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Autore: DrkRaven    26/10/2022    5 recensioni
Possibile che le sorti dei tornei liceali siano decise da uno stupido gioco che gli alzatori fanno in gran segreto i primi giorni dell'anno? Possibile che nessuno di loro abbia il coraggio di interrompere una stupida catena? Sì, a quanto pare è possibile. | ⚠ BOY X BOY ⚠ | Parole: 4.568 + 4.779 |
✶ Nessuna Ship è stata maltrattata durante la scrittura di questa storia. ✶ Si tratta solo di un gioco =^.^= ✶
⚠Questa storia è frutto della mia fantasia⚠
⚠Qualunque riferimento a trama, personaggi o eventi narrati in altre fan fiction di altri autori è assolutamente e del tutto casuale, ma vi prego di segnalarmelo se doveste riscontrare tale similitudine⚠
⚠E' assolutamente vietato copiare e riprodurre quanto riportato in questa storia⚠
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koushi Sugawara, Kozune Kenma, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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– Tobio-chan! La tua telefonata mi giunge davvero inaspettata! –

La voce di Oikawa ha un tono metallico e risulta leggermente distorta dalle scariche statiche della chiamata intercontinentale. Non la ricordava così fredda, eppure il suo cuore accelera nel sentire ancora quel nomignolo dopo così tanti mesi dall’ultima volta.

– Oikawa-san, buon anno. Scusami per l’ora, stavi dormendo? –

– Ovviamente no. Sono fuori a correre, ma una pausa mi ci vuole. Che cosa vuoi, Tobio-chan? Immagino tu non mi stia chiamando per farmi gli auguri di buon anno… –

– In effetti, no… Cioè, non solo… Ecco… In realtà è successa una cosa strana. Hai presente il Setter Pocky Game? –

– Tobio-chan! Non ti facevo così romantico. Mi stai chiamando proprio nel giorno dell’anniversario del bacio che ci siamo scambiati lo scorso anno. Che carino… – il tono mellifluo è venato da una punta di sarcasmo, ma poi si abbassa di un’ottava – Ti sei svegliato pensando a me, questa mattina, Tobio-chan? –

Kageyama è contento di aver optato per una chiamata vocale senza video, perché non può gestire il rossore che si è diffuso all’istante sulle sue guance. Il suo cuore batte ancora furioso nel petto, l’allusione di Oikawa è assolutamente azzeccata, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di chiamarlo fino in Argentina, se poi non avesse ricevuto quella mail.

– È successa una cosa strana, dicevo… – prosegue Tobio dopo aver preso un lungo respiro e aver deciso di non rispondere alla provocazione del senpai – Mi è arrivata una mail da un indirizzo anonimo. Si intitola Pocky Club e al suo interno c’è la foto della cartolina dello scorso anno e l’immagine di una scatola di Pocky. Riporta solo data e ora, dopodomani alle 14, e un indirizzo di Tokyo. Mi chiedevo se tu sapessi cosa può significare… –

Il silenzio dall’altro capo del telefono si protrae per un lungo istante e Tobio ha quasi paura che sia caduta la linea quando finalmente Oikawa risponde.

– Non ne ho idea. È la prima volta che sento una cosa del genere. Hai già chiesto a Sugawara? –

– No. – confessa Tobio, e poi aggiunge in fretta – Il suo telefono e quello di Daichi risultano irraggiungibili, credo che siano andati a fare Capodanno in montagna… –

– Beh, buon per loro. – commenta Tōru, il sorriso chiaramente distinguibile nel tono della sua voce.

– Ad ogni modo, qual è il problema? Cosa ti turba, Tobio-chan? – il suo tono è a metà strada tra l’irritazione e il divertimento.

– È che non so chi l’ha mandata. Cosa c’è a quell’indirizzo? Cosa devo fare una volta arrivato là? – sempre che ci arrivi, pensa Tobio, ben consapevole di quanto sia un disastro a orientarsi negli spostamenti, a Tokyo specialmente.

