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Autore: ChemistryGirl    01/11/2022    8 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
Anno 2062.
Da decenni ormai Londra è divisa in due fazioni. In superficie gli ignari Babbani, affiancati da Streghe e Maghi. Nel sottosuolo, dove si trovano le stazioni e le linee abbandonate della metropolitana, si sono stabiliti le Creature fondando il Sottosopra.
Fra le due società vige un patto di quieto vivere, ora messo a repentaglio da una serie di efferati omicidi che sconvolgono entrambe le comunità. Questi eventi portano a mal contento e atti di violenza da ambo le parti, che potrebbero presto trasformarsi in una vera guerra civile.
Si vocifera che la colpevole sia la latitante Nashira O’Malley, ormai in fuga dalle autorità da cinque anni. Quale sia il suo piano non è chiaro a nessuno, men che meno le sue motivazioni. Si sa solo che la vampira è tornata a casa e pare essere intenzionata ad avere la sua vendetta.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Attenzione! 
Questa storia tratta argomenti delicati ed è sconsigliata la lettura a un pubblico facilmente impressionabile. 
 
 
 
 

Capitolo I

 
 
“La diffidenza rende la vita più difficile tanto a chi la subisce quanto a chi la prova.”
(Roberto Gervaso)
 
 
24 Settembre 2062,
Essex, Epping
 
 
Soho   Nilüfer    Adam 
 
 
Soho, accovacciata su di un muretto, stava seriamente valutando due opzioni: la prima contemplava l’omicidio, ma poi se la sarebbe dovuta vedere con una Nashira adirata e questo non andava di certo bene per i suoi piani a lungo termine visto che contava di campare per un altro centinaio di anni; la seconda era di abbandonare al loro destino i due imbecilli che le stavano di fronte, ma con buone possibilità Adam, senza una supervisione, avrebbe dissanguato Nilüfer, grosso problema visto che comunque Nashira si sarebbe arrabbiata sia con l’assassino sia con quella che se n’era lavata le mani. Comunque la si mettesse la kelpie era destinata a perire per mano della sua migliore amica.
<< Ma dico, non potevi essere un po’ più discreto? >>
Adam squadrò da capo a piedi la fata che, con le mani sui fianchi in una posizione militaresca, ricambiava lo sguardo senza alcun indugio << Avevo fame. Credevo che ormai ti fossi abituata. >> 
Il dito indice di Nilüfer scattò in alto, a pochi centimetri dal naso diritto del compagno che andava un po’ a smussare i tratti troppo delicati del suo volto << Non sto mettendo in discussione il tuo modo di cibarti, ma come lo fai. >> 
Il vampiro, che stava trattenendo l’impulso di spezzarle il dito teso, inclinò il capo di lato << Cioè? >> 
<< Siamo in un piccolo villaggio inglese e tu, tranquillo e serafico, entri alle undici di sera in un pub per procacciarti la cena? Ringrazia che erano solo in tre in quel tugurio. >> la donna si passò una mano in mezzo ai folti e lunghi capelli color cioccolato << Non li hai prosciugati, vero? >> 
<< Secondo te? Certo che no. >> 
La fata atteggiò il viso in un’espressione di palese scetticismo << Ah, davvero? Allora perché Nashira ha mandato me e Soho per farti da balia? >> poi, voltandosi verso quest’ultima e ignorando il dito medio del collega, aggrottò la fronte << Credi che dovremmo entrare e controllare che non abbia fatto una strage? >> 
Soho, che non sapeva se ridere o prendere la testa di entrambi per sbatterle l’una contro l’altra, si massaggiò la tempia sinistra, nel vano tentativo di attenuare un’emicrania che stava crescendo sempre più d’intensità a ogni secondo che passava << Non c’è odore di sangue, quindi lo spargimento è stato minimo e poi sento fin da qui i cuori dei clienti e del barista battere in maniera tranquilla. >>
Prima che i due potessero tornare a stuzzicarsi, la kelpie saltò giù dal muretto e si mise in mezzo. Benché raggiungesse appena il metro e cinquanta e quindi si potesse perdere di vista con facilità anche dietro un cespuglio, la donna era difficile da non notare, non solo per via del fatto che fosse albiana, ma principalmente per i suoi eccentrici outifits. Quel giorno il suo vestiario comprendeva: un paio di Dr. Martens giallo fluo abbinati a un top fatto di paillettes del medesimo colore, un paio di pantaloni color sabbia e con il cavallo basso e in testa un cappello da aviatore. Dire che stonava con l’ambiente e con i due compagni, vestiti in maniera elegante e sobria, era dir poco, ma a lei non importava e guai mai dirle qualcosa a riguardo perché Soho si riteneva una vera icona di stile. 
<< Ora, bambini, è giunto il momento di andare. Potrete tornare a bisticciare una volti giunti all’accampamento. >> 
Avevano attraversato un paio di isolati, quando vennero raggiunti da un verso acuto e stridulo che si propagò nella notte. Nilüfer, riconoscendolo, alzò di scatto il viso e il braccio destro. Dopo pochi secondi un maestoso falco berigora le si depositò sull’arto, per poi strofinare la piccola testa contro la sua guancia.
<< Fammi vedere cos’hai per noi, Bernie. >> mormorò la giovane con un tono più dolce del miele, mentre gli apriva gli artigli di una delle sue zampette. Appena comprese cosa aveva in mano, aggrottò la fronte e sollevò lo sguardo verso i compagni, mostrando contemporaneamente che cosa aveva nel palmo << Il pezzo arrugginito di una targhetta? >>
<< Ragazzi, credo che quello sia un messaggio di Nashira e Balthazar. >> intervenne Soho, che dava loro le spalle e indicava la foresta ai limiti della città. 
Nel punto in cui sapevano si trovasse il loro accampamento, una colonna di fumo si innalzava maestosa sopra le fronde degli alberi centenari, mentre dense nuvole cariche di pioggia si ammassavano a vista d’occhio nel cielo. Lo stridore di una sirena lontana venne coperta dal rombo di un tuono spaventoso. 
Adam, sfilato delicatamente il pezzo di metallo dalle dita della fata, se lo rigirò fra le mani notando la parte di una lettera che pareva una B, poi lo avvicinò al naso. Per un attimo chiuse gli occhi, concentrandosi sugli odori che percepiva, poi, improvvisamente, capì e sollevò le palpebre, mostrando le iridi chiare << So dove dobbiamo andare. Seguitemi. >> 
 
