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Autore: Marti Lestrange    31/10/2022    0 recensioni
[Grimmauld Place non era la casa spettrale che divenne poi, col tempo, man mano che siamo cresciuti e ce ne siamo andati. Grimmauld Place era la casa dei giochi infiniti, delle risate soffocate dietro qualche tendone, delle fughe da Kreacher, delle eterne partite a carte o Gobbiglie, del fuoco che ardeva nel caminetto e la torta alla zucca, delle scale che erano la nostra nave da governare in un mare in tempesta, e la soffitta la terra straniera e selvaggia da esplorare alla ricerca di tesori nascosti.]
— raccolta partecipante al “Writober” di fanwriter.it ;
I. giorno 7 — piccolo
II. giorno 8 — pallore
III. giorno 10 — undici
IV. giorno 11 — aurora
V. giorno 13 — glicine
VI. giorno 16 — teatro
VII. giorno 18 — stelle
VIII. giorno 19 — polvere
IX. giorno 20 — confessione
X. giorno 25 — sangue
XI. giorno 26 — fratello
XII. giorno 28 — penombra
XIII. giorno 29 — seta
XIV. giorno 30 — giuramento
XV. giorno 31 — paura
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alphard Black, Altro personaggio, Sirius Black, Walburga Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'in the name of the Black.'
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The Sign of the Southern Cross. 

 

XV.

 

[ giorno 31 — paura ]

 

“Zio Alphard?”

“Dimmi, Sirius.”

“Posso farti una domanda?”

Giro il viso verso mio nipote. Siede sulla solita sedia dove siede tutte le volte che passa a trovarmi. Oggi, una luce diversa irradia i suoi capelli scuri. Oggi, sembra tutto diverso. Oggi, sento che la mia vicinanza al mondo degli spiriti è più prossima. 

 

Annuisco. “Certo.” Le domande di Sirius mi piacciono. Non mi arrecano mai alcun disturbo. E mi piace aprirmi con lui, parlare liberamente e con sincerità. Sento di potergli dire tutto, ogni cosa. E ora che l’ho messo a parte anche di cosa c’è stato tra me e Frederick, e di cos’è successo con i Prewett, e dei miei inizi con Lin, e del rapporto con i miei fratelli, ora sento che non c’è davvero più nulla da rimpiangere. 

 

“Hai paura di morire?”

 

La domanda cade nel vuoto per un attimo. È una domanda difficile, se posta da un ragazzo giovane come lui. Sirius non dovrebbe nemmeno pensarci, alla morte. La morte è qualcosa di così lontano, remoto, distante nel tempo e nello spazio, ma immagino che vivere di questi tempi ti porti a domandarti tante cose, anche ciò che non sembra possibile. Voldemort sparge terrore. Ogni cosa - e vita - è appesa a un filo sottile. 

 

Sirius mi guarda, i suoi occhi grigi identici a quelli di Walburga. 

“Ogni tanto sì,” rispondo alla fine.

Lui sospira. Però non aggiunge altro. 

“Ricordi cosa ti ho detto riguardo la paura?”

“La paura deve accendermi. Fare da propulsore al mio coraggio.”

“Esattamente. E ricordi anche cosa ti ho detto riguardo alla mia paura?”

Sirius annuisce. “Hai detto che hai vissuto nella paura. Che la paura si è cibata del tuo cuore.”

 

È il mio turno di sospirare. “Ora che sai tutto di me, ora più che mai, penso tu possa comprendere cosa intendevo. Questa vita che ho vissuto… Non lo so, forse non è stata affatto vita, ma una sospensione nel tempo, un occupare il mondo per un breve periodo per poi scomparire nel nulla. Cancellabile. Dimenticabile. Ecco, forse è questo di cui ho paura: essere dimenticato.”

Sirius tende una mano e prende le mie dita. D’istinto. Cerca un contatto fisico, cosa inusuale per lui. “Io non ti dimenticherò, zio Alphy.”

 

Solo lui può chiamarmi Alphy. Proprio come Walburga quand’eravamo bambini. Ma questo Sirius non lo sa. 

 

Gli sorrido. “Grazie.”

“Neanche Lin ti dimenticherà. Ne sono certo. E neanche Frederick. Di questo non posso esserne certo, ma insomma, quasi certo.”

Mi scappa una risata. Sirius si unisce a me. “Davvero, grazie.”

Mio nipote scuote la testa. “Nah. Non ho fatto niente.”

“Hai fatto ciò che io non ho mai avuto il coraggio di fare io.”

“Questo non fa di me una persona coraggiosa. James lo è. E Remus.”

 

“Ognuno di noi si arma di diversi tipi di coraggio, diversi come sono diverse le nostre paure. Non sottovalutarti mai.”

“Grazie, zio.”

“Nah,” lo imito. “Non ho fatto niente.”

Ci sorridiamo. 

 

⭐︎

 

Mi sono appisolato. Quando mi risveglio, Sirius sta leggendo un libro accanto a me. 

“Che ore sono?” borbotto, la voce roca. 

Sirius posa il libro. “Appena le undici. Hai dormito un’oretta, zio.”

“Scusami.”

“Non preoccuparti. Vuoi che ti chiami Lin? Io dovrei andare.”

Annuisco. “Sì, grazie.”

