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Autore: LittleGypsyPrincess    19/11/2022    1 recensioni
Il passato ritorna sempre. Le ferite che sembravano ormai cicatrici si riaprono portando Natasha in un turbine di dubbi e tristezza che non le consente di vivere a pieno la sua vita.
"L'unica cosa che aveva sempre fatto e sapeva fare era scappare. Non lo faceva perché codarda, ma perché era la cosa giusta. Non poteva restare. Non meritava di essere felice, ma lui invece sì e non poteva certo privarlo di ciò per un capriccio."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Laura Barton, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono i ritardo? Ovvio. Spero possiate perdonarmi ma la mia vita al momento è un vero macello. Vi lascio al secondo capitolo di queso delirio... enjoy :)

Capitolo 2

Natasha si alzò avviandosi al piano sotto, era presto, ma la sera precedente era crollata velocemente e senza pensare, era distrutta. Restare ancora a letto le avrebbe portato, però, pensieri che non voleva. Niente rimpianti, era meglio così, anche se faceva male, sapeva fosse la cosa giusta. 

Per sua fortuna una volta arrivata alla cucina due piccoli bambini stavano già correndo in giro, più scatenati e carichi che mai. Non appena la videro si bloccarono, stupiti e felici di vederla. La bimba schizzò verso di lei urlando "Zia Nat!" 

In un secondo Natasha si ritrovò quella piccola peste tra le braccia e, per la prima volta dalla mattina precedente, sorrise veramente.

Adorava i figli di Clint, Cooper e Lila, quest'ultima poi aveva un particolare attaccamento a lei. 

"Hey piccola! Come stai?" Le chiese sciogliendo un po' l'abbraccio caloroso.

"Che bello vederti!" Sbraitò, ributtando le braccia al collo della rossa, che non riuscì a non stringerla nuovamente. 

Una volta messa a terra la piccola, anche Cooper andò ad abbracciarla, anche se meno calorosamente della sorella e senza saltarle tra le braccia.

"Hey peste!" Gli disse scompigliandogli un po' i capelli. 

"Siediti Nat, ho preparato la colazione!" Le disse Laura facendole cenno verso uno sgabello. Silenziosa prese posto, adorava quell'atmosfera così familiare e caotica, l'aiutava a non pensare. 

***

Steve non era riuscito a dormire, faceva fatica già di solito, tra incubi e passato, ma questa volta era il pensiero di Natasha a non andare via. Non si riusciva a togliere dalla mente il suo sorriso, raro ma bellissimo, i suoi occhi verdi, così profondi da scrutare l'anima, perfino il suo profumo sembrava essere rimasto a torturarlo. L’idea di aver perso la sua spia preferita lo devastava. Era andato in libreria a sedersi sulla sua poltrona preferita, era strano vedere l'altra vuota, ancora con il libro di Natasha sul bracciolo. Lo aveva preso con sé e lo aveva sfogliato. Dentro c'era il segnalibro che le aveva fatto lui. 

"Sono così belli i tuoi disegni!"

"Lo pensi davvero?"

"Certo!"

"Ho fatto una cosa per te! Magari non ti piace… se non ti piace, tranquilla io…"

Gli tremavano le mani mentre le porgeva il segnalibro.

"È meraviglioso" 

Ricordava ancora lo sguardo di Natasha mentre si rigirava tra le mani la piccola striscia di carta plastificata.

Se l'era rigirata anche lui tra le mani e le lacrime avevano iniziato a scendere sulle sue guance fino a che non era crollato, stroncato dalla tristezza. Non era pronto a perderla per sempre.

***

"Stark, che diavolo vuoi?" Mugugnò Clint al telefono. Quella mattina si era ritrovato una ventina di chiamate sul vecchio cellulare che un tempo era stato dello shield. Era irrintracciabile e questo lo rendeva perfetto per comunicare senza che l'altra persona sapesse dove fosse, poteva tenerlo connesso al lavoro senza rischi per la sua famiglia. Aveva deciso di richiamare, l'arrivo Nat era stato strano, c'era puzza di casini, anche se non era sicuramente qualcosa di lavorativo o una catastrofe altrimenti Nat glielo avrebbe detto. Erano casini di un altro tipo, era giunto il momento di sapere quale.

"Barton finalmente. Dove sei finito?" 

"Non ti riguarda Stark, cosa succede?" Chiese in tono risoluto.

"Hai per caso modo di contattare la tua amichetta russa? Ho un problema con il capitano che solo lei può risolvere"

"Vedo cosa posso fare. Ti richiamo io" buttò giù, ora sì che le cose si facevano interessanti. 

