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Autore: EleAB98    10/11/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XIX – Una Doppia Felicità
 


Alex batteva il piede sull'asfalto e continuava a tormentarsi guardando l'orologio. Da circa una settimana, si sentiva nervoso e piuttosto irritabile. Marta aveva continuato a tacere senza che lui riuscisse a strapparle indizi concreti che gli avrebbero dato conferma della sua reticenza in merito a... a che cosa, di preciso? Non riusciva proprio a figurarsi cosa potesse nascondergli.
Non era mai stato necessario dirle che eventuali segreti tra marito e moglie non dovessero esistere, ma d'altra parte si era dovuto sforzare di chiederle perché, da qualche giorno a quella parte, lei stesse continuando a respingere le sue moine. Sembrava proprio che si fossero scambiati i ruoli. Adesso era lei quella sfuggente, quella che ora aveva un terrificante mal di testa ora una fastidiosa gastrite, ora mal di schiena ora un'altra, interminabile serie di acciacchi che non le permettevano, almeno a suo dire, di fare l'amore con lui con l'entusiasmo e la voglia di sempre. Per farla breve, ne aveva una per ogni sera.

Alex fece una smorfia. Adesso sì che il tarlo del sospetto stava insidiandosi con prepotenza dentro di lui! Non che pensasse che Marta avesse un altro – quello no, stavano per prendere un bimbo in affido, diamine! –, ma qualche cosa doveva pur esserci, no? Ma se non si trattava di un altro uomo, cosa le stava passando per la testa? E perché mai lui non trovava il barbaro coraggio di parlare a cuore aperto? Non era mica un estraneo!

Sospirò, sconfitto. Non aveva mai controllato Marta in nessun modo – e di certo non avrebbe cominciato a farlo ora –, le aveva sempre lasciato piena libertà, malgrado, alcune volte, fosse un poco geloso della sua indipendenza. Non che lui non potesse goderne, certo; però, a differenza sua, aveva cercato la sua approvazione più spesso di quanto pensasse. Senza di lei, lui sarebbe stato il nulla cosmico, ne era più che convinto. E non era, invece, sicuro che potesse valere lo stesso per Marta, malgrado lei avesse sempre sostenuto l'esatto contrario. L'unico argomento che gli dava gioia e che gli consentiva di accantonare  – almeno quando non era assalito dal tarlo del dubbio – tutte le sue preoccupazioni si chiamava Lorenzo. Lui e Marta erano andati a fargli visita, come d'accordo, la settimana successiva al primo incontro, e il bambino si era mostrato ancor più socievole e non meno entusiasta di conversare con loro. Alex, dopo quel pomeriggio, aveva già constatato quanto fosse facile affezionarsi al bambino e, non appena Marta aveva concordato con lui, la speranza, nel suo cuore, era tornata più forte che mai. Eppure... lei continuava, con ferrea ostinazione, a nascondergli quel non so che

Magari è soltanto nervosa, provò a dirsi per l'ennesima volta, mentre scandagliava con lo sguardo la piazza del paese, sempre gremita di turisti e di persone di ogni foggia. Forse questa nuova esperienza riguardo all'affido le provoca più dubbi che certezze. Magari si tratta soltanto di questo. 

Sbuffò con impazienza e spense il sigaro che teneva tra le labbra. Un sorriso cristallino si dipinse sul suo volto non appena vide Gilberto spuntare da un gruppetto di ragazzi che non dovevano avere più di vent'anni. Dio, che bella età, pensò lui, riservando loro una timida occhiata.

«Amico mio!» gridò Gilberto, fiondandosi addosso ad Alex, che ricambiò con fervore la sua stretta. Doveva ammetterlo, gli era proprio mancato.

«Allora?! Avanti, raccontami tutto!» gli disse Alex. Gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla, quindi si avviarono verso il solito bar. «La tua assenza non è passata inosservata in ufficio, te lo dico subito! Gabriella non faceva altro che chiedermi di te. E ogni santo giorno!»

Gilberto inarcò le sopracciglia. «Scusami tanto, ma non si è sposata un annetto fa?»