 
§§§
 
 
25 Settembre 2062,
Ministero della Magia Inglese, Pian Terreno
 
 
Virginia    Ryu 
 
 
L’atrio era riempito da numerose voci concitate e il soffitto a volta aumentava la sensazione di cicaleccio continuo. Virginia Sandröm si avvicinò silenziosa agli ascensori, ignorando il nuovo gossip che rimbalzava di bocca in bocca, e si arrestò di fronte a quello che gli pareva avere meno persone davanti. Di fianco a lei, due donne di mezza età discutevano concitate e, inevitabilmente, la giovane agente MSI venne resa partecipe del perché tutti fossero così in fibrillazione. Avendo letto le notizie del giorno mentre faceva colazione, la strega immaginava che tutti stessero discutendo dell’orribile massacro avvenuto a Highgate, ma ovviamente si sbagliava di grosso. 
<< È tornata sul suolo inglese. >> disse concitata la più bassa delle due, i cui capelli color carota parevano una nuvola di zucchero filato per quanto erano cotonati << Mi auguro che i Custodi questa volta non se la facciano sfuggire. >> 
La bionda collega, i cui lineamenti del volto ricordavano vagamente quelli di un equino, sbuffò esasperata, mentre le porte degli ascensori si aprivano e la solita voce meccanica li accoglieva << Ti prego Mellony, non essere ingenua. Le creature non cattureranno mai lei e la sua combriccola, non vogliono. >>
Entrata in ascensore Virginia spinse il tasto per il secondo piano, intanto che le due donne continuavano a discutere ad alta voce tra loro.
<< Ritieni che in realtà li stiano aiutando? >> domandò piena di stupore Mellony, portandosi le dita dalle unghie laccate di rosso a coprirle le labbra sottili.
<< Mi pare evidente. >> replicò l’altra con un tono pieno di boria, spostandosi dal viso una ciocca sfuggita dall’alto chignon << Per tutti i mutandoni di Morgana: sono passati cinque anni e l’unica cosa che i Custodi sono stati in grado di fare è coprirsi di ridicolo inseguendoli per tutto il globo. >> 
<< Beh, se ci pensi Tanya però, a Cipro sono quasi riusciti a prenderli. >> 
La strega, dall’alto del suo metro e sessanta, che però riusciva a sovrastare con facilità la collega, la guardò con pietà e palese orgoglio, tipico di chi si sente più intelligente di chi lo circonda << Cielo Mellony, sei davvero così ingenua? È chiaro che fosse tutta una messinscena. Probabilmente Nashira O’Malley e i suoi non si trovavano neanche su quell’isola. >>
<< Io ho sentito che quando c’è stato il rendez-vous a Cipro in realtà lei e i suoi compari fossero in Ontario. >> si intromise quello che Virginia riconobbe come il Capo dell’Ufficio Trasporto Magico, Bernard White.
Le porte dell’ascensore, ormai completamente pieno, si chiusero con un sonoro tonfo, poi ci fu uno scossone e l’abitacolo andò inizialmente all’indietro, poi finalmente cominciò a salire. 
Le due complottiste, felici di aver qualcun altro con cui elucubrare le loro malignità, si fecero vicine all’alto uomo, facendo sì che l’agente MSI si potesse spostare davanti alle porte.
La voce di Tanya si fece vagamente stridula << Io invece ho sentito che si fossero nascosti a Taiwan. >> 
<< Poco importa dove fossero. >> sentenziò Bernard, sistemandosi i risvolti della giacca << Sta di fatto che i Custodi hanno dimostrato a più riprese di non essere in grado di compiere il loro lavoro. Spero ardentemente che il Ministro Fawley prenda in mano la situazione. >> 
La voce gracchiante dell’ascensore fece sapere che erano arrivati al secondo piano e, appena le porte si aprirono, Virginia sgusciò via, ma non prima di udire una frase preoccupante << Dobbiamo fare qualcosa, le creature stanno diventando ingestibili. >> 
La strega percepì grande tensione in quelle poche parole e, mentre si dirigeva verso la sua sezione, comprese che quello che stava accadendo in quei giorni poteva avere più ripercussioni di quanto si potesse minimamente immaginare. La paura, anche in minime quantità, poteva far diventare una persona a modo ed educata, sospettosa e troppo veloce nello sguainare la bacchetta. 
Superata la massiccia porta a due battenti, la giovane sbucò in un open-space sovraffollato, diviso in cubicoli e che ronzava di chiacchiere e risate. Virginia riconobbe alcuni dei suoi ex-colleghi, che salutò con un sorriso e un cenno del capo, mentre attraversava l’enorme sala in direzione del corridoio che si apriva sulla parte in fondo. Giunse nel lungo corridoio in pochi secondi, grazie alle sue lunghe e veloci falcate, e in altrettanto poco tempo si trovò di fronte a una porta blindata, nessuna targhetta o simbolo indicava cosa ci fosse al suo interno. Sul muro di destra vi era però un tastierino, sul quale la strega digitò il suo personale codice identificativo, che veniva cambiato periodicamente per sicurezza: era meglio non sbagliare la digitazione se non si voleva rischiare di essere circondanti e atterrati, per poi finire in una sala interrogatori buia e angusta. Almeno così gli aveva detto Walter durante il suo primo giorno di lavoro, anche se non sapeva quanto e soprattutto se credere a quello che gli aveva riferito: aveva uno strano senso dell’umorismo lui là. Per fortuna non ebbe modo di scoprire se le sue parole fossero vero o meno perché la porta si aprì, in modo tale che lei potesse entrare dentro un cubicolo di due metri per uno. Appena il battente si fu richiuso alle sue spalle la donna serrò gli occhi e rimase ferma immobile, mentre delle luci stroboscopiche la inondarono dall’alto e dai lati: questa misura di precauzione era ispirata alla cascata del ladro(1) nella Gringott. In questo caso non si rischiava di rimanere bagnati come dei pulcini, al contrario ci si giocava direttamente la vista se non si stava attenti. 
Finita la perquisizione, la strega entrò finalmente nella sala di controllo della Magic Secret Inteligence. Il luogo era ampio, circolare e poco luminoso, visto che la luce era principalmente data dai numerosi schermi che caratterizzavano l’ambiente e che mostravano immagini di ogni parte del globo. Un mormorio incessante, ma delicato, riempiva la stanza e le voci che si accavallavano parlavano ognuna una lingua diversa. La giovane provava un profondo rispetto per gli agenti di collegamento: più volte le loro informazioni e avvertimenti l’avevano salvata da una fine infausta quando era sotto copertura come spia. 
Silenziosamente attraversò la stanza e, prima di uscirne, incontrò una sua collega a cui era particolarmente legata, Corine, che stava tornando alla sua postazione con un’enorme tazza di caffè. Le chiese come stesse con il linguaggio dei segni a cui lei rispose prontamente, lamentandosi del fatto che, se avesse finito il turno sana di mente, sarebbe stato un miracolo. La strega ridacchiò e la salutò, augurandole buona fortuna e buon lavoro. 
Superata la sala ristoro, Virginia si introdusse nei cunicoli che caratterizzavano il luogo: era ormai più che convinta che li avessero fatti così arzigogolati per confondere un eventuale intruso. Giunse in fine di fronte alla porta del suo superiore alle nove e mezza spaccate e non si stupì di trovarla aperta, ma ciò che la sorprese fu il fatto che dietro alla scrivania scura non ci fosse nessuno.
<< Non mi dirai che sei stupita del fatto che Walter sia in ritardo. >> 
Virginia sobbalzò leggermente all’udire una voce profonda e ben conosciuta. Si voltò verso sinistra, individuando immediatamente Ryu Tanaka compostamente seduto sul divano addossato alla parete. L’uomo, con il suo completo elegante, pareva un po’ fuori luogo, sarebbe stato infatti meglio collocato in un ufficio del centro, dove l’odore di denaro impregna ogni cosa; visto i suoi pantaloni neri e la giacca di pelle, lei sarebbe potuta essere la sua guardia del corpo. 
<< Dal messaggio urgente che mi ha mandato questa mattina mi sarei aspettata quanto meno di trovarlo qui. >> la strega si guardò intorno sconsolata << Dove diavolo sarà finito? >> 
Il giapponese scrollò le ampie spalle che riempivano alla perfezione la giacca dal taglio sartoriale << Non ne ho la minima idea, sono qui da una decina di minuti e di lui nemmeno l’ombra. Hai per caso qualche idea del perché ci abbia convocato? >> 
La donna scosse la testa, mentre si sedeva compostamente su una delle due poltrone disponibili, ovviamente quella più vicina al collega << Non ha fatto nessun accenno al riguardo, ha solo sottolineato quanto fosse urgente che mi presentassi qui alle nove e mezza in punto. >> 
<< Quanto meno il tuo messaggio è stato più articolato, scommetto che ti ha scritto come stai e se hai fatto una buona colazione. >> vedendo che la strega annuiva, Ryu sollevò le sopracciglia << Io in compenso ho avuto una breve frase telegrafica “Nel mio ufficio alle nove e mezza.” Credo che sia vero quello che si dice su di lui. >>
<< Cioè? >> 
<< Che analizza i colleghi con cui lavora e che si diverte a irritarli fino a farli impazzire. >> 
Virginia si portò dietro le spalle i lunghi capelli scuri, per poi appoggiarsi contro lo schienale della poltrona << Tu dici? >> 
<< Fammi indovinare, il messaggio che ti ha scritto era tutto zuccheroso e poco professionale, vero? >>
I grandi occhi di un azzurro cristallino, ereditati dal padre, si fecero più cupi e si assottigliarono pericolosamente << Sì. >>
<< E dimmi, da quando sei un agente MSI, che tu sappia, quante squadre ha cambiato? >> 
<< Credo tre… oddio, non mi dirai che se ne sono andati tutti per colpa sua. >> 
<< I motivi ufficiali sono i più disparati, ma sostanzialmente sì. >> Ryu piegò leggermente il busto verso la giovane collega << I grandi capi hanno pure scommesso su quanto dureremo noi. >> 
Virginia si drizzò a sedere, orripilata da quello che aveva appena scoperto, ma stranamente la curiosità su un particolare irrilevante ebbe la meglio sulle domande che le affollavano la mente << Quanto credono che dureremo? >> 
<< Poco meno di un anno. >> 
<< Ma come osano! >> scattò su indignata la donna, mentre il loro capo squadra entrava nella stanza. 
<< Chi è che ha osato farti saltare la mosca al naso, Ginnina? >> 
La strega, all’udire quel soprannome tanto odioso, fulminò con lo sguardo il nuovo arrivato, poco importava che fosse il suo superiore e il nipote del Ministro della Magia Inglese: in quel momento avrebbe solo voluto strozzarlo. 
Walter, che era arrivato all’altezza della sua scrivania, estrasse dal porta matite il righello e lo puntò contro la sua sottoposta << Okay, visto il tuo sguardo assassino non voglio più saperlo, grazie. >> 
<< Hai qualche caso per noi? >> domandò Ryu, rimanendo comodamente seduto sul divano.
<< Sì, ma vi ragguaglierò al riguardo strada facendo. Dobbiamo andare la più presto nell’Essex, precisamente all’Epping Forest. No Virginia, tu vai per prima. Il tuo sguardo da psyco mi spaventa e perciò non ti voglio avere alle mie spalle. >>
 
