicendo? Se non l’avessi toccata tu non saresti nato e neanche Albus.’
‘James, questo è ridicolo. Tuo padre non ha fatto niente di sbagliato.’ Ginny aggiunse seria.
No?!
‘Non cercare di difenderlo’ James ribatté e poi volgendosi ad Harry ‘Quando Lily è morta hai lasciato la mamma completamente da sola! Piangeva sempre e tu non c’eri! Le hai solo urlato addosso, spaventando lei e noi! Come hai osato toccarla dopo che l’hai trattata in quel modo?!’ stava urlando ora, la sua faccia contorta nel tentativo di contenere lacrime di rabbia.
Harry era scioccato, senza parole. James aveva ragione. Li aveva spaventati. Li aveva abbandonati quando avevano bisogno di lui. Aveva abbandonato e trattato male Ginny. Non aveva avuto il diritto di toccarla.
Le parole di James erano state come una pugnalata e la voce gli morì nel petto. Non si poteva difendere. Era indifendibile.
La ragione del suo comportamento gli era stata spiegata, questo era vero, ma non aveva cancellato l’atto di per sé e il suo discorso era stato seguito dalla loro partenza solo il giorno dopo. Non avevano avuto del tempo da passare insieme per riallacciare il legame. Forse era stato un errore rimandarli ad Hogwarts così presto. Aveva inflitto del dolore serio e, in quei mesi di distanza, quel dolore si era trasformato in animosità. Almeno per quanto riguardava James.
Ginny fu ugualmente senza parole, in stupore il suo sguardo che viaggiava da uno all’altro. Albus era come paralizzato, la sua forchetta sospesa a mezz’aria, la sua bocca aperta.
James, prima che altre parole potessero essere aggiunte, lasciò impetuosamente la cucina e sentirono la porta della sua stanza sbattere pochi secondi dopo.
Ginny gli corse dietro immediatamente, lasciando Harry, pietrificato sul posto, tormentarsi la testa con le parole di James.
Albus, rimasto solo nella stanza con il padre, lo scrutò con attenzione.
‘Papà?’ disse esitante vedendo la sua espressione.
Harry lo guardò e vide i suoi stessi occhi fissi su di lui, pieni di preoccupazione.
‘E’ stato difficile per James a scuola.’ Disse infine giochicchiando con la sua forchetta ed evitandone ora lo sguardo.
‘Lo so, Albus. Va tutto bene’ rispose mettendogli una mano sulla spalla ‘Mi puoi aiutare con i piatti e poi puoi andare nella tua stanza’
Non sono in grado di fare il padre.
   
 
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