Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: etienne86    09/11/2022    14 recensioni
Nella storia originale siamo a un passo dalla Rivoluzione. Quando Oscar e Andrè raggiungono i loro compagni in caserma il 13 luglio 1789, lei dichiara apertamente il loro legame, la decisione di lasciare l'esercito e seguire il suo uomo, anche di lottare col popolo francese, se lui lo vorrà. E Alain le propone di continuare a guidarli, ma schierandosi coi cittadini in rivolta. La malattia di Oscar rimane un segreto che lei si porterà nella tomba.
Ho immaginato uno scenario diverso...proprio partendo da qui (mentre mia figlia mi ripeteva le lezioni di storia...)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

Bentornato a chi riprenderà i fili di questa mia fic.

Ripropongo il solito “riassunto puntate precedenti”
La storia comincia la sera in cui Oscar va dal medico e scopre di avere la tisi nonchè l'imminente cecità di Andrè.
Alain, che la segue su richiesta di Andrè, preoccupato per le sue condizioni, le parla e la convince a trovare il modo di “lottare” senza mettere in pericolo la sua vita e quella dell'amico.
Dopo un incontro con Bernard, Oscar decide di trasferirsi lontano da Parigi, a Marsiglia, ed intraprendere, insieme ad Andrè, un'attività di propaganda delle idee e degli avvenimenti rivoluzionari, sia attraverso le pubblicazioni su un giornale, sia finanziando una rete di corrieri per la trasmissione delle notizie dalla capitale verso il resto del paese. Chiede ad Alain di prendere il suo posto a capo della Compagnia B della Guardia Francese.
Prima della partenza Oscar parlerà con suo padre, che la invita a portare Marie con loro. Inoltre si unisce al gruppo anche il giovane Sugane, che Robespierre ha portato a Parigi da Arras. Infine, lungo il viaggio sui canali fluviali, raggiungeranno Buffon, una località dove li attende un medico e studioso italiano, Domenico Cirillo, simpatizzante delle idee rivoluzionarie, in viaggio verso l'Italia.
Oscar giunge a Buffon in fin di vita, non può più nascondere ad Andrè le sue condizioni, e decide di sposarlo prima che sia troppo tardi. In realtà, grazie alle cure del medico italiano, la giovane migliora e questo induce Cirillo a ritenere sbagliata la diagnosi di Lassonne: Oscar avrebbe un'affezione polmonare, molto seria, ma non la tubercolosi. Inoltre consiglia ad Andrè di proteggere dalla luce intensa del giorno l'occhio destro, e questo rimedio consente al giovane di non perdere completamente la vista.
Il viaggio prosegue verso Marsiglia, e permette ai nostri di rendersi conto della situazione critica in tutta la Francia: coltivazioni abbandonate, saccheggi indiscriminati, fuga dei nobili.
A Marsiglia vengono accolti dal sindaco borghese, Etienne Martin, un ricco mercante della città e scrivono articoli per il Courier de Marseille, di proprietà di un giovane e cauto rivoluzionario, Auguste Mossy. Il giovane Sugane comincia la sua attività di corriere, col cuore spezzato da un amore non corrisposto per la giovane figlia di Martin.
Oscar viene riconosciuta dal cavaliere di Caraman, il comandante in capo dell'esercito di Provenza, che interverrà per sedare dei disordini nell'agosto del 1789. L'azione ha lo scopo di improgionare i capi rivoluzionari della città, e anche l'editore Mossy finirà rinchiuso nei forti del porto, trasformati in prigioni.
I mesi passano, la situazione a Marsiglia è in stallo e nuoce al commercio della città, fondamentale per l'intera Francia. La Fayette decide di inviare nella città portuale Alain, che si è distinto durante la presa della Bastiglia, per riformare una Guardia Nazionale e permettere all'Assemblea di destituire Caraman e le sue truppe. Il giovane raggiunge i suoi amici e racconta loro lo scopo della sua missione, ed anche il desiderio di lasciare l'uniforme e ritirarsi nei possedimenti che ha acquistato ad Arras, a seguito degli espropri dei terreni appartenuti al clero.
Dovrà anche metterli al corrente di quello che realmente è successo a Versailles con il trasferimento della famiglia reale a Parigi: saccheggi e distruzione che non hanno risparmiato neanche palazzo Jarjayes, costringendo alla fuga i genitori di Oscar. Alain riuscirà a rintracciare madame Marguerite, in un monastero, e la donna, prima di lasciare la Francia, affiderà al giovane un documento con cui trasferire ad Andrè le proprietà dei Jarjayes ad Arras.


