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Autore: Ode To Joy    18/11/2022    3 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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XVIII
Save To Win 

 

I let it fall, my heart

And as it fell, you rose to claim it

It was dark and I was over

Until you kissed my lips and you saved me

[“Set Fire To The Rain” - Adele]



 

Katsuki non restò abbastanza da vedere la pira funebre di Izuku spegnersi. Non restò per lui, non lo fece nemmeno per Shouto. Non ci riuscì. Tornò alle torri del castello in volo, così come era venuto e riacquistò la sua forma umana a mezz’aria, atterrando in piedi sulla balconata dell’Erede al Trono.

Shouto lo raggiunse ore dopo, quando il cielo era già scuro, lo trovò a piangere seduto sul pavimento e lasciò che si avvicinasse, che lo toccasse.

Le braccia di Shouto furono le uniche da cui si lasciò stringere, dopo quelle di Izuku.




 

Il Primo Cavaliere venne a trovarlo pochi giorni dopo.

Shouto non c’era e il giovane Drago se ne stava seduto sulla balconata. Non si accorse di Hawks che apriva la porta e attraversava la stanza. Se lo ritrovò davanti e basta, lui e la sua faccia da culo, mentre delle ali rimanevano solo due monconi piuttosto patetici. Katsuki sapeva che non avrebbe dovuto fissarli, ma era davvero l’unica cosa a meritare la sua attenzione.

Hawks se ne accorse.

“Stanno crescendo lentamente. Colpa mia, continuo a usarle prima del tempo per aiutare nelle operazioni di soccorso, ma così non permetto mai loro di guarire davvero.”

Al giovane Drago non importava.

“Questa non è un’imboscata, lo giuro,” disse, appoggiando la schiena al parapetto di marmo bianco. “Ho chiesto a Shouto di vederti e lui ha acconsentito. Immagino ti aspettassi una mia visita.”

Katsuki annuì. Non aveva voglia di aprire bocca, nemmeno per cacciarlo via. Poteva far finta di ascoltare quello che il gallinaccio spennato aveva da dire e fare contento Shouto. Pur sapendo che le parole del primo idiota che passava non avrebbero cambiato niente, glielo doveva.

“Ti vuole bene,” continuò Hawks. “Shouto, intendo. Lo conosco da quando era bambino ma, prima del vostro arrivo a corte, non l’ho mai visto affezionarsi a qualcuno”

Non stava parlando solo di lui, ma anche di Izuku. 

“Che ne pensi del nostro Principe?” Domandò il Cavaliere. “È forte, coraggioso, determinato… Nell’ultimo anno, ha dimostrato anche di essere gentile ed empatico.” Ridacchiò. “Shouto sembra talmente perfetto da essere uscito da un libro di fiabe, non sei d’accordo? Ha anche il cavallo bianco-”

“Che cazzo vuoi, Hawks?” Ringhiò Katsuki, trapassandolo con lo sguardo. “In mezzo a tanti idioti, sei l’unico a cui riconosco un minimo di cervello! Cos’è questo inno alle doti di Shouto? Pensi che non lo guardi tutti i giorni, che non veda quello che sta facendo per tutti, che non lo conosca?”

Gli occhi dorati di Hawks brillarono di soddisfazione.

“Bene, sei ancora qui con noi, non hai perso la tua natura loquace.”

Katsuki lo mandò al diavolo con un gesto della mano.

“Bella merda usare il tuo Principe per farmi parlare!”
“Non stavo usando Shouto,” ribatté Hawks. “Volevo davvero sapere che cosa pensi di lui, ma mi hai già risposto. Nonostante tutto quello che è successo, non sei cieco ai suoi sforzi e, in quanto Primo Cavaliere, ti ringrazio.”

Katsuki appoggiò la nuca allo schienale della poltrona, sollevando gli occhi rossi verso il cielo. 

“È l’unico Todoroki a rendere onore a questa famiglia reale di merda.”

“Esiste il reato di lesa Maestà, lo sai?”

“L’unica Maestà in questo regno è Shouto!” Esclamò Katsuki. “I miei insulti sono per qualcuno che li merita! Non sono un suo suddito, non devo sottostare alle sue leggi!”

Si stava riferendo a quel Re fasullo di Enji Todoroki.

“Siamo umani, non leggende,” disse Hawks.

Katsuki lo trapassò con lo sguardo.

“Non provare a giustificarlo, Hawks!” Urlò. “Non lo fare, non davanti a me!”

Hawks si umettò le labbra.

“Tu stai commettendo lo stesso errore di Enji, Katsuki,” disse, non sorrideva più.

Se le circostanze fossero state diverse, l’Erede del Clan Bakugou si sarebbe alzato e gli avrebbe spaccato la faccia. Katsuki non era bravo ad accettare la verità, quella pesante, che lo faceva sentire in difetto e lo costringeva a mettersi in discussione. Per se stesso, non aveva mai accettato nulla di meno della perfezione. Izuku e Shouto gli avevano strappato la certezza di stringerla, uno di seguito all’altro.

