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Autore: niny95    04/11/2022    4 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13
 
James e Ingrid ne avevano parlato a lungo ed erano arrivati alla conclusione che quello era proprio il momento più propizio. Le pattuglie erano impegnate a fare sì che il coprifuoco venisse rispettato e loro potevano davvero agire indisturbati. 
Se doveva essere del tutto onesta, a Ingrid un po’ dispiaceva aver usato Emma in quel modo, la donna era veramente in gamba e se si fossero conosciute in occasioni diverse sarebbero andate sicuramente d'accordo. Fece spallucce, d'altronde com'è che si diceva? Il fine giustifica i mezzi, vero? 
«È ora di andare.» disse James dandole una lieve gomitata e sistemandosi il passamontagna sui corti capelli biondi. 
Ingrid annuì, scendendo dall'auto con passi incerti, calandosi nella parte. 
Non appena arrivò all'ingresso del museo gettò un’occhiata  al vigilante, un normale uomo di mezza età: grassoccio, capelli brizzolati, gettava di continuo occhiate ansiose all'orologio che portava al polso, forse per far sì che il suo turno finisse più in fretta.  
Ingrid tossì richiamando l'attenzione dell'uomo, Omar, stando alla targhetta che portava attaccata alla camicia «Mi scusi.» disse calcando maggiormente il suo accento «Sa indicarmi la strada per il Granny's?» mosse le mani velocemente «Ho perso la cognizione del tempo e adesso non riesco proprio a trovare la strada.» 
Omar si passò una mano tra i capelli imbarazzato «Sì,  certo.» disse ma proprio in quel momento, James, che come da piano doveva già aver disattivato gli allarmi, arrivò da dietro colpendo il vigilante con un pugno.  
«Oh è stato più facile del previsto!» commentò James notando come l'uomo aveva velocemente perso conoscenza «Il poveretto non era un granché, eh?» 
Ingrid scosse la testa indossando il proprio passamontagna, a suo modesto parere quel capo era un vero omicida di stile «Andiamo dai.» disse al marito. 
Avevano appena sostituito il quadro, quando iniziarono a sentirsi le sirene spianate delle pattuglie «Appena in tempo!» commentò James «Veloce, andiamo!»  
Ingrid si guardò intorno un’ultima volta prima di seguire velocemente il marito. 

Appena aveva ricevuto la chiamata, Emma si era alzata più in fretta possibile per raggiungere il museo.
Ma doveva essere stata più irrequieta del previsto, perché, con un mugugno, Killian aveva annunciato il suo risveglio «Che succede?» aveva chiesto poi, stropicciandosi gli occhi nel tentativo di scacciare via il sonno.
«Mi dispiace, non volevo svegliarti.» si era scusata sua moglie, concentrata ad allacciarsi le scarpe. «Qualcuno si è introdotto al museo. Devo andare a controllare. Non preoccuparti, non sarà niente, torna pure a dormire.»
«Chiama Roger.» biascicò Killian mal celando uno sbadiglio «Mi sentirei più tranquillo sapendo che mio fratello è al tuo fianco.» aggiunse mettendo a tacere qualunque protesta della donna.
Emma nonostante tutto sorrise lievemente, era bello vedere che  finalmente suo marito era riuscito a costruire un rapporto col proprio gemello.
Mentre Roger si preparava, Emma aveva prontamente chiamato una pattuglia.
 «Eh insomma, tra COVID e i miei genitori che si fanno vivi dopo anni, stava andando tutto troppo liscio, giusto?» aveva sbottato, stringendo quasi convulsamente il volante del proprio Maggiolino.
«Onestamente, non so perché, ma in cuor mio temevo potesse succedere una cosa del genere.» rispose Roger.
Emma represse la voglia di accasciarsi drammaticamente sul volante facendo suonare il clacson «Anche io.» sospirò «Non so, ho l'impressione che nell'ultimo periodo il destino non voglia saperne di renderci la vita facile.»
Il cognato, per tutta risposta, le aveva dato una pacca confortante alla spalla.
Quando arrivarono al museo, una pattuglia era già lì presente insieme a … Regina.
«Regina, non mi aspettavo di trovarti qui.» la salutò Emma inarcando un sopracciglio appena la vide.
«Avrei licenziato chiunque non mi avesse avvertito all'istante.» rispose la donna poi rivolgendo lo sguardo a un agente che si era appena avvicinato chiese «Scoperto qualcosa?»
L'agente fece spallucce «Sembra tutto invariato, sindaco Mills.» abbassò lo sguardo forse nella speranza di non incorrere nella collera della donna «Il quadro non sembra essere stato spostato.»
Regina gettò fuori una nuvoletta di respiro, che evidentemente non si era resa conto di star trattenendo «Bene, allora. Per il momento è tutto: è tardi e siamo stanchi, torniamo pure a casa. Ci aggiorniamo domani.»
«Questo è molto strano.» borbottò Emma una volta rientrata in macchina «Che senso ha fare irruzione in un museo per non prendere nulla?»
Roger annuì, d'accordo «È vero, ma Regina ha ragione. Siamo stanchi ci penseremo domani, o più tardi che dir si voglia.»
Emma non era certa che sarebbe riuscita ad addormentarsi con tutti quei pensieri che le frullavano in testa, ciononostante annuì.  
  