– Tobio-chan, mi lusinga il fatto che ancora una volta tu abbia pensato a me, ma non so davvero come aiutarti. L’unico modo che hai per scoprire cosa c’è dietro è recarti a quell’indirizzo, dopodomani. Se ti fosse arrivata la cartolina con già tutti i nomi di Miyagi compilati, avresti comunque dovuto spingerti fino a Tokyo per far andare avanti la catena. –

– Sì, certo, hai ragione… È che, mi domandavo, avrà lo stesso valore in questo modo? –

La risata che gli inonda le orecchie dopo alcuni secondi è sincera e genuina come poche volte Tobio l’ha sentita, e una piccola fitta di rammarico per il fatto che adesso Oikawa sia dall’altra parte del mondo gli stringe il petto.

– Tobio-chan, sei davvero divertente! – esclama – Speravo che avessi capito lo spirito del gioco, ma vedo che anche al tuo secondo anno ancora credi a quelle stupide scaramanzie. – poi il suo tono torna serio e si abbassa di nuovo – Mi dispiace molto non esserci, quest’anno. –

Non sa cosa rispondere, Tobio. Quella strana mail gli ha dato il coraggio per fare quella telefonata che aveva rimandato per troppo tempo, e preferisce non indugiare troppo su quel batticuore e la strana sensazione di smarrimento che prova a quelle parole.

– Beh, Tobio-chan, ora devo riprendere a correre, ma tu fammi sapere poi com’è andata la gita a Tokyo, mi raccomando. –

– Va bene, Oikawa-san. Grazie di tutto. E ancora, buon anno! –

– Buon anno anche a te. E non pensarmi troppo. – Il rumore delle scariche statiche è l’unico suono che rimane nelle orecchie di Tobio.


♥˜°•°˜♥


Sono ormai le 14:15 quando Tobio finalmente raggiunge l’indirizzo indicato nella mail. Suona il campanello dell’appartamento al secondo piano di un palazzo dall’aspetto moderno e pulito; ha ancora il cuore in gola, un po’ per la corsa e un po’ per l’apprensione per la situazione. Non gli piacciono le sorprese, non sopporta tutto ciò che non gli consente di avere il controllo completo e totale sugli eventi.

– Kageyama! Benvenuto, stavamo giusto per cominciare. –

Tobio sbatte un paio di volte le ciglia davanti allo sguardo limpido e trasparente di Akaashi. In effetti il Pocky Game coinvolge solo gli alzatori; era abbastanza prevedibile che avrebbe incontrato anche gli altri palleggiatori dei licei del Giappone, sempre ammesso che quella mail non fosse stata invece una trappola per rapirlo e strappargli gli organi, per rivenderli poi sul mercato nero.

– Scusa il ritardo, ho avuto qualche problema a trovare l’indirizzo… –

Con molta eleganza, Keiji ignora il suo evidente imbarazzo e gli fa strada in un salotto piccolo e piuttosto disordinato: magliette e calzini ovunque, diverse pile di libri di testo universitari, manga e svariati numeri di Shōnen Jump sono disseminati in ogni angolo. Kenma Kozume sta girando per la stanza con un sacchetto della spazzatura, gettandovi dentro fazzoletti usati, bicchieri di carta e confezioni di cibo da asporto che sono sparsi un po’ ovunque.

– Accomodati… dove vuoi. – conclude Akaashi prima di dare una mano a Kenma a raccogliere le ultime cose in giro e rendere l’ambiente un po’ più vivibile.

Kageyama si guarda attorno e una serie di saluti si leva dagli altri occupanti della stanza.

Kanji Koganegawa gli sorride con tutti i suoi trentadue denti: sul divano, le mani intrecciate in mezzo alle sue stesse ginocchia, sembra seduto sulle spine e continua a muoversi irrequieto.

Sull’altra seduta del divano, comodo e rilassato, con un braccio disteso lungo lo schienale (manco fosse a casa sua ) Atsumu Miya gli fa l’occhiolino con un lieve cenno del capo mentre biascica un rapido – Tobio-kun… –

Per terra in mezzo a loro, schiena contro al divano, Kenjirō Shirabu lo osserva da sotto la frangetta storta, le ginocchia raccolte al petto e lo sguardo altezzoso che torna subito a seguire con apprensione Akaashi e Kenma che raccolgono le ultime cartacce.

Kageyama si accomoda su una sedia accanto al tavolo.

