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Autore: Asia Dreamcatcher    22/10/2022    3 recensioni
[dal primo capitolo]
"«È strano» esordisce Harry mentre cerca stoicamente di tenere a bada il dolore.
«Mh?»
«Tu. - le parole gli escono senza che abbia il tempo di rifletterci – voglio dire, non avrei mai pensato di vederti in questa veste, ecco» Harry strizza gli occhi in difficoltà, ha il terribile presentimento che le parole gli siano uscite tutte storte [...]
Pansy si lascia sfuggire un sospiro [...] «Il tempo cambia le cose»"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Vari personaggi | Coppie: Harry/Pansy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo due

Colazione con sorpresa

§

Harry si sveglia e la prima cosa che vorrebbe fare è strapparsi la pelle dal petto per quanto gli prude, sa che non può e questo non fa che aumentare il suo desiderio. Oddio gli pare di non aver mai desiderato così ardentemente fare una cosa come in quel momento.
Sbuffa contrariato e si solleva con fatica, se il giorno prima gli sembrava di non aver poi subito chissà quali danni, stamane deve ricredersi: le ossa invocano pietà e i muscoli piangono per la tensione.
Il suo orgoglio – forse la sua proverbiale testardaggine – gli impedisce di tornarsene a letto a marcire per il resto della giornata, facendosi accudire da Tippy. Come mette il piede a terra uno squittio infastidito attira la sua attenzione, «Buongiorno anche a te Loki». Il piccolo snaso dalla folta pelliccia avorio punta i suoi occhietti scuri su Harry con l'espressione più innocente che riesce a simulare.
«Molla la spilla Loki, ora!» lo minaccia invece il mago, che oramai conosce bene le mire della creaturina. Loki fa dei versi come se volesse proclamare la sua innocenza ma alla fine cede sotto lo sguardo smeraldino e affilato del mago, e consegna la spilla tirandola fuori dalla sua pelosissima tasca.
Loki fu l'ultimo regalo di Ginny prima di mettere definitivamente la parola fine a ciò che erano stati. Harry ancora si domanda se glielo abbia regalato per senso di colpa o per non farlo sentire solo in quell'immensa casa, probabilmente le due ipotesi non si escludevano a vicenda.
Tippy, l'elfo domestico regolarmente pagato e con un giorno libero a settimana – Hermione si era occupata personalmente del suo contratto –, lo attende in cucina mentre si affaccenda ai fornelli.
«Buongiorno padron Harry. La colazione è pronta» lo saluta con la sua voce stridula. Non fa in tempo a mettersi a tavola che il campanello emette un lungo suono insistente. “Che manina leggera” pensa perplesso l'auror mentre con passo strascicato raggiunge l'ingresso. Resta attonito sulla soglia di casa riconoscendo immediatamente il noto caschetto corvino di Pansy Parkinson. Lei solleva lo sguardo, osservandolo in tralice, le iridi chiare espressive.
«Potter» saluta velocemente.
«P-Parkinson!» dice quasi scattando sull'attenti.
Il silenzio scende su di loro come una doccia gelata. L'auror ha timore quasi a respirare, non riesce a capacitarsi di averla lì a due passi, ma d'altronde non è lui che deve una qualche spiegazione.
Pansy guarda dappertutto senza vedere nulla per davvero. Continua a dirsi che è stata una pessima idea, che sarebbe stato meglio spedirgli tutto via gufo e che lei non ha nessun diritto a imporgli la sua presenza.
«Sono qui per la medicazione» sputa infine mostrandogli un sacchetto di carta a sostegno delle sue parole.
La faccia istupidita di Harry la farebbe anche sogghignare se non si sentisse così a disagio, è una sensazione che non prova più da molto tempo, non c'è più nessuno che la faccia sentire così ...esposta e coloro, con cui aveva provato quella sensazione, li aveva tagliati fuori dalla sua vita già da molto tempo.
«La medicazione!» sospira sollevato il ragazzo «Santo Godric, grazie!» esulta, facendo istintivamente arricciare il delicato nasino dell'ex Slytherin.
«Forza entra pure in cambio fatti offrire la colazione» le parole gli escono con così genuino calore che entrambi si guardano imbarazzati.
«Non vorrei fare da terza in comoda tra te e la Weasley» bofonchia Pansy con tono lievemente acido, prima di passarsi nervosamente le dita tra la corta frangia, come a volersela pettinare; quel tono caldo e l'offerta fattale l'hanno confusa, non voleva rispondergli a quel modo. Il volto di Harry si adombra lievemente ma basta perché la ragazza lo noti.
«Ah di questo non ti devi preoccupare – mormora sorridendo forzosamente – io e lei— Ginny non abita più qui» dice incasinandosi distrattamente i capelli con la mano. Poi si scosta per farla passare.
Pansy vorrebbe fuggire, invece fa un passo e entra a Grimmauld Place.