Ma Katsuki era riuscito a raggiungerlo comunque, il suo Izuku. Anche se non come si era ripromesso. Ora Shouto era mille passi avanti a tutti loro e il giovane Drago se ne stava lì, a non fare niente. Se gliene fosse fregato ancora qualcosa del suo orgoglio, si sarebbe alzato in piedi e - dopo aver ridotto quella faccia da culo del Primo Cavaliere in poltiglia - avrebbe spinto Shouto a riposare, urlandogli addosso che doveva smetterla di fare il magnifico, che al resto ci pensava lui.

Ma ogni volta che tirava un respiro, il peso della morte di Izuku gli crollava sul petto e gli toglieva l’aria.

Di fronte a quel silenzio inedito, Hawks sorrise tristemente.

“Fa male, eh?”

Non si riferiva alle ferite del corpo.

“Non voglio farti qualche discorso motivazionale, tipo la vita va avanti o altre stronzate simili,” disse Hawks. “Voglio solo dirti le cose per come stanno: Shouto ha bisogno di aiuto, Katsuki, ed entrambi sappiamo che suo padre non può fare nulla a questo proposito.” Prese un respiro profondo. “Non sono qui in veste di onorario fratello maggiore che ti fa lezioni su come affrontare il dolore. Voglio solo che torni in piedi, così che tu e il nostro Principe possiate guarire, insieme. In tal modo, la mia unica preoccupazione sarà un sovrano piegato.”

Katsuki rise, un suono molto sgradevole.

“Guarire?” I suoi occhi scarlatti, sempre infuocati da sentimenti impetuosi, erano spenti. “E come si guarisce dalla morte, Hawks?”

Il Primo Cavaliere voltò lo sguardo di lato, verso il lago.

“Non si guarisce, Katsuki,” disse, con la consapevolezza di qualcuno che sa perfettamente di cosa sta parlando. “Il tempo non può fare qualcosa per gni ferita, ci offre solo la possibilità d’imparare ad andare avanti, mentre continuiamo a sanguinare.”

Il giovane Drago si fece improvvisamente attento: non erano di certo le parole che si era aspettato di sentire.

“Abbiamo alcune cose in comune, noi due,” proseguì il Cavaliere, sempre evitando il suo sguardo. “Anche io ho avuto un amico d’infanzia che si è trasformato in qualcos’altro e l’ho perso a quindici anni, esattamente come te.”

“Touya non è morto,” ribatté Katsuki. “Sai benissimo dov’è e l’unico motivo per cui non lo raggiungi è perché ti piace troppo interpretare il ruolo del cane del Re.”

“No, è più semplice di così.” Hawks tornò a guardarlo negli occhi. “Sono un codardo, tutti qui. Ma non siamo qui per parlare di me-“

“Non hai mai dovuto vedere Touya bruciare su una pira funebre, avvolto dal tuo fuoco!” Ringhiò Katsuki. “Non abbiamo un cazzo in comune, io e te!” Si rese conto immediatamente dell’assurdità che aveva detto. Non chiese scusa, non sapeva come fare. Serrò i denti sul labbro inferiore e abbassò lo sguardo.

“Quando mi hanno detto che Touya era morto, ho desiderato morire con lui,” raccontò Hawks. “È durata poche ore, poi lo abbiamo ritrovato ed è iniziato tutto un altro tipo d’inferno ma…” Esitò, cercò le parole giuste. “Tu stai sopportando quella sofferenza da giorni e sei riuscito a reagire.”

“Mi sono rialzato solo per dire addio a Izuku.”

“Ma sei ancora qui.”

“Non voglio che Shouto raccolga anche il mio cadavere,” confessò Katsuki, affondando le dita tra i capelli, tirandoli fino a farsi male. “Non voglio… Non voglio che…”

La mente lo riportò ai suoi ultimi momenti con Izuku. 

“Lasciami essere il tuo eroe,” aveva detto, dopo avergli dato un bacio al sapore di sangue. “Almeno questa volta, lascia che sia io a salvare te…”

E lo aveva salvato.

Li aveva salvati tutti.

Katsuki non voleva essere vivo ma lo era, aveva gettato il peso di quella realtà sulle spalle di Shouto e di tutti i loro compagni. Se fosse stato un po’ meno egoista, si sarebbe trascinato lontano dalla corte e sarebbe andato a marcire lontano da occhi indiscreti. 

Non poteva farlo.

Izuku gli aveva fatto promettere di restare, di continuare a scrivere la sua storia.

Quando Hawks si avvicinò e gli strinse la spalla, Katsuki si rese conto che stava piangendo.

“So che le nostre storie sono diverse, ma credimi quando ti dico che conosco il peso della colpa che nasce dall’aver fallito nel proteggere la persona che si ama,” disse il Primo Cavaliere. “So che vivi la sua morte come la peggiore delle tue sconfitte. Non proverò a convincerti che non sia così, non mi crederesti mai. Quello che il tuo dolore t’impedisce di vedere è che la tua vita è l’ultima delle sue vittorie.”

Katsuki avvertì le sue dita affondare di più nella spalla, come se lo stesse afferrando per evitargli di precipitare nel baratro.

“Non la sprecare,” aggiunse Hawks. “Fanne quello che vuoi, ma non la sprecare.”