– Eccoci qua… – esordisce Akaashi mentre aspetta che Kenma vada in cucina a buttare la spazzatura che hanno raccolto – Come forse avrete capito, questo è l’appartamento di Bokuto e Kuroo, loro sono in trasferta per una partita con la squadra universitaria, e… beh, diciamo che Kenma ed io abbiamo le chiavi. –

Un lieve sogghigno conferma che forse le relazioni con i rispettivi migliori amici, non sono del tutto platoniche.

– Ad ogni modo, abbiamo mandato quella mail a gran parte degli alzatori liceali giapponesi… –

– A quelli che hanno partecipato al Setter Pocky Game negli ultimi due anni… – aggiunge Kenma di ritorno dalla cucina.

– E i primini...? – lo interrompe Koganegawa.

– Quest’anno non ci risultano primini titolari. – spiega Akaashi – Lo scorso anno tu e Kageyama siete stati l’eccezione alla regola. –

– E alla fine, vi siete presentati solo voi. Pochi ma buoni. – conclude Kenma con un lieve sogghigno.

– Ok, ma cosa ci facciamo esattamente qui? – domanda ancora Koganegawa.

– Ora ci arriviamo – Kenma lo fulmina con lo sguardo e Akaashi prosegue.

– Kenma ha una teoria. Dopo aver elaborato un modello statistico partendo dalle cartoline degli ultimi due anni e aver incrociato gli accoppiamenti con le partite che si sono svolte nei vari tornei, ha sviluppato un App che estrae il migliore accoppiamento per il Pocky Game. –

Migliore in che senso? – domanda Shirabu.

– Quello che ha più probabilità di concretizzarsi in uno scontro tra le due squadre nel corso dell’anno, così non si perde tempo in abbinamenti inutili. – spiega Kenma.

– In questo modo, sarà anche possibile verificare dal punto di vista statistico se la vittoria al Pocky Game corrisponde con quella in campo, o no. – aggiunge Akaashi.

– Confesso che fino all’anno scorso la trovavo un’inutile pagliacciata, ma dopo aver studiato i dati e aver visto il modello che gira dietro, ne sono rimasto affascinato. – spiega Kenma con quella luce negli occhi che ha sempre quando scopre la combo migliore per fare fuori il Boss di turno.

– Scusate ma tutto questo… a che pro? – domanda Miya col suo accento strascicato tipico del Kansai. Kenma e Akaashi si scambiano uno sguardo sorpreso mentre Miya prosegue – Mi piaceva molto di più quando ero io a decidere chi sfidare… – conclude con un ghigno prima di voltarsi verso Kageyama che è rimasto zitto fino a quel momento – Dico bene, Tobio-kun? – seguito da una strizzata d’occhio.

– Adesso che sapete di cosa si tratta – prosegue Akaashi in risposta all’obiezione di Atsumu – siete liberi di restare o andarvene. Ma sappiate che, se restate, ci sono alcune regole da seguire. –

Rincuorato dal fatto che nessuno si alzi e che Atsumu stesso si sia messo comodo accavallando le gambe, Kenma prosegue.

– Prima regola del Pocky Club: non si parla del Pocky Club. –

– Kenma, sei inquietante! – sbotta Akaashi con un ampio sorriso a indicare che l’uscita di Kenma non fosse preparata.

– Seconda regola del Pocky Club… –

– Ok, Kenma, basta, sei davvero cringe! – Akaashi ride di gusto e prende di nuovo la parola.

– Ricordate tutti il giuramento sul Kami Fukurokuju*? Non dovrete parlarne mai con nessuno che non sia un alzatore! Vale anche per il Club, non dovete parlarne con nessuno. E se l’esperimento di oggi va a buon fine, il prossimo anno manderemo l’App sui cellulari di tutti gli alzatori titolari. – conclude Akaashi.

– Ok, quindi fammi capire – Kageyama interviene per la prima volta – gli abbinamenti di oggi sono a colpo secco, un solo scontro anziché una catena come lo scorso anno, è corretto? –

– Esatto! – conferma Akaashi.

– Mi piaceva di più l’anno scorso… – lamenta ancora Miya.

– Però sei rimasto. – gli fa notare Kenma con tono monocorde.

– Ho le mie buone ragioni… – Atsumu ammicca in direzione di Kageyama, che lo fissa per un lungo istante senza capire e poi, tutto d’un tratto, arrossisce.