 
§§§
 
 
Secondo Livello, Sezione Auror
 
 
Jason    Noelle 
 
 
Jason Perseus Underseaq agli Auror freschi di accademia incuteva un rispetto reverenziale e una sottile ma persistente paura, in fondo essere alto quasi due metri e possente come un dio norreno poteva produrre quell’effetto e di per sé questa cosa faceva oltremodo divertire l’uomo. In realtà era la persona meno minacciosa o pericolosa e quell’aria da duro la manteneva solo a beneficio dei cadetti che addestrava; per il resto era più assimilabile a un cucciolo pieno di energie ed estremamente dolce, impossibile da non amare o almeno era così per la maggior parte delle persone che incontrava lungo il suo cammino, ma qualche eccezione c’era sempre. Fatto sta che la sua stazza e le sue dimensioni lo avevano aiutato in diverse situazioni e anche quel giorno non fu da meno, visto che riuscì ad aprirsi un varco in mezzo a un gruppetto di Auror che stavano accalcati nel corridoio per non si sa quale motivo; ebbene, al suo solo comparire, tutti si fecero da parte, neanche Mosé era stato altrettanto veloce a far dividere in due le acque. 
Fischiettando contento, il mago salutò con un cenno del capo o della mano alcuni dei suoi colleghi, ma non si fermò a chiacchierare, visto che aveva un compito da svolgere, quindi superò in fretta l’allegra combriccola e si diresse verso l’obitorio. 
<< Ehilà, bella gente! >> salutò allegramente, varcando la soglia. Certo non si aspettava nessuna risposta dalle povere anime che sostavano all’interno di quel luogo, ma quanto meno si aspettava di trovarci Noelle. Si guardò intorno, ma di lei nemmeno l’ombra, solo un cadavere aperto sul lettino di metallo al centro della stanza gli diede il benvenuto.
Improvvisamente, con la coda dell’occhio, vide uno strano movimento, lo svolazzare di qualcosa di bianco e, benché Jason non credesse agli zombi o cose del genere, fu per lui naturale fare un balzo di lato e contemporaneamente sguainare la bacchetta. 
Noelle, con le sopracciglia inarcate, guardò prima la bacchetta e poi il collega << Ti andrebbe di abbassarla? >>
<< Per tutte le mandragole, Noelle! >> Jason fece quando richiesto e prese dalle mani della strega uno scatolone << La vuoi smettere di comparire all’improvviso? Prima o poi mi farai venire un infarto. >> 
Roteando gli occhi al cielo, la donna si diresse verso il suo gentile ospite che l’attendeva disteso sul tavolo delle autopsie << Sei venuto tu qui, esattamente come ho fatto a spaventarti? >> 
Appoggiato lo scatolone su di uno sgabello, l’uomo si voltò verso la collega << Sono entrato e tu non c’eri, non mi hai neanche risposto. Secondo te perché mi sono spaventato? Sul serio, smettila di fare queste tue entrate in scena silenziose, soprattutto qui, mi fai venire i brividi. Comunque dov’eri? >> 
La medimaga indicò con il capo la porta aperta, vicino all’ingresso da cui era entrato poco prima il mago << Ero andata nel magazzino prove per recuperare gli abiti del mio nuovo amico. Visto che Sarah non ha ancora avuto modo di analizzarli, sono stati messi lì. >> 
Jason, rimanendo ad almeno tre lunghi passi di distanza dal cadavere, aggrottò la fronte mentre la bionda si infilava i guanti di lattice << Come mai? Lei e Jordan non sono ancora tornati dallo Steel? >>
<< No, sono ancora lì a fare le ultime domande e a controllare che non ci siamo lasciati dietro qualche indizio importante. >> 
<< Non li invidio per niente. >> borbottò l’uomo, per poi avvicinarsi allo scatolone all’interno del quale Noelle stava rovistando << Cosa stai cercando? >> 
<< Residui della droga che lo ha fatto andare all’altro mondo. >> 
<< Beh, cosa ti aspetti? Che abbia delle pilloline nelle tasche? Improbabile. >> incrociando le mani al petto, l’Auror lanciò uno sguardo verso il volto fresco del giovane mago << Dal suo aspetto quasi non si direbbe che fosse un tossicodipendente. >>
<< Mai dire mai. >> mormorò Noelle, mentre cercava una qualche tasca segreta all’interno della giacca del defunto. 
Dopo qualche minuto si lasciò sfuggire uno sospiro di pura frustrazione, tant’è che attirò l’attenzione del collega. 
<< Che hai? >>
<< Non ha senso. >> sbottò la medimaga, mollando l’abito nello scatolone e indicando con la mano il cadavere << Non c’è un minimo di logica. >> 
Jason si strinse nelle spalle << Capisco che faccia rabbia vedere un ragazzo finire così, quanti anni avrà? Venti? Purtroppo però la dipendenza e l’overdose non guardano in faccia nessuno, poco importa l’età, il sesso o l’estrazione sociale. Abbiamo almeno scoperto come si chiama? >>
<< Sarebbe bello saperlo, ma la sua identità è ancora un mistero. Le impronte digitali non ci hanno portato a nulla, quindi non è mai stato schedato. >> la strega si piazzò dall’altro capo del tavolo rispetto al collega e spalancò le braccia << Non riesco a trovare un indizio che sia sensato. È tutto un fottuto mistero. >> 
<< Ti prego Noelle, sii più chiara. >> 
<< Va bene. Come sappiamo entrambi, visto che purtroppo abbiamo seguito troppi casi del genere, i tossicodipendenti scelgono la sostanza di cui farsi e difficilmente passano a qualcosa di completamente diverso, al massimo vanno su delle robe affini. Insomma chi vuole solo sballarsi si fa di marijuana, tranquillanti e hashish, al massimo, sporadicamente, si calano le ketamine. Giusto? >> vedendo il mago annuire, la donna continuò con la sua spiegazione, fomentata dal poter esporre ciò che aveva scoperto << Ebbene, dalle prove che ho catalogato, parrebbe però che questo ragazzo si facesse di ogni droga disponibile, cosa appunto impossibile. Guarda il naso, arrossato e irritato, si faceva di cocaina. Le braccia hanno invece i segni inconfondibili che si iniettava, con grande probabilità, l’eroina. Le sue dita giallastre invece ci dicono che era un grande tabagista, che di sicuro non fa bene ma è di certo il minore dei mali, però che insieme a quello si fumava anche l’oppio e il crack. Le leggere abrasioni della mucosa orale ci raccontano che gli piacevano anche le pillole di ecstasy e ice(2). >>
Jason rimase un attimo in silenzio, guardando il corpo disteso fra di loro: si poteva davvero arrivare a tanto? << Non puoi esserne certa finché non fate le analisi del sangue. Inoltre dal suo aspetto non si direbbe che si facesse di così tante droghe, insomma non è emaciato e la sua pelle è liscia, non ha nessuna imperfezione, se non si tiene conto delle leggere occhiaie. Il rossore al naso potrebbe passare per allergia o per un raffreddore e le dita >> l’Auror scosse le spalle << come hai detto tu sono indice anche di chi fuma troppo tabacco. Gli unici segni inconfondibili sono le punture sulle pieghe dei gomiti. >> 
Gli occhi di Noelle si illuminarono, come se fossero arrivati al nodo centrale della questione << Quindi da quanto diresti che è finito nel giro della droga? >> 
Il mago prese un profondo respiro, poi lo lasciò andare velocemente insieme alla risposta << Bah, un paio di mesi. >> 
<< Già, lo avevo supposto anch’io prima di aprirlo. >> disse la medimaga, per poi dargli le spalle per meno di un minuto e prendere così il fegato. 
L’ex Tassorosso, ritrovandosi l’organo a pochi centimetri dalla faccia, si scostò schifato << Per Tosca, Noelle! >>
<< Il suo fegato è completamente distrutto e così la maggior parte dei suoi organi interni e tutto ciò non ha senso. Visto le droghe di cui parrebbe si facesse e dello stato delle sue interiora avrebbe dovuto essere devastato anche all’esterno. I primi effetti di qualsivoglia sostanza stupefacente si hanno all’esterno e poi all’interno. Per arrivare a una tale distruzione degli organi ci voglio anni di abuso prolungato. Scommetto, che quando gli aprirò il cranio, troverò il suo cervello lesionato e forato in più punti. >> la strega si soffermò a guardare il volto del giovane sconosciuto e mormorò quasi fra sé e sé << Se non fosse stata per l’overdose, sarebbe comunque morto per il collasso di tutti gli organi interni entro un paio di giorni. >> 
Jason, che con il braccio destro si avvolgeva la pancia e con la mano sinistra si tappava il naso, si fece forza e si avvicinò di un paio di passi al cadavere. Guardò all’interno della cassa toracica aperta per verificare quanto gli aveva detto la collega, non che non si fidasse, ma gli sembrava giusto farlo, per provare a comprendere appieno la nuova informazione << Se è impossibile, che cosa significa allora? >> domandò con una vocina stridula, a causa delle narici che teneva strette tra il pollice e l’indice. 
Noelle, con ancora in mano il fegato, dischiuse le labbra, ma nessun suono ne uscì per diversi secondi, poi scosse le spalle << Non lo so. È la prima volta che vedo una cosa del genere: è eccitante e curioso, ma anche spaventoso. >> 
<< Perché spaventoso? >>
Riposto l’organo nella bacinella, la donna arricciò il naso << Temo il risultato delle analisi. >> 
Visto che la collega non aggiunse altro, il mago decise di non punzecchiarla perché sembrava persa dalle sue elucubrazioni e non voleva rischiare che lo coinvolgesse in qualche modo, magari costringendolo a fare da assistente << Hai riferito quello che hai scoperto ai superiori? >> 
<< Beh, non farei venire qui Helena o qualcun altro solo per una supposizione e poi non ho ancora finito l’autopsia, magari scopro qualcosa in più. >> detto questo prese in mano una piccola sega dalla lama circolare, l’attivò per poi spegnerla subito dopo << Poi, ora che ci penso, anche se volessi chiamare lei o Gaspard non potrei: sono usciti dal Ministero una quindicina di minuti fa. >>
L’Auror, che si era nuovamente allontanato dal tavolo quando la bionda aveva attivato la sega, aggrottò la fronte << Se ne sono andati? >> 
<< Sì, sono usciti insieme a Mason per non si sa bene cosa. >> indicando vagamente con la mano in direzione della porta, continuò << Quando sono andata a fare pausa caffè ho sentito che i nostri colleghi ne discutevano, non hai notato il campanello là fuori quando sei venuto qui da me? >>
<< Ciò significa che nessuno firmerà la mia richiesta di uscire prima? >> 
Il tono lamentoso del collega fece sorridere Noelle << Temo che dovrai attendere il loro ritorno, al momento chi è al comando è Gary Jones e, da quanto ne so, non ti sopporta. >>
<< Sei troppo buona, mi detesta quel nanetto. E io che speravo di tornare a casa in tempo per preparare il pranzo ai gemelli, che ingiustizia: è da giorni che cerco di vederli, ma sono sempre impegnati con gli allenamenti. >> il mago si appoggiò alla fredda parete stringendosi la mano al petto, all’altezza del cuore come una vera diva del cinema << Mi toccherà chiamarli e disdire l’appuntamento. >> 
<< Mi dispiace. >> la donna gli sorrise con compassione, poi sollevò le sopracciglia, come se le fosse venuta in mente un’idea geniale << Se hai bisogno di passare il tempo puoi aiutarmi con… >>
<< No, grazie. >> Jason non diede modo alla collega di terminare la frase e le sorrise calorosamente << Non ci tengo neanche un po’ a sporcarmi di sangue e di residui vari, quindi me ne andrò a spettegolare con gli altri. A presto, mia cara. >>
L’uomo si accomiatò con un vago saluto militare e poi fuggì velocemente dall’obitorio, lasciandosi alle spalle Noelle che lo salutò con un cenno della mano un po’ fanciullesco e divertito insieme. 
 
