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Autore: stefy_81    11/11/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quella mattina al porto di Antàra la nebbia si abbassò a formare una fitta cortina che avvolse ogni cosa come in un manto vellutato.

Per la giovane sentinella non era nulla di strano in quella stagione dell’anno, quello che lo stava irritando particolarmente era il ritardo di Stew, il suo compagno d’armi che doveva dargli il cambio. Dopo una monotona nottata di guardia, il pensiero di un comodo giaciglio e di un buon sonno era l’unica cosa a cui il giovane elfo riusciva a pensare.

Maledizione Stew, dove sei finito! Si lamentò mentalmente William mentre distendeva la schiena intorpidita per le lunghe ore fermo a scrutare un mare sempre uguale.

Lui, come metà dei suoi compagni di squadra, era troppo giovane ricordare gli anni della guerra, la tregua tra i loro popoli aveva dato a tutti una parvenza di normalità che l’arrivo dei quattro stranieri aveva portato via, aprendo a tutti loro gli occhi sulla fragilità di quella pace.

Da quando i turni di guardia si erano intensificati, tra molti era iniziata a serpeggiare la voce che le ostilità sarebbero riprese presto.

Passata la prima settimana, però, nulla era accaduto e la paura aveva lasciato il posto alla nuova convinzione che le cose non sarebbero cambiate così in fretta e molti, compreso Wiliam, avevano ripreso a vivere la loro routine di tutti i giorni con meno tensione.

Forse, fu proprio questo senso di sicurezza o, forse, perché vide l’albero della nave maestro solo quando se la trovò che a poche miglia dalla costa, che William quasi non cadde dalla sua postazione quado vide avvicinarsi la grande nave con le insegne di Zàkhara.

Lanciato l’allarme non passò molto tempo che il capitano Daco si precipitò nella stanza di guardia dove poté vedere con i propri occhi l’immensa nave. Era una nave ambasciata come indicava anche la bandiera bianca affianco a quella blu e rossa di Zàkhara.

- Con l’andatura che sta tenendo raggiungerà la costa nel giro di qualche ora – disse passandosi la mano tra i riccioli biondi prima di rivolgersi a William, In quel momento arrivò anche Stew. Dietro a Daco i due ragazzi erano spaventati a morte.

- Non c’è tempo da perdere, questa notizia deve essere trasmessa immediatamente a palazzo. Lei, William, si prepari ad accompagnarmi dal re. Mentre lei Stew – disse rivolgendosi al cadetto appena giunto al posto di guardia con i lembi della giacca sbottonati e gli stivali appena infialati sopra i pantaloni – si renda presentabile perché avrà lei il comito di accogliere l’ambasciatore al porto – I due amici ebbero solo il tempo di darsi un fugace sguardo prima di dirigersi ai loro alloggi. Per tutto il tempo che impiegarono a prepararsi non dissero una parola, entrambi consapevoli di stare per entrare nel vivo del conflitto.  

 

***

Jill era di fronte a Murtagh e lo stava aiutando ad allacciare i bottoni della casacca. Le sue dita sottili seguirono la striscia dell’asola fino a raggiungere il colletto per poi accarezzare il volto del cavaliere e baciarlo con tenerezza.

Murtagh strinse le mani della compagna tra le sue e ricambiò il suo bacio, poi la prese sui fianchi e la tirò su. Il corpo di Jill era snello e agile e, con le gambe, la ragazza si avvinghiò alla vita del cavaliere. I loro volti era uno di fronte a l’altra, adesso, e Murtagh notò una luce balenare dai suoi occhi cobalto    

- Oggi vuoi davvero iniziare a combatta con il ragazzo con le spade? – chiese lei mentre gli accarezzava i riccioli scuri. Murtagh aveva chiesto a Jill di partecipare a una delle sessioni di allenamenti di Reafly mentre ancora si stavano allenando con i bastoni. La giovane donna non era solo un eccellente spadaccina ma anche terribilmente letale con i coltelli. Il suo vecchio maestro, Cadoc, aveva spesso fatto rimanere a corte diversi maestri d’armi per permettere al giovane Murtagh di cimentarsi con tecniche di combattimento diverse e così voleva che Reafly imparasse anche da lei.