Alex sorrise, malizioso. «E allora? Non mi dire che non ti sei mai accorto che ti adora! Ti mangiava – e tuttora ti mangia, anzi, no, ti sbrana – con gli occhi a ogni singola riunione! Penso che se tu le avessi dichiarato amore eterno, a quest'ora avrebbe sposato certamente te, altro che!»

Gilberto rimase a bocca aperta. «Ma parli sul serio?!»

Alex continuò a ridere. «Certo che noi uomini siamo proprio degli stupidi, alle volte! Riguardati i filmati delle conferenze fatte all'estero e capirai che ho ragione. Il problema è che tu stavi troppo appresso a Megan per accorgerti di lei e degli sguardi che ti lanciava.»

«Perché non me l'hai mai detto?» fece Gilberto, prendendo posto su un tavolinetto di legno circolare che ospitava già un paio di birre.

Anche Alex si sedette e fece spallucce. «Se metti troppa carne al fuoco rischia di bruciarsi, giusto? Non eri in vena di scherzare con me su cose del genere, perciò ho preferito starmene zitto. Fatto sta che Gabriella, te lo ripeto, avrà sempre un debole per te, nonostante il maritino che l'aspetta a casa.» Gli fece l'occhiolino e Gilberto scosse la testa.

Presero entrambi a sorseggiare la birra. «Allora?» reiterò Alex, gli occhi fissi su di lui. «Novità succose all'orizzonte?»

«A quanto pare sì», rispose l'altro, le mani che tamburellavano sul bicchiere producendo un ticchettio che si mescolava a quello di Alex, che tuttora muoveva il piede sinistro a cadenza regolare. «Inizierò il dottorato il prossimo gennaio.»

«Quindi manca poco!»

«Esatto.»

«Non mi sembri troppo entusiasta, però», osservò Alex inclinando appena la testa.

«Non è questo. Il problema è che... non so, da una parte temo di non essere all'altezza del colloquio che dovrò sostenere.»

«Ma dai, vedrai che il professor Ramondo ti rappresenterà alla grande. Devi avere fiducia in lui.»

«Lo so. Ma il resto devo farlo io.»

«E farai un figurone. Fidati di me. Per il resto... non hai proprio niente da raccontarmi?»

«Bologna è una bellissima città. Piena di vita, di rumore e movida. Ma io non ho fatto granché», rispose Gilberto, senza troppi giri di parole.

«Non sei ancora pronto a tuffarti in una nuova relazione, tutto qui. Ma questo non è un male. Con i giusti tempi, ti riprenderai. Riprenderai in mano te stesso e la tua vita.»

Gilberto gli regalò un sorriso, questa volta per nulla forzato. «E la tua, di vita? Come procede? Novità con Marta?» Questa volta fu lui a sorridergli con velata malizia. «Se capisci che intendo, ovvio.»

Alex svuotò il bicchiere e se ne fece immediatamente riempire un altro. Ed eccola qui, la parte più difficile della conversazione. «Ascolta», tentò, «dovrei confessarti una cosa importante. E devo assolutamente chiederti scusa.»

Gilberto inarcò un sopracciglio. «Tu, chiedermi scusa? E per cosa, si può sapere?»

«Ecco, io...» 

Il cellulare di Alex squillò. Sulle prime, avrebbe tanto voluto ignorare la telefonata, ma Gilberto insisté così tanto che l'uomo, esasperato, schiacciò il pulsante verde del display per rispondere.

«Pronto?» Strabuzzò appena gli occhi. «Proprio adesso...? Una cosa molto importante... Okay... Mi devi parlare... D'accordo, dammi dieci minuti e sono da te... A tra poco...»

«Scusami tanto, Gilberto, ma devo scappare. Marta ha bisogno di me. Non so che cos'abbia, ma mi è parsa molto, come dire... non saprei, il suo tono di voce era strano, come se—»

«Vai, vai, lungi da me dal trattenerti!» replicò Gilberto, un mezzo sorriso a contornare quella scenetta che, vista dall'esterno, poteva quasi apparire comica; Alex aveva un'espressione da pesce lesso, mentre l'altro era perfettamente tranquillo. «Ci vediamo domani. Stesso posto, stessa ora. Okay?»