 
§§§
 
 
Londra, Steel
 
 
Sarah    Jordan 
 
 
Sarah osservava con aria critica il seminterrato del night club in cui avevano fatto la retata il giorno prima. Il luogo era perfettamente in ordine, identico a come lo avevano trovato. Chi ci lavorava se n’era andato con calma, visto che i piani di lavoro erano lucidi e gli armadietti spogli. Le uniche cose che si erano lasciati dietro era un vago odore di candeggina e un cadavere.  
La donna studiò nuovamente la piantina dell’edificio e come era successo poco pima la sua fronte nivea si corrugò per il disappunto. Non capiva il perché, ma aveva come la sensazione che qualcosa non tornasse nella struttura dello stabile, benché le dimensioni riportate in scala erano le medesime di quelle reali. 
Fissando lo sguardo sulla parte di fondo, come se questa gli potesse dare le riposte che andava cercando, sentì un rumore di passi cadenzati scendere lungo la scala. Non si prese il disturbo di voltarsi, avendo riconosciuto nel suono armonioso il passo tipico di Jordan.
<< Trovato qualcosa di interessante? >> gli domandò l’uomo appena messo piede nel laboratorio, senza però nessuna particolare inflessione nella voce. 
<< Solo una tremenda emicrania. >> come a voler sottolineare quanto detto, la bionda si massaggiò brevemente la tempia destra << I dipendenti ti hanno detto qualcosa di nuovo? >>  
<< Erano parecchio impegnati a svuotare i loro armadietti… >>
<< Non potevi aspettare che finissero prima di interrogarli? >> la strega lo interruppe con una nota infastidita nella voce, che venne ignorata dal collega, che si appoggiò con il fianco a uno dei tavoli immacolati. 
Lo Spezzaincantesmi le scoccò un sorriso indulgente che fece irritare ancor di più l’ex Serpeverde << Le persone tendono a non misurare le parole quando sono impegnate a fare altro, quindi intavolare una conversazione amichevole può portare a risultati inaspettati. >>
<< Conversazione amichevole? >> le domandò, inarcando il sopracciglio.
<< Sì, insomma avere un atteggiamento rilassato e meno impostato. >> 
<< Quindi ci hai chiacchierato. >> riassunse Sarah, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi ad una delle pareti.
<< Esatto, per l’esattezza ho anche flirtato con Dahlia, una delle bariste. >>
La donna roteò gli occhi al cielo << Allora hai scoperto qualcosa di interessante? >> 
<< Sostanzialmente hanno confermato quello che avevano detto nelle prime dichiarazioni: erano pagati per non fare domande per certe stranezze, come nel caso di vedersi comparire di fronte persone mai viste dal seminterrato, e non hanno mai avuto il piacere di conoscere il loro capo, visto che tutto era gestito dal manager del locale… >> 
<< Manager che è scomparso nel nulla. >> lo interruppe storcendo il naso, visto che la compagno non gli stava dicendo nulla di nuovo. 
Jordan si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito << Se mi lasciassi finire almeno un discorso sapresti che qualcosa di nuovo c’è in verità. >>
A quelle parole la strega si sentì colpito sul vivo, quindi si limitò a fargli un cenno con la mano in modo che proseguisse nel suo racconto. 
<< Ebbene tra i vari aneddoti che ho sentito oggi solo uno era davvero interessante. Billy, uno dei bodyguard, ha assistito a una discussione tra il nostro sfuggevole dirigente e del suo ancor più misterioso superiore. >>
Sarah si staccò dalla parete con gli occhi che luccicavano << Candice Adams, un vero e proprio fantasma. Mi vuoi dire che l’ha vista? >>
<< Mi dispiace deluderti, ma non ha avuto l’occasione di vederla poiché la nostra abile donna d’affari si trovava dentro una berlina. Ha solo sentito la sua voce minacciare Jack, il manager, dicendogli che era “compito suo trovarne altri e di liberarsi dei pesi morti se ci teneva alla sua paga esosa, ma ancor più alla sua vita”. >> 
I due Auror si voltarono contemporaneamente verso il pavimento, nel punto preciso in cui avevano ritrovato il corpo senza vita del giovane che ora era nell’obitorio del Quartier Generale.
Dopo un minuto di silenzio, la strega inclinò il capo perplessa << Ma trovare che cosa? >> 
L’uomo scosse le spalle << Billy non ne ha idea, ha sentito solo quella parte di conversazione perché poi è stato distratto da un tizio che ha tentato di superare la fila per poter entrare nel locale. Mi ha solo detto che Jack pareva essere terrorizzato da quella donna. >>
<< Non è riuscito a prendere la targa, vero? >>
<< Solo parziale. >> il mago estrasse il block-notes in cui aveva preso appunti << LA6, il che ci dice che è stata immatricolata qui a Londra, ma senza il resto è impossibile ritracciarla. >> 
Sarah, che aveva affiancato il collega, lesse velocemente le postille riportate con scrittura chiara ed elegante, quasi d’altri tempi << Non è molto, però è un inizio. È una pista su cui possiamo lavorare. Hai scoperto qualcos’altro? >>
Jordan rigirò rapidamente i fogli, ripercorrendo i brevi interrogatori che aveva condotto << Uhm, la mia amica Dahlia mi ha detto di aver visto il nostro amico defunto discutere con una ragazza. >>
<< Potremmo avere la nostra assassina quindi? >> 
Il mago arricciò il naso << Improbabile, la barista ha detto che questa discussione è avvenuta a inizio serata, intorno a mezzanotte, e che la giovane dopo la lite se n’è andata via dal locale. Visto che la morte del ragazzo risale poco dopo l’una e mezza è altamente improbabile. Ho pure chiesto a Billy se l’avesse incrociata e mi ha confermato di averla vista salire su un taxi e sparire nella notte. >> 
La strega aggrottò la fronte palesemente perplessa << La conoscevano? >> 
<< Già, era una assidua frequentatrice di questo locale, come il nostro caro deceduto. >> 
<< Fammi indovinare, non sanno i loro nomi. >> 
L’Auror si strinse nelle spalle << Venivano pagati il triplo rispetto a qualsiasi altro night club per non fare domande e ciò implicava anche che non dovessero interessarsi a i clienti, era severamente proibito intessere qualsivoglia relazione con loro. >> 
<< Cazzo. >> sbottò la donna passandosi una mano in mezzo ai setosi capelli << Ogni indizio ci conduce a un vicolo cieco. >>
Jordan, si infilò le mani in tasca e scrutò con attenzione la collega << Tu invece hai trovato qualcosa? >> 
<< No, purtroppo sono stati molto attenti ha ripulire bene prima di svignarsela. Però… però c’è qualcosa che non mi convince nella planimetria del locale. >> l’ex Serpeverde si avvicinanò nuovamente al tavolo sul quale aveva disposto i vari fogli << Penso che andrò a spulciare fra gli archivi del Ministero per trovare una cartina più vecchia. Questa riporta la data di tre anni fa, ovvero quando questo magazzino venne riconvertito in locale: potrebbero aver modificato qualcosa. >>   
<< Forse più che al Ministero dovresti fare un salto al Comune Babbano. Questo edificio faceva parte di una fabbrica di assemblaggio, quindi è probabile che loro abbiano ancora le vecchie piantine. >> 
<< Ci avevo già pensato, ma speravo di dovermi evitare tutte le scartoffie del caso. >> Sarah si lasciò sfuggire breve sospiro, per poi scuotere la testa << Va bene, torniamo al Quartier Generale per fare rapporto, poi mi metterò in moto per chiedere i permessi necessari. >>
Il mago seguì silenziosamente i passi della collega con un ghigno stampato sul volto: il male assoluto per ogni Auror non erano i delinquenti, ma sarebbero sempre state le scartoffie burocratiche.
 
