Quella mattina
al porto di Antàra la nebbia si abbassò a formare
una fitta
cortina che avvolse ogni cosa come in un manto vellutato.
Per la giovane
sentinella non era nulla di strano in quella stagione
dell’anno, quello che lo stava irritando particolarmente era
il ritardo di
Stew, il suo compagno d’armi che doveva dargli il cambio.
Dopo una monotona
nottata di guardia, il pensiero di un comodo giaciglio e di un buon
sonno era l’unica
cosa a cui il giovane elfo riusciva a pensare.
Maledizione
Stew, dove sei finito! Si
lamentò mentalmente William mentre distendeva la schiena
intorpidita per le
lunghe ore fermo a scrutare un mare sempre uguale.
Lui, come
metà dei suoi compagni di squadra, era troppo giovane
ricordare
gli anni della guerra, la tregua tra i loro popoli aveva dato a tutti
una
parvenza di normalità che l’arrivo dei quattro
stranieri aveva portato via,
aprendo a tutti loro gli occhi sulla fragilità di quella
pace.
Da quando i turni
di guardia si erano intensificati, tra molti era iniziata a
serpeggiare
la voce che le ostilità sarebbero riprese presto.
Passata la prima
settimana, però, nulla era accaduto e la paura aveva
lasciato il posto alla nuova convinzione che le cose non sarebbero
cambiate
così in fretta e molti, compreso Wiliam, avevano ripreso a
vivere la loro routine
di tutti i giorni con meno tensione.
Forse, fu
proprio questo senso di sicurezza o, forse, perché vide
l’albero della nave maestro solo quando se la
trovò che a poche miglia dalla
costa, che William quasi non cadde dalla sua postazione quado vide
avvicinarsi la
grande nave con le insegne di Zàkhara.
Lanciato
l’allarme non passò molto tempo che il capitano
Daco si
precipitò nella stanza di guardia dove poté
vedere con i propri occhi l’immensa
nave. Era una nave ambasciata come indicava anche la bandiera bianca
affianco a
quella blu e rossa di Zàkhara.
- Con
l’andatura che sta tenendo raggiungerà la costa
nel giro di
qualche ora – disse passandosi la mano tra i riccioli biondi
prima di
rivolgersi a William, In quel momento arrivò anche Stew.
Dietro a Daco i due
ragazzi erano spaventati a morte.
- Non
c’è tempo da perdere, questa notizia deve essere
trasmessa
immediatamente a palazzo. Lei, William, si prepari ad accompagnarmi dal
re. Mentre
lei Stew – disse rivolgendosi al cadetto appena giunto al
posto di guardia con
i lembi della giacca sbottonati e gli stivali appena infialati sopra i
pantaloni – si renda presentabile perché
avrà lei il comito di accogliere l’ambasciatore
al porto – I due amici ebbero solo il tempo di darsi un
fugace sguardo prima di
dirigersi ai loro alloggi. Per tutto il tempo che impiegarono a
prepararsi non dissero
una parola, entrambi consapevoli di stare per entrare nel vivo del
conflitto.
***
Jill era di
fronte a Murtagh e lo stava
aiutando ad allacciare i bottoni della casacca. Le sue dita sottili
seguirono
la striscia dell’asola fino a raggiungere il colletto per poi
accarezzare il
volto del cavaliere e baciarlo con tenerezza.
Murtagh strinse
le mani della compagna tra
le sue e ricambiò il suo bacio, poi la prese sui fianchi e
la tirò su. Il corpo
di Jill era snello e agile e, con le gambe, la ragazza si
avvinghiò alla vita
del cavaliere. I loro volti era uno di fronte a l’altra,
adesso, e Murtagh notò
una luce balenare dai suoi occhi cobalto
- Oggi vuoi
davvero iniziare a combatta
con il ragazzo con le spade? – chiese lei mentre gli
accarezzava i riccioli
scuri. Murtagh aveva chiesto a Jill di partecipare a una delle sessioni
di
allenamenti di Reafly mentre ancora si stavano allenando con i bastoni.
La
giovane donna non era solo un eccellente spadaccina ma anche
terribilmente letale
con i coltelli. Il suo vecchio maestro, Cadoc, aveva spesso fatto
rimanere a
corte diversi maestri d’armi per permettere al giovane
Murtagh di cimentarsi
con tecniche di combattimento diverse e così voleva che
Reafly imparasse anche
da lei.