- Sarà un combattimento controllato. – le disse - Ho intenzione di porre un incantesimo sulle armi che useremo. Non cambierà nulla ma impedirà alle lame di arrivare a ferire mortalmente – Jill lo guardò curiosa di quella novità, negli anni di servizio sotto Galbatorix non aveva mai visto in atto una tale magia

- Per cui non vi ferirete ma potreste comunque procurarvi dei bei lividi – aggiunse lei per poi scivolare piano a terra.  

- Giusto – rispose Murtagh sorridendo tra sé. Ricordava come era stato Eragon a mostrargli per la prima volta quell’incantesimo. Già allora era evidente che venivano da due mondi diversi. All’epoca del loro viaggio verso i Varden aveva osservato a lungo il fratello con ammirazione, mentre già con precisione imitava i gesti di del suo maestro Brom; la sua mente non aveva fatto altro che pensare a come in tutti gli anni vissuti all’ombra di Morzan, certe accortezze non erano state mai usate con lui, come proteggere le lame durante gli allenamenti. Nascosto dietro le sue barriere fatte di paura e di rabbia non riusciva a capacitarsi come Eragon riuscisse a mostrare una così candida fiducia verso coloro che, secondo la sua esperienza lo avrebbero dato volentieri in pasto a Galbatorix solo per salvarsi la pelle.

A distanza di anni, oggi Reafly non era molto diverso da come era Eragon allora, non aveva certamente il suo intuito con la magia e incespicava spesso nella pronuncia dell’antica lingua, ma aveva un cuore puro e Murtagh avrebbe fatto di tutto per mantenerlo tale il più a lungo possibile.

- Murtagh tutto bene? – gli chiese Jill scuotendolo per un braccio. La ragazza si era già allacciata i suoi coltelli alla cintura. Murtagh si limitò ad annuire quindi prese Za’roc e se la assicurò alla vita.

- Solo un pensiero fugace. Andiamo – le disse prima di uscire prendendola per mano.

Ma aperta la porta si trovarono difronte Xavier. L’uomo era scuro in volto

– Un’ambasciata di Zàkhara sta per raggiungere il nostro porto. Isobel ha sferrato il suo primo attacco usando la diplomazia – disse loro con voce roca.  

- L’ambasciatore ha espressamente richiesto la nostra presenza. Reafly e Aglaia sono stati già avvertiti – continuò. Involontariamente Murtagh strinse ancora più forte la mano di Jill.

- Ha detto proprio il nome di Reafly? – il volto di Xavier si fece ancora più cupo

- A quanto pare sì. Il protocollo prevede che all’ambasciatore che porta con sé una bandiera bianca sia concesso di parlare di fronte al re e che sia trattato con tutto il rispetto riservato a un ospite –

- Si può parlare ma non si può agire – commentò Murtagh con una smorfia dipinta sul volto, i sotterfugi della diplomazia non gli erano mai piaciuti.

 

***

La maestosa nave attraccò al porto qualche ora dopo il suo avvistamento. Tutto il veliero era fatto per ostentare la potenza e la forza di Zàkhara e un senso di timore accompagnò la discesa del suo equipaggio che fu accolto da Stew e condotto a palazzo.

Il nome dell’ambasciatore, Asha, aveva già iniziò a passare di bocca in bocca. Era un uomo in apparenza insignificante, pensò Murtagh mentre lo osservò da lontano entrare nella sala del consiglio; di statura piccola, capelli scuri e radi, il volto sottile, incorniciato da una barbetta fine che finiva con un pizzetto, unico accento stravagante del suo aspetto ordinario. Anche le vesti erano semplici e prive di fronzoli, solo quando gli passò vicino poté notare il suo sguardo impassibile di chi sa di avere potere. La sua mente era ben protetta, come era da immaginarsi, e in quel momento Murtagh seppe che le apparenze non dovevano ingannarlo e che l’uomo doveva essere mol mito più pericoloso di quanto apparisse.  