 
Era passata una settimana e la notizia del tentato furto si era diffusa a macchia d'olio, Sydney non aveva perso tempo a schiaffarla in prima pagina, come l'avesse saputo poi rimaneva un mistero. A volte Emma si domandava se l'uomo non avesse spie sparse un po’ dappertutto.
Emma erano giorni che guardava e riguardava i video di sorveglianza nella speranza di poter trovare il colpevole ma senza risultato, almeno al momento. Lo sceriffo inizialmente aveva scaricato la colpa ai propri genitori «Riflettici: sono arrivati giusto qualche giorno dopo l'arrivo del quadro.» aveva detto, per poi aggiungere «Sempre che siano davvero i miei genitori.»
Roger a sentire quelle parole aveva inarcato un sopracciglio «Emma rifletti, però! Non puoi incolparli solo perché sono nuovi in città, anche io lo sono!» Emma avrebbe voluto rispondere a tono, dire qualcosa, qualsiasi cosa per avvalorare la sua tesi, poi però era arrivata alla conclusione che a parlare era solamente il suo senso dell'abbandono, così aveva annuito distrattamente.
Il ticchettio caratteristico di Regina la distrasse dai suoi pensieri, a giudicare dai passi affrettati la donna doveva essere davvero in collera. Cosa che venne confermata pochi secondi dopo «Non rispondono  per giorni, ma appena succede un imprevisto ecco che si fanno sentire subito!» sbottò infatti.
Emma si scambiò uno sguardo dubbioso con Roger «Regina … che succede?» domandò poi squadrando il sindaco, quasi come cercando la risposta alla propria domanda.
Regina si sedette nella sedia lasciando andare un sospiro «Mi hanno chiamato quelli della National Gallery, pare che abbiano saputo del tentato furto.»
Emma inarcò un sopracciglio «E …? Cosa dicono?»
Il sindaco fece spallucce «Pare che presto manderanno un esperto a controllare che sia tutto regolare.»
«C'era da aspettarselo.» commentò Roger.
Regina lasciò andare un ennesimo sospiro «Qui invece come va? Ci sono novità?»
Emma scosse la testa tristemente.

   Eloise sbuffò, erano giorni che controllava ossessivamente i siti delle varie compagnie aeree, nella speranza di trovare disponibile qualche volo per poter raggiungere Roger, ma nulla. I voli continuavano ad essere bloccati.
Avrebbe potuto ricorrere a treni e autobus, ma mal sopportava la mascherina, l'avrebbe sopportata volentieri per qualche ora ma l'aereo impiegava meno tempo del treno o del bus.
«Secondo me dovresti ponderare l'idea di prendere la macchina di papà.» bofonchiò Helga sedendole accanto.
Eloise scosse fermamente la testa «Non posso fare una cosa del genere!»
«Ti stiamo solo dicendo di guardare il quadro più ampio della situazione.» aggiunse a quel punto Elsa, prendendo posto sul divano, al lato opposto rispetto alla sorella.
Eloise scosse nuovamente la testa «No, no, no! Deve esserci un altro modo! Ne sono sicura.»
«Eloise?» suo padre alzò gli occhi dal giornale riservandole un'occhiata interrogativa «Con chi stai parlando?»
Eloise si guardò intorno in cerca di risposta, le sue sorelle erano di colpo sparite.
«Con nessuno.» rispose flemmaticamente, non poteva certo dire che vedeva le sue sorelle. No, suo padre non avrebbe di certo capito, anzi probabilmente l'avrebbe rinchiusa da qualche parte e non era proprio il caso.
Suo padre annuì, chiudendo il giornale e appoggiandolo sul  tavolo «Capisco, che questa situazione può essere un po’ stressante.» disse alzandosi dalla propria poltrona per sedersi sul divano accanto a Eloise «Ma dobbiamo avere pazienza, solo così ne usciremo presto.»
La donna annuì «Spero tu abbia ragione.» bofonchiò poi.
 

