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Autore: EleAB98    10/11/2022    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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M&B (Malcom & Benedetta)

 

Epilogo

Sette mesi dopo...


 

Spararsi una bella corsetta può essere rigenerante, specie al mattino. In alcuni casi, può persino aiutarti a ritrovare te stesso. Ad affrontare al meglio la giornata. Le crisi più nere. Quei giorni in cui vorresti far di tutto e, al tempo stesso, poltrire come una cicala. A guardare alla vita con altri occhi, specialmente se colei che reputi l'amore della tua vita corre sempre al tuo fianco.

«La vuoi smettere di guardarmi proprio 

Quella voce così squillante e pregna d'ironia mi strappò un fugace sorriso. Rialzai per un momento lo sguardo. «Proprio lì dove, di grazia?» le domandai, quindi tornai impudentemente a squadrarla da capo a piedi. Non per nulla, correvo assai meno veloce di lei, e tutto perché avevo un gran bisogno di rifarmi gli occhi. Ero partito per l'ennesimo servizio e, benché fossi stato lontano da Benedetta per una sola settimana, quella settimana mi era sembrata la più lunga della mia vita. In buona sostanza, dovevo recuperare il tempo perduto.

«Lo sai benissimo», replicò lei, allentando il passo per darmi un pizzicotto sul braccio. Le feci la linguaccia e, dopo un breve tratto, le proposi di fermarci. «Vieni qui», con un semplice gesto l'accostai a me, e nel mentre mi appoggiai a uno dei tanti muriccioli che costeggiava il parco. «Spero proprio che nessuno ti abbia guardata così mentre ero via. O ti giuro che lo spenno vivo.»

«Cos'è, sei forse geloso?» replicò Benedetta, lasciandosi sfuggire un sorriso soddisfatto.

Trascinai le mie mani giù per i fianchi, quindi le pizzicai il fondoschiena per un istante. «Moltissimo.»

Benedetta sussultò appena, quindi prese ad accarezzarmi la nuca. «Potrei esserlo anch'io, sai? Chissà quante donne ti sono corse dietro in quel di San Diego.»

«Ma io appartengo solo a te», replicai. Le diedi un casto bacio e continuai a sorriderle. «Ti assicuro che mi sei mancata da morire.»

«Lo stesso a me. Non vedo l'ora che ti conosca mia madre.»

«Sono tesissimo. Da una parte, spero persino che domenica non arrivi mai.»

«Non devi esserlo. Te l'ho già detto.»

Sospirai. «Tua madre ha la minima idea di quanta differenza ci sia tra di noi?»

L'altra sbuffò in aria. «Ti ho spiegato mille volte che è davvero felice per me. Per lei è questo l'importante. Che io sia felice. E tu mi rendi tanto felice, Malcom. Con te mi sento sempre al sicuro, sempre sostenuta e incoraggiata. Con te mi sento una donna a tutti gli effetti.»

«La cosa è reciproca.» Ripensai, emozionato, alle numerose serate trascorse insieme, alle più segrete confidenze, al sostegno che non mancavamo di regalarci. E, non da ultimo, alla bruciante passione che, a poco a poco, ci aveva portato a scoprirci sempre di più assaporando i fasti di un'intimità sublime e non meno profonda, a quella sana e istintiva sperimentazione amorosa che aveva, come fine ultimo, quello di amplificare il piacere in tutte le sue forme e accezioni. Lei aveva portato nuova luce a quella vita che credevo così indegna di essere vissuta. Lei era stata la mia salvezza. Era stata lei, quella luce. «Comunque... anche mia madre non vede l'ora di conoscerti.»

Gli occhi di Benedetta s'illuminarono. «Le hai parlato di me?»

«Come avrei potuto nasconderle la mia immensa felicità? Ormai sa tutto di te. O quasi», le dissi, strappandole un altro bacio.