Murtagh si girò verso Arya. Anche l’elfa stava osservando l’ambasciatore con attenzione e rivolse al cavaliere uno sguardo di intesa.

Dalla partenza di Eragon, l’atteggiamento dell’elfa nei suoi confronti si era molto ammorbidita. Murtagh doveva ancora abituarsi a questa nuova versione dell’elfa, molto più aperta a condividere i suoi pensieri e le suo intenzioni su quanto stava avvenendo intorno a loro; l’altro giorno Arya lo aveva invitato a partecipare a una conversazione con sua cugina Elodie, attraverso la cristallomanzia. Riuniti interno allo specchio di un catino d’acqua Arya aveva pronunciato le parole magiche, draumr kòpa e e sulla superficie liscia d era apparsa l’immagine dell’elfa. Dopo un iniziale scambio di convenevoli riguardo lo stato del loro popolo sulla loro salute e sulla gravidanza di Arya, i toni della loro conversazione cambiò rapidamente. Elodie si era dimostrata molto sensibile al conflitto in atto con Isobel e ascoltò con attenzione ciò che Murtagh le raccontò riguardo alla regina. Al contrario di Arya non si dimostrò altrettanto generosa nel parlare dei suoi intenti, l’ombra della sua servitù a Galbatorix era difficile da cancellare. Solo a fine conversazione Arya gli accennò alla possibilità di un loro intervento oltre mare.

Ora, con quell’unico sguardo, Arya stava suggerendo al cavaliere che era arrivato il momento di agire, doveva solo fidarsi di lei. Murtagh le annuì in un tacito assenso poi entrambi furono richiamati di nuovo a porre l’attenzione a ciò che stava accadendo intorno a loro.

Asha era infine giunto di fronte al re e, in presenza dell’intero consiglio, aveva chiesto il permesso di comunicare l’ambasciata della regina.

L’uomo passò il suo sguardo sui presenti fino a fermarsi su Aglaia e su Xavier.

- La regina Isobel chiede l’immediato rientro a Zàkhara della sua ancella Aglaia e del capitano delle guardie reali Xavier. – disse con voce fredda. - Dovrete consegnarvi entrambi alla nostra autorità per essere portati di fronte alla giustizia e rispondere delle accuse di altro tradimento. -  continuò senza mai togliere lo sguardo dai diretti interessato. Solo l’immunità diplomatica gli consentiva di avanzare certe richieste. Dopo una lunga pausa il suo sguardo riprese a cercare tra i presenti; ignorò Arya e Jill per fermarsi infine su Murtagh e su Reafly seduto al suo fianco.

- Anche i cavalieri qui presenti e i loro draghi sono invitati a seguirci. Isobel vi concederà la possibilità di cancellare le vostre colpe prestando un giuramento di fedeltà – disse rivolgendosi, come aveva fatto in precedenza direttamente a coloro che aveva nominato.

Seduto in mezzo ai membri Reafly si congelò sul posto quando lo sguardo dell’ambasciatore si posò proprio su di lui. Possibile che la regina lo sapesse? Come una doccia gelata, quella verità lo lasciò senza fiato impedendogli di pensare ad altro. Accanto a lui Murtagh lo strinse a sé con fare protettivo trattenendosi a stento dal rispondere all’uomo costretto, come tutti loro, solo ad ascoltare in virtù del protocollo.    

- Qualsiasi risposta negativa – riprese tornando a guardare il re - anche ad una sola delle richieste, sarà considerata una rottura della tregua e la ripresa delle ostilità. Isobel vi chiede, a ragione, solo ciò che le è stato sottratto con l’inganno. Quattro vite in cambio della pace di un intero popolo – finì di dire l’uomo massaggiandosi il pizzetto mentre si godeva con soddisfazione all’agitazione che le sue parole avevano provocato.     

Asha aveva finito il suo messaggio e attese la risposta obbligata del re che doveva congedarlo per lasciare il consiglio decidere.

