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Autore: EleAB98    23/10/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XV – Tuo Per Sempre

 

Tre stelle su cinque. Sarebbe potuta andare decisamente meglio, pensò Alex, lo sguardo fisso sulla schermata del laptop inerente alle valutazioni ricevute sugli articoli di cronaca nera prodotti negli ultimi mesi. Quello sul famigerato caso Mozzi aveva ottenuto un riscontro ben più basso rispetto a quelli analoghi banditi da altre testate, anche se comunque positivo. Non che lui potesse sorprendersene più di tanto. 

Sospirò, deluso e scoraggiato. La sua vita era stata letteralmente stravolta, e tutto all'improvviso. L'indomani, tra l'altro, sarebbe stato il suo compleanno e avrebbe dovuto fare davvero di tutto per apparire felice e contento agli occhi di Marta. Per concedersi a lei con tutta la passione e il trasporto che di certo meritava. Nell'ultima settimana, si era sforzato davvero tanto per non lasciarle trapelare quanto si fosse sentito in colpa per averla rifiutata. Perché per quanto si sforzasse, non riusciva a giustificare in altro modo l'atteggiamento tenuto nei suoi confronti. Mi sono comportato come se mi avesse toccato una perfetta sconosciuta, aveva pensato più e più volte, durante le giornate lavorative. Quell'episodio lo aveva scosso nel profondo. Non si era mai sognato di rifilare un secco no alla sua Marta. Certo, alcune volte – anche se molto di rado – era capitato che si sentisse talmente stanco da non essere in vena di lanciarsi in smancerie che non riguardassero esclusivamente qualche bacio, qualche carezza più o meno profonda o anche solo un abbraccio. E chiaramente, era stato lo stesso per lei. Ma quel secco no pronunciato così, a bruciapelo, con quella durezza nella voce... Alex scosse la testa. Per tutta la settimana, non aveva fatto altro che sentirsi in colpa. E, di conseguenza, anche Marta si era allontanata da lui più del solito, probabilmente per paura che potesse infastidirlo troppo con le sue moine. No, lei non se l'era affatto presa, anzi. Come sempre, si era dimostrata comprensiva – seppur meno sdolcinata e ben più distante. E adesso, Alex si sentiva un vero mostro.

L'uomo richiuse il laptop. Aveva promesso a Gilberto di vedersi per le diciannove al Piper, ma questa volta non era convinto di potercela fare. Tra le continue menzogne che gli aveva rifilato, le continue turbe mentali che l'assillavano affinché dicesse la verità e mille altri pensieri che lo spingevano, comunque, a maturare speranza e positività, stava cominciando ad accusare frequenti mal di testa. Quel giorno, però, si sentiva molto più in forma del solito. Che potesse approfittarne?

Consultò l'orologio da polso. Le diciotto e trenta. Se non andava errato, quel giorno sua moglie staccava verso le diciassette. Questo significava che... Alex alzò la cornetta del telefono fisso che sostava sulla scrivania dell'ufficio, quindi compose il numero. Un'affascinante voce femminile – quella voce – gli rispose quasi subito. «Pronto?»

Alex riattaccò all'istante. Sua moglie era in casa. Raccattò le sue cose, mandò un SMS di scuse a Gilberto e, a passo svelto, uscì dall'ufficio.
 

*

 

Cercò di fare il minimo rumore non appena inserì la chiave nella toppa e la girò. Non voleva che Marta si spaventasse ma, d'altro canto, avrebbe tanto voluto sorprenderla come spesso faceva quando era in vena di scherzare. Non che quel giorno lo fosse particolarmente, anzi. La parziale delusione lavorativa gli aveva lasciato l'amaro in bocca, anche se non era niente in confronto al resto. Vedere Marta così afflitta non l'aveva fatto dormire la notte, eppure non era riuscito a confortarla come – e quanto – avrebbe voluto.

«Davvero, scusami tanto per l'altra sera», le aveva detto qualche giorno dopo, mentre sorseggiavano – in perfetto silenzio – una tisana allo zenzero nell'angolo della cucina.

Marta aveva sorriso. Ma il modo in cui l'aveva fatto gli aveva provocato una feroce stretta allo stomaco. Quel sorriso trasudava tristezza da tutti i pori. «Ti ho già detto che è tutto a posto.»

Alex sapeva che non ne era affatto convinta. Niente era più a posto, da quando lui aveva scoperto la tragica verità. Ti prometto che cambierò, avrebbe tanto voluto risponderle, ma alla fine il coraggio gli era mancato. Se non ci fosse riuscito? Se non fosse più riuscito a vedere il bello delle cose? A continuare ad apprezzare quello che aveva costruito con Marta? Non era da lui abbandonarsi a false promesse.