Clint scese al piano sottostante e trovò la spia che giocava animatamente,  sul grande tappeto della sala, con i suoi due figli. Si fermò un secondo a guardare quella scena, fiero della strada che Natasha aveva fatto in tutti quegli anni, da quando l'aveva salvata dalla redroom a quel momento. Da una cocciuta ragazzina radicata in ideali sbagliati che viveva di incubi e demoni a una donna forte e indipendente. 

Si avvicinò "Nat, posso parlarti un secondo?"

"No dai papà!" Protesto Lila imbronciandosi e facendolo sentire una persona orribile. 

"Dai, voi andate a mettere in ordine e aiutare la mamma, dopo potrete giocare ancora con zia Nat, se lei è d'accordo" rispose in tono dolce, ma risoluto.

Natasha sapeva che era giunto il momento di raccontare perché era lì, sapeva che mentire non l'avrebbe portata da nessuna parte con Clint, allo stesso tempo però non le andava più che tanto di dire la verità. Non tutta almeno. 

Sentendo le proteste dei bimbi aggiunse, alle parole di Clint, "fate come dice papà, dopo giochiamo nuovamente insieme"

"Non vai via zia Nat vero?" Chiese Lila con i lacrimoni pronti ad uscire, cosa che  fece sorridere Natasha. "Non ancora piccola"

I bambini schizzarono in un'altra stanza, mentre Clint la condusse fuori. "Facciamo una passeggiata" disse solo, dirigendosi all'esterno. 

Camminarono per un po' prima che Clint iniziasse a parlare "niente che vuoi dirmi spontaneamente?" Non si voltò a guardarla e per questo Natasha lo ringrazió mentalmente. "Dimmi cosa vuoi sapere, facciamo prima." Rispose atona.

"No, però così puoi gestire cosa dirmi e cosa no e lo sai che non mi piace"

"Mi conosci troppo bene." Un ghigno le comparve sul volto e dopo una breve pausa continuò "Non so da dove partire" sospirò.

"Questo non è da te"

"Sai che non sto mentendo però, non è così?" Continuarono a camminare, sempre senza guardarsi, per i sentieri in mezzo ai campi.

"È così. Perché non partiamo dalla ragione per cui sei qui" qualcosa nelle tono dell'amico la colpì, c'era qualcosa che non andava, Clint sembrava, o almeno era convinto, di sapere qualcosa. 

"Perché è complicato. È troppo per me. Non è una questione di lavoro o missioni... è peggio"

"Umm. Questo è già qualcosa." Anche Clint si prese una pausa, poi continuò, andando un po' più verso cosa voleva sapere. "Cosa c'entrano Stark e soprattutto Rogers in tutto questo?"

Natasha si bloccò, sapeva che qualcosa non tornava in quella conversazione. "Come sai che c'è di mezzo lui?" Riprese a camminare raggiungendo l'amico che non si era mai fermato.

"Non ha importanza. Dimmi cosa c'entra il capitano"

Natasha prese un respiro, poi decise di buttarla lì, non avrebbe voluto dire tutta la verità, ma ne aveva bisogno, Clint poi sembrava già sapere più del previsto.

"Mi sono innamorata di lui" 

Questa volta fu Clint a bloccarsi e, per la prima volta, a rivolgerle il suo sguardo.

"Cosa? Non stai scherzando vero?"

"Hai capito benissimo, non ho intenzione di ripetere e no, non sto scherzando. Purtroppo." 

"Oh cazzo, Nat ma è fantastico! Cosa ci fai qui?!" 

Natasha lo guardò con aria quasi smarrita, stava chiaramente trattenendo le lacrime. 

"Non mi dire che sei scappata" la guardò con aria accusatoria, come se fosse colpa sua l'essere una spia e  un'assassina.

"Cosa dovevo fare?" Le lacrime iniziarono a rigarle il volto "dimmelo Clint! Cosa cazzo dovevo fare! Non sono fatta per queste cose, non merito l'amore e la felicità. Io sono un'arma, sono stata addestrata per distruggere, per uccidere non per amare! Non posso…" gli urlò addosso, prendendo a pugni il suo sterno quando lui cercò di avvicinarla. Clint le fermò i polsi, eccola lì quella ragazzina persa tra ciò che le hanno insegnato e cos'è vero. Eccola lì ancora una volta, come la prima, a ribellarsi, a prenderlo a pugni come se la colpa fosse sua. Clint era abituato ormai, odiava rivedere quella ragazzina ferita, odiava quando qualcosa riapriva le sue ferite. Aveva fatto così tanti progressi, tuttavia c'erano ancora quelle cicatrici, erano parte di lei e forse non si sarebbero mai chiuse del tutto.