Katsuki prese un respiro profondo, tremante. Pur sapendo di avere un aspetto miserevole, sollevò gli occhi rossi, pieni di lacrime, sul viso del giovane uomo.

“Sii sincero,” ordinò, come se ne avesse l’autorità. “Il Re non tornerà sull’Alto Trono, vero? È per questo che sei qui.”

Hawks non negò né confermò.

“Il Re non può salvare Shouto,” rispose. “E Shouto ha bisogno di essere salvato, Katsuki. Non può raccogliere i pezzi di tutto ciò che questa guerra ha mandato in frantumi ancora per molto, finirà col sgretolarsi.”

Katsuki non era uno stupido, solo uno stronzo. Aveva visto le crepe nell’armatura che Shouto aveva costruito per se stesso, eppure aveva continuato ad appoggiarsi a lui come un peso morto e poi, quando non gli aveva permesso di vedere il corpo di Izuku, gli aveva scagliato addosso tutto il suo dolore.

Aveva un debito da saldare.

“Informa quell’idiota del tuo Re che ho bisogno di parlargli,” disse, le sue iridi scarlatte rese più vive da una flebile luce. “Ora so quello che devo fare, Cavaliere.”




 

-1 anno dopo- 




 

Izuku è morto per niente.

Il cielo sopra la valle meridionale della Cintura Vulcanica Minore era terso, tinto dei colori dell’imbrunire. Lì, dove il terreno nero lasciava il posto al verde dell’erba, non c’era traccia dell’inferno da cui erano scappati.

All For One è vivo. Izuku è morto per niente.

Katsuki stava precipitando in uno ancora peggiore.

Il Principe Esiliato li aveva condotti in un casino di caccia abbandonato, nascosto tra gli alberi del bosco che copriva gran parte del versante della montagna. Più in basso, il giovane Drago poteva vedere le torri dell’unica città fortificata di quella regione isolata. Mentre la luce del giorno scompariva gradualmente, le fiaccolo venivano accese sulle mura di cinta. Sebbene fosse fine estate, l’aria di faceva più fredda istante dopo istante. Katsuki non la sentiva. Aveva la pelle d’oca, ma era come se il suo corpo non gli appartenesse più.

”Non dovresti essere qui fuori,” disse la voce di Izuku nella sua testa. ”Non è sicuro restare da soli e c’è qualcuno che ha bisogno di te.”

“Io ho bisogno di te,” ribatté Katsuki, senza vergogna. Conosceva l’abisso, vi era già precipitato e sapeva di trovarsi di nuovo sul bordo, ma non voleva guardare giù.

“Ho bisogno di te adesso, Izuku!” Singhiozzò.

Piangeva, vagando tra gli alberi come un folle in preda al delirio.

“Izuku, ti prego!” 

Chinò la testa, appoggiando le mani alle ginocchia. Sentiva la nausea chiudergli la gola, voleva vomitare ma non ci riusciva, come se buttare fuori quello che aveva nello stomaco potesse evitare che tutte le emozioni facessero esplodere il cuore e la testa.

Quando sentì due mani gentili sul viso, Katsuki smise di resistere e cadde sull’erba in ginocchio. Singhiozzava, disperato, come aveva fatto tra le braccia di Shouto il giorno in cui avevano cremato Izuku.

“Non volevo più vederti soffrire così, Kacchan.”

Katsuki sollevò lo sguardo e gli occhi verdi del suo primo Cavaliere gli restituirono tutta la sofferenza che lo costringeva lì, a terra, piegato. Prima dell’eruzione, il sospetto che All For One fosse ancora vivo lo aveva acceso di rabbia al punto d’attivare il frammento di One For All dentro di lui. Era bastato che Shouto gli mostrasse la pancia, la prova che il loro bambino stava crescendo, per ricordargli che doveva essere padrone delle sue emozioni se voleva proteggere la sua famiglia. Adesso, invece, il Principe era la prima persona da cui Katsuki stava fuggendo. Quella era solo l’ennesima prova di quanto fosso indegno di lui e di di tutto quello che gli stava donando.

“Kacchan, ascoltami…” Izuku passò le dita sulle sue guance per asciugargli le lacrime. “Shouto è stato coraggioso nel fronteggiare All For One ed è stato tanto forte da respingerlo, ma ora è spaventato, ferito e ha bisogno di te.”

Aveva ragione. Katsuki sapeva che aveva ragione.

“Non voglio che mi veda così,” disse. “Non ha bisogno della mia debolezza.” Era solo una scusa.

“Non devi interpretare il ruolo dell’eroe con lui,” lo rassicurò Izuku. “Non è quello che vuole e lo sai benissimo.”

“All For One è vivo!” Tuonò Katsuki. “La ragione per cui abbiamo perso tutto…” Aggiunse con voce tremante. “La ragione per cui tu-”

“Shhh…” Izuku appoggiò la fronte alla sua. “No, ti prego, non torturarti per questo.”

“E come faccio?” Il giovane Drago si allontanò per guardarlo negli occhi. “Non sono riuscito a proteggerti da lui, come posso proteggere Shouto?”