Qualcosa doveva fare, però. O, a lungo andare, avrebbe perduto Marta per sempre.

Così, durante quella difficile settimana, si era anzitutto sforzato di tornare a guardarsi allo specchio con quella fierezza che da tempo non mostrava. Non poteva giudicarsi meno uomo di altri soltanto perché aveva la sfortuna di non poter mettere al mondo una creatura. Non poteva ritenersi inferiore agli altri soltanto perché un dannatissimo referto gli aveva rivelato, senza troppi complimenti, che non sarebbe mai stato l'artefice di una possibile – e tanto desiderata – gravidanza.

Io e Marta non possiamo avere figli, si era detto poi, cercando di metabolizzare quella realtà. Inutile dire che quel primo tentativo di pronunciare a mezza voce una simile frase, gli aveva provocato una fitta al cuore così dolorosa che per un momento pensò che sarebbe finito in ospedale. L'ansia e la delusione che tuttora provava non gli lasciavano tregua. Che fosse lo stesso anche per Marta?

Marta. Doveva pensare a lei. Doveva farlo per lei.

A seguito di una forte crisi di pianto – per fortuna la consorte non era in casa –, era riuscito a calmarsi e, perciò, aveva riprovato a guardare a se stesso senza alcuna vergogna. Senza contare che un altro, delizioso pensiero gli aveva dato la forza di decidersi, finalmente, a tornare a casa sua prima del solito. Aveva meditato a lungo sulla questione, valutandone i pro e i contro, e non vedeva perché Marta non potesse essere d'accordo con lui.

Forte di quel pensiero, Alex si avviò verso la camera da letto per cambiarsi. Quello che vide, però, lo fece bloccare all'istante. Rimase dinanzi alla porta come un salame. Aveva immaginato che Marta fosse in bagno, non avendola trovata – per sua fortuna – in soggiorno. Invece... La salivazione di Alex scese a zero. Negli ultimi giorni, era capitato spesso che Marta si spogliasse davanti a lui e che, prima di indossare il pigiama estivo, vagasse lungo la stanza in intimo per qualche minuto trafficando con chissà cosa mentre lui era già a letto. Accecato com'era dalla sua bellezza, Alex non si era mai risparmiato dal guardarla con insolita discrezione – più di quanta ne avesse mai mostrata in precedenza, in realtà. D'altronde, la vista del suo corpo lo eccitava ancora. Ciononostante, non appena provava l'impulso concreto di uscire dal letto, afferrarla e trascinarla in quel dedalo di sensazioni che contemplavano una passione senza freni, il solo pensiero che, di punto in bianco, la consueta – e smisurata! – voglia di lei avrebbe potuto spegnersi, lo costringeva a restarsene dov'era. E dunque, a ricacciare indietro quello spirito d'iniziativa che, a poco a poco, stava cercando – seppur timidamente – di ricomparire.

Adesso, però... Alex si appoggiò allo stipite della porta. Marta era bellissima e... completamente nuda. Osservò con incanto le sue cosce tornite, la curva flessuosa delle natiche alte e sode, la vita stretta, i contorni perfetti del suo seno. I lunghi capelli biondi che le ricoprivano parte della schiena. L'uomo inclinò la testa di lato. Marta si era appena chinata posando la gamba destra ai piedi del letto e stava spalmandosela con cura con uno di quei soliti intrugli profumati che, di tanto in tanto, le regalava.

Alex si scoprì eccitato. E il germe del desiderio non tardò a farsi strada dentro di lui. Senza pensarci, spalancò del tutto la porta e sorprese Marta alle spalle. Le sfiorò con dolcezza i lati dei fianchi per poi stringerli più saldamente. La consorte sussultò per un momento, poi si lasciò del tutto andare. Alex cominciò a mordicchiarle la spalla destra, accompagnando il tutto a qualche tenero bacio.

«Come mai sei tornato così presto?»

Alex non rispose. Risalì fino ai seni e li strizzò nelle mani.

Marta stentò a trattenere un mugugno piacevole. «Alex, io—»

«Mi piacerebbe tanto farmi perdonare», sussurrò lui, continuando a baciarle la spalla.

«Non hai niente da farti perdonare», ribatté Marta, già in brodo di giuggiole.

Alex si avventurò più in basso e prese a stimolarla appena con le dita. «Invece sì...»

A Marta scappò un gemito. Non fu capace di dire altro, se non assecondare i suoi movimenti.