«Spero di conoscerla presto, allora», rispose lei tra le labbra, con tutto l'amore di cui era capace. Prolungò volutamente quell'effusione così zuccherosa e percepii l'immediata reazione del mio corpo, che negli ultimi mesi si era fatto di gran lunga più sensibile e ricettivo, anche di fronte agli stimoli più teneri. La dolcezza di Benedetta, effettivamente, era come un potente afrodisiaco per me, e agiva spesso da catalizzatore affinché ci lasciassimo andare entrambi a situazioni e sensazioni che, pur non essendomi poi così estranee alla luce dei miei trascorsi passati, avevano un sapore differente; nonché lasciarci avvincere dal piacere, mentale e fisico, che ne scaturiva. Se già la sensualità mi accendeva, la delicatezza di Benedetta mi accecava; mi divorava l'anima, mi risucchiava in un vortice da cui sarebbe stato del tutto impossibile sottrarsi; aveva, in buona sostanza, il primato su tutto il resto. Le sue timide carezze, poi... mi facevano fremere e quasi tremare allo stesso tempo. Da uomo innamorato, percepivo questo tutto come amplificato; ogni gesto, ogni parola, persino quei semplici cambiamenti di ritmo dettati dalla passione e dal suo incrementarsi, e che sancivano l'apoteosi di ogni rapporto, scatenavano in me un turbinio di emozioni così intense, tanto da protrarsi per giorni. Avevamo imparato a conoscere e a rispettare l'uno i tempi dell'altra, a viverci con perfetta serenità ogni istante di intimità come se fosse l'ultimo. A cogliere le infinite opportunità di incontrarci nel corpo, come nell'anima. Per noi non era ingordigia, tantomeno lussuria. Non era altro che un semplice modo per dirsi ti amo, di coltivare la forte speranza di restare sempre così uniti, di condividere i sogni e le aspettative dell'altro. Di comunicare attraverso un linguaggio che potesse tradurre perfettamente i moti dell'animo. Di continuare a spogliarci di qualsiasi paura e, all'occorrenza, fare proprie quelle del partner. Da quando stavamo ufficialmente insieme, non riuscivamo proprio a scindere le nostre lunghe chiacchierate a quel bisogno d'intimità che, non essendosi concretizzato nell'immediato, maturava ormai l'immensa voglia di manifestarsi insieme a un'invidiabile complicità di coppia, che cresceva ogni giorno di più.

«Credo sia meglio fermarci qui», farfugliai, stravolto. La scostai da me quel tanto che bastava a guardarla negli occhi. «Lo sai che poi non resisto, se cominci a sbaciucchiarmi così.»

Benedetta ridacchiò. «Sono felice di farti questo effetto», mi disse, guardandomi da capo a piedi con un'espressione compiaciuta. Ero più che convinto che non stesse semplicemente ammirando la mia tuta sportiva, quindi mi scappò un mezzo sorriso. «Perché è lo stesso che fai a me», proseguì, baciandomi la guancia con pura innocenza.

«Con l'unica differenza che io, al contrario di te, sono costretto a nascondere le prove del misfatto. Specie se siamo qui, in un luogo non proprio... privato, ecco.»

Benedetta rise alla battuta, mentre io non smettevo di sorriderle e di carezzarle il viso.

«Senti, avrei una proposta da farti... che ne diresti di passare un altro bel weekend in quel di Asti?»

«Ad Asti? Di nuovo?» Lei mi sorrise, raggiante.

«Ci sono alcune cose che non abbiamo fatto, quando eravamo lì...» Le regalai un'occhiata maliziosa e lei ricambiò il sorriso, facendomi credere che sarebbe stata al gioco. Invece...

«Ahh, ho capito. Vorresti farmi noleggiare una bicicletta, non è così?»

Inarcai le sopracciglia. Ma il sorriso impudente ritornò. «Be'... non erano esattamente i miei piani, però potremmo fare anche questo, sì.»

«Anche?» rincarò lei, notando che il mio sfrontato sorrisetto non accennava a scomparire.

«Vedo che hai capito», le risposi, sornione. «Niente camere separate, questa volta. Allora? Accetti?»