 
«Ancora quel muso lungo?» domandò quel giorno Ivy prendendo posto accanto a Henry «Lo so, ti ha rifiutato. Ma non ti sembra come se avessi tolto un peso dallo stomaco? Okay ci stai male ma almeno sai che a lei non ti interessa.» il ragazzo infatti, da quando era stato rifiutato era spesso con la testa tra le nuvole.
Doveva ammettere che Ivy aveva ragione, si girò verso la nuova amica «Tu che faresti?» 
La ragazza fece spallucce «Mi butterei tutto alle spalle e andrei avanti.» sorrise «Abbiamo solo quindici anni, se ci facciamo abbattere da un rifiuto non viviamo più!»
Henry annuì, Ivy aveva proprio ragione la sua vita non era finita mica! «Hai ragione. Scusami, immagino di non essere stato un buon amico, in questi ultimi giorni.»
La ragazza fece un gesto di noncuranza liquidando la questione come se nulla fosse «Ho saputo del quadro. Deve essere un casino lì a casa tua.» aggiunse poi cambiando abilmente argomento.
Il ragazzo fece spallucce «A casa mia è un casino già da un po’ : mio zio Roger traffica spesso col cellulare controllando le compagnie aeree, Alice borbotta per qualunque cosa sia successa con Robyn e probabilmente perché sa di doversene andare, mamma … a lei ultimamente è successo di tutto, ha rivisto mio padre dopo anni, i suoi genitori si sono fatti vivi soltanto adesso e per finire la batosta del quadro. L'unica a cui sembra non importare tutto questo è Hope!»
Ivy ridacchiò, forse nel tentativo di smorzare un po’ l'umore del ragazzo «Beh immagino! È una bambina, la sua unica preoccupazione è finire i compiti in tempo per poter tornare a giocare. Non la invidi un po’ ?»
Henry sorrise di rimando «Sì, un po’ sì.»

«Ancora non risponde.» disse James girando in tondo nella stanza «Che senso ha avere un cellulare se non lo si usa?» sbottò.
Ingrid sospirò «In un'altra occasione ti avrei detto che stavi esagerando e di rilassarti.» la donna si passò distrattamente una mano tra i capelli «Ma hai ragione, Emma raccontava che la National Gallery verrà presto a indagare.»
James si sedette sul letto accanto alla moglie, provando a placare un po’ la sua irrequietezza «Non possiamo proprio permetterci di star qua quando scopriranno che è un falso.» sospirò «E con lui che non risponde e il coprifuoco che non ci permette di lasciare facilmente la città …»
Ingrid sorrise comprensiva «Lo so, è frustrante.»  disse mettendo la mano sotto il mento dell'uomo e costringendolo a guardarla «Ma almeno siamo in questo insieme.» lui annuì, e lentamente le labbra dei due coniugi si incontrarono in un bacio bruciante, le loro labbra danzavano lentamente , quando si separarono avevano entrambi il fiato corto. Poi James ghignò, baciando languidamente il collo della moglie «Una distrazione mi farebbe comodo.»
Ingrid scosse la testa, iniziando però, a slacciare la camicia del marito.
 
Note: Dunque sarò veloce, veloce!
Stiamo arrivando alal parte clou che progetto da tempo, e sono proprio contenta! Ci tengo molto a completare questa long <3
Come sospettavate Ingrid e James sono proprio interessati al quadro, non sono brava a mantenere il mistero mi sa ahah
E niente, a prestissimo <3
Niny 

  
   
 
  
 
 
 
 
   
 
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