Non si riconosceva in quelle parole. Se avesse detto che l’insicurezza non l’aveva mai toccato, avrebbe mentito ma non aveva mai permesso a essa di affondare i denti nella sua carne. Katsuki reagiva, lo faceva sempre, anche quando sarebbe stato meglio non fare niente. Solo la morte del suo primo amore lo aveva inibito, ma si era rialzato anche allora.

Ora una serie di desideri violenti era in guerra con una lunga lista di paure.

Voleva uccidere All For One con le sue mani, trasformare l’accettazione per la perdita di Izuku in vendetta, riscattare se stesso. Poi ricordava il prezzo che, durante l’ultima battaglia, aveva pagato a causa della sua debolezza, e quel peso andava a sommarsi alla responsabilità che aveva nei confronti di Shouto e del loro bambino. Quando gli aveva portato via Izuku, All For One lo aveva sconfitto e non poteva permettere che la storia si ripetesse con la sua famiglia.

Ma il mostro era già arrivato a Shouto e se non vi erano state conseguenze devastanti, era solo grazie alla forza del suo Principe e all’intervento di quello stronzo di suo fratello. 

“Non devi combattere questa battaglia da solo,” disse Izuku, passandogli una mano tra i capelli.

“Non voglio sentirmelo dire proprio da te!” Ribatté Katsuki.

“Invece, devi ascoltarmi. Ricordi quando ti dissi che un Todoroki era destinato a divenire il decimo detentore di One For All?”
“Non passerò questo potere a nessuno, non finché quel bastardo di All For One respira ancora!”

“Non posso crederci che tu non ci abbia mai pensato…”

Prima che Katsuki potesse chiedergli a che cosa si riferisse, un’intuizione prese forma nella sua mente. Non gli piacque per niente e quando Izuku rimase in silenzio, avvertì un senso di vuoto chiudergli la bocca dello stomaco. 

“Mi dissi che non riuscivi a vedere in faccia il fanciullo dei tuoi sogni,” ricordò, artigliando l’erba su cui era inginocchiato.

Izuku esitò a parlare. “L’ho visto prima di morire,” disse. “Lui era-”

“Lui?”
“Sì.” Il giovane Campione accennò un sorriso. “Aveva i capelli rossi… Avrà i capelli rossi e gli occhi di quell’azzurro particolare…”

Katsuki non riusciva a respirare. Era un incubo nell’incubo.

“Assomiglierà a Shouto,” concluse Izuku, gli occhi colmi di commozione. “Vostro figlio sarà bellissimo.”

Katsuki scosse la testa e si alzò in piedi.

“No, no, no…” Prese a ripetere.

“Kacchan-”

“Non condannerò mio figlio a quel potere maledetto!” Gli urlò addosso il giovane Drago, come se fosse colpa sua.

“Tuo figlio non sarà maledetto,” provò a rassicurarlo Izuku. “Sarà un Re. L’ho visto indossare la corona dei Todoroki, mentre era in testa a un esercito di Draghi. Ho visto gli antichi vulcani della nostra terra ricoperti di ghiaccio.”

L’Erede del Clan Bakugou lo ascoltava solo a metà, nella sua mente continuava a rivivere quell’ultimo momento al Castello Vecchio con Shouto, sentiva il calore del suo grembo sotto le dita. Suo figlio nemmeno scalciava, maledizione!

“Kacchan…” Izuku provò a toccarlo e si ritrasse.

C’era stato un tempo in cui si era chiesto perché proprio il suo amico d’infanzia fosse stato scelto da All Might come erede del One For All. Una volta messo faccia a faccia con il peso di quel potere, non lo aveva più invidiato. Al contrario, si era sorpreso più volte a guardare Izuku dormire, chiedendosi perché gli fosse toccato in sorte un destino tanto oscuro. Quando era arrivato il suo momento, Katsuki aveva accettato quel fardello senza battere ciglio ma, in cuor suo, aveva sperato di essere l’ultimo capitolo di quella storia.

“Ho bisogno di restare da solo, Izuku.”

“No, è proprio quello che non devi fare!” Esclamò il suo primo Cavaliere. “C’è qualcun altro che è sopravvissuto a All For One e che non si è mai inginocchiato al suo cospetto. Se vuoi vincere questa guerra, se vuoi proteggere Shouto e vostro figlio, devi far sì che divenga tuo alleato!”
Qualcun altro…

Katsuki sapeva benissimo di chi stava parlando. Commentò l’idea con un: “è una follia!”

Izuku non rispose.

Il giovane Drago era di nuovo da solo.



 

Prima del Principe di Fuoco e Ghiaccio, nessuno aveva osato avvicinarsi al luogo dell’ultimo scontro tra il giovane Campione e All For One. La prima cosa che Shouto aveva visto era stata la Spada di Fuoco abbandonata nel fango, il suo dono per Izuku. Era sceso da cavallo e si era gettato sul terreno melmoso per scavare a mani nude. Quando le sue dita avevano trovato quelle di Izuku, si era bloccato.