Capitolo 20


Avvolto nel suo mantello osservava il mare.

Non l'aveva mai visto prima di arrivare a Marsiglia e ne era rimasto affascinato. Quell'incessante, ritmico movimento di acqua e schiuma, che terminava la sua corsa sulla sabbia fine della spiaggia, perdendo tutto il suo vigore, non finiva di riempirlo di stupore. Gli piaceva quel brillio della fredda luce del mattino sulla superficie increspata dell'acqua, il mormorio incessante delle onde, a volte interrotto dal solitario garrito di un gabbiano in volo.

Li stava aspettando e non si fecero attendere. Riconobbe le due figure che avanzavano sull'arenile, a breve distanza l'una dall'altra: il dottore, minuto e con l'immancabile tricorno calato in testa, quasi una linea nera all'orizzonte, Oscar con la chioma libera e fluente, sopra il mantello, illuminata dal sole di quel mattino invernale.

Erano rimasti in parola di incontrarsi nuovamente, qualche settimana dopo la sua partenza da Chateau Magenta, alla locanda dei pescatori, alla periferia della città.

Per lui quei pochi giorni erano stati faticosi, sebbene l'incontro con Caraman fosse stato meno complicato del previsto. Alain dovette ammettere che il suo nuovo comandante, benchè ideologicamente distante, era un uomo capace, molto ben informato, orgoglioso e concreto. Si sentiva superiore, per grado e per nascita, ma era privo della boria e della inutile vanità che caratterizzavano l'agire di La Fayette. Aveva ben compreso lo scopo dell'arrivo del comandante De Soisson e non intendeva ostacolarlo.

Vieni, entriamo!” gli disse Oscar, non appena l'ebbe raggiunto. Cirillo fece un cenno di saluto col cappello e raggiunse la carrozza per rientrare.

Si sedettero in un angolo appartato, vicino ad un camino annerito, colmo di cenere polverosa, quasi a soffocare le poche braci ancora accese.

Stai bene, Alain?” chiese Oscar.

Lui si sentì quasi imbarazzato dal tono premuroso con il quale gli si rivolse. Si passò le mani tra i capelli.

Si, solo un po' stanco. C'è molto da fare...direi tutto, praticamente”

Voi invece siete diventata ancora più bella...pensava, mentre lei si toglieva il mantello con un movimento fluido, che lasciava ricadere sulle sue spalle i lunghi capelli dorati.

Non avete più l'aria sofferta e gli occhi cerchiati come quella sera, nella carrozza fuori dalla casa del dottor Lassonne. I vostri occhi ora brillano, incessantemente, come il mare qui fuori...

Non le disse una parola, sorrise nascondendo le labbra dietro al bavero della giacca.

Le raccontò invece della completa disorganizzazione della Guardia Nazionale. Nata come Guardia Cittadina di soli volontari, era stata rivoluzionata da Caraman a seguito dell'episodio de la Tourette. Come da tradizione, il comandante aveva nominato tutti ufficiali di estrazione aristocratica o dell'alta borghesia della regione, affidando loro il compito di reclutare nuovi soldati tra i popolani. Questa campagna per rinfoltire le fila dei membri della Guardia era stata fallimentare, nessuno voleva sottostare agli ordini dei nobili. E così Alain aveva dapprima faticato ad individuare possibili graduati tra i pochi borghesi ancora in servizio, poi li stava sostituendo poco per volta agli uomini di Caraman, seminando risentimento ed ostilità nei suoi confronti, mentre aspettava che quest'ultimo gli mettesse a disposizione un edificio, perchà la sua compagnia avesse una sede propria, distinta da quello dell'esercito di stanza in Provenza, e una somma di denaro per le paghe dei soldati.

Penso si potrebbe chiedere ad Andrè di scrivere sul Courier qualcosa a riguardo...un invito, per i giovani della città, ad arruolarsi per salvaguardare i loro quartieri e le loro famiglie...”disse Oscar, dopo averlo ascoltato attentamente.

Grazie...si, direi che sarebbe di grande aiuto. Senza uomini non posso nulla”

Sentì lo sguardo della donna fisso su di lui.

