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Autore: Scribbling_aloud    28/10/2022    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 13 – Rilascerò un’intervista
 
Albus si guardò intorno emozionato ‘’sto posto spacca!’
‘Ah sì?’ Harry chiese lasciando cadere le lettere inutili sul mucchio con tutte le altre, comprese quelle delle groupies.
Il suo ufficio era piuttosto disordinato. Elisabeth molte volte gli aveva chiesto il permesso di metterlo in ordine ma lui aveva sempre rifiutato. Si sentiva a suo agio nel suo disordine, nonostante effettivamente tendesse ad essere esagerato, sapeva dov’era tutto.
Mappe erano appiccicate sui muri insieme a foto dei maghi oscuri ricercati, pezzi di giornali e annotazioni. C’era un vecchio divano in un angolo solitamente coperto da scartoffie di ogni tipo. La scrivania era scura, in uno stile passato, dove montagne e montagne di files erano ammassati e memo interdipartimentali volavano pigramente sopra attendendo di essere letti.
Era spazioso con una grossa finestra che copriva l’intero muro dietro la sua sedia. Lui l’adorava. C’era una bellissima vista di Londra. La stessa che era possibile ammirare dalla cima della Tate Modern, con il Tamigi che scorreva tranquillamente di sotto, il Millenium Bridge e St. Paul’s. L’aveva scelta quando aveva preso possesso dell’ufficio.
Era quasi sempre soleggiato indipendentemente dal meteo fuori e dalla morte di Lily non aveva avuto neanche un giorno di cattivo tempo. L’aveva notato casualmente una mattina che arrivò lì inzuppato per via di un acquazzone incontrato sulla via. Nel suo ufficio il sole stava splendendo radiante. Si rese conto che erano passati mesi dall’ultimo giorno di pioggia. Aveva avuto neve subito dopo ma quando quella si era sciolta, solo meravigliose, bellissime giornate.
Quella scoperta gli scaldò il cuore. Si era diretto immediatamente nel dipartimento di riferimento per scoprire chi avesse dimostrato così tanta sensibilità nei suoi riguardi e aveva conosciuto una timida, giovane, streghetta. Era piccolina, con occhiali tondi e un comportamento molto schivo. Quando lo vide, arrossì fino alla punta dei capelli. Lui la ringrazio con sincerità ammettendo che era stato un gesto molto apprezzato.
Lei non era riuscita a fare molto se non arrossire e dire poche parole ma da quel giorno aveva cominciato a chiacchierarci di tanto in tanto quando la incontrava nella hall o nei corridoi, ed entrarono in confidenza, o per lo meno, quanto più vicino alla confidenza si concedeva considerando esperienze passate. Harry non poteva fidarsi delle donne, come non poteva fidarsi neanche degli uomini, ma delle donne in particolar modo essendo sposato e sforzandosi di mantenere una vita priva di scandali. Neanche di streghette così piccole e timide come questa.
Una volta che si era trovato alla sua scrivania quando lei era assente, aveva notato una scatoletta aperta in un angolo. Dentro c’erano molti dei suoi memo per quel dipartimento accartocciati dopo il loro uso e allisciati e conservati. Lo fece sorridere ma gli ricordò anche di stare sull’attenti, tutto quello che diceva o faceva era sotto scrutinio e poteva dare spazio a misinterpretazioni. Non poteva permettersi di essere imprudente neanche quando le sue intenzioni erano amichevoli e desiderava solo farsi una chiacchierata.
Albus, nel frattempo, era in una fitta di ammirazione per il paesaggio e Harry, per fargli piacere, inviò alla ragazza un memo informando della visita del figlio e chiedendole il favore di organizzare qualcosa di carino in mattinata.
Un memo tutto per lei con le mie iniziali da aggiungere alla sua scatoletta.
Pensò sorridendo.
Oggi ho fatto contento qualcuno.