 
§§§
 
 
Londra, Brompton Road
 
 
Helena    Gaspard    Mason    Livari    Makoma    Martin 
 
 
La facciata della stazione fantasma, in terracotta rossa, risaltava in mezzo alla via poco trafficata del quartiere e, benché fosse abbandonata da decenni, non aveva perso il suo smalto, tanto da riuscire ad attirare ancora l’attenzione dei londinesi distratti e dei turisti affascinati. Le arcate semicircolari, all’altezza del primo piano, erano talmente imponenti da costringere chi le osservava a inclinare indietro il capo per poterle osservare in tutta la loro bellezza. Le finestrelle bianche e l’oblò sopra l’entrata, invece, rallegravano l’edificio, tanto che era difficile credere che, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne usato come centro di comando dell’artiglieria antiaerea inglese. Helena, superando il battente scuro, si domandò quante cose potessero raccontare quelle mura erette più di centocinquanta anni fa. 
Il vociare concitato del mercato la avvolse e la ridestò dai suoi pensieri: passare dall’esterno, dove erano posti gli incantesimi di protezione, quieto e silenzioso, all’interno era una sorta di doccia fredda. Al pian terreno della vecchia stazione infatti era stato allestito il più grande agglomerato di bancarelle gestito da creature e maghi insieme. Nonostante la scissione avvenuta cinque anni prima, il “Bazar dell’Ovest” (così veniva soprannominato) era rimasto in piedi e sempre affollato, per quanto fosse sufficiente un non nulla per far partire una disputa o peggio ancora una rissa. Per tale ragione il luogo era piantonato sia da Auror sia da Custodi che scrutavano la folla come dei falchi e, allo stesso tempo, si studiavano con circospezione: nessuno aveva una vera giurisdizione, sembrava infatti di essere nel vecchio west. Sta di fatto che il mercato era una vera mecca per molti, sia maghi che creature, perché i commercianti mettevano in vendita cose che l’altra fazione voleva disperatamente e viceversa. Molti burocrati avevano provato a mettere fine a quel agglomerato improbabile e altamente pericoloso, insomma era come stare seduti su un cumulo di polvere da sparo, ma chiunque ci avesse provato aveva sempre perso o si era arreso di fronte alla testardaggine dei venditori e dei clienti.
Helena, affiancata da Gaspard e Maigret, seguiva silenziosa Mason che si muoveva sicuro nell’ambiente praticamente sconosciuto agli altri due. Salirono una rampa di scale, che li portò a una specie di balconata e sulla quale, un tempo, si affacciavano gli uffici della stazione. Il soffitto a botte era fatto di vetri che riflettevano il tempo all’esterno, ma che impedivano ai raggi solari di penetrare, più che altro una sorta di protezione per i rari vampiri diurni che mettevano piede fuori casa. Camminando verso la loro destinazione i tre passarono vicini a diversi Auror e anche a diversi Custodi, il comportamento di questi ultimi attirò l’attenzione della donna: molti li ignorarono, come se fossero invisibili o poco importanti, ma alcuni li scrutavano con sospetto e malcelato odio. Uno in particolare però fu più audace di tutti: era seduto sulla ringhiera e dalla borraccia che aveva legato alla gamba faceva uscire un filo di acqua con cui stava giocando distrattamente, appena il selkie notò il loro arrivo il sorriso divertito si trasformò in un vero e proprio ringhio, gli occhi azzurri divennero di un blu scuro, simile al mare in tempesta, e il filo d’acqua si cristallizzò in una lama di vetro. 
Gaspard, che aveva calato sul capo un cappellino di lana, le si avvicinò << Non ci vuole attaccare, ci vuole solo impaurire. >> 
Helena, che sapeva di potersi fidare delle parole del collega essendo il miglior profiler del Quartier Generale, strinse la mascella, mentre sosteneva lo sguardo del giovane Custode di Seconda classe << Perché? >> 
<< Occhio per occhio. >> la voce profonda e pacata del mago le fece distendere i nervi tesi << Lui ha paura di noi, ma non vuole che noi lo sappiamo, quindi ci vuole ricambiare con la stessa moneta. Mantieni per qualche secondo il suo sguardo, poi, con calma, distoglilo e mantienilo sulla schiena di Mason. >> 
La strega fece quanto detto dall’amico e appena lo ebbero superato, ogni traccia di tensione scomparve, lasciando dietro di sé però un vago disagio, che cercò si scacciare scrollando le spalle e drizzando la schiena. 
<< Devono sapere chi noi siamo visto come ha reagito. >> commentò Gaspard distrattamente, per poi dare una veloce carezza al pastore belga che lo affiancava e che non aveva reagito in alcun modo al ringhio del selkie << Bravo Maigret. >> 
L’animale sollevò il muso per meglio ricevere la coccola ed estrasse la lingua che penzolò da un lato, iniziando a trotterellare felice per i complimenti ricevuti.
<< Sì, sei proprio un bravo ragazzone. >> lo lodò nuovamente il mago, sorridendo in risposta al comportamento del cane. 
Giunti alla fine della balconata si arrestarono di fronte a una porta di vetro e metallo, che, come sapevano bene, custodiva una sala riunioni che era stata adibita apposta per gli incontri tra i vertici del Sottosopra e del Ministero, quando questi non volevano andare a “casa dell’altro” per così dire. 
Mason appoggiò la mano sulla maniglia, ma, prima di ruotarla, si voltò verso di loro << Vi ricordate cosa ci siamo detti? >> all’accenno di assenso di entrambi, il capo Auror annuì a sua volta << Diamo inizio al divertimento allora. >> 
Scivolarono all’interno della stanza uno dopo l’altro, come una processione silenziosa. Un enorme tavolo ovale occupava buona parte dell’ambiente; sulla parete di destra erano affisse cartine di Londra e del Sottosopra, insieme a una vecchia lavagna e a dei volantini babbani rimasti lì nel corso degli anni, la parete di sinistra era vuota e quella alle loro spalle, invece, aveva una piccola finestra che dava su Brompton Road. La parete infondo era al contrario caratterizzata da un porta posta vicino l’angolo sinistro, mentre il resto del muro era caratterizzato da una serie di ripiani di legno su cui erano riposti bicchieri, tazze, caraffe e almeno una ventina di bottiglie di varie dimensioni e colori. Livari Lindgren, Capo dei Custodi, si trovava proprio vicino agli scaffali, da cui aveva preso, poco prima, un bicchiere, dalla forma tronco-conica, e in cui aveva versato almeno tre dita di Gin. L’ibrido, alzando lo sguardo cristallino sui nuovi venuti, si esibì in un sorriso cordiale e quasi caloroso, in totale contrasto con il suo aspetto, che veniva reso cupo e pericoloso dal completo che enfatizzava il suo fisico slanciato, mentre i tatuaggi tribali, che sbucavano dal colletto della camicia, erano assimilabili a un silenzioso monito. L’uomo sollevò il bicchiere nella loro direzione, a mo’ di saluto e di domanda al tempo stesso << Volete favorire? >> 
Mason, che fra i tre era quello che di certo aveva più confidenza con le creature presenti, si esibì in un cenno di diniego << Siamo in servizio, ma grazie per l’offerta. >> poi lanciò una breve occhiata al drink << Credevo che ti piacesse di più il whisky. >>
Livari si portò il bicchiere alle labbra e annuì, dopo aver ingollato un lungo sorso, scoccò un sorriso al mago<< Non mi dovrei stupire della tua buona memoria, Alya mi ha sempre detto che avevi una grande attenzione per i piccoli dettagli. >> si strinse nelle spalle e infilò la mano libera nella tasca dei pantaloni scuri << Per tua informazione prediligo il whisky quando posso accompagnarlo con il cioccolato e qui purtroppo non c’è, con mio grande rammarico. >> 
Il Capo Auror sollevò leggermente le sopracciglia e inclinò il capo, ma non aggiunse altro, si limitò a continuare la sua camminata verso il fondo della sala, punto in cui erano seduti Makoma e Martin.
La vampira si sollevò con grazia dalla seggiola con l’alto schienale, aiutata al contempo da Martin che la prese con delicatezza dall’avambraccio per darle sostegno. Il Capo Clan regalò un veloce sorriso al selkie, dandogli un buffetto sul dorso e poi si diresse con regalità verso i nuovi venuti.
<< Grazie per essere venuti fino a qui. >> disse andando loro incontro, per poi fermarsi a pochi passi. Le labbra, rese nere dal rossetto scuro, si incurvarono in un sorriso educato, mentre studiava, da sopra il bordo degli occhiali rotondi, i due Auror alle spalle di Mason << Loro devono essere Helena Charlotte Schuyler e Gaspard Dubois, è un piacere conoscervi di persona finalmente. >> 