"Nat, calmati… va tutto bene" finalmente quanto la smise di agitarsi la strinse in un abbraccio lasciandola piangere sulla spalla, mentre stringeva la sua maglia e singhiozzava.

Le lasciò un bacio sulla testa, un gesto di affetto che aveva preso l'abitudine di fare per farla calmare, per darle la certezza che qualcuno al mondo le voleva bene e c'era per lei. 

"Raccontami che è successo, ti va?"

"Scusa" disse solo, asciugandosi le lacrime, odiava crollare, piangere o dare di matto in quel modo. L'unica persona con cui riusciva a farlo era Clint, lui sapeva cosa le era successo, sapeva tanto, forse troppo, la capiva e la lasciava sfogare. Lei ne aveva bisogno. 

"È tutto ok. Lo sai" le rispose accarezzandole una guancia rossa, dalle lacrime.

"Lui lo sa?" Chiese l'arciere e lei annuì "cioè no… non lo so. Non so se ha capito quanto ci tengo…" rispose un po' confusa.

"Come l'hai capito?"

"Sto bene con lui come non sto con nessun altro, è diverso. Diverso da quando sto con te. Tu sei un fratello, sei come me. Lui è…" un piccolo sorriso si fece strada sulle sue labbra.

"Wow"

"Che c'è?"

"Sei proprio cotta eh"

Natasha gli tirò un pugno sulla spalla, ma il suo sorriso da ebete la tradiva decisamente.

"Da quanto lo sai?"

"Un bel po', ma non lo avevo davvero accettato…" avevano ripreso a camminare senza guardarsi, la rossa aveva lo sguardo a terra e giocava con le maniche della sua maglia, mentre Clint cercava di non guardarla, consapevole lei preferisse così. 

"Perché proprio ora?" Non aveva senso come domanda, ma lei aveva capito comunque 

"Ci siamo baciati."

"Baciati come?" Chiese emozionato, come una ragazzina curiosa al liceo.

"CLINT!"

"Dai sono curioso! È pur sempre di Rogers che stiamo parlando! Bacia bene? Phil sarebbe fiero di te!"

Natasha scoppiò a ridere "sei un cretino"

"Su questo non ci piove! Dai racconta però!"

Sospirò e scosse la testa, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando, possibile che fosse così pettegolo! "Eravamo nel mio letto, dopo una maratona di film e ci siamo dati un bacio, poi un altro… e… sì, bacia bene"

"ERAVATE NELLO STESSO LETTO?!"

"Abbiamo dormito nello stesso letto, Clint. Siamo adulti, non è che sia questo grosso fatto dormire nello stesso letto con un'altra persona"

"Vi siete solo baciati?" Chiese malizioso, rivolgendole uno sguardo veloce per assicurarsi che non mentisse.

"Sì. Saremmo finiti a fare altro, ma siamo stati interrotti, per fortuna"

"Voglio i dettagli! Non dell'interruzione, credo quella sia causa di Stark"

"Esatto. Ci siamo baciati ed ero… sopra di lui, insomma era chiaro fossimo entrambi più che… pronti...ad andare ben oltre"

"Chiaro, nemmeno il super rigoroso capitan perfezione può resistere a te! Dove aveva le mani? Sapeva che fare?"

"Ma la vuoi smettere?! Sei un pettegolo! Tanto la cosa non si ripeterà, quindi sarà affare della prossima cosa sa o non sa fare Steve."

"Hai mai pensato che a lui potresti piacere?"

"So che è così. So di piacergli, ma questo non significa che io sia quella giusta per lui. Si merita di meglio, si merita qualcuno come lui. Una persona che sappia stargli accanto, che lo faccia stare bene, che gli dia la famiglia che merita. Io al massimo posso soddisfare un paio di fantasie, nulla di più."

"Assurdo come dopo tutto questo tempo quel maiale abbia ancora effetti su di te. Non sei una macchina per il sesso, un uomo non ti vuole solo per quello, non Steve sicuramente. Gli piaci per quella che sei, non per quanto bene tu possa scoparlo. So che è difficile scrollarsi di dosso la merda che ti hanno insegnato, ma Steve è sicuramente l'ultima persona che vuole solo portarti a letto"

"Lui infatti non lo pensa, io però sono certa di non essere quella giusta per lui, indipendentemente da cosa lui pensi. Me ne sono andata per salvarlo da me, per lasciarlo libero prima che fosse troppo tardi. Ci siamo solo baciati, se non mi vedrà più prima o poi si scorderà di me e troverà la donna giusta. Non posso illuderlo, non posso fargli del male Clint, non a lui."

"E se scappando gli stessi facendo il vero male? se tu fossi quella giusta? Preferiresti vederlo solo per sempre, o con una donna che non ama davvero solo perché non ci avete provato?"