Ascolta, Alain...io sono qui, se avessi bisogno di una mano...”

In effetti- riprese, avvicinandosi a lei- c'è qualcosa che vorrei chiedervi...”

Ti ascolto”

Caraman mi ha parlato di una possibile sede per la caserma dei soldati...vorrei che voi le deste un'occhiata. La posizione del nostro quartier generale è importante, ma sono a Marsiglia da meno di un mese, voi conoscete certamente la città meglio di me...”

Oscar annuì, sorridendo.

Ho forse detto qualcosa di buffo?” chiese

No-replicò alzandosi- il mio era solo compiacimento: sei davvero diventato un bravo comandante”

Alain rise a sua volta, e si grattò la nuca, un gesto infantile dettato dalla lusinga di quell'apprezzamento.

Attesero il ritorno della carrozza che aveva riportato Cirillo a casa e lasciarono insieme la spiaggia.



Nel frattempo Domenico era rientrato a casa. Aveva ancora il piede sul predellino della carrozza quando il rumore scomposto degli zoccoli di Gilsù riempì l'aria.

Gilbert smontò prima che il suo cavallo si fermasse, poi si guardò in giro, nella speranza di trovare qualche domestico nei paraggi a cui affidare l'animale.

Devo riportare la carrozza da madame Grandier” gli urlò il vetturino, mentre già manovrava il mezzo per imboccare nuovamente il cancello e lasciare la tenuta.

Il ragazzo sospirò pesantemente e prese le redini di malavoglia.

Buongiorno, monsieur Sugane! Com'è stato il viaggio?”

Il giovane si voltò, non si era accorto della presenza del medico italiano nel cortile.

Come volete che sia andato? Come al solito!” rispose in modo asciutto.

Polvere, sole, vento, pioggia e poi ancora polvere...” disse come recitasse una cantilena, voltando le spalle all'uomo e dirigendosi verso le scuderie. Strattonò il suo cavallo, che, scovato un ciuffo di erba fresca tra i ciottoli del cortile, stava già brucando.

Cirillo non si fece scoraggiare dai modi sgarbati del ragazzo e lo seguì.

In verità, Gilbert lo preoccupava. L'infelicità protratta era come una malattia: ne vedeva i segni nell'animo di Gilbert, ne coglieva tracce nei suoi modi sciatti, nel tono arrabbiato della voce, ma anche nella poca cura per la sua persona, nella barba rada ma incolta, nei capelli perennemente sporchi e spettinati, nella camminata curva e quasi claudicante, che gli conferiva più anni di quanti realmente avesse.

Vi ci vuole un bel bagno tiepido, Gilbert, e una tazza di the e latte caldi”

Si pentì subito di quei suggerimenti, che certo non potevano avere presa su un ragazzo della sua età. Il ghigno soffocato che seguì le sue parole confermò il suo sospetto.

Vada per il bagno, ma non provate a propinarmi i vostri intrugli disgustosi! Piuttosto un po' di vin brulè, per scaldarmi...”

Cirillo non si scoraggiò. Invitò il giovane ad andare in cucina e, dopo aver chiesto a Marie di predisporre quanto necessario ad un accurato nettoyage, lo raggiunse e si mise a preparare personalmente il vino e le spezie. Lo studiava di sottecchi: i gomiti poggiati sul tavolo, il capo chino e i capelli incolti davanti agli occhi, chiusi.

Si fece coraggio: in fondo non aveva molto da perdere.

Gilbert, ho un'età ed una cultura per cui è difficile che possiate considerarmi un pari...forse più vicina a quelle di un padre, ma non è a questo genere di confidenza che aspiro. Posso tuttavia esservi amico, sinceramente. Potete dirmi cosa tormenta il vostro cuore, cosa vi impedisce anche la più piccola felicità.”

Il ragazzo alzò la testa e lo fissò, stringendo gli occhi.

Non è un mistero, caro ragazzo. Si vede costantemente, in quello che siete...per come vi comportate...”

Io sono questo, monsieur Cirillo” rispose, cominciando a dondolarsi con la sedia.

Un miserabile, cresciuto nella povertà. E quello che vedete è semplicemente il risultato di tutto quello che mi è capitato nella vita”

...e di quello che non vi è capitato” concluse l'altro.

Il ragazzo allora spalancò gli occhi un istante, per poi tornare a fissarli sulle sue mani.