Si rese conto di quanto vero fosse quando, neanche cinque minuti dopo, mentre Elisabeth portava dei biscotti, la vista dalla finestra cambiò totalmente. Un paesaggio raffigurante una savana con zebre e giraffe che camminavano all’orizzonte, apparì. Il sole, gigante e arancione ci si stava tuffando velocemente dietro. Albus ne fu ammaliato e Harry sconvolto.
Cavolo! La ragazza ha una cotta seria!
Fecero colazione ammirando il tramonto, con i memo che gli volavano intorno. Raggi di rosa e luci dorate zampillavano dal sole cadente, colorando le nuvole sparse con arancioni e rossi fluorescenti. Fu glorioso.
Quando il sole scomparve definitivamente, una notte stellata apparve. Una notte stellata come quella che Harry aveva visto solo durante una delle sue vacanze, quella di James.
La Via Lattea era ben visibile e le stelle erano così numerose da togliere il fiato. E quando pensò che non potesse migliorare in alcun modo, una pioggia di stelle cadenti cominciò a tempestare il cielo. Albus era immerso in un mondo di “uuuuh” e “aaaah”, il naso premuto contro il vetro.
Harry fu paralizzato dallo stupore per l’effetto che un semplice memo con le sue iniziali poteva produrre e permise fugacemente alla sua di solito inesistente vanità di essere solleticata immaginando cosa sarebbe potuto succedere in caso di un incontro più intimo. La presenza di suo figlio al fianco, però, riportò tutto in ordine in un lampo rammentandogli di essere ancora più cauto in futuro quando in presenza della streghetta. Non aveva bisogno di un’altra groupie.
Verso la fine del suo caffè, il paesaggio della città era di nuovo tornato alla finestra. I londinesi stavano camminando di fretta sul millenium bridge o sdraiati nell’erba di fronte al Tate, i turisti scattavano foto e solo due o tre gabbiani e alcune nuvolette bianche e vaporose attraversavano il cielo azzurro.
Lo sguardo di Albus aveva cominciato a vagare tutto intorno alla stanza, osservando le mappe e annotazioni sui muri quando fu catturato da un disegno attaccato a una lavagna.
‘Questo l’ho fatto io!’ esclamò meravigliato.
Rappresentava Harry che combatteva un mostro (teoricamente Voldemort).
Harry puntava la sua bacchetta dritto al petto del mostro da cui partiva una linea gialla che lo colpiva.
Sotto, in una calligrafia disordinata, c’era scritto “mio papà che combatte tu-sai-chi. Albus sette anni”
Harry sorrise vedendo l’espressione di suo figlio ‘Esatto’ rispose mentre Albus stava toccando riverenzialmente il foglio.
‘Tieni uno dei miei disegni nel tuo ufficio…’ mormorò sottovoce sopraffatto dall’emozione.
Harry rise ‘Beh, sì. Sei mio figlio. E il disegno è bello, nonostante non molto accurato per quanto riguarda Voldemort’
Albus sussultò girandosi di scatto a guardarlo ‘Ah no? E com’era?’
Harry ebbe una fugace visione della risurrezione di Voldemort: il corpo rettiliano che si stirava dalla pozione bollente, gli occhi rossi e perfidi, il ghigno malevolo…
‘Diverso’ rispose soltanto tagliente dando le spalle al figlio e andando a frugare tra alcuni fogli sulla sua scrivania.
Albus gli tenne gli occhi incollati addosso pieno di aspettative ma, quando fu chiaro che nient’altro sarebbe stato aggiunto, continuò la sua esplorazione della stanza.
La montagna di lettere in un angolo lo incuriosì.
‘Cosa sono queste?’
Harry glielo spiegò.
‘Non le apri?’
‘No, di solito, no’
‘Perché?’
‘Perché ce ne sono troppe, sarebbe un lavoro a tempo pieno. E comunque non c’è mai niente di troppo interessante all’interno’
‘Posso aprirne alcune?’ Albus chiese ravanando nel mucchio.