Gli avevano insegnato che il cuore non provava reali emozioni, che era solo una metafora prediletta dai poeti per marcare la differenza tra ragione e sentimento, eppure Shouto aveva percepito dolore proprio all’altezza del petto. Si era seduto a terra, infilando le dita sporche tra i capelli, tirandoli. Ci aveva messo ore a tirare fuori Izuku, non per la difficoltà dell’impresa ma perché ogni dettaglio che portava alla luce, che confermava l’identità di quel corpo, era come una pugnalata. Dopo il funerale del suo caro amico, dell’amore di Katsuki e dell’eroe di tutti loro, Shouto non era tornato indietro per cercare i resti di Tomura Shigaraki, All For One, in qualunque modo lo si volesse chiamare. Non aveva mai conosciuto Tenko Shimura e non aveva trovato dentro di sé la forza di provare pietà per lui. Se c’era rimasto qualcosa, che lo divorassero i vermi, così si era detto.

Ora Shouto se ne pentiva.

“La ferita alla tempia non è seria.”

Mentre tornava cosciente, la prima cosa che udì fu la voce di Touya. Seguì un’esclamazione di dolore.

“Che stai facendo?” Era Hawks.

“La ferita al fianco va cauterizzata.”

Shouto sollevò le palpebre si ritrovò a fissare un soffitto di travi di legno che non conosceva. Era disteso su di un letto, sotto pesanti coperte di pelliccia ma, nonostante questo, aveva freddo. La temperatura del suo corpo non si era ancora stabilizzata. Si portò la mano sinistra di fronte al viso, muovendo le dita come se le sentisse addormentate. Il fuoco era spento, non riusciva a percepirne il potere.

“Stai sanguinando, Touya.”

Shouto girò la testa e vide il Primo Cavaliere seduto contro la parete, suo fratello era inginocchiato di fronte a lui. La luce tiepida del focolare illuminava i loro visi: Hawks era pallido, i capelli biondi erano sporchi di sangue lì, dove aveva battuto la testa, mentre gli occhi dorati tradivano preoccupazione; Touya rispondeva al suo sguardo senza nessuna reale espressione, le guance solcate da rivoli rossi, come se stesse piangendo sangue. Il Cavaliere sollevò la mano per toccarlo, ma il Principe Esiliato gli bloccò il polso prima che potesse riuscirci. 

Shouto li osservò in religioso silenzio, ingoiando la spiacevole sensazione di essere di troppo. Se non avesse già saputo che quei due erano stati amanti, lo avrebbe capito in quel momento. 

Hawks adagiò il braccio lungo il fianco con una smorfia che rifletteva sia amarezza che rassegnazione.

“Cerca di non bruciarmi vivo,” disse.

“Non tentarmi,” ribatté Touya, slacciando la cintura del Cavaliere e sfilandola. La lasciò da una parte, sul pavimento, poi afferrò il colletto della blusa con entrambe le mani.

“No, Touya, non-”

L’obiezione di Hawks morì in un lamento gutturale, mentre il Principe Esiliato lacerava la stoffa, scoprendo la ferita sul fianco. 

“Spogliarti è sempre stata una scocciatura,” buttò lì Touya, come per giustificarsi. “Con queste fottute ali sempre in mezzo…”

“Eppure, un tempo, dormivi così sereno avvolto in queste fottute ali,” ribatté Hawks.

Shouto studiò il suo viso: era evidentemente stordito dal dolore, gli occhi erano socchiusi e il petto si alzava e abbassava velocemente. Se fosse stato completamente padrone di se stesso, non si sarebbe azzardato a dare voce a quel ricordo.

Touya ebbe lo stesso pensiero e questo lo convinse ad avere pietà di lui.

“Faremo finta che a parlare sia stata l’agonia,” disse, continuando a strappare la blusa in modo da ricavarne delle bende di fortuna. Una volta finito, recuperò la cintura e la piegò.

“Mordi qui,” ordinò, infilandola nella bocca del Cavaliere, poi si sedette a cavalcioni su di lui per tenerlo fermo e fece aderire la mano destra alla ferita. 

Shouto sapeva cosa stava per accadere, anche lui aveva dovuto farlo in guerra, e tornò a fissare il soffitto con discrezione. Un istante dopo, la stanza fu riempita dalle urla soffocate di Hawks e dal distintivo odore di carne bruciata. Durò poco.

Quando Shouto tornò a guardarli, Touya stava avvolgendo la stoffa intorno all’addome del Cavaliere, che aveva la testa china ma era ancora sveglio.

“Puoi anche smetterla di fare l’eroe e perdere i sensi!” Esclamò Touya, come se quella prova di resistenza fosse un insulto contro di lui.

“Vaffanculo…” Sibilò Hawks.

Shouto non lo aveva mai sentito parlare in quel modo, ma suo fratello non parve affatto impressionato.

“Oh, risparmia le paroline dolci per il tuo Re!”
Finito di medicargli anche la ferita alla testa, il Principe Esiliato si alzò in piedi e si accorse che erano osservati.

“Il principino è sveglio,” disse e andò a sedersi sul bordo del letto. 

“Touya, dov-?”