– Tanto il prossimo anno non ci sarai, Miya. – gli fa notare Akaashi.

– Nemmeno tu, se è per questo. – risponde con un sorriso subdolo.

– Ok, ok, vogliamo cominciare? – domanda Shirabu alzandosi in piedi.

– Certo! – conferma Akaashi mentre Kenma tira fuori il cellulare e inizia a digitare.

– Allora, adesso Kenma seleziona le nostre squadre. Anche se siamo solo in sei, come primo test può funzionare. Ora sta impostando i parametri. E… ecco il primo abbinamento: Dateko vs. Shiratorizawa. –

Koganegawa salta in piedi come una molla e si posizione accanto a Shirabu che lo osserva dal basso, i quasi venti centimetri che li dividono sembrano accentuati dalla costituzione esile di Kenjirō accanto al colosso della Dateko.

– Eccovi la scatola di Pocky – aggiunge Kenma intanto che li prende sotto braccio e li trascina verso il corridoio – Abbiamo pensato che sia meglio che affrontiate la sfida nella stanza di Kuroo, giusto per avere un po’ di privacy. Noi vi aspettiamo qui. –

Lo sguardo di Shirabu è tutt’altro che amichevole mentre osserva Koganegawa sedersi sul letto sfatto ed estrarre un Pocky dall’astuccio.

– Non ti siedi? – gli domanda dopo un istante.

– No, preferisco stare in piedi. – risponde secco.

Il biondo si alza e fa un passo nella sua direzione.

– Ok, ok, mi siedo. – borbotta fissandolo dal basso. Shirabu si arrende all’evidenza, il fisico di Kanji è decisamente imponente, non si tratta solo dei centimetri in più. Ha spalle larghe e torace ampio e solido, e Shirabu si sente ancora più in soggezione di quanto non lo facesse sentire Ushijima l’anno precedente.

Koganegawa blocca il Pocky tra i denti e aspetta che Shirabu sia pronto.

Kenjirō lo sorprende subito con un assalto vorace, in un boccone addenta quasi metà Pocky e allora Kogane inizia a rosicchiare la sua parte; sa che non è questione di chi ne mangia di più, anzi, ci ha pensato su moltissimo dopo la sua performance un po’ confusa dell’anno precedente con Kageyama. Ha pensato che forse avere la bocca piena possa essere uno svantaggio e ritiene che una buona strategia possa essere quella di spingere l’avversario a staccarsi per inghiottire. Così rosicchia lentamente, lasciando che l’impazienza di Shirabu lo porti a riempirsi la bocca.

Quando le loro labbra si incontrano sussultano entrambi. Ma l’altezza e l’imponenza di Koganegawa lo schiacciano anche da seduti, costringendo Shirabu a puntellarsi con le braccia sul letto per non farsi sospingere sdraiato.

Galvanizzato dall’accorgersi che il suo avversario è sbilanciato indietro, Kogane spinge forte sulle sue labbra e resta assolutamente sorpreso quando Shirabu gli infila la lingua in bocca.

Il biondo sgrana gli occhi e si stacca, sorpreso e confuso per quell’intrusione.

– Ho vinto. – dichiara Shirabu, concedendosi un sorriso per la prima volta da quando ha messo piede in quell’appartamento.

Al ritorno in salotto li accolgono alcune ciotole di patatine e svariate bibite. Koganegawa si fionda su una lattina di cola che si scola tutta in una volta mentre ancora lancia sguardi sorpresi in direzione dell’alzatore della Shiratorizawa.

Kenma aggiorna l’App con la vittoria per Shirabu e lancia il nuovo accoppiamento: Nekoma vs. Fukurōdani.

A quella notizia Kageyama getta uno sguardo storto verso Miya che gli risponde abbassando leggermente il capo in un cenno d’intesa, un sorriso soddisfatto sulle labbra. Il panico è chiaramente visibile negli occhi di   Tobio che allunga una mano alla ciotola sul tavolo e si porta il cibo alla bocca senza nemmeno verificare cosa stia mangiando.

– Ken, dimmi la verità – esordisce Akaashi mentre Kenma si siede sul letto a gambe incrociate – hai truccato il nostro abbinamento per capitare con me? –

Lo sguardo di Kenma è sottile e decisamente felino, mentre guarda l’amico di sottecchi.