L'altro continuò a tenerla stretta, mentre il ritmo si faceva più concitato. Dare piacere a Marta era una delle poche cose che più lo appagava, ed essersene privato per tutto quel tempo aveva raffreddato un po' troppo gli animi. Pochi istanti dopo, il corpo di Marta fu investito da una forte scarica di piacere. Incapace di sottrarsi a quella dolce tortura, si strinse maggiormente al marito e cacciò un profondo sospiro. L'eccitazione di Alex aumentò a dismisura. Aveva centrato l'obiettivo. Vide riflesso sullo specchio da parete il viso di Marta, ancora contratto in una smorfia beata. Davanti al suo godimento, provò un'immensa soddisfazione.

«Dio, è stato...» farfugliò, ancora scossa dall'orgasmo. Si girò verso Alex, quindi gli catturò le labbra in un bacio dolce e passionale insieme. D'istinto, ma con moderazione, cominciò a massaggiarlo tra le gambe e, sollevata, constatò quanto il consorte la desiderasse. L'uomo cercò di assecondare l'impulso della moglie e, finalmente, spense del tutto il cervello. Il tuo corpo è stupendo, gli aveva detto quella sera, a seguito della sua confessione. Si lasciò convincere da quell'affermazione e si aggrappò a Marta. Lei lo voleva ancora, e non si premurava affatto di nasconderlo. Ma d'altronde, non era forse lo stesso per lui?

«Ti voglio così tanto», ammise infatti Marta, toccandolo più intensamente.

Alex continuò a baciarla con voluttà, le pupille dilatate. «Prendimi», le rispose, senza esitazione. «Fa' di me quello che vuoi. Sono tutto tuo. Tuo per sempre

A quelle parole, Marta impazzì del tutto e lo privò all'istante della camicia, quindi lo trascinò verso il bagno e azionò il getto caldo della doccia. Vi entrò e, non poco emozionata, aspettò che Alex la raggiungesse. Per l'uomo fu un passo importante spogliarsi di nuovo davanti a lei, ma si sorprese nel constatare che non fu poi così complicato come invece aveva creduto. Il sorriso di Marta era così contagioso, così puro, che Alex si sentì perfettamente a suo agio. Gettò i pantaloni sul pavimento e raggiunse Marta. Una cascata di acqua tiepida alimentò il suo impellente bisogno di amare, di essere amato e... di amare ancora e ancora. Perché, alla fine dei conti, non era forse questo l'importante?

Prese la moglie a cavalcioni e, senza tanti preamboli, si spinse contro di lei e si lasciò andare a quella danza primordiale che quasi gli tolse il fiato. Il corpo sinuoso di lei, i suoi muscoli contratti, i turgidi capezzoli che si scontravano con il suo torace. Alex gemette forte, spingendosi con disperazione dentro di lei. Se non avesse avuto Marta, non avrebbe mai imparato ad accettarsi.

L'uomo sorrise per un breve istante, gli occhi chiusi. Sì, forse ormai stava imparando. Stava imparando a conoscere un altro lato dell'amore. Quello per se stessi.


 

*

 

Nudi e appagati, si accasciarono sul letto matrimoniale. Tra confidenze varie, risatine sommesse e abbracci sinceri, la voglia di fare di nuovo l'amore non tardò ad arrivare. Questa volta, non precorsero affatto i tempi e si presero la briga di riscoprirsi a vicenda con un ardore e una calma impressionanti. Lentamente ma con bramosia, avevano sperimentato la bellezza di un ritrovato piacere fisico mescolato a un'invidiabile complicità, frutto dei numerosi anni trascorsi insieme. Alex, nello specifico, aveva dato manforte alla compagna rimarcando più e più volte quanto la trovasse seducente, scusandosi implicitamente per il distacco che da tempo le riservava. E, non da ultimo, aveva scandagliato ogni angolo del suo corpo provocando il soddisfacimento di entrambi.

Alex continuò a stringerla. Era madido di sudore, ma si sentiva felice e rilassato. Forse, poteva cogliere l'occasione per parlare a Marta, e...

«Come ti senti?» gli chiese la moglie, d'un tratto.

L'uomo puntò gli occhi in quelli azzurri di lei. «Benissimo. Ringrazio il cielo ogni giorno per averti nella mia vita. Non so cosa farei senza di te.»

«Probabilmente, se non ci fossimo mai conosciuti, a quest'ora saresti stato con un'altra o con tante altre ancora.»

Alex si sistemò meglio sul cuscino, le gambe ancora intrecciate a quelle di Marta. Inarcò le sopracciglia. «Ma che assurdità vai dicendo?»