“Siamo in un casino di caccia abbandonato,” spiegò il fratello maggiore, toccandogli il viso con il dorso delle dita. “L’ho trasformato nel mio rifugio nel corso degli anni, così d’avere un letto in cui dormire quando ho bisogno di spingermi fino a questa valle.”

Shouto diede un’occhiata all’ambiente circostante: la stanza non era molto grande ma c’era tutto quello che serviva per renderla abitabile. 

Si accorse che mancava qualcuno all’appello.

“Katsuki!”
“Sta vagando qui fuori,” disse Touya, sbrigativo, continuando a toccargli il viso. “Non ti agitare…” Allontanò la mano con uno sbuffo scocciato. “Hawks, allunga un braccio e toccalo,” ordinò.

Il Cavaliere inarcò le folte sopracciglia, poi scosse la testa e decise di tenersi tutte le domande del caso per sé. Arrivò a stringere la mano del Principe di Fuoco e Ghiaccio, ma la ritrasse immediatamente. 

“È gelido,” commentò, allarmato.

Touya scavalcò Shouto e si lasciò cadere sul letto in modo tanto sgraziato che la struttura in legno cigolò. Hawks restò a guardare, mentre il maggiore dei fratelli Todoroki abbassava le coperte e posava la mano sul petto del minore. Shouto lasciò andare un sospiro e si rilassò completamente.

Il Primo Cavaliere sapeva cosa stava succedendo, perché era una cosa che Touya aveva fatto anche con lui, ma in circostanze decisamente meno tragiche e non così innocenti.

“Lo stai riscaldando,” disse.

Touya lo ignorò completamente.

“Riesci a sentire le fiamme?” Domandò al più giovane.

Shouto scosse la testa.

Hawks scivolò sul pavimento, fino ad appoggiare il gomito al bordo del letto.

“All For One ti ha fatto del male?” Domandò.

“Ci ha provato,” rispose Shouto. “Non gli è andata bene,” si voltò verso il fratello. “Per due volte.”

Era impossibile immaginare cosa passasse per la mente di Touya solo guardandolo negli occhi, ma Shouto sapeva che non avrebbe risposto a nessuna delle domande che riecheggiavano contro la parete della sua mente. Non in quel momento, con Hawks accanto a loro. Trovò conforto nel pensare che la distanza - almeno quella fisica - tra lui e suo fratello si era accorciata. Ci sarebbe stato tempo per il resto.

Incredibile cosa potesse fare un nemico in comune.

Perché All For One è una minaccia per entrambi, vero?

“Lui mi ha detto che ti sei inginocchiato al suo cospetto,” disse Shouto. Era una questione spinosa, che aveva bisogno di affrontare di fronte al Primo Cavaliere, perché sapeva che lui poteva leggere Touya meglio di chiunque altro. 

Ma suo fratello non diede loro alcuna spiegazione, ricadde sul cuscino e gettò la testa all’indietro, scoppiando a ridere in modo esagerato. Fu una reazione che il Principe di Fuoco e Ghiaccio non seppe come interpretare e anche Hawks, accanto a lui, non disse niente.

Quando Touya si calmò, lo guardò con un sorriso inquietante.

“Che cosa ti ha mostrato attraverso il sogno?” Domandò.

“La corte dell’Alto Trono ricoperta di ghiaccio.”

Gli occhi del Principe Esiliato si accesero d’interesse.

“Era quello il tuo sogno più oscuro?” Domandò, con eccessivo entusiasmo. “Volevi interrompere la linea di sangue di nostro padre, divenendo un Signore del Ghiaccio a tutti gli effetti?”

Shouto avvertiva lo sguardo del Primo Cavaliere su di sé. Per paura d’incrociarlo, tenne gli occhi fissi sulla mano con cui suo fratello lo stava riscaldando. 

“L’ho odiato per tanto tempo, Touya,” mormorò.

“Lo odi ancora,” lo corresse il Principe Esiliato.

“Lascialo in pace, Touya,” intervenne Hawks.

“Eccolo, subito in prima linea a difendere il suo padrone!” Esclamò Touya, poi tornò a rivolgersi al fratello. Non era più tanto divertito. “A me ha mostrato una corte di cenere e ha fatto la solita proposta: potere e gloria, in cambio della mia lealtà… E forse di un bambino. Poco importa, per me può bruciare all’inferno. Anzi, sarei felice di aiutarlo in tal senso.”

E Shouto seppe che suo fratello non stava mentendo.

“Sapevo che non ti saresti piegato a lui,” disse, con un sorriso.

Touya rivolse lo sguardo al soffitto.

“Piuttosto che piegarmi, brucerei.”



 

Katsuki rientrò poco dopo, con lo sguardo basso e l’aria pensierosa, ma i suoi occhi si accesero nel rendersi conto che il suo Principe era cosciente.

“Non fare più di queste stronzate, stupido Mezzo-e-mezzo,” disse, quasi ringhiando, ma si portò la mano del compagno alle labbra per baciarne il dorso. 

“Non posso prometterlo,” disse Shouto, con uno di quei sorrisi che avevano il potere di far dimenticare a Katsuki tutte le brutture del mondo. Solo il cielo sapeva quanto ne aveva bisogno in quel momento.