I due diretti interessati fecero un cenno del capo rigido, essere conosciuti da una donna che aveva attraversato letteralmente più di cinque secoli faceva una certa impressione, metteva addosso una soggezione e un rispetto quasi reverenziale. Non sapendo dunque bene come comportarsi in una situazione così banale si limitarono alle solite frasi di circostanza. 
La vampira non smise un attimo di sorridere ai due, annuendo ai loro saluti e ai loro brevi commenti, poi si chinò all’altezza del pastore belga, che era rimasto per tutto il tempo vicino al padrone: silenzioso e composto come una statua << E lui chi è? >> 
<< Ah, non lo conosci? >> intervenne Livari, appoggiando il bicchiere ormai vuoto su uno degli scaffali << Pensavo che avessi invitato qualcun altro oltre a noi senza dirmelo. >> 
La donna lanciò un’occhiata tra l’ammonitrice e il divertito all’uomo che le fece un occhiolino scherzoso di rimando.
Gaspard inclinò il capo di lato << Lui è Maigret. >> spiegò, mentre il cane annusava educatamente il palmo della mano che la vampira gli aveva allungato.
Vedendo che l’animale rimaneva al suo posto e non si sporgeva per annusarla ulteriormente o per chiedere qualche carezza, Makoma si sollevò e si girò verso il Capo degli Auror << Il detto “il simile attrae il simile” in questo caso è completamente fuori luogo: i tuoi sottoposti sono oltremodo gentili ed educati, a differenza tua che sei un vecchio brontolone. >> poi si rivolse a bassa voce ai diretti interessati, mettendosi al contempo una mano di fianco alla bocca come se non si volesse far sentire << Da quando lo conosco non l’ho mai visto ridere, neanche un minimo accenno. Assurdo, no? >> 
Mason, roteando gli occhi al cielo e ignorando una specie di risata mascherata da colpo di tosse di Gaspard, indicò le sedie << Credo che sia meglio completare le presentazioni e occuparci del perché siamo tutti qui. So che per voi il concetto dello scorrere del tempo sia diverso dal nostro, ma vi pregherei di non farcene perdere più del dovuto. >>
Makoma sollevò le mani in segno di resa << Va bene, brontolone che non sei altro. >> dirigendosi verso i suoi compagni, indicò prima uno e poi l’altro << Loro sono Martin José Vasquez e Livari Lindgren, rispettivamente Vice e Capo dei Custodi. >>
La piccola combriccola, concluse le dovute formalità dettate dalla buona eduzione, si ritrovò seduta in un segmento del lungo tavolo. 
Mason, che era accomodato a un braccio di distanza da Livari, andò diritto al punto << Suppongo che i tuoi sappiano che il caso dei fuggitivi è passato agli agenti MSI. >> 
A quelle parole, Martin, che si trovava alla sinistra di Makoma, sollevò il mento e gli occhi scuri si tinsero di un nero simile alla pece. 
A quanto pare questo passaggio di consegne non era stato per nulla gradito, si ritrovò a pensare Gaspard, che volutamente si era seduto il più lontano possibile da tutti, ma anche in una posizione ottimale per studiare la reazione di ogni attore coinvolto in quella strana recita.
Livari si sistemò meglio nella seggiola in cui si era adagiato placidamente, attirando così l’attenzione su di sé ed evitando al contempo che iniziasse un diverbio fin dalle prime battute << Sì, ci è stato riferito il cambio e lo abbiamo accettato, seppur a mal in cuore. >> l’ibrido si esibì in un mezzo sorriso, che sapeva di condiscendenza e sfida << Sono certo che i vostri agenti sapranno riuscire là dove noi abbiamo fallito. >> 
Mason socchiuse leggermente gli occhi << È quello che faranno. >> 
Helena, che fino a quel momento era stata in silenzio, prese la parola con voce delicata e pacata << Quando ritenete che le due squadre si potranno incontrare? >> 
Livari si grattò il mento, nuovamente rilassato come se nulla fosse accaduto << Io e Martin abbiamo già scelto i componenti, dobbiamo solo comunicare loro la situazione e avevamo intenzione di farlo dopo aver concluso qui. Da quanto ne so, la vostra è già rodata: la squadra Omega, se non sbaglio, giusto? >> 
<< Sì, sono tra i migliori. >> annuì il Vice-Capo Auror, spostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso << Non li abbiamo però ancora messi al corrente, come voi volevamo attendere la fine di questo colloquio. >> 
<< Mi fa piacere che ci muoviamo allo stesso modo. >> constatò l’ibrido, voltandosi poi verso il suo Vice che rimaneva quieto e silenzioso << E tu che temevi che non saremmo andati d’accordo. >> 
<< Non ho mai detto che tu avresti avuto dei problemi. >> la voce di Martin parve ai maghi roca e graffiante, come se non fosse abituato a parlare molto. << È inutile fingere che le differenze fra di noi non siano un ostacolo: la diffidenza fra le due parti potrebbe essere un problema. >> 
<< Vi posso garantire che le persone della nostra squadra sono tutti di mentalità aperta. >> Gaspard interruppe le carezze che stava elargendo con placida noia a Maigret e si sporse leggermente sul tavolo per attirare l’attenzione << Non ci saranno episodi di razzismo o di insubordinazione. >> 
<< E voi? >> domandò Mason, inarcando il sopracciglio destro << Anche voi potete promettere la stessa cosa? >>
Un lento sorriso si aprì sul volto di Livari << Certamente. >> 
<< Uhm, ne sono felice. >> il Capo Auror si appoggiò allo schienale della seggiola << Avete portato i fascicoli dei vostri uomini? Voi sapete bene chi sono i componenti della nostra squadra, ma noi invece siamo allo scuro di chi avete scelto. >> 
<< Volete per caso metterci qualche paletto? >>
Mason sostenne senza problemi lo sguardo duro di Martin << Non è nostra intenzione, ma ci piacerebbe sapere con chi dovremo lavorare. >> 
<< Comprensibile. >> Livari sollevò una valigetta metallizzata che, fino a quel momento, era stata appoggiata sul pavimento tra la sua seggiola e quella di Makoma. La aprì ed estrasse un plico spesso e pesante che lasciò cadere con un tonfo sul tavolo << Tutto vostro. >> 
Gaspard frenò la corsa dei fascicoli spinti con energia dall’ibrido verso di lui, per poi lanciargli un’occhiata perplessa: perché mai darli a lui se era stato Mason a chiederli? 
Il Capo dei Custodi si strinse nelle spalle con nonchalance << Non sei tu il miglior profiler degli Auror? Sono certo che siano più utili fra le tue mani che in quelle dei tuoi superiori. Se dovessi ritenere che qualche elemento non sia adatto non esitare a riferirmelo. >> gli occhi chiari dell’uomo tornarono nuovamente sulla persona alla sua destra << Ora i vostri, prego. >> 
Al sopracciglio inarcato del Capo Auror, Livari rispose con un sorriso conciliante << Ovviamente sappiamo già chi sarà coinvolto, ma anch’io voglio essere preparato a ogni evenienza. >> inclinando la testa di lato con finta innocenza, l’ibrido gli tese la mano destra << Un “do ut des”. >> 
Mason sollevò leggermente il mento, infilando al contempo la mano dentro una tasca interna del suo lungo pastrano, dal quale estrasse un solo foglio piegato. Di fronte a cinque paia di occhi, picchiettò la pagina con la punta della bacchetta facendo così comparire i sei fascicoli richiesti. 
<< Grazie. >> l’ibrido prese la cartella contenente gli incartamenti e la ripose al sicuro all’interno della sua valigetta. 
Helena, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, si fece avanti << Per quanto riguarda il dove svolgere le indagini avevamo pensato di creare un passaggio bidirezionale tra una delle nostre sale riunioni e una delle vostre, in modo tale da evitare problemi di giurisdizione o semplicemente organizzativi. >> prima che le più che normali rimostranze prendessero forma, la Vice-Capo Auror rassicurò le tre creature che aveva davanti << Ovviamente imporremmo degli incantesimi in modo tale che solo le persone della squadra possano passare attraverso il portale. >> 
Makoma con i gomiti appoggiati ai braccioli della seggiola, intrecciò le dita e un sorriso soddisfatto le incurvò le labbra scure << Vedo con piacere che avete pensato a ogni dettaglio, ne sono contenta. Ci abbiamo messo meno del previsto. >> 
Martin, che teneva la schiena dritta e staccata dalla spalliera, in una chiara posizione di disagio, fissò lo sguardo su Mason << Credo che ci sia dell’altro di cui ci vogliono parlare. >> arricciò il naso e socchiuse gli occhi scuri, che passarono velocemente da un mago all’altro << Puzzate di ansia e timore. >> 
Livari strinse brevemente le labbra: non gli pareva carino scoppiare a ridere alle parole del suo braccio destro, aumentando l’imbarazzo degli Auror, benché fosse vero che sprigionassero tensione da ogni poro.
Mason, che probabilmente era quello meno intimorito dei tre, si adagiò contro lo schienale e prese un profondo respiro << Dobbiamo parlare dell’Incantesimo di Contenimento. >> 
 