-
Sarà un combattimento controllato. – le
disse - Ho intenzione di porre un incantesimo sulle armi che useremo.
Non
cambierà nulla ma impedirà alle lame di arrivare
a ferire mortalmente – Jill lo
guardò curiosa di quella novità, negli anni di
servizio sotto Galbatorix non
aveva mai visto in atto una tale magia
- Per cui non vi
ferirete ma potreste
comunque procurarvi dei bei lividi – aggiunse lei per poi
scivolare piano a
terra.
- Giusto
– rispose Murtagh sorridendo tra
sé. Ricordava come era stato Eragon a mostrargli per la
prima volta quell’incantesimo.
Già allora era evidente che venivano da due mondi diversi.
All’epoca del loro
viaggio verso i Varden aveva osservato a lungo il fratello con
ammirazione, mentre
già con precisione imitava i gesti di del suo maestro Brom;
la sua mente non
aveva fatto altro che pensare a come in tutti gli anni vissuti
all’ombra di
Morzan, certe accortezze non erano state mai usate con lui, come
proteggere le
lame durante gli allenamenti. Nascosto dietro le sue barriere fatte di
paura e
di rabbia non riusciva a capacitarsi come Eragon riuscisse a mostrare
una così
candida fiducia verso coloro che, secondo la sua esperienza lo
avrebbero dato
volentieri in pasto a Galbatorix solo per salvarsi la pelle.
A distanza di
anni, oggi Reafly non era
molto diverso da come era Eragon allora, non aveva certamente il suo
intuito
con la magia e incespicava spesso nella pronuncia dell’antica
lingua, ma aveva
un cuore puro e Murtagh avrebbe fatto di tutto per mantenerlo tale il
più a
lungo possibile.
- Murtagh tutto
bene? – gli chiese Jill
scuotendolo per un braccio. La ragazza si era già allacciata
i suoi coltelli
alla cintura. Murtagh si limitò ad annuire quindi prese Za’roc
e se la
assicurò alla vita.
- Solo un
pensiero fugace. Andiamo – le disse
prima di uscire prendendola per mano.
Ma aperta la
porta si trovarono difronte
Xavier. L’uomo era scuro in volto
–
Un’ambasciata di Zàkhara sta per raggiungere
il nostro porto. Isobel ha sferrato il suo primo attacco usando la
diplomazia –
disse loro con voce roca.
-
L’ambasciatore ha espressamente
richiesto la nostra presenza. Reafly e Aglaia sono stati già
avvertiti – continuò.
Involontariamente Murtagh strinse ancora più forte la mano
di Jill.
- Ha detto
proprio il nome di Reafly? – il
volto di Xavier si fece ancora più cupo
- A quanto pare
sì. Il protocollo prevede
che all’ambasciatore che porta con sé una bandiera
bianca sia concesso di
parlare di fronte al re e che sia trattato con tutto il rispetto
riservato a un
ospite –
- Si
può parlare ma non si può agire –
commentò
Murtagh con una smorfia dipinta sul volto, i sotterfugi della
diplomazia non gli
erano mai piaciuti.
***
La maestosa nave
attraccò al porto
qualche ora dopo il suo avvistamento. Tutto il veliero era fatto per
ostentare
la potenza e la forza di Zàkhara e un senso di timore
accompagnò la discesa del
suo equipaggio che fu accolto da Stew e condotto a palazzo.
Il nome
dell’ambasciatore, Asha, aveva
già iniziò a passare di bocca in bocca. Era un
uomo in apparenza
insignificante, pensò Murtagh mentre lo osservò
da lontano entrare nella sala
del consiglio; di statura piccola, capelli scuri e radi, il volto
sottile, incorniciato
da una barbetta fine che finiva con un pizzetto, unico accento
stravagante del
suo aspetto ordinario. Anche le vesti erano semplici e prive di
fronzoli, solo
quando gli passò vicino poté notare il suo
sguardo impassibile di chi sa di
avere potere. La sua mente era ben protetta, come era da immaginarsi, e
in quel
momento Murtagh seppe che le apparenze non dovevano ingannarlo e che
l’uomo
doveva essere mol mito più pericoloso di quanto apparisse.