“Non hai neanche un segno addosso,” notò il giovane Drago, sollevando la manica per controllare il braccio di Shouto.

“Le fiamme blu non mi hanno fatto del male.”

“Ma io sono morto, quando ti ho visto bruciare!” 

Katsuki lanciò un’occhiata all’angolo opposto della stanza. Vi era un tavolo sotto l’unica finestra presente e il Principe Esiliato era chino a esaminare alcune mappe con aria seria e concentrata, ignorando completamente la conversazione dei due fanciulli. Hawks si era accomodato al capo opposto del mobile e lo guardava, senza partecipare attivamente a qualunque cosa lo stronzo stesse facendo.

“Mi ha salvato,” mormorò Shouto, guardando il fratello. “Non riesco ancora a crederci… Mi ha salvato…”

Katsuki era allibito quanto lui ma, a differenza del suo Principe, godeva del distacco necessario per impedire che una singola azione lo spingesse a guardare Touya Todoroki in maniera diversa. Il bastardo ustionato li aveva accolti al Castello Vecchio per un suo tornaconto e aveva permesso a Hawks di entrare nell’equazione solo per sadico diletto.

All For One era un colpo di scena che cambiava le carte in tavola, ma Katsuki dubitava che avesse fatto lo stesso con le intenzioni. Era fuor di ogni dubbio che Touya avesse avuto paura, ma che avesse salvato Shouto per puro amore fraterno…

“Non abbassare la guardia,” disse.

Shouto rispose al suo sguardo. “Mi hai affidato a lui, ricordi? Sei stato il primo a dargli fiducia.”

Fiducia è una parola grossa.” Katsuki infilò la mano sotto le coperte, accarezzandogli il ventre. “D’ora in avanti, non potrò più permettermi di allontanare lo sguardo da te.”



 

Hawks studiava i due giovani amanti da distanza, ammirandoli per come affrontavano gli ultimi eventi, uno al fianco dell’altro. Aveva visto guerrieri temprati cedere per molto meno, ma loro restavano insieme, a testa alta, trovando forza e conforto l’uno nell’altro.

Hawks non avrebbe dovuto esserne tanto sorpreso.

Seduto al capo opposto del tavolo, Touya sbuffò, spingendo via una delle mappe, che scivolò fino a toccare il braccio del Cavaliere.

“Che cosa stai facendo?” Domandò Hawks. 

Contro ogni aspettativa, il Principe rispose: “sto facendo la lista di tutte le residenze semi-abbandonate o disperse nel nulla della famiglia reale. Ci serve un posto in cui andare, molto lontano da qui.”

“E come sta andando?”
“Male…”

“Beh…” Hawks appoggiò la nuca a una delle ali. “Non credo sia saggio spostare Shouto in questo momento.”

“No, non lo è,” concordò Touya. “Ma il Castello Vecchio stava per divenire la nostra tomba e questa stanza non può essere il nostro rifugio per molto tempo.”

Hawks si umettò le labbra, poi inspiro aria dal naso fino a riempire i polmoni, anche se tirava la ferita e faceva male. 

“Ti ha detto che cosa vuole?”
“Che cosa vuoi che desideri un essere simile, Hawks? Potere e un erede a cui passarlo,” disse, guardando suo fratello e il suo giovane Drago.

Katsuki rispose al suo sguardo, cogliendo il senso di quella congettura.

“Quel bastardo vuole nostro figlio?” 

One For All reagì al senso di pericolo e il suo corpo emise delle scariche dorate.

“Stai di nuovo facendo le scintille,” lo avvertì Touya.

“All For One non sa del bambino,” disse Shouto, afferrando la mano del compagno. “Ma temo di avergli rivelato un altro segreto, uno di cui non ero consapevole neanche-”

La voce di Shouto si spezzò a causa di brivido freddo, che lo attraversò come una lama invisibile. S’irrigidì, un respiro tremante scivolò fuori dalle sue labbra sotto forma di nuvola di vapore.

Katsuki si accorse che qualcosa non andava e si chinò verso di lui.

“Shou-”

La mano con cui stringeva quella del compagno si congelò e, istintivamente, si allontanò dal letto. 

Touya fu il primo a muoversi, ignorò il giovane Drago per andare dal fratello minore. A causa delle ferite, Hawks ci mise di più a intervenire e lo fece spingendo Katsuki verso il focolare.

Shouto, che tremava come una foglia, cercava disperatamente lo sguardo del compagno.

“Principino.” Touya gli prese il mento tra le mani e lo costrinse e guardarlo. “Il potere reagisce alle tue emozioni. Se ti agiti, rendi il mio lavoro molto più difficile.”

“Ma Katsuki-”
“Sto bene, Shouto,” lo rassicurò il diretto interessato, inginocchiato accanto al fuoco scoppiettante. Il ghiaccio si stava sciogliendo velocemente, riusciva già a muovere le dita. Serviva molto di più per ucciderlo, ma la condizione di Shouto era delicata e il giovane Drago temeva le conseguenze che il suo corpo avrebbe pagato per quello squilibrio di poteri.

“Siamo sicuri che non sia un trucchetto del cazzo di All For One?” Domandò.