 
§§§
 
 
Sottosopra,
Sede dei Custodi, Piano -1
 
 
Dagmar    Hera 
 
 
Dagmar, tenendo i palmi ben adesi alle orecchie, attendeva con impazienza di poter parlare, mentre il suo superiore svuotava il caricatore contro una sagoma posta a cinquecento metri di distanza. Nell’armeria dei Custodi si trovava infatti un poligono da tiro, conosciuto anche come uno dei luoghi preferiti e più frequentati da Hera Barrows; per la giovane era stato fin troppo facile trovare il Capo della Classe S.
Quando finalmente il frastuono terminò, Dag si avvicinò alla donna a passo svelto, ahimè le era vietato svolazzare all’interno del poligono, e riprese il suo discorso << È necessario, anzi essenziali che io li abbia. >> 
La vampira abbassò i paraorecchie, lasciandoli adagiati intorno al collo, e spinse un tasto sotto il ripiano che aveva davanti a sé, facendo così scivolare il bersaglio verso di loro << Se non mi ricordo male lo scorso anno hai fatto la stessa richiesta ed è stata accettata. Cos’è? Hai spaccato tutti e cinque i monitor? >>
La sagoma si arrestò di fronte a loro: cinque colpi erano perfettamente raggruppati all’altezza del cuore, mentre gli altri cinque si trovavano all’altezza del cranio.
<< Wow, spaventosa. >> borbottò Dagmar tra l’ammirata e l’affascinata, attirando lo sguardo freddo della cecchina << In senso buono, giuro. Per quanto riguarda i monitor, comprendo le tue rimostranze, ma questi sono il meglio del meglio in circolazione e io ne ho bisogno. >>
<< Puoi desiderarli quanto vuoi, ma non credo che convincerai quelli della contabilità in questo modo. >> 
L’ibrido si fece più vicina, mentre l’altra mise la sicura alla sua Sig Sauer P226 e iniziò a smontarla con efficienza e rapidità << Ammetto che l’anno scorso ne avevo una necessità disperata visto che i miei vecchi ormai non riuscivano più a stare al passo con il quantitativo di dati che io gestisco ogni minuto e quelli attuali funzionano più che bene, ma quelli nuovi… >> 
<< L’hai già detto almeno una decina di volte: “Sono mille volte meglio e hanno l’interfaccia neurale più recettiva di sempre”. >> la imitò la vampira appoggiando i componenti della pistola sopra al tavolo che si trovava alle spalle di ogni postazione dei i tiratori, per poi cominciare una minuziosa pulizia dell’arma.
<< Esattamente! Non posso neanche immaginare che cosa sarei in grado di fare con una tecnologia del genere. >> gli occhi grigio scuro di Dag brillarono di una luce febbricitante e di pura brama mentre immaginava i monitor che avrebbe voluto tanto avere.
Hera sollevò brevemente le sopracciglia, senza però distogliere l’attenzione dal lavoro che stava compiendo << Fai una richiesta scritta alle risorse umane e alla contabilità, magari aggiungici un resoconto delle prestazioni degli schermi e di come potrebbero migliorare il tuo lavoro. >> 
<< Già fatto, ho pure preparato una presentazione in PowerPoint. >> Dagmar estrasse la chiavetta USB dalla tasca destra della sua corta tuta color panna, abbellita da una decorazione floreale. 
La vampira si appoggiò una mano sul fianco e inclinò il capo vagamente esasperata << Allora che cosa hai bisogno da me, per davvero? >> 
<< Di uno scarabocchio. >> l’ibrido tirò fuori dalla tasca sinistra un foglio spiegazzato che aprì, cercò di lisciare contro la coscia e che poi consegnò al superiore << Se avessi il tuo appoggio forse avrei una maggior possibilità che accolgano la mia richiesta. >> 
Letta velocemente la richiesta, la cecchina prese un profondo respiro e allungò la mano destra. Quel semplice gesto suscitò una grande gioia e una serie di “Grazie” ripetuti all’infinto da parte di Dagmar, che le posò al contempo la penna nel palmo della mano. 
Appena ebbe firmato e riconsegnato il foglio alla sottoposta, la porta del poligono da tiro venne aperta e sulla soglia comparve Livari, le cui spalle larghe erano sottolineate dal completo scuro che indossava. 
<< Hera devo parlarti. >> l’uomo, con una mano sprofondata nei pantaloni e con l’altra che teneva stretta una valigetta, fece un cenno del capo << Seguimi nel mio ufficio. >>
La vampira annuì, dopo di che riassemblò la sua Sig in meno di un minuto e infine si voltò verso Dagmar << Consegna tutto quello che devi alla contabilità, poi concentrati sul tuo lavoro: se non mi sbaglio tu e Lucien avete un compito da svolgere. >> 
L’ibrido annuì velocemente, mentre seguiva il suo capo fuori dal poligono << Ci siamo già messe d’accordo, tra una quindicina di minuti ci dobbiamo incontrare al suo laboratorio. >> 
<< Ottimo, ora vai. >> 
Dag salutò allegramente i due superiori, scambiando anche un divertito occhiolino con il Capo dei Custodi, per poi scomparire dietro un angolo. Hera e Livari si soppesarono un per un istante, poi il secondo fece un cenno della mano in direzione della strada opposta intrapresa dalla mezza fata << Andiamo. >> 
 