«Sciocchino», ribatté lei, dandomi un pugnetto sulla spalla. Ma il suo sorriso si allargò ancora di più.

«Ti amo anch'io, sciocchina», replicai, sornione.

Benedetta rimase a bocca aperta. «Che cosa... che cos'hai detto?»

La strinsi a me ancora di più. «Ho appena detto che ti amo, Labbra di Zucchero.» Ed era stato così semplice dirglielo! – pensai, altrettanto emozionato.

Di colpo, i suoi occhi si fecero lucidi. Senza parole, mi diede un bacio senza precedenti, quindi si scostò e sorrise di nuovo. Furbescamente. «E comunque... perderesti la partita anche se noleggiassimo una bicicletta, perché io sono – e resto – più veloce di te!» se ne uscì, riprendendo il discorso di prima. Senza alcun preavviso, cominciò a correre a perdifiato verso chissà dove – non senza avermi rifilato prima un bacio a fior di labbra.

Rimasi come un fesso a guardarla e mi riscossi soltanto dopo qualche secondo.
«Brutta pestifera», mormorai, sorridendo. Cominciai a correre senza remore. «Tu credi?» gridai, accettando la sfida. «E comunque, non mi hai ancora detto sì!» proseguii, riferendomi alla proposta che le avevo fatto qualche minuto prima. «Quando torniamo a casa facciamo i conti!»

«NON VEDO L'ORA!» gridò ancora più forte lei, girandosi per un istante verso di me facendo una pernacchia.

Scossi la testa e continuai a correre con la speranza di raggiungerla. In verità, avevo già raggiunto la mia stella, come la mia felicità. Perché Benedetta era entrambe le cose, per me.
D'altronde, lei aveva sempre cercato di raggiungermi; di raggiungere il mio cuore e la mia mente, che a lungo – curiosamente a lungo, a dire il vero – avevano indugiato su cosa fare. E adesso, trovavo più che giusto ricambiare il favore. Cercare di raggiungerla di nuovo. Sempre e comunque.
Senza neanche accorgermene, mi ritrovai a pochi centimetri da lei. Ed eccola lì, quella stella; la mia.
L'afferrai per i fianchi e arrestai la sua corsa. Da quell'abbraccio scaturì tutta una serie di vivaci effusioni che, per l'ennesima volta, mi ricordarono quanto la vita, nonostante tutto e tutti, fosse meravigliosa.
E quanto fosse meraviglioso ripetere a se stessi un gioioso ebbene sì, io esisto ancora. E continuerò ad esistere per lei. Per la mia metà. Per la metà del mio cuore.

 


N.d.A: Lo so, magari vi aspettavate un finale ben più eclatante o giù di lì. A ogni modo, non voglio anticipare troppo quanto scriverò tra un paio di capitoli, quando la storia sarà ufficialmente terminata. La storia di questa coppia, a oggi, si chiude qui. I prossimi due epiloghi riguarderanno Alex (e Marta) e Gilberto.
A ogni modo, spero che questo finale vi sia piaciuto. Non sto attraversando un periodo particolarmente spensierato dal punto di vista universitario e personale, ma non vorrei dilungarmi troppo. O almeno, non per adesso. Ora come ora, posso soltanto dire di essere in viaggio verso le ennesime – complicatissime – lezioni universitarie.
Ma ci tenevo a concludere (almeno momentaneamente) il percorso di Malcom e Benedetta. Avrei voluto essere più felice nello scrivere di questo epilogo, ma a oggi va così. Spero che almeno a voi possa aver emozionato più di quanto non abbia emozionato me (alcune volte il mio cuore va come in "stand-by", non so se mi spiego)!
Grazie di cuore a tutti voi, che vi siete presi la briga di arrivare fino a qui. Il vostro sostegno è stata una fonte di inesauribile motivazione per me.
Ma adesso la chiudo qui, anche perché non è ancora giunto il momento per le riflessioni finali!

Un abbraccio,

Eleonora.

   
 
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