“Sì,” rispose Touya, secco, una mano appoggiata sul viso del fratello e l’altra sul suo petto. “È febbre. Passerà, dobbiamo solo tenerlo al caldo.”

Per Katsuki quella spiegazione non aveva alcun senso.

“Sta congelando!”
“Febbre fredda,” disse Touya. “A voi Draghi non succede?”
Certo che lo stronzo lo stesse prendendo in giro, l’Erede del Clan Bakugou si rivolse al Primo Cavaliere. 

“Che cazzo sta delirando?”
“Sono figli di poteri opposti,” rispose Hawks, reggendosi al davanzale del camino. “Credo che accada solo a loro due, perché sono gli unici figli del Re a essere Signori del Fuoco. Se per qualche ragione non riescono ad accendere le fiamme, vanno in ipotermia velocemente.”

“Come ho detto: febbre fredda,” ripeté Touya, togliendosi la giacca nera e calciando via gli stivali. “Uno dei tanti effetti collaterali a cui il Re non ha pensato, mentre mandava avanti la sua politica matrimoniale.”

Katsuki lo guardò mentre si arrampicava sul letto, scavalcava Shouto e si accomodava sulle coperte, dalla parte del muro. “Che cosa stai facendo?” Domandò, ringhiando, quasi che l’altro stesse commettendo un atto riprovevole.

“A te che sembra?” Domandò il Principe Esiliato, stringendosi al fratello minore. “Cosa di dobbiamo tenerlo al caldo non ti è chiaro?”

Katsuki si alzò in piedi, ignorando il dolore pulsante alla mano lesa. “Togliti dai piedi, ci penso io.”

“Non puoi,” disse Shouto, i suoi occhi gli chiesero scusa in silenzio. “In quanto Drago, hai il potere del fuoco ma non puoi trasferire il tuo calore al corpo di qualcun altro. Se mi stai vicino prima che la febbre passi, rischio di farti di nuovo del male.”

Katsuki lo fissò, i pugni serrati e le parole bloccate in gola. Aveva voglia di urlare, afferrare quello stronzo di Touya Todoroki e scaraventarlo contro la parete di roccia più vicina. Dopo tutto quello che aveva fatto e, sopratutto, detto, come si permetteva di atteggiarsi a protettore di Shouto?
“Lo hai sentito, rettile?” Touya fece un gesto della mano, come a scacciare un animale molesto. “Vai nell’angolo, mettiti a cuccia,” disse, mentre Shouto gli lanciava un’occhiata obliqua.

“Stai molto attento a quello che fai, stronzo…” Sibilò Katsuki in risposta. 

“Va bene, va bene…” Hawks si mise in mezzo. “Siamo stanchi e abbiamo bisogno di recuperare le forze, Shouto più di tutti. I grandi discorsi e le pianificazioni sono rimandate a domani.”

Katsuki ingoiò l’irritazione e gli diede ascolto. Doveva farlo per il bene di Shouto.

Si avvicinò per dargli un bacio, ma Touya gli piantò una mano in faccia e lo spinse via. 

“Non mentre io sono qui, Drago,” disse il Principe Esiliato. “Non vorrai mica che vomiti sopra il tuo principino in un eccesso di disgusto?”

“Touya…” Shouto provò ad arginare la cosa, passando lo sguardo implorante dall’uno all’altro. “Katsuki…”

Ma gli argini erano già saltati.

“Smettila di prendere decisioni come se Shouto fosse una cosa tua!” Sbottò Katsuki.

In modo del tutto inatteso, Touya afferrò il viso del fratello e gli leccò la guancia, fino all’angolo della bocca.

“Adesso è mio!” Decretò, mentre il Todoroki più giovane si affrettava ad asciugarsi il viso con la manica. 

Hawks puntò gli occhi sulla nuca di Katsuki, tendendo le ali, pronto a usare le piume nel caso le cose fossero degenerate. Se Shouto non si fosse ritrovato in mezzo, con un bambino in grembo, il Primo Cavaliere ne era certo, quella valle sarebbe divenuta teatro di un altro leggendario scontro tra Draghi e Todoroki.

E ci sarebbe scappato il morto…

Ma se Touya non ne voleva proprio sapere di comportarsi come un uomo adulto, Katsuki era sulla buona strada per diventarlo. 

Il giovane Drago attraversò la stanza a passo di marcia e uscì sbattendo la porta. Andò a sfogare la rabbia per i fatti suoi.

Shouto si sollevò sui gomiti, facendo appello a tutte le sue forze per alzarsi e seguirlo.

“Se ti fai del male per andare da lui, non vivremo abbastanza per vedere la fine,” disse Touya, tenendolo sul letto.

“Nostro malgrado, devo dargli ragione,” disse Hawks. “È già arrabbiato perché ha capito che non può fare nulla per aiutarti, Shouto. Se ti preoccupi per lui, non lo farai stare meglio.”

Shouto si lasciò ricadere sul cuscino, frustrato.

“Lo hai fatto arrabbiare tu,” disse al fratello.

“Se hai trovato una bestia più rabbiosa di nostro padre, non è colpa mia,” ribatté Touya. 






 
   
 
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