La casa, nonostante si sviluppi più in altezza che in larghezza, è molto luminosa – più di quanto immaginasse dai racconti di Draco di molto tempo addietro – c'è legno chiaro e caldo ovunque così come l'illuminazione che contribuisce a scaldare l'ambiente, è pulita e c'è un buon odore di pino e limone nell'aria.
«Tippy aggiungi un posto in più, abbiamo ospiti!» dice a gran voce Harry entrando in cucina. L'elfo schiocca le dita e il fuoco del fornello ricomincia a ravvivare la padella.
«Tippy, lei è Pansy Parkinson.»
«Buongiorno miss Parkinson!» saluta con voce gracchiante e allegra l'elfo dai tondi occhi lilla, la ragazza fa un veloce cenno col capo, mentre Harry sposta la sedia per farla accomodare.
«Cosa bevi?»
«Del tè alla menta con una fetta di limone» risponde compita, poi si schiarisce la gola e si passa le dita nella frangia scura «Se- se ne hai». Il ragazzo annuisce e prende un barattolo d'alluminio bianco dalla credenza mentre un'elegante tazza blu con arabeschi bianchi le si materializza davanti al naso.
«Il tè io preferisco berlo alla sera» replica Harry, giusto per fare della conversazione e poi affonda il naso nella tazza piena di caffé.
L'elfo serve delle uova strapazzate e del pane caldo con le noci, che Pansy si limita a piluccare osservando incuriosita intorno.
«Senti hai fretta, vero?»
«Cos-? Oh devo essere all'ospedale per mezzogiorno ma prima devo lasciare il mio saggio—».
«Allora non ti faccio perdere troppo tempo».
Entrambi si alzano e Harry la conduce in salotto, «Ti serve qualcosa in particolare?».
«Siediti e togliti la maglietta» ordina spiccia. Il ragazzo boccheggia per qualche istante mentre le guance si chiazzano lievemente di rosso, Pansy abbassa lo sguardo e si tocca nervosamente la frangia per l'imbarazzo.
«Io—», non sa da che parte cominciare, il tono, la frase tutto è sbagliato, non si è mai sentita così impacciata con nessun altro; ma Harry ridacchia e scuote il capo divertito «scusa mi hai preso in contropiede. Dritta al punto come sempre Parkinson!», dice mentre si libera con fatica della maglia, le ossa si lamentano e i muscoli piangono ma lui non fa una piega e si accomoda sul suo ampio e morbido divano.
Pansy non vorrebbe guardarlo – ora fuori dall'ospedale, da quello che è diventato per lei un ambiente sicuro e famigliare – non può impedirsi di osservarlo e nel farlo di sentirsi incredibilmente in imbarazzo. Apre il cartoccio e sistema ordinatamente alcuni unguenti, si concentra sui propri gesti, ha iniziato a farlo i primi giorni da specializzanda, l'aiutava a calmarsi e a non sentirsi sotto pressione, le sue mani che si muovono sono l'unica cosa davvero importante. Senza indugio afferra i lembi della benda e con movimenti delicati e precisi la srotola studiando con sguardo clinico i bordi slabbrati della ferita.
Harry la guarda con malcelata meraviglia, per qualche istante si è perso in quei gesti così sapienti e fini, forse più di qualche istante visto che la ragazza gli sta parlando e lui non ha idea di cosa stia dicendo.
«Perdonami, dicevi?»
«Mpf. La ferita! Brucia?»
«Da morire» confessa con vergogna.
«Beh sarai anche il Prescelto, ma sei pur sempre umano, è confortante» replica ironicamente lei. Harry ridacchia sinceramente divertito.
Le labbra di Pansy si distendono appena poi prende un unguento e lo applica con attenzione, le dita irrequiete sfiorano e sentono la pelle tesa e il vigore del suo corpo allenato, si concentra sul suo tocco per non fuggire via. Afferra malamente un altro cartoccio e chiede dell'elfo.
Tippy appare e Pansy gli da istruzioni precise per fare il decotto in cui dovrà poi imbeverci le nuove bende.
«Posso farti una domanda?» gli chiede mentre lei si affaccenda con la bacchetta per operare alcuni incantesimi.
«Non è già questa una domanda?» ribatte la ragazza guardandolo da sotto in su e sorridendo appena. Harry fa una smorfia «Ah ah. Simpatica!».
«Avanti sentiamo questa domanda»;
«Ok. Come sei finita a medimagia?», spera con tutto il cuore di non aver avuto un tono canzonatorio.
Pansy non risponde subito, si prende qualche attimo poi le sue iridi cristalline si spostano verso il caminetto spento.
«Mi è stata data un'occasione e l'ho colta. - mormora assorta – Credo che Eliza Fawley abbia visto qualcosa che io ci ho messo un po' a capire».
«E ora l'hai capita quella cosa?», lei annuisce con un piccolo sorriso. Harry la osserva e anche sul suo volto appare un lieve sorriso.
«Non è da me, vero?» sospira guardandolo; lui si stringe nelle spalle.
«Non ho idea di cosa sia da te Parkinson, in fondo non ti conosco granché», non appena lo dice sente di aver in qualche modo detto la cosa sbagliata, anche se non sa dire perché, eppure percepisce la ragazza davanti a sé ritrarsi impercettibilmente, vorrebbe aggiungere qualcosa per trattenerla, per trattenere quell'atmosfera quieta e intima che si era formata ma non fa in tempo. Tippy torna con il decotto fumante nella pentola e Pansy dopo aver imbevuto le pallide bende le avvolge seria e professionale attorno al petto del ragazzo.
«Io ora devo andare – lo dice senza guardarlo in volto, sistemando velocemente le sue cose nell'ampia tracolla in pelle – torno domani per rifare il medicamento, è un problema se però vengo la sera?».
Harry allarga la braccia e la sua voce è lievemente ironica, «Mi trovi sempre qui Parkinson!», poi però si alza, il suo sguardo è incredibilmente intenso, «Grazie, davvero».
Pansy avverte ancora quel nodo alla gola, sente di non meritarselo, annuisce e senza dire altro esce.


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Anche se con immenso ritardo ecco il secondo capitolo.
Ringrazio coloro che l'hanno inserita nelle loro liste speciali, anche se con lentezza questa long continuerà a procedere, spero che vi piaccia.
A presto!
   
 
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