 
§§§
 
 
3° Piano
 
 
Sibylle    Lucien 
 
 
Nel piccolo e angusto ufficio ogni cosa era ordinata e messa al suo posto, anche i giornali che riempivano quasi per intero la scrivania erano sistemati in pile ordinate e ben organizzate. La stanza era priva di finestre, solo un bocchettone per l’areazione, che si trovava in un angolo del soffitto, garantiva il ricircolo d’aria e l’unica luce che illuminava l’ambiente proveniva dalla lampada posta sullo scrittorio. 
Sibylle, sprofondata nella sua poltrona, teneva appoggiato sulle sue cosce l’ultimo numero del “The Hidden Echo”(3), la cui prima pagina era divisa in due parti: la superiore riportava la tragica morte della famiglia Brennan avvenuta a Highgate, mentre quella inferiore era occupata dalla notizia che Nashira O’Malley fosse tornata sul suolo inglese. Le lunghe dita affusolate della donna sfioravano con delicatezza la foto della vampira, in una specie di carezza. Una crudele nostalgia e un dolore mai del tutto sopito le riempirono il cuore; sicuramente la sua natura da banshee non l’aiutava in questo caso, ma probabilmente non avrebbe neanche voluto essere diversa da come era, significava altrimenti che si pentiva della sua vita e delle meravigliose persone che aveva incontrato lungo il suo complicato cammino e così non era. Ogni volta che ripensava a quello che era successo cinque anni prima, a come tutto quello che lei conosceva si fosse improvvisamente ribaltato, Sibylle aveva l’impressione che il respiro le venisse a mancare: in una sola notte aveva perso due delle donne che più contavano per lei, una brutalmente assassinata e l’altra ingiustamente accusata di un crime non commesso, perché la banshee era più che certa che Nashira, per quanto arrabbiata o delusa, non avrebbe mai ucciso sua sorella maggiore. Avrebbe voluto gridare la sua insofferenza, la sua rabbia e la sua indignazione contro chiunque, ma sapeva che a nulla sarebbe servito perché era consapevole che per la maggior parte delle persone era più semplice accettare una bugia facile che una dura verità
Il suono conosciuto di passi felpati e delicati fece sorgere un piccolo sorriso sulle labbra di Sibylle, che sollevò lo sguardo chiaro per incastonarlo in quello scuro di Lucien. 
La kelpie si trovava dall’altra parte della scrivania con un cupcake alla vaniglia in mano e con la fronte corrucciata << Dovresti smetterla di rintanarti qui tutta da sola. >> 
La banshee studiò con infinto amore materno il dolce che venne posato sull’ultimo numero della “Civetta di Minerva”(3), benché lei non si cibasse di nulla non aveva cuore di rifiutare il pasticcino donatale della giovane perché sapeva che era il modo di quest’ultima di dimostrare affetto << Ti ringrazio. >> 
La scienziata forense lanciò un’occhiata al giornale che il suo superiore teneva in grembo e, ovviamente, il suo sguardo venne attratto dalle foto dei fuggiaschi; due furono però quelle che generarono sentimenti diametralmente opposti: quella di Nashira provocò in lei rimpianto e malinconia, mentre quella di Balthazar le causò insofferenza e l’inizio di una vera urticaria lungo tutta la schiena. Per tale motivo le sfuggì uno sbuffo infastidito che attirò su di sé lo sguardo perplesso della banshee. 
<< Ripeto che non dovresti startene tutta sola a fissare i giornali, sai che quello che solitamente viene scritto ti fa rabbuiare. >> non volendo spigare il perché del suo sospiro irritato, Lucien indicò con il pollice alle sue spalle << Credo poi che tu mi debba dare qualcosa. Presto Dagmar sarà qui. >> 
A quelle parole il medico si alzò di scatto dalla seggiola e si infilò in un unico fluido movimento il camice che aveva appoggiato allo schienale, andando così a coprire il bianco maglione e i pantaloni della tuta grigi che indossava << Giusto, giusto. Me ne stavo quasi dimenticando. >>
Sibylle uscì velocemente, attraversò il corridoio e entrò nel laboratorio, che condivideva con la kelpie e che si trovava proprio di fronte al suo ufficio. Borbottando come una ciminiera la banshee si mise a trafficare tra scaffali, scatole di varie dimensioni e dei flaconcini di plastica. 
Lucien si passò la mano nel folto caschetto, rendendo ancora più voluminosi i capelli che le incorniciavano il viso ovale, mentre la frangetta nascondeva quella che per la giovane era un vero e proprio cruccio, ovvero la sua fronte che, a detta sua, era troppo spaziosa << Lile, calmati. Ho detto che Dag sarà qui tra cinque minuti, non tra tre secondi. >> 
Accostando la donna, la kelpie iniziò a riempire i piccoli flaconi con una ventina di pillole di una tonalità rosso carmino(4), mentre l’altra arricciò il naso << Meno persone sono coinvolte, meglio è. >> 
Roteando gli occhi al cielo, Lucien annuì per tranquillizzare la banshee. La quale sistemò le boccette riempite in una scatoletta di cartone completamente anonima e, quando fu riempita con sei flaconi, la richiuse con attenzione, sigillandola con dello schock.
<< Portalo all’ufficio postale prima di tornare a casa. >> 
La scienziata forense annuì, mentre apriva la zip della sua borsa a tracolla, fatta a maglia, di un bianco panna, che si abbinava alla perfezione con la giacca nera che indossava << Infatti pensavo di consegnarlo dopo aver concluso con Dag. Spero di fare in tempo. >> 
<< Fare in tempo per cosa? >> la voce allegra di Dagmar, che pareva essere stata evocata dalle parole della kelpie, fece sobbalzare la povera Sibylle che si portò la mano al cuore. 
<< Benedetta ragazza, piantala di comparire così all’improvviso. >> la rimproverò la banshee, mentre la diretta interessata si grattava la testa e faceva una piccola linguaccia a mo’ di scusa.
Infilata la scatoletta nella borsa e dopo averla richiusa, Lucien scosse le spalle con nonchalance << Spero di riuscire a concludere tutte le mie commissioni prima di sera, odio rimandare al giorno dopo. >> 
<< Uhm, anch’io. Soprattutto perché, se rinvii, ti ritrovi nel tuo unico giorno libero della settimana a recuperare quello che hai lasciato indietro, a dir poco fastidioso. >> staccandosi dallo stipite della porta e sistemandosi la giacca con le nappe nere che aveva recuperato dal suo ufficio prima di passare per il laboratorio, l’ibrido sorrise allegramente alla collega << Pronta? >> 
Lucien annuì con fermezza << Pronta. >> 
 
 
 
 
(1)Cascata del ladro: è una cascata d'acqua, che cade direttamente sopra i binari utilizzati dai carrelli della Gringott. Il suo scopo è quello di lavare via ogni travestimento o incantesimo usato dagli occupanti del carrello che scorre attraverso di essa. La si vede nel settimo libro, quando Harry, Ron e Hermione decidono di derubare la Banca dei Maghi.
(2)Ice: anfetamina che può essere sia fumata che masticata; è un fortissimo stimolante del sistema nervoso che fa sentire eccitati, euforici ed i suoi effetti durano dalle 8 alle 24 ore. Scatena aggressività, allucinazioni, depressione e porta a disturbi renali.
(3)”The Hidden Echo” e “Civetta di Minerva”: testate giornalistiche di invenzione di Pacifico (che ringrazio tanto per la sua smisurata fantasia); il primo è il principale giornale del Sottosopra, il secondo invece è un giornale dei maghi che fa concorrenza alla “Gazzetta del Profeta”.
(4)Rosso carmino: tonalità molto scura del rosso.

 
 
 
 
Angolo Autrice

 
Salve a tutti quanti. 
Sì, sono davvero io e non sono un miraggio (quasi non ci credo di essere qui). 
Vorrei scusarmi infinitamente con tutti voi per aver impiegato più di un anno a pubblicare questo primo capitolo. Purtroppo, come è intuibile, ho avuto una grave blocco, aggravato soprattutto dal fatto che ho avuto dei problemi personali che, per ovvie ragioni, mi hanno completamente privato della voglia di scrivere. Ammetto che più volte mi sono messa davanti al computer per buttare giù qualcosa, ma alla fine venivo presa da un gran fastidio e, se anche riuscivo a scrivere qualche riga, alla fine cancellavo tutto perché odiavo quello che avevo prodotto. Ovviamente non è una scusante valida per avervi lasciato in sospeso, senza neanche un capitolo dopo aver selezionato gli Oc che mi avevate affidato con grandi aspettative. Capirei se molti di voi non volessero più avere che fare con me, ma spero ardentemente che possiate darmi un’altra possibilità perché ci tengo davvero a portare avanti questo progetto (come anche il Residence). So che è una magra consolazione, ma spero di tranquillizzarvi dicendovi che ho già messo in cantiere il secondo capitolo di questa storia e ho iniziato da poco il terzo del Residence. 
Vi chiedo nuovamente scusa per il mio orribile ritardo e spero davvero che possiate perdonarmi. 
So che è un angolo autrice parecchio corto, ma non so che altro scrivere se non “Scusatemi”.
Vi auguro una buona giornata e a presto. 
Chemy
   
 
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