– Ci avevo pensato ma, no, alla fine non l’ho fatto. Mi rincuora il fatto che siamo risultati comunque l’abbinamento più probabile. Credo che l’algoritmo funzioni davvero. – un leggero sorriso aleggia sulle labbra di Kenma mentre estrae il Pocky dalla scatola.

Akaashi sorride mentre si siede di fronte a lui. Raramente lo ha visto così coinvolto da qualcosa che non fosse un videogame, e nemmeno le sfide contro il Karasuno gli hanno mai illuminato lo sguardo con quella luce invasata che gli vede in quel momento.

– Ti avverto, Keiji. Quest’anno faccio sul serio… – Kenma dichiara le sue intenzioni con un ghigno allusivo, prima di scrocchiarsi le dita e infilare il Pocky tra le labbra.

Akaashi ride e addenta il primo morso del Pocky.

Rosicchiano entrambi lentamente mentre si fissano negli occhi; anche quelli turchesi di Akaashi brillano per l’aspettativa. Ha percepito, nelle settimane precedenti, il cambiamento di Kenma nei confronti del Pocky Game, ma non ne aveva ancora compreso la reale portata fino a quel momento. Lo sguardo di Kenma è duro e calcolatore, i suoi occhi ambrati luccicano sempre più vicini, la pupilla sottile che quasi scompare in quell’iride predatrice.

Il Pocky è ormai ridotto a pochi millimetri e Akaashi li inghiotte appiccicando le sue labbra a quelle dell’amico. Per quanto si fosse preparato ad un cambio di atteggiamento da parte di Kozume, resta del tutto sbalordito quando Kenma lo sospinge sdraiato e gli si spalma addosso con movenze languide. La sua testa ruota per aderire meglio alle sue labbra e infila le mani tra le sue ciocche corvine lasciandolo senza fiato.

Ha ormai capito che il Kenma imbarazzato e scettico che gli lasciava la vittoria staccandosi dopo due secondi, è stato del tutto soppiantato da questa piccola tigre che si sta strusciando sul suo corpo mentre spinge con la lingua per avere accesso alla sua bocca.

Akaashi risponde al bacio, perché non vuole perdere, e perché questo Kenma che non aveva mai visto prima in tre anni di amicizia è… beh, affascinante, seducente, coinvolgente. Lo avvolge in un abbraccio, mentre gli infila una mano tra le ciocche bionde e soffici che segretamente ha sempre desiderato toccare, ma non aveva mai osato farlo sapendo che Kenma è molto sensibile ai grattini sulla testa (a quanto dice Kuroo). Kenma mugugna a quelle carezze e approfondisce il bacio. La sua lingua avvolge quella di Akaashi con movenze languide e il moro è ancora una volta sorpreso da questo Kenma così sensuale: un conto è vederlo baciarsi con Kuroo (loro quattro hanno spesso pomiciato insieme sullo stesso letto) ma un altro conto è essere l’oggetto di quelle effusioni. Ed è davvero sconvolgente quanto sembri freddo e disinteressato nelle cose di tutti i giorni, e come possa invece trasformarsi e diventare caldo e appassionato in quelle che davvero gli interessano.

A malincuore, Akaashi si stacca da quel bacio. Sente di doverlo fare, il suo trasporto verso l’amico sta superando un confine che non sapeva nemmeno di dover tracciare, e non vuole davvero andare oltre.

Si fissano negli occhi ansimando, e Akaashi si sente ugualmente confuso e rincuorato dal fatto che un evidente rossore si è diffuso anche sulle guance di Kenma. Forse anche lui ha provato qualcosa al di là dell’emozione del gioco e la voglia di vincere.

– Keiji… – sussurra confuso mentre si solleva e si rimette seduto sul letto.

– Ok. Hai vinto. – conferma Akaashi, guardandolo di sottecchi.

Un sorriso sornione sulle labbra gli illumina gli occhi ancora una volta mentre mormora – Dovremmo rifarlo, qualche volta… –

Keiji arrossisce e in un istante la sua mente valuta infiniti scenari su cui non si è mai permesso di soffermarsi, ma che sa, in cuor suo, che sono sempre stati lì. L’incredibile amicizia di Kuroo e Bokuto, il loro desiderio di fare sempre tutto insieme e l’insistenza con cui spesso e volentieri hanno pressato perché i loro rispettivi ragazzi diventassero amici…

– Torniamo di là e aggiorniamo l’App. – Kenma lo riscuote dalle sue elucubrazioni, non è quello il momento di soffermarsi sulla loro strana amicizia a quattro. Ci tornerà poi, Akaashi lo sa, conosce sé stesso. Ma ora c’è ancora un’ultima sfida da compiere.