Quanti giorni mancano al 18 marzo?” chiese, mentre si tormentava le unghie, senza alzare lo guardo.

Cirillo stava mescolando il vino riscaldato, e si fermò a quelle parole. Era la data fissata per il matrimonio della giovane Marie Anne Martin.

Ve lo chiedo perchè...è un calcolo che non so fare.”

Questa volta levò lo sguardo verso l'uomo più anziano.

Mi piacerebbe almeno sapere...quanto, quanto ancora rimane...”

Un singhiozzo spezzò quella frase.

Gilbert tornò a chinare il capo, stringendo i pugni.

Non importa...non ditemelo! Non cambia nulla per me saperlo.

Non è ancora il tempo di un mondo dove siamo tutti uguali, dove un povero può almeno provare a suscitare l'interesse di una giovane benestante, non è così?”

A quelle parole, Cirillo pensò immediatamente ad Oscar ed Andrè, ma ritenne saggio non riportare a Gilbert quell'esempio. In fondo aveva ragione.

No, è proprio così, monsieur Sugane. La penso come voi. L'agiatezza e il prestigio, propri o della famiglia da cui si proviene, sono le chiavi per aprire mille porte, anche quelle di una damigella in età da marito. Ma se il fatto di non possederle vi fa sentire una nullità come persona, allora ragionate esattamente come i vostri detrattori”

Si sedette di fronte a lui.

Ci sono due qualità necessarie in un uomo: l'amore ed il coraggio. Sono chiavi pesanti da portarsi appresso, ma aprono porte di cui nemmeno potete immaginare l'esistenza. In voi vedo l'amore...trabocca dal vostro cuore. Adesso però mostratemi il vostro coraggio”

Avvicinò alle sue mani il bicchiere colmo di vino caldo e profumato.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.

Se volete qualcosa che non avete mai avuto, dovete fare qualcosa che non avete mai fatto*, Gilbert! Uscite ogni tanto da queste mura! Cercate di conoscere i luoghi che frequentate, parlate con chi li abita! Siete giovane, non dovreste trascorrere tutto il vostro tempo in sella a Gilsù o rintanato qui a Chateau Magenta. Lì fuori-continuò puntando il dito verso la finestra- è pieno di giovani come voi che si confrontano, discutono, si indignano e lottano, perchè il mondo diventi come voi sperate, un mondo dove tutti siano uguali nei diritti...e nelle possibilità!”

Tacque un istante, poi si alzò per lasciarlo solo. Come per i medicamenti, anche le parole andavano dosate e somministrate poco per volta.

Il vino è perfetto, monsieur Cirillo” disse Gilbert.

Il timbro della sua voce era forte, ora.

Grazie. Penserò a quanto mi avete detto”



Quando sentì le campane suonare le quattro del pomeriggio, Andrè si sfilò il grembiule sporco di inchiostro e si lavò le mani. Era il momento in cui lasciava la stamperia e si avviava a piedi verso St. Barthelemy, sfruttando l'ultima luce del giorno.

Gli operai lo imitarono e alla spicciolata lasciarono tutti l'edificio, lui per ultimo. Chiuse il portone con un grosso lucchetto e alzò il bavero del mantello per proteggersi dall'aria fredda e salmastra che veniva dal porto.

Monsieur Grandier?”
Si sentì chiamare da una voce sconosciuta.
Un uomo completamente vestito di nero, col tricorno calato sulla fronte a nasconderne il volto, lo aspettava davanti ad un'anonima carrozza. Non si mosse.

Prego, monsieur. Il mio signore vorrebbe conferire con voi...non temete” e così dicendo aprì la portiera dell'abitacolo.
Il vostro signore, dite? E chi sarebbe?”
Il servitore si inchinò tenendo la portiera spalancata, senza rispondere.

Andrè esitò un istante. Dal fondo della via uno degli operai si voltò e lo salutò nuovamente. Ricambiò il saluto, poi si risolse a seguire lo sconosciuto e, un istante prima di udire lo schiocco della frusta e a seguire il rumore degli zoccoli sul selciato, pensò, come per una premonizione, che perlomeno qualcuno lo aveva visto montare in carrozza.