Murtagh si
girò verso Arya. Anche l’elfa
stava osservando l’ambasciatore con attenzione e rivolse al
cavaliere uno sguardo
di intesa.
Dalla partenza
di Eragon, l’atteggiamento
dell’elfa nei suoi confronti si era molto ammorbidita.
Murtagh doveva ancora
abituarsi a questa nuova versione dell’elfa, molto
più aperta a condividere i
suoi pensieri e le suo intenzioni su quanto stava avvenendo intorno a
loro; l’altro
giorno Arya lo aveva invitato a partecipare a una conversazione con sua
cugina
Elodie, attraverso la cristallomanzia. Riuniti interno allo specchio di
un
catino d’acqua Arya aveva pronunciato le parole magiche,
draumr kòpa e e sulla
superficie liscia d era apparsa l’immagine
dell’elfa. Dopo un iniziale scambio
di convenevoli riguardo lo stato del loro popolo sulla loro salute e
sulla
gravidanza di Arya, i toni della loro conversazione cambiò
rapidamente. Elodie si
era dimostrata molto sensibile al conflitto in atto con Isobel e
ascoltò con
attenzione ciò che Murtagh le raccontò riguardo
alla regina. Al contrario di
Arya non si dimostrò altrettanto generosa nel parlare dei
suoi intenti, l’ombra
della sua servitù a Galbatorix era difficile da cancellare.
Solo a fine
conversazione Arya gli accennò alla possibilità
di un loro intervento oltre
mare.
Ora, con
quell’unico sguardo, Arya stava
suggerendo al cavaliere che era arrivato il momento di agire, doveva
solo fidarsi
di lei. Murtagh le annuì in un tacito assenso poi entrambi
furono richiamati di
nuovo a porre l’attenzione a ciò che stava
accadendo intorno a loro.
Asha era infine
giunto di fronte al re e,
in presenza dell’intero consiglio, aveva chiesto il permesso
di comunicare
l’ambasciata della regina.
L’uomo
passò il suo sguardo sui presenti fino
a fermarsi su Aglaia e su Xavier.
- La regina
Isobel chiede l’immediato
rientro a Zàkhara della sua ancella Aglaia e del capitano
delle guardie reali Xavier.
– disse con voce fredda. - Dovrete consegnarvi entrambi alla
nostra autorità per
essere portati di fronte alla giustizia e rispondere delle accuse di
altro
tradimento. - continuò
senza mai
togliere lo sguardo dai diretti interessato. Solo
l’immunità diplomatica gli consentiva
di avanzare certe richieste. Dopo una lunga pausa il suo sguardo
riprese a
cercare tra i presenti; ignorò Arya e Jill per fermarsi
infine su Murtagh e su
Reafly seduto al suo fianco.
- Anche i
cavalieri qui presenti e i loro
draghi sono invitati a seguirci. Isobel vi concederà la
possibilità di cancellare
le vostre colpe prestando un giuramento di fedeltà
– disse rivolgendosi, come
aveva fatto in precedenza direttamente a coloro che aveva nominato.
Seduto in mezzo
ai membri Reafly si congelò
sul posto quando lo sguardo dell’ambasciatore si
posò proprio su di lui. Possibile
che la regina lo sapesse? Come una doccia gelata, quella
verità lo lasciò senza
fiato impedendogli di pensare ad altro. Accanto a lui Murtagh lo
strinse a sé
con fare protettivo trattenendosi a stento dal rispondere
all’uomo costretto, come
tutti loro, solo ad ascoltare in virtù del protocollo.
- Qualsiasi
risposta negativa – riprese tornando
a guardare il re - anche ad una sola delle richieste, sarà
considerata una
rottura della tregua e la ripresa delle ostilità. Isobel vi
chiede, a ragione,
solo ciò che le è stato sottratto con
l’inganno. Quattro vite in cambio della
pace di un intero popolo – finì di dire
l’uomo massaggiandosi il pizzetto
mentre si godeva con soddisfazione all’agitazione che le sue
parole avevano
provocato.
Asha aveva
finito il suo messaggio e
attese la risposta obbligata del re che doveva congedarlo per lasciare
il consiglio
decidere.