«Hai mai avuto la sensazione di esserti stancato di me?» domandò lei, di punto in bianco. «Che so, hai mai desiderato conoscere più a fondo altre ragazze quando eravamo fidanzati?»

«Come mai questa domanda?»

Marta fece spallucce. «Pura e semplice curiosità.»

«Io non potrei mai stancarmi di una donna come te. E no, non ho mai desiderato nessun'altra. Ma credo che tu lo sappia, no?»

Lei sorrise, maliziosa. «A volte non dispiace risentirselo dire.»

Alex la strinse forte. La capiva benissimo. «Anche per me è lo stesso. Averti vicina mi sta dando tanta forza.»

«Davvero? Perché sai, per un momento ho pensato che ti fossi stufato di me... cioè, ho creduto che non ti sarei stata di nessuna utilità e che se ti avessi lasciata non ti avrebbe fatto nessun effetto.»

«Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare», rispose Alex, contrito. «Non volevo farti del male.»

«Lo so. L'ho sempre saputo. E ho sempre saputo che con te avrei vissuto momenti da favola.»

Alex tornò a sorridere. «Quanto alla domanda di prima, non ho mai sentito l'esigenza di cambiare partner.»

«Nemmeno io. Insomma, ti sei guardato allo specchio?»

Alex rise. «Alcune volte, sì. Ma deduco che non sia stato solo il mio aspetto a farti innamorare di me.»

«Deduci bene», replicò lei, dispensandogli un dolce sorriso.

«Abbiamo vissuto tante avventure insieme, e sono sicuro del fatto che con qualcun'altra non avrei mai raggiunto lo stesso livello. Però... c'è una cosa di cui vorrei parlarti.»

«Dimmi tutto», rispose lei, accarezzandogli la guancia.

L'uomo tentennò. «È una questione un po' delicata. Ci ho pensato tanto in questi ultimi giorni.»

«Pensato a cosa?»

Alex sospirò. «Mi piacerebbe molto se tu e io... sì, insomma, che ne diresti di adottare un bambino?»

Marta rimase senza parole.

«Lo so, adottare non è così semplice. Tra fior fior di procedure e mille altre regole, si rischia di diventare matti. Però...» Le prese la mano e si accorse che stava tremando leggermente. «Avere un figlio è sempre stato il sogno della mia vita. Non voglio e non posso vivere senza provare cosa significhi essere genitore. Ci tengo troppo.»

«Alex, ascolta—»

«Ti prego. Almeno pensaci.»

Marta scostò lo sguardo da lui. «Sarebbe una grande responsabilità. Non sono sicura di potermi prodigare in tutto e per tutto per un bambino che non sarebbe davvero mio.»

«Ma lo diventerebbe!» ribatté Alex. «Un figlio è di chi lo cresce. In questo caso i legami di sangue passano in secondo piano.»

«Forse per te. Ma io non sono sicura di potercela fare.»

Alex si sollevò e le accarezzò le guance. «Almeno proviamoci. Insieme possiamo riuscirci.»

«Non lo so. Tu ci sai fare benissimo coi bambini, ma io mi sento una vera frana...»

«Non la pensavi così quando stavamo provando ad averne uno. Ti frena altro, non è così?»

«Alex, io capisco che tu ti senta frastornato e—»

«No. Io voglio soltanto essere padre.»

«E a me non ci pensi?» ribatté lei, alzandosi dal letto.

«Marta, per favore. Non roviniamo tutto quanto.» Si alzò anche lui e si precipitò ad abbracciarla. «Ti prego, non litighiamo», le sussurrò, carezzandole la schiena nuda. «Scusa se sono stato un po' brusco.»

«Non ho nessuna intenzione di litigare.» Si scostò per guardarlo negli occhi. «Ma non credo che sarei all'altezza di una cosa simile, Alex. Hai idea del faticoso iter che ci toccherebbe percorrere? I tempi di attesa sono lunghissimi.»

«Sono i tempi di attesa a farti paura?» rincarò Alex, arricciando le labbra. «Ascolta, facciamo così... tu pensaci. Intanto, però... potremmo tentare di prendere un bambino in affido per qualche tempo, no? Così, giusto per entrare nell'ottica e, nel frattempo, fare un po' di pratica.»

A Marta spuntò un sorriso.

Incoraggiato a proseguire, Alex mise su uno sguardo implorante. «Quello è un sì?» le chiese, riferendosi al suo enigmatico sorriso.

Marta gli diede un bacio a fior di labbra. «D'accordo, Alex. Sono disposta a provarci», mormorò dopo qualche istante, senza smettere di sorridere.

Ad Alex scese una lacrima. Si fiondò su Marta e la ringraziò. Non poteva essere più felice.

   
 
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