                                       

Avevano concluso la visita dell'edificio nel quartiere di Thiers.
Alain aveva fatto strada ad Oscar tra le varie stanze, attraverso lunghi corridoi, per le scale che portavano al primo piano, su un piccolo balcone affacciato sulla piazza sottostante e poi attraverso un porticato interno, fino a giungere ad una piccola rimessa, che poteva fungere da scuderia per i cavalli. Sentiva il rumore dei loro passi, in quei luoghi deserti, e percepiva il suo sguardo attento posarsi e cogliere ogni dettaglio.

Quando ebbero terminato, Alain si sedette sul muretto del chiostro che delimitava il cortile interno.

Che dite, Oscar? E' troppo piccola, vero? Lo spazio non è sufficiente, soprattutto per i cavalli.”

Oscar si appoggiò ad una colonna, a sua volta. Si sentiva stanca. Sicuramente Cirillo l'avrebbe rimproverata per quella giornata piena, senza i momenti di riposo per i quali si raccomandava sempre.

No, Alain, non direi proprio. La posizione è ottima, vicina al porto e al quartiere Panier, le zone più vivaci della città. E allo stesso tempo siete sufficientemente in disparte. Un lungo ed ampio viale vi conduce alla città vecchia, ma lì è tutto un dedalo di vicoli e viuzze...non potresti mai penetrarvi con gli uomini a cavallo, e per farlo dovresti disporre di soldati molto abili, mentre la maggior parte di loro sa stare in sella a malapena ...no...quello che ti consiglio è di gestire la compagnia con una parte a cavallo, una specie di piccolo corpo di cavalleria, che possa raggiungere rapidamente un luogo critico, seguito dalla maggior parte dei soldati a piedi, con un armamento leggero...niente spada, solo il fucile...

Questo di permetterebbe anche di contenere i costi della Compagnia, Caraman non sarà disposto a concederti più di tanto. Accetta questa soluzione e pensa a come adattarti...”

Alain la osservava, sorridendo. Era felice di averla lì, con lui, pronta a dargli consigli. L'ammirazione che nutriva per lei accresceva col tempo invece di scemare, anche se da diversi mesi non indossava più l'uniforme e non era più il suo comandante.

Che c'è da sorridere?” gli chiese, cogliendo l'ilarità sul suo volto.

Non voi manca...tutto questo?” le chiese a bruciapelo.

Siete così capace, e pronta. Basta vedervi muovere e ascoltare le vostre osservazioni per comprendere quanto siate adatta al ruolo di comandante.”

Si sporse verso di lei.

Non vi manca la vostra vita nell'esercito?”

No, Alain, non mi manca, affatto.

Essere un ufficiale, disporre di uomini armati, avere il potere di esercitare il controllo, anche con la forza, anche con violenza, su altri esseri umani...è una grande responsabilità. Ma se a sua volta non si è liberi di decidere secondo i propri principi, se comunque c'è sempre qualcuno che può ordinarti quando e contro chi esercitare questa forza, in questi tempi dominati da disordini e violenza...allora meglio non ricoprire certi ruoli.

Mai come in questo momento sono grata di non dover ordinare a nessuno di sparare, colpire, perquisire, interrogare, arrestare...”

Si alzò e gli toccò un braccio.

Sono fiera per come stai gestendo questo importante incarico, e puoi rivolgerti a me ogniqualvolta avrai bisogno, ma non pensare neanche per un istante che tornerei ad indossare la divisa, o che ne senta la mancanza. Sono stata e sarei un ottimo comandante? Sono sempre stata anche altro, di non meno importante...”

E io sono felice che sia così, che non abbiate rimpianti, che non vi manchi nulla”le disse, stringendo la mano che aveva posato sul suo braccio.

I quattro rintocchi delle campane fecero levare in volo un piccolo stormo di colombi appollaiati sul tetto.

Siete stanca, ho approfittato della vostra generosità. E' tempo che torniate a casa”

Oscar annuì. Si separarono fuori dall'edificio: Alain si diresse verso i forti, all'imboccatura del porto, mentre Oscar salì in carrozza e ordinò di raggiungere la tipografia di Mossy per tornare a casa insieme ad Andrè.

Incrociò gli operai della stamperia che stancamente si dirigevano verso i quartieri alla periferia della città: Andrè non era tra loro e nemmeno lungo la strada che la separava dalla sede del Courier de Marseille.

Con una punta di delusione ordinò al vetturino di girare la carrozza e riportarla a casa.

* questa non è mia...Roosevelt, mi sembra
Sbagliato, dalla regia mi dicono Jefferson (grazie Galla!)




  
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