Senza indugio
Arold prese la parola -
Abbiamo ascoltato le richieste di Isobel, ambasciatore. Ora concedici
il tempo
di valutarle. Nel frattempo, come è consuetudine, sarete
nostro ospite e
trattato come tale – disse facendo uscire quelle ultime
parole con grande
fatica.
Murtagh
osservò il re chiudere gli occhi
sulla sala mentre Asha usciva sorridente. Quando li riaprì
il suo sguardo vagò
tra i volti attoniti dei suoi consiglierei.
- Questa
ambasciata è una farsa, è
evidente. La regina vuole provocarci - esordì il re placando
il brusio che si
era venuto a creare ora che i vincoli che li avevano trattenuti fino ad
ora non
c’erano più. Non c’era stato bisogno di
sondare la sua menti per capire che
l’intenzione dell’ambasciatore era quello di
diffondere il panico
- Isobel ci sta
chiedendo di sottometterci
alla sua volontà, dimenticando il valore della
lealtà e della solidarietà –
continuò
Arold senza indolire le parole.
Tra il consiglio
si alzò la voce di Daco.
– Questo significa scatenare una guerra aperta. Tutti noi,
compresi Aglaia e
Xavier, sappiamo di essere inferiori alle forze di Zàkhara
per numero e forze –
- Lo so Capitano
– lo interruppe il re con
tono brusco, anche se riconosceva la verità nelle sue
parole. Non avevano una flotta
con cui difendersi e i loro maghi avevano appena iniziato a studiare
l’antica lingua.
Fu allora che
Arya prese parola. Non
appena l’elfa si fece avanti, il brusio cessò e in
quello stesso momento
Murtagh seppe cosa voleva dire.
- Sire, la
scelta di resistere è
coraggiosa e se la intraprenderete sappiate che gli elfi di
Alagaësia saranno
al vostro fianco. Il nostro popolo possiede una considerevole flotta
navale di
quasi duecento unità. È preservata dalla magia e
conservate nei recessi più interni
del fiume Anora - Arya fece una breve pausa per saggiare
l’effetto delle sue
parole. Aveva su di sé l’attenzione di tutti
-
Per
il legame di sangue che ci unisce e per la nostra avversione alla
tirannide, mia
cugina, non ci negherà il suo aiuto. Lo stesso faranno gli
altri popoli liberi
di Alagaësia. -
Anche Murtagh
davanti a lei stava
osservava le varie reazioni. Fino a qualche giorno fa nemmeno il
cavaliere era
a conoscenza della presenza di un arsenale elfico. Sapeva solo che quel
popolo
venivano dal mare e che sapeva mantenere con gelosia loro segreti. Il
filo dei
suoi pensieri venne interrotto dalla voce del re.
-
Quello che dici ci riempiono di speranza Arya svit-kona,
ma la distanza tra i nostri paesi è grande. Quanto tempo
credi ci impiegherà la vostra flotta a raggiungerci?
–
- Il nostro
viaggio è durato tre mesi –
disse Arya e rivolgendo un fugace sguardo a Murtagh. - Ammettendo che
servirà
altrettanto tempo per i preparativi stimerei un loro arrivo non meno di
sei –
- In questo modo
potremmo essere tutti
servi della regina! – si alzò una voce allarmata
- Signori del
consiglio vi prego! -
Dovette gridare il re per placare gli animi
- Sei mesi sono
tanti ma, data la nostra situazione,
non possiamo sperare di più –
Poi una voce si
alzò tra tutte.
- Se qualcuno
indicasse loro una rotta il
viaggio sarebbe più breve – Arold alzò
una mano per far tacere tutti. Era stato
Xavier a parlare. L’uomo fece ruotare l’anello che
aveva al dito prima di alzare
la mano e mostrare il sigillo del re.
–
Tempo addietro mi avete consegnato
questo anello come segno di stima e di protezione. Ora è
arrivato il momento
per me di ricambiare la fiducia concessa, ma non ho né un
equipaggio né una
nave per poter viaggiare –
- La mia nave
è pronta ed equipaggiata –
si fece avanti Daco. Arold annuì e si fermò a
guardare il resto della platea
- Il consiglio
acconsente la partenza di
Xavier con la nave del capitano Daco? Si metta ai voti -
Uno ad uno i
consiglieri si alzarono per
dare il loro consenso.