 

Sirius si alza e poggia il libro sul mio comodino. Il “De Profundis” di Oscar Wilde.

“Ci vediamo domani?” mi chiede.

Gli sorrido e annuisco. Non ho il coraggio di dirgli che forse non ci vedremo più. Sento che non vedrò un’altra aurora. 

“Ti voglio bene, Sirius.”

“Anche io, zio.” Osservo il suo adorabile sorriso da canaglia, la giacca di pelle, i capelli lunghi che gli sfiorano le spalle, e quegli occhi, occhi che mi seguiranno ovunque andrò. 

 

“Sono fiero di te.”

“Non diventarmi sentimentale, adesso, zio Alphy,” ride lui. 

Scuoto la testa. “Non c’è pericolo, sta’ tranquillo.”

Agita la mano un'ultima volta e poi lo vedo sparire oltre la porta. Un sorriso sul volto. 

 

⭐︎

 

“Quel ragazzo spezzerà cuori,” osserva Lin divertita, seduta accanto a me sul materasso, spalla contro spalla, le lunghe gambe magre stese in avanti. 

“Come lo zio.”

Lin scoppia a ridere. “Ci scommetto. C’è un solo cuore che non hai mai spezzato, però.”

“Temo che lo farò a breve.”

Cala il silenzio. Lin stringe la mia mano con più forza, ora. È calda, caldissima, e la mia è già fredda, freddissima. 

“Hai paura?”

Scuoto la testa. Non posso dirle la verità. Non posso spezzarle il cuore. Non ancora. “No,” rispondo quindi. “Penso di aver vissuto la mia parte di felicità, più di quanto mi meritassi.”

 

“Ti sei meritato tutto, Alphard. E ti saresti meritato molto altro, a lungo, finché non saresti diventato bianco e storto. Ce lo meritavamo entrambi.”

“Hai promesso di tenermi con te. E che un giorno saremo uno accanto all’altra, sotto i gelsi in fiore. O il glicine.”

So che Lin sta piangendo. Lo capisco dal modo in cui respira, dal rumore della sua gola che cerca di trattenere i singhiozzi. 

 

⭐︎

 

“Vuoi che chiami il Medimago?” 

“No, Lin, va bene così.”

“Alphard…”

“Sapevi che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Ci siamo.”

“Lo sapevo, eppure speravo non arrivasse mai.”

“Non me ne andrò. Non dal tuo cuore, almeno. So che mi conserverai lì dentro per lungo tempo.”

“Finché vivrò. E anche dopo.”

“Ti porterò ovunque andrò, Lin. Ti amo.”

“Ti amo.”

 

“Puoi restare?” le chiedo subito dopo.

“Resterò per sempre, Alphard.”

Chiudo gli occhi. Rivedo il viso di Frederick come l’ho visto l’ultima volta, più vecchio ma sempre bello, le rughe sotto gli occhi, i capelli spruzzati di grigio, alto e avvolto dalla luce.

 

⭐︎

 

“E così te ne andrai.”

“Sei il primo che entra qui dentro e non mi dice che sono pallido. Un record.”

“Scemo fino alla fine, vedo.”

“Posso dirti una cosa, Frederick?”

“Certo. Quello che vuoi.”

“Mi mancava la tua risata. Non ridiamo così da quanto tempo…?”

"Credo da anni. Sembrano secoli.”

“Mi fai una promessa?”

“Di nuovo: tutto quello che vuoi.”

“Vivi. Vivi una vita lunga anche per me. E ricordami, se puoi. Se vuoi.”

“Certo che voglio. E ti ricorderò sempre, Alphard. Non ti ho mai dimenticato, d’altronde.”

“Sono parole pericolose, possono far riaprire vecchie ferite.”

“E tu sei già abbastanza ferito, lo capisco.”

“Scusa. Non posso. Non ora.”

“Non scusarti. Ne è passato di tempo. E ormai è tardi.”

“Ti ho amato tanto, Frederick. Credimi.”

“Ti credo. Ti ho amato tanto anche io, Alphard.”


⭐︎ ⭐︎ ⭐︎

 

NOTE: siamo arrivati alla fine anche di questa raccolta. Avevo detto che non avrei scritto molto, ma a conti fatti parliamo di quindici capitoli, mica pochi! Alphard e tutti i personaggi coinvolti in questa parte di canon, ma soprattutto di headcanon, si sono presi i loro belli spazi. E non mi dispiace affatto di aver dato loro modo di uscire dalla mia testa così come li ho sempre immaginati. Alphard aveva paura di essere dimenticato, ma può stare tranquillo: non è successo. 

 

Qualche piccola precisazione, ora. Chi ha letto gli altri capitoli della raccolta si sarà sicuramente accorto che gli ultimi due pezzetti arrivano dal capitolo II, con prompt “pallore”. Chi invece ha seguito la raccolta dell’anno scorso sui Black, scritta sempre in occasione del Writober, magari si ricorda del capitolo in cui Sirius fa visita allo zio… Lo lascio qui, per chi volesse rinfrescarsi la memoria e per chi, al contrario, magari è curioso e vuole leggerlo. 

 

Detto ciò, ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa piccola raccolta, e tutti quelli che hanno speso qualche parola lasciandomi un commento lungo la strada ♡ grazie di cuore!

 

A presto,
Marti

 

Ps io intanto sto qui 

   
 
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