Alex annuì distrattamente, quindi si avviò verso la macchina. Si sentiva piuttosto confuso, le parole della moglie che ancora gli vorticavano nella testa.

 

Fu lei per prima ad aprirgli la porta; probabilmente aveva sentito il rumore dei suoi passi – le scarpe stringate che portava erano ancora nuove di zecca. Gli rifilò un tenero bacio sulle labbra e Alex lo ricambiò, confortato dal suo sguardo sereno e da quegli occhi che sembravano tradire assoluta felicità.

«Lorenzo verrà qui tra pochissimo», gli disse Marta senza tanti preamboli. «Cenerà stasera con noi. Ho convinto la direttrice ad affidarcelo almeno per questa sera.»

Alex scosse piano la testa. Rimase tramortito da quella notizia.

«Non sei contento?» domandò lei, mentre osservava il marito sfilarsi, in totale silenzio, la giacca.

«Avanti, adesso puoi anche dirmi la verità», disse lui, ignorando la sua domanda. «Conoscevi già Lorenzo, non è così?»

Marta sospirò. «Ebbene sì. Lo conoscevo già.»

Alex tornò a sorriderle. «Così va meglio», le disse, sistemando la giacca sull'attaccapanni.

«Ci siamo conosciuti un mesetto fa», proseguì Marta. «Non appena mi hai detto che la tua intenzione sarebbe stata quella di prendere un bimbo in affido, ho cominciato a raccattare informazioni a destra e a manca. Il tuo discorso mi ha talmente colpita, che sin dal giorno dopo ho provato lo strano desiderio di visitare l'istituto che si occupa di gestire queste difficili situazioni. E così, be'... Lorenzo mi ha letteralmente conquistata. Ed è stato lì che mi sono accorta che il tuo desiderio di avere un bambino era anche il mio, senza contare che si è rafforzato ancora di più da quando...» Si interruppe per un breve istante. «Insomma, sulle prime ero molto spaventata, ma poi... poi ho capito che mi sentivo davvero pronta, e... e che volevo un figlio anch'io. Sì, mi piacerebbe tanto adottare Lorenzo», gli confessò. «Tutti i bambini meriterebbero di avere una famiglia.»

L'uomo rimase di sasso. Il suo cuore, però, stava battendo a mille all'ora. E ne stava dicendo, di cose! Senza proferir parola, tirò a sé Marta e l'abbracciò forte. Non riuscì a soffocare i singhiozzi di gioia che, inevitabilmente, lo investirono abbattendo, al tempo stesso, quella dura corazza che aveva eretto attorno a sé. Era la prima volta che si ritrovava a piangere tra le braccia di Marta, abituato com'era ad affrontare il dolore in perfetta solitudine. «Io non... io non so cosa dire», proruppe dopo qualche istante. «Sotto sotto speravo che potessimo un giorno adottare un bambino, però...» Scosse la testa, tornando a guardarla. Era così incredulo, il momento che stava vivendo gli pareva un sogno. Si asciugò il viso cosparso da lacrime. «Non credevo che avresti cambiato idea così presto. Cioè, pensavo che ti fossi già affezionata molto a Lorenzo, ma non credevo fino a questo punto.»

«Quel bambino ha sofferto tanto, Alex. E se penso alla gioia che deve aver provato sua madre nel portarlo in grembo, io...» Si bloccò nuovamente, come se avesse perduto le parole. «Lui non può rimanere da solo. Ha bisogno di noi.»

Alex non riusciva proprio a smettere di sorridere. «Quando arriverà?»

«Credo tra una ventina di minuti. Sarà la stessa direttrice a portarlo qui. Nel frattempo, mi aiuteresti ad apparecchiare la tavola?»

«Sempre che io riesca a distinguere un coltello da una forchetta. Sono troppo emozionato!»