- Allora
è deciso. – disse infine il re
con una certa soddisfazione nella voce. Non si sarebbe aspettato di
meno da
parte del consiglio.
La situazione
era mutata a loro favore
c’erano ancora alcuni punti in sospeso. Il re prese un
po’ di tempo per
scegliere bene le parole, poi rivolgendosi a tutti presenti.
- Amici miei.
Non dimentichiamo che Eragon
Par e Saphira sono ancora in missione nelle terre selvagge; ed ora che
anche
Xavier e Daco partiranno, qui dobbiamo resistere agli attacchi che la
regina sicuramente
sferrerà.
Cavalieri
– disse rivolgendosi a Murtagh
e Reafly. – la nostra offerta di asilo sarà sempre
libera da vincoli. Non vi
imporremo nessun giuramento di fedeltà come chiede Isobel,
ma date le
circostanze dobbiamo sapere se in questa battaglia sarete al nostro
fianco. –
Murtagh e Reafly
si alzarono in piedi.
Fino a quel momento non si erano pronunciati limitandosi ad ascoltare,
in
silenzio. Ora era arrivato il momento di esprimere le loro
volontà. Era
importante che ciò venisse reso pubblico davanti al re al
suo consiglio.
Fu Murtagh a
parlare per primo. Il moro
aveva soppesato da tempo questa possibilità insieme a
Castigo. Per la prima
volta, da quando aveva memoria, era stata data loro una
possibilità di scelta.
Per i due compagni la strada da percorrere era chiara e non fu
difficile
decidere con chi schierarsi.
- La mia spada
sarà sempre in indifesa della
libertà maestà, così come anche gli
artigli di Castigo – affermò senza
esitazione.
– Qual
è invece la rua risposta Reafly? –
chiese il re.
Il ragazzo
avvertì la presenza di Gleadr
ai confini della sua mente. Il piccolo drago stava sgomitando per farsi
sentire, chiamandolo a gran voce. Reafly si rimproverò per
quella mancaza e si affrettò
ad aprirgli la mente
Gleadr scusami disse
mortificato. Il drago sentì subito che la
mente del compagno era confusa. Murtagh, il suo maestra, aveva appena
dato la
parola che si sarebbe schierato con il popolo di Antàra ed
ora il re stava
chiedendo loro la stessa cosa.
Sarà
bene che
anche noi diamo una risposta. Coraggio… lo
invitò con dolcezza quando non sentì alcuna
risposta da parte del
suo cavaliere.
Gleadr lo so che
combattere la regina è la cosa giusta da fare. Arrivato a
questo punto non temo
per la mia vita ma per quella di mia madre e di mia sorella. Ho paura
che possa
fare loro del male o che lo abbia già fatto!
Reafly
avvertì l’apprensione e il dolore
provenire dal cucciolo di drago. Non solo Gleadr poteva capirlo fino in
fondo,
ma attraverso il loro legame era in grado di percepire le sue
sensazioni. Il
cucciolo si era assentato nel tentativo di trovare le parole giuste per
rispondere
Allora Reafly
combatteremo anche per la loro libertà. Non possiamo
permetterci che la paura ci
fermi gli disse.
Reafly percepì un’andata di
calore e di affetto che gli infuse coraggio.
Si rese conto
che per tutta la sua vita
si era sentito fuori posto; nonostante fosse circondato dagli affetti
più cari,
nonostante l’amore sconfinato della madre e quello sincero
della sorella una
parte di lui era stata sempre alla costante ricerca di
qualcos’altro. Ora a
miglia di distanza da casa, accanto a persone che conosceva appena,
sentì di averlo
trovato. Per la prima volta nella sua vita non provava più
la sensazione di
essere perso.
Hai ragione
Gleadr, sono pronto disse se
lo
sei anche tu
Lo
sono…
Come destato da
un sogno Reafly si
accorse come gli occhi di tutti i presenti lo stessero osservando. Il
ragazzo
riuscì a stento a nascondere un certo rossore, ma, grazie a
Gleadr, aveva preso
finalmente la sua decisione.
- Anche io e
Gleadr combatteremo al
vostro fianco. -