Al loro ritorno in salotto trovano un clima alquanto diverso da quello che avevano lasciato. Shirabu si è scolato almeno tre lattine di Red Bull a quanto possono vedere, e sta raccontando al resto del gruppo di una volta in cui Satori aveva perso una scommessa e aveva fatto il giro del dormitorio della Shiratorizawa completamente nudo.

Miya ride con le lacrime agli occhi e Koganegawa si tiene la pancia piegato sul divano. Anche Kageyama ha finalmente perso quel cipiglio scontroso che lo accompagna sempre e sta ridendo rilassato tra una patatina e l’altra.

– Bene, vi comunico che ha vinto il Nekoma. E ora direi che l’ultima sfida è ovvia, ma vediamo comunque se l’App la conferma. –

Ovviamente la qualità della programmazione di Kenma è indiscutibile, e l’App estrae Karasuno vs. Inarizaki.

Il cipiglio di Kageyama torna in un istante a indurire il suo volto. Per un po’, complice il clima rilassato ed i racconti divertenti di Shirabu, aveva dimenticato che fosse lì per un motivo ben preciso: confermare il valore del Karasuno e assicurarsi la vittoria verso qualsiasi squadra gli fosse toccato di affrontare.

Ma è sicuramente più in apprensione, Tobio, per quella sfida diretta con Miya che non a dover affrontare l’intera squadra dall’altra parte della rete. Avevano già vinto contro l’Inarizaki l’anno precedente, doveva assolutamente battere Miya anche su quel campo.

– Allora, Tobio-kun – esordisce Miya col suo solito sorriso strafottente, una volta che sono rimasti da soli in camera – vediamo un po’ come se la cava questo bambino obbediente… –

Il cipiglio di Tobio si indurisce e alza il mento verso il biondo con decisione.

– Hai rotto il cazzo con questo bambino obbediente, Miya! – sbotta.

Atsumu scoppia a ridere e scuote le mani davanti a sé – Ok, ok, calmati, non volevo mica offenderti… –

Tobio lo fissa a lungo negli occhi, Miya non merita una risposta e comunque non gliene viene in mente nessuna. Il dissing non è certo una pratica che gli viene naturale, è già sufficientemente impacciato nelle relazioni interpersonali. Quindi non risponde, resta lì a fissare Atsumu e lascia a lui la prossima mossa.

Anche Miya resta lì a fissarlo, occhi negli occhi, e non può fare a meno di notare quanto sia cresciuto Kageyama in un solo anno. È alto quanto lui, ormai, e anche la struttura ossea e muscolare si sono irrobustite. Le sue spalle sono più larghe, la mascella comincia a farsi spigolosa e a perdere le rotondità dell’adolescenza. Non può fare a meno di pensare che Tobio diventerà sicuramente bellissimo nel giro di pochi anni. Lo è di già. Lo era anche l’anno precedente, ricorda, era stata la prima cosa che aveva pensato di lui quando lo aveva visto su quel campo al ritiro giovanile. La seconda cosa che aveva pensato appena lo aveva visto palleggiare era che fosse anche dannatamente bravo, e quello aveva un po’ offuscato la prima nella testa di Atsumu. Solo ora, con quegli occhi blu così intensi e profondi che lo scrutano, torna a guardare Kageyama come una creatura bellissima e pericolosa, oltre che come il suo nemico naturale.

– Va bene, Tobio-kun, vediamo chi si aggiudicherà la prossima partita. –

Atsumu si nasconde dietro la sua solita arroganza, come sempre preferisce attaccare per primo, nascondere le sue insicurezze dietro a una dose massiccia di spavalderia; tanto più in questo momento, dove quegli occhi blu così limpidi lo fanno sentire esposto e vulnerabile.

– Biscotto o cioccolato? – domanda, perché comunque è il senpai della situazione e non vuole che Tobio lo consideri indelicato o maleducato.