"Non sono io quella. Magari non la troverà ugualmente, ma non sarò io la causa di ciò. Non posso dargli la felicità che merita, fine della storia"

Nel frattempo avevano girato in tondo ed erano nuovamente alla casa, dove Natasha schizzò al fine di chiudere quella conversazione che le stava facendo davvero troppo male.

Clint non le corse dietro, ma si avviò con calma. Sapeva che per il momento era già uscito troppo e non poteva pretendere di più, aveva bisogno di spazio e lui era disposto a darglielo. Per il momento.

"Papà! Che hai detto a zia Nat?!" Appena entrò in casa si ritrovò la piccola Lila con le mani sui fianchi e una faccia accusatoria. Gli ricordava troppo sua moglie. Si chinò verso di lei, abbassandole dolcemente le braccine. 

"Nulla tesoro, io non le ho fatto nulla. La zia non sta molto bene, ho cercato di aiutarla ok? Ora è andata sopra?"

"Sì, stava piangendo però" aggiunse Cooper, arrivando dietro i due. 

"Lasciamola riposare, ha bisogno di un po' di tempo." Si avviò verso la cucina poi aggiunse "andate a fare una pausa fuori, dai" "siiii" urlarono felici correndo nell'ampio cortile della casa, mentre lui entrava in cucina dove Laura stava cucinando mentre insegnava ai piccoli.

"Hey" le si avvicinò per lasciarle un dolce bacio sulla guancia. 

"Ho approfittato della tua chiacchierata con Nat per farli studiare un po'..." Alzò la testa, vedendo lo sguardo del marito aggiunse "Che c'è?"continuando poi a tagliuzzare carote.

"Devi parlare con Nat. So come aiutarla, ma ho bisogno di te."

"Che è successo? Ieri sera aveva una faccia terribile, per quanto si sia sforzata di mettere su un sorriso, non le è venuto molto bene."

"Ti dico solo che è una questione di cuore"

Laura alzò di scatto la testa, sorpresa e sorrise. 

"È scappata da questa persona, crede di non meritarsi una chance, di non essere abbastanza. Sai com'è, fatta. È scappata qua, ma non ha fatto i conti con il fatto che questo è il posto peggiore per nascondersi e fuggire. Cioè, tecnicamente è il migliore, ma siamo le uniche persone che possono farle capire che è abbastanza, che anche lei può amare"

"Vuoi che le parli per questo?"

"Circa, tu sei donna e capisci meglio la situazione, sai che io sono un disastro. È giunto il momento di ricambiarle il favore" scherzò Clint, facendo sorridere la moglie riferendosi al fatto che ci fosse lo zampino di Natasha nella loro relazione. 

"Chi è il o la fortunato/a?" Chiese curiosa

"Non te lo dico. Fattelo dire da lei. Io lo sapevo già, circa, per diverse ragioni, con te dovrà partire più dall'inizio. Dobbiamo convincerla a ripensarci e provarci. Ho un piano"

Clint uscì, dirigendosi verso il garage che fungeva anche da casetta degli attrezzi, sicuro lì non l'avrebbe sentito nessuno. Aspettò che Laura facesse rientrare i bambini per poi comporre un numero sul telefono irrintracciabile.

"Chi è?" La voce era dubbiosa.

"Sono Barton, senti Stark ho bisogno che mi passi Rogers. Parlerò solo con lui e in privato, se poi vuole riferirti, sarà lui a farlo."

"Hai trovato Romanoff?"

"Ho detto che parlerò solo con il capitano"

"Aspetta, te lo passo"

Qualche minuto dopo finalmente Steve parlò "Clint?"

"Sì"

"Hai trovato Nat?" Il tono del biondo era preoccupato, ma anche triste. Si poteva percepire chiaramente il dispiacere nelle sue parole. 

"Potrei. Ho bisogno che ti prepari un discorso, qualcosa che vuoi dirle, improvvisa vedi tu non mi importa basta che non sia per più di un paio di minuti. Vai al punto, dille quello che provi, non posso costringerla ad ascoltarti per più di uno o due minuti, quindi devi essere conciso, ma efficace. Ti richiamo io verso sera, cerca di rispondere ed essere pronto, abbiamo una sola occasione, deve funzionare. Altrimenti tu non otterrai quello che vuoi e io finirò appeso da qualche parte."

"Va bene. Non credo funzionerà, lei non…"

"E invece sì. Fidati di me. A presto Rogers"

"Grazie"

Un piccolo sorriso comparve sulle labbra di Clint, non poteva crederci. Non poteva credere a cosa il destino potesse fare, quei due sarebbero stati una coppia alquanto strana eppure se li vedeva proprio bene insieme.

  
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