Senza indugio Arold prese la parola - Abbiamo ascoltato le richieste di Isobel, ambasciatore. Ora concedici il tempo di valutarle. Nel frattempo, come è consuetudine, sarete nostro ospite e trattato come tale – disse facendo uscire quelle ultime parole con grande fatica.

Murtagh osservò il re chiudere gli occhi sulla sala mentre Asha usciva sorridente. Quando li riaprì il suo sguardo vagò tra i volti attoniti dei suoi consiglierei.

- Questa ambasciata è una farsa, è evidente. La regina vuole provocarci - esordì il re placando il brusio che si era venuto a creare ora che i vincoli che li avevano trattenuti fino ad ora non c’erano più. Non c’era stato bisogno di sondare la sua menti per capire che l’intenzione dell’ambasciatore era quello di diffondere il panico

- Isobel ci sta chiedendo di sottometterci alla sua volontà, dimenticando il valore della lealtà e della solidarietà – continuò Arold senza indolire le parole.

Tra il consiglio si alzò la voce di Daco. – Questo significa scatenare una guerra aperta. Tutti noi, compresi Aglaia e Xavier, sappiamo di essere inferiori alle forze di Zàkhara per numero e forze –

- Lo so Capitano – lo interruppe il re con tono brusco, anche se riconosceva la verità nelle sue parole. Non avevano una flotta con cui difendersi e i loro maghi avevano appena iniziato a studiare l’antica lingua.

Fu allora che Arya prese parola. Non appena l’elfa si fece avanti, il brusio cessò e in quello stesso momento Murtagh seppe cosa voleva dire.

- Sire, la scelta di resistere è coraggiosa e se la intraprenderete sappiate che gli elfi di Alagaësia saranno al vostro fianco. Il nostro popolo possiede una considerevole flotta navale di quasi duecento unità. È preservata dalla magia e conservate nei recessi più interni del fiume Anora - Arya fece una breve pausa per saggiare l’effetto delle sue parole. Aveva su di sé l’attenzione di tutti

 - Per il legame di sangue che ci unisce e per la nostra avversione alla tirannide, mia cugina, non ci negherà il suo aiuto. Lo stesso faranno gli altri popoli liberi di Alagaësia. -

Anche Murtagh davanti a lei stava osservava le varie reazioni. Fino a qualche giorno fa nemmeno il cavaliere era a conoscenza della presenza di un arsenale elfico. Sapeva solo che quel popolo venivano dal mare e che sapeva mantenere con gelosia loro segreti. Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce del re.

 - Quello che dici ci riempiono di speranza Arya svit-kona, ma la distanza tra i nostri paesi è grande. Quanto tempo credi ci impiegherà la vostra flotta a raggiungerci? –

- Il nostro viaggio è durato tre mesi – disse Arya e rivolgendo un fugace sguardo a Murtagh. - Ammettendo che servirà altrettanto tempo per i preparativi stimerei un loro arrivo non meno di sei –

- In questo modo potremmo essere tutti servi della regina! – si alzò una voce allarmata

- Signori del consiglio vi prego! - Dovette gridare il re per placare gli animi

- Sei mesi sono tanti ma, data la nostra situazione, non possiamo sperare di più –

Poi una voce si alzò tra tutte.

- Se qualcuno indicasse loro una rotta il viaggio sarebbe più breve – Arold alzò una mano per far tacere tutti. Era stato Xavier a parlare. L’uomo fece ruotare l’anello che aveva al dito prima di alzare la mano e mostrare il sigillo del re.

– Tempo addietro mi avete consegnato questo anello come segno di stima e di protezione. Ora è arrivato il momento per me di ricambiare la fiducia concessa, ma non ho né un equipaggio né una nave per poter viaggiare –

- La mia nave è pronta ed equipaggiata – si fece avanti Daco. Arold annuì e si fermò a guardare il resto della platea

- Il consiglio acconsente la partenza di Xavier con la nave del capitano Daco? Si metta ai voti -  

Uno ad uno i consiglieri si alzarono per dare il loro consenso.