– È indifferente. – risponde Kageyama che ha sicuramente altro per la testa. Ripensa all’anno precedente, a Oikawa più che a Kogane, ovviamente. Ci sta pensando da giorni, da quando ha ricevuto la mail e ha chiamato Oikawa in Argentina. In realtà ci pensava anche prima, non aveva mai smesso di pensarci; quel bacio ricevuto da Tōru era scolpito in maniera indelebile nella sua memoria e aveva assunto significati strani e contorti nella sua mente. Si era imposto di smettere di pensarci quando aveva saputo che Oikawa sarebbe partito, ma negli ultimi giorni quel ricordo era tornato prepotente e invadente. Sarebbe stato in grado di baciare qualcun altro?

Atsumu infila il Pocky tra i denti e sorride a Kageyama mentre avvicina il volto al suo. Kageyama addenta il suo lato e iniziano entrambi a rosicchiare.

Sa cosa aspettarsi, Tobio, ormai è cresciuto e per quanto non abbia baciato nessun altro dopo Tōru, questa volta sente di essere preparato. È infatti lui il primo a inclinare la testa e quel gesto scatena una contrattura sulle labbra di Miya, un sorriso impercettibile di comprensione e, perché no, di aspettativa.

Restano labbra contro labbra per un lungo istante quando il Pocky si esaurisce, masticando lentamente e poi inghiottendo senza perdere il contatto. Ed è ancora Tobio che prende l’iniziativa. Si aggancia alla t-shirt di Miya mentre con l’altra mano lo abbranca dietro la nuca e inizia a schiudere le labbra.

Atsumu lo stringe per la vita mentre gli infila l’altra mano tra i capelli e invade la sua bocca con la lingua.

Tobio emette un gemito sottile, per quanto fosse preparato la lingua di Miya nella sua bocca è così calda e invadente che lo fa sentire subito affannato. Strizza ancora di più la sua maglietta mentre Miya lo avvolge dietro la schiena tirandoselo contro. Può sentire il suo petto solido e massiccio, Tobio, e anche la sua erezione che gli preme addosso.

La lingua di Atsumu è come lui, sfacciata e prepotente, e rincorre quella di Tobio senza sosta, scavando a fondo nella sua bocca, toccando ogni angolo, lambendo il palato e scivolando sui denti, in una ricerca frenetica di qualcosa che nessuno dei due ancora sa cosa sia, ma senza riuscire a smettere.

Quasi non si era accorto, Tobio, che Miya ha iniziato a spingerlo verso il letto. Si ritrova sbilanciato dal materasso contro i polpacci e può solo trascinarsi Atsumu addosso mentre scivola disteso sul letto.

Nessuno dei due vuole sciogliersi dal bacio, nessuno vuole perdere, nessuno vuole smettere. Il cuore di Tobio gli martella nelle orecchie mentre percepisce l’erezione di Atsumu strusciare contro il suo inguine, e può solo ruotare i fianchi in risposta, un gesto istintivo e spontaneo a ricercare la sensazione, a calmare quel fuoco che gli sta crescendo dentro e che assolutamente Tobio non si aspettava di poter provare per qualcun altro, dopo Tōru.

Per quanto voglia mantenere un contegno, anche Miya è del tutto sconvolto dalla sua stessa reazione a quel bacio. Emette un mugolio basso e vibrante mentre spinge ancora la sua lingua a fondo nella bocca di Tobio. Le sue mani sono entrambe tra i suoi capelli, accarezzano quei fili di seta così scuri e lucidi, mentre d’istinto Tobio infila le mani sotto la t-shirt di Atsumu e percorre lentamente i muscoli tonici della sua schiena.

È il bussare sommesso alla porta che li riscuote da quell’abbandono dei sensi. Si sono persi in quel bacio, dimenticando il come e il perché della situazione in cui si trovano, concentrati solo e unicamente sulle sensazioni che entrambi si sono scoperti a provare, entrambi del tutto sopresi e stupiti da quella compatibilità e sintonia che mai avrebbero pensato di trovare l’uno con l’altro.

– È tutto ok lì dentro? –

La voce di Akaashi irrompe importuna ed è Atsumu che si stacca per primo.

– Sì, arriviamo… – la sua voce è spezzata dall’affanno e sorride un attimo dopo al suo stesso tono.