Marta scoppiò in un'allegra risata, e Alex la seguì a ruota. Dopo la telefonata ricevuta, si sarebbe aspettato di tutto da Marta, ma di certo non quella dichiarazione fatta così, a cuore aperto. Se si trattava di un sogno, qualcuno doveva prendersi la briga di svegliarlo – e al più presto!

Cominciò a trafficare con le posate mentre Marta iniziò a preparare il tacchino arrosto. Tutto d'un colpo, gli sembrò che ogni cosa avesse assunto una luce nuova. I bicchieri, il servizio di piatti di porcellana... Sembrava tutto così uguale, eppure così diverso. Prese un paio di posate e le posò sul tavolo, quindi tornò alla credenza, poi si girò, aprì il frigorifero, lo richiuse. Non riusciva proprio a stare fermo.

«Ho capito, mi sa tanto che dovrò arrangiarmi da sola», lo canzonò Marta, accortasi di quanto il marito fosse irrequieto. «Sei troppo sconvolto per darmi una mano.» Soffocò una risatina mentre Alex, con passo felino, le si avvicinò. Sorridendo, le cinse la vita con viva dolcezza, ma l'altra si divincolò dalla sua stretta. «Dai, che ci dobbiamo sbrigare! Anche perché presto saremo in quattro», aggiunse poco dopo, a mezza voce.

Alex si voltò di colpo, la confusione prese di nuovo il sopravvento. «Hai detto in quattro? Aspettiamo forse qualcun'altro?»

Marta sistemò tre bicchieri sul tavolino. Si voltò verso il marito. «Alex, ascolta...» Gli prese le mani e fece un bel respiro. «Noi saremo sì genitori, però... lo saremo per ben due volte.»

Alex aggrottò la fronte. «Non ti capisco», mormorò. «Che cosa vuoi dire?»

Lei gli sorrise, e Alex ebbe l'impressione che stesse per piangere. «Che aspettiamo un bambino, tesoro.» 

L'altro scosse la testa, esterrefatto e sconvolto. «Non... non è possibile. Avanti, Marta, non scherzare su queste cose, lo sai che non posso—»

«Ti ho detto che aspetto un bambino, amore», ripeté lei, in preda alla commozione. Le scappò qualche lacrima. Di corsa, si avviò in soggiorno e Alex la seguì. «Questa è l'ecografia», mormorò, porgendogli una piccola istantanea. Alex l'afferrò senza indugio. Non si vedeva quasi niente – soltanto un puntino piccolo piccolo! – ma il solo toccarla gli fece tremare le gambe.

«È di sei settimane. E sei settimane fa io e te...» Si lasciò scappare un sorriso, in mezzo alle tante lacrime silenziose che non smettevano di rigarle il viso, più luminoso e splendido che mai. «Il giorno del tuo compleanno, ricordi? L'abbiamo trascorso insieme per tutto il tempo... ma non immaginavo certo che saresti stato tu a farmi un regalo così grande.»

Alex continuava ad alternare lo sguardo tra Marta e la fotografia, attonito. Certo che se lo ricordava. Avevano passato l'intero pomeriggio a fare l'amore. Cercò di parlare, ma non ci riuscì. Gli mancava la terra sotto i piedi. «Io non... ma come... com'è potuto succedere?» farfugliò poi, a fatica.

«O si tratta di un miracolo, o più probabilmente... il referto ha dato la diagnosi sbagliata.» Gli prese la mano e la trascinò, lentamente, verso il suo ventre piatto. Fu proprio allora che Alex scoppiò in lacrime. Aveva trascorso due mesi infernali cercando di accettare una verità che adesso era diventata bugia. Aveva passato i peggiori momenti della sua esistenza per colpa di un maledetto referto che aveva mentito! Si coprì gli occhi, incapace di sostenere tutto il peso di una felicità – una doppia felicità! – che del tutto inaspettatamente gli era piombata addosso come un uragano.
Alex cercò di mantenere la calma, ma non riusciva proprio a smettere di piangere. Anche Marta, però, non si risparmiò di unirsi a lui.
Restarono abbracciati a lungo, i forti singhiozzi che si trasformavano in sorrisi, l'emozione che scorreva a fiumi al pari di quelle lacrime che mai avrebbero potuto avere un sapore più dolce.