Harry rifletté sull’occasionale contenuto di quelle lettere e decise di no. Non si poteva mai sapere cosa c’era scritto dentro: solitamente erano semplici lettere di ammirazione ma qualche volta succedeva di riceverne di maligne da persone disturbate. E assolutamente non voleva che Albus leggesse quelle delle groupies.
Prima che potesse rispondere, Albus ne estrasse una dal mucchio ‘Questa è da Quality Quidditch supllies’ esclamò.
‘Quella la puoi aprire’ Harry disse distrattamente recuperando i vari memo.
Non aveva neanche finito la frase che la lettera era già fuori dalla busta.
‘Pa’ ti vogliono come sponsor per la nuova Firebolt!!!’
‘Mi vogliono sempre come sponsor per qualcosa’ Harry rispose assente cominciando a dare una lettura ai foglietti.
‘Ma questa è la nuova Firebolt! Sicuro te ne daranno una gratis se lo fai!’
‘Preferisco comprarmela e non essere usato come un’esca’
Non accettava mai questo genere di offerte nonostante fossero ben pagate. Era già popolare abbastanza senza avere poster di se stesso in ogni aggregazione magica e in ogni caso non avevano bisogno di più soldi di quanti già ne avessero. Il suo stipendio era molto buono e anche quello di Ginny non era male. La loro Gringott’s vault era già piena d’oro fino all’orlo. Avrebbero potuto vivere tranquillamente senza lavorare se solo avessero voluto ma erano contenti dei loro rispettivi impieghi.
‘Sai cosa? Puoi mettere in ordine le lettere.’ Disse per tenerlo occupato ‘Fai un pila con quelle di streghe e stregoni e un’altra con quelle dei negozi e riviste, e quelle le puoi aprire poi se vuoi’ e, ricordandosi dei regali delle groupies e la propensione di Albus per i dolci, aggiunse velocemente ‘E se trovi cioccolato, caramelle o qualsiasi tipo di bevanda non toccarle’
‘Va bene pa’’ Albus rispose riluttante avendo di già addocchiato dei biscotti in un sacchetto.
La mattinata passò indaffarata per entrambi, Albus fermandosi nella sua mansione ogni qual volta uno dei colleghi entrava nel suo ufficio per dare aggiornamenti o ricevere lavori e Harry spiegandogliene dopo i dettagli.
Ebbero addirittura anche una visita del Ministro in persona per accaparrarsi la simpatia di Albus. Portò un regalo (una miniatura di un Ippogrifo che appena venne lasciato libero cominciò a cacciare memo sul soffitto) e un invito a cena per Harry. Ne aveva già saltati tre con delle scuse e si trovò forzato di malavoglia ad accettare.
Quando venne l’ora di pranzo due pile di lettere distinte erano nell’angolo al posto della montagna disordinata. Quella dei negozi era ben più piccola dell’altra ma ce n’era comunque almeno una trentina.
Desiderando entrambi farsi una passeggiata, si diressero all’entrata, ma una sorpresa era in serbo per loro. I reporters erano stati avvisati della presenza di Albus e stavano aspettando in un angolo con l’intenzione di fargli delle domande e sicuro per avere l’opportunità di scattare qualche foto.
Li vide prima che loro potessero vedere lui ma, nonostante ciò, la passeggiata divenne fuori discussione. Non ebbe scelta ma inviare Albus a casa con la metro polvere e tornò nel suo ufficio fortemente scocciato e determinato a risolvere la questione in un modo o nell’altro.
Nel pomeriggio, proprio prima di tornare a casa, vide la pila di lettere che Albus aveva ordinato e prese una risoluzione.
Ginny era in salotto a leggere della corrispondenza che aveva ricevuto. Harry mise le lettere con le proposte commerciali sul tavolino e le annunciò ‘Ho deciso di rilasciare un’intervista’.
 
   
 
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