Si puntella con le braccia e si solleva dal corpo di Tobio, le gote arrossate e il petto che ancora è scosso dagli ansiti.

– Beh, Tobio-kun, sembra che abbia vinto tu… – ammette in un sorriso.

Tobio gli sorride di rimando, i suoi neuroni specchio che reagiscono, o forse è l’euforia che sente frizzare in mezzo al petto insieme al cuore che lentamente sta rallentando la sua corsa.

– Già… – dice soltanto.

Atsumu si mette a sedere dando una mano a Tobio per tirarsi su.

– Spero tu sia consapevole di quanto sei fortunato… – dice poi, in un impeto di sincerità del tutto non pianificato.

Tobio alza un sopracciglio, non capisce a cosa faccia riferimento.

– Hai la fortuna di giocare col piccoletto. – gli spiega – Non so se vincerete davvero la prossima volta che ci incontreremo, ma davvero io ti invidio solo per quello. –

Tobio non risponde, ancora una volta non sa cosa dire. In cuor suo lo sa che Hinata è un giocatore fuori dal comune. Il modo in cui ha sempre risposto con fiducia piena e totale alla regia azzardata e incosciente di Tobio è certamente qualcosa di unico e speciale, ma mai avrebbe pensato, Tobio, di suscitare l’invidia degli altri alzatori solo per il fatto di poter giocare con Hinata. La sua tecnica è ancora rozza, la sua preparazione atletica è acerba e la sua altezza oggettivamente imbarazzante, ma lui stesso è consapevole che l’energia, l’entusiasmo, il carisma di Hinata sono qualcosa di unico e travolgente.

– Lo so. – risponde soltanto, prima di alzarsi e dirigersi verso il salotto.

Vengono accolti da occhiate curiose e sorrisi appena accennati, il loro volto è ancora arrossato e la chioma di Kageyama spettinata e selvaggia. Atsumu gli liscia un paio di ciuffi ribelli mentre si siedono entrambi, fianco a fianco, sul divano.

– Beh, quindi chi ha vinto? – domanda Kenma, App alla mano, pronto ad aggiornare l’esito finale del gioco.

– Karasuno – dice Atsumu, senza riuscire comunque a trattenere un sorriso, che non passa inosservato allo sguardo attento di Akaashi, che dà una leggera gomitata a Kenma.

– Bene. È tutto. – conclude Kenma.

– Quindi? – domanda Shirabu, che aveva continuato a chiacchierare senza sosta anche durante l’assenza di Kageyama e Miya. Il potere della Red Bull.

– Quindi tutti a casa. Vedremo nel corso dell’anno se i tre scontri che abbiamo simulato si terranno come da previsione, e chi vincerà. E… basta. –

– Grazie per essere venuti. Ci rivediamo in campo. – aggiunge Akaashi, facendo cenno educatamente verso l’uscita del salotto.

I quattro ragazzi si salutano velocemente, pochi convenevoli e Shirabu che chiede a tutti il numero di cellulare per restare in contatto, ed escono dall’appartamento.

Akaashi richiude la porta e ci si appoggia contro. Prende un lungo respiro e poi sorride a Kenma che lo fissa appoggiato al muro del corridoio.

– È andata bene, no? –

Kenma si avvicina di un passo, un sorriso felino sulle sue labbra – Meglio del previsto… – sussurra.

Akaashi non si muove, ha ancora la schiena contro la porta e il cuore che inizia a martellare furioso nel petto mentre osserva Kenma chiudere la distanza tra di loro e allacciargli le braccia al collo.

Il suo sguardo è languido, il suo volto così vicino, e Akaashi è davvero, davvero confuso.

– Dovremmo mettere a posto… – mormora mentre le sue mani si chiudono d’istinto attorno alla vita di Kenma.

– Sì. Dopo. – dice solo il biondo, prima di posare di nuovo le labbra su quelle morbide del setter del Fukurōdani.


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* Fukurokuju - dio della saggezza, della felicità, della lunga vita e della buona sorte. È una delle Sette Divinità della Fortuna (fonte Wikipedia).


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Ti ringrazio di cuore per aver letto la mia storia. Spero che ti sia piaciuta e che vorrai lasciarmi le tue impressioni.

   
 
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