«L'ho scoperto poco meno di due settimane fa», gli disse Marta, non appena si fu calmata quel tanto che bastava a spiegarsi. «Avevo dei frequenti capogiri, mi sentivo spesso stanca e non riuscivo proprio a capire quale fosse la causa. Nel frattempo ho avuto un ritardo, però avevo escluso categoricamente che fossi incinta per via di quello che sapevamo. Sono andata a fare le analisi perché ho pensato che fosse un problema di anemia, benché non ne avessi mai sofferto.»

«E così hai scoperto di essere incinta», proseguì Alex, tirando su con il naso. Riuscire a gestire tutte quelle emozioni in una sola serata si stava rivelando più difficile del previsto.

«Sì. Non te l'ho detto subito perché nel frattempo avevo conosciuto Lorenzo. Mi sono talmente affezionata a lui...» Scrollò le spalle. «Volevo darti il tempo di conoscerlo almeno un po', tutto qui. Ho pensato che se ti avessi detto subito di aspettare un bambino – perché sì, io sento che sarà maschio – ti saresti tirato indietro e avresti rinunciato a Lorenzo.»

Alex sorrise, gli occhi lucidi. Un maschietto, pensò. Sarebbe davvero stupendo. «Non avrei mai potuto rinunciare all'opportunità di un bambino in affido, anche se me l'avessi detto. Però credo che al tuo posto avrei fatto lo stesso.»

«Certo, mi sono permessa di farlo perché ti vedevo contento. Se non mi avessi proposto la via dell'affido, te l'avrei detto immediatamente, o alle brutte la settimana scorsa.»

«La settimana scorsa», ripeté Alex, sorridendo. «Tipo... la sera in cui hai deciso di portarmi all'opera?»

Marta ridacchiò. «Lo sapevo che non te l'eri bevuta.»

«Mi hai lasciato sulle spine per un'intera settimana! Anzi, per quasi due!» esclamò Alex, falsamente seccato.
La sollevò con attenzione e la fece girare in tondo per qualche secondo. Mentre lei rideva di cuore, Alex continuò la sua arringa.« Ti meriteresti una bella punizione, ma siccome oggi mi sento buono... ti riempirò di così tanti baci che alla fine dovrai supplicarmi di smettere!»
La rimise a terra e prese a ridere anche lui. Poi, colto da un'incontenibile frenesia, incollò le sue labbra a quelle di Marta. Con passione ed entusiasmo, si persero in quella vivace effusione più del dovuto, mentre Alex accarezzava ripetutamente la pancia alla consorte.
Non avrebbe mai saputo esprimere a parole tutta la sua felicità, tantomeno sarebbe riuscito a trasporla su carta. Forse neanche il leggendario Dostoevskij – i cui romanzi amava alla follia – sarebbe stato all'altezza di un simile compito.

Aveva appena ricevuto il dono più grande della sua vita. Anzi, due, si corresse, pregustando il momento in cui lui e Marta avrebbero rivelato a Lorenzo che avevano tutta l'intenzione di accoglierlo in famiglia.

 

N.d.A: Okay, devo proprio ammettere che l'idea iniziale non era certo questa, ma che d'altro canto desideravo scrivere questo capitolo da mesi. Mi sono affezionata talmente tanto ad Alex, che la sola idea di regalargli una "doppia felicità" ha vinto su tutto il resto. La vita reale è senz'altro molto difficile, e spesso tanti sogni sono destinati a non realizzarsi. Ma d'altra parte, non sempre esiste la cosiddetta "verità assoluta". La vita è imprevedibile e può regalarci tante, tantissime sorprese inaspettate. E questo è proprio quello che è accaduto ad Alex e Marta, una coppia che mi sta molto a cuore. Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, come al solito grazie di cuore per essere arrivati sin qui.

Un abbraccio,

Eleonora.

   
 
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