- Allora è deciso. – disse infine il re con una certa soddisfazione nella voce. Non si sarebbe aspettato di meno da parte del consiglio.

La situazione era mutata a loro favore c’erano ancora alcuni punti in sospeso. Il re prese un po’ di tempo per scegliere bene le parole, poi rivolgendosi a tutti presenti.

- Amici miei. Non dimentichiamo che Eragon Par e Saphira sono ancora in missione nelle terre selvagge; ed ora che anche Xavier e Daco partiranno, qui dobbiamo resistere agli attacchi che la regina sicuramente sferrerà.  

Cavalieri – disse rivolgendosi a Murtagh e Reafly. – la nostra offerta di asilo sarà sempre libera da vincoli. Non vi imporremo nessun giuramento di fedeltà come chiede Isobel, ma date le circostanze dobbiamo sapere se in questa battaglia sarete al nostro fianco. –

Murtagh e Reafly si alzarono in piedi. Fino a quel momento non si erano pronunciati limitandosi ad ascoltare, in silenzio. Ora era arrivato il momento di esprimere le loro volontà. Era importante che ciò venisse reso pubblico davanti al re al suo consiglio.

Fu Murtagh a parlare per primo. Il moro aveva soppesato da tempo questa possibilità insieme a Castigo. Per la prima volta, da quando aveva memoria, era stata data loro una possibilità di scelta. Per i due compagni la strada da percorrere era chiara e non fu difficile decidere con chi schierarsi.

- La mia spada sarà sempre in indifesa della libertà maestà, così come anche gli artigli di Castigo – affermò senza esitazione.   

– Qual è invece la rua risposta Reafly? – chiese il re.

Il ragazzo avvertì la presenza di Gleadr ai confini della sua mente. Il piccolo drago stava sgomitando per farsi sentire, chiamandolo a gran voce. Reafly si rimproverò per quella mancaza e si affrettò ad aprirgli la mente

Gleadr scusami disse mortificato. Il drago sentì subito che la mente del compagno era confusa. Murtagh, il suo maestra, aveva appena dato la parola che si sarebbe schierato con il popolo di Antàra ed ora il re stava chiedendo loro la stessa cosa.

Sarà bene che anche noi diamo una risposta. Coraggio… lo invitò con dolcezza quando non sentì alcuna risposta da parte del suo cavaliere.

Gleadr lo so che combattere la regina è la cosa giusta da fare. Arrivato a questo punto non temo per la mia vita ma per quella di mia madre e di mia sorella. Ho paura che possa fare loro del male o che lo abbia già fatto!

Reafly avvertì l’apprensione e il dolore provenire dal cucciolo di drago. Non solo Gleadr poteva capirlo fino in fondo, ma attraverso il loro legame era in grado di percepire le sue sensazioni. Il cucciolo si era assentato nel tentativo di trovare le parole giuste per rispondere 

Allora Reafly combatteremo anche per la loro libertà. Non possiamo permetterci che la paura ci fermi gli disse. Reafly percepì un’andata di calore e di affetto che gli infuse coraggio.

Si rese conto che per tutta la sua vita si era sentito fuori posto; nonostante fosse circondato dagli affetti più cari, nonostante l’amore sconfinato della madre e quello sincero della sorella una parte di lui era stata sempre alla costante ricerca di qualcos’altro. Ora a miglia di distanza da casa, accanto a persone che conosceva appena, sentì di averlo trovato. Per la prima volta nella sua vita non provava più la sensazione di essere perso.

Hai ragione Gleadr, sono pronto disse se lo sei anche tu

Lo sono…

Come destato da un sogno Reafly si accorse come gli occhi di tutti i presenti lo stessero osservando. Il ragazzo riuscì a stento a nascondere un certo rossore, ma, grazie a Gleadr, aveva preso finalmente la sua decisione.

- Anche io e Gleadr combatteremo al vostro fianco. -

 

  

 

 

 

  
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