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Autore: MissAdler    25/11/2022    5 recensioni
Raccolta di One Shot, Flashfic e Drabble su Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker. Aggiornerò quando capita, ma saranno tutte autoconclusive e slegate tra loro.
Il rating varia a seconda della storia.
Vi consiglio comunque quest'ordine:
1. One day
2. La pace che uccide
3. In the end
4. In the sunset
5. Insieme
...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: PWP
Capitoli:
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Rating: giallo
Coppia: Obi-Wan x Anakin/Vader

#postepisodioVI #fantasmidiforza #obiwanpov


Questa storia partecipa all'evento indetto dal gruppo Facebook “Prompts are the way”.
Questo prompt mi è stato dato da Kami Rossi e recitava: "Luke è nostro figlio." "Da quando?"




 
INSIEME
 


Luke ci aveva guardati come se già si aspettasse di trovarci lì, impalpabili sagome azzurrine, fantasmi evanescenti con un sorriso fiero stampato sulle facce.
Eravamo in pace. Questo gli avevamo fatto credere, perché quel povero ragazzo aveva già sofferto abbastanza e non meritava altre angosce che non lo riguardavano.

Non ci eravamo detti più nulla, Anakin e io, dopo che l'avevo guidato nel diventare un tutt'uno con la Forza, dopo che ci eravamo perdonati a vicenda e io l'avevo visto tornare l'uomo che ricordavo, tutto capelli ondulati e sorrisi sghembi.
Mi ero limitato a percepire la sua presenza rassicurante in quella dimensione sconfinata e invisibile che ora abitavamo, diventandone parte integrante, aggrappandomi silenziosamente al nostro legame di nuovo integro, con la consapevolezza che anche lui stava facendo altrettanto.

Continuavo a chiedermi se quel filo si fosse davvero spezzato nel momento in cui l’avevo chiamato Darth per la prima volta, o se avevamo semplicemente smesso di cercarci. Lui per emanciparsi da uno sciocco che avrebbe solo dovuto proteggerlo e che invece l'aveva gettato in pasto ai Roggwart senza mai sforzarsi di comprenderlo davvero, io per non morire di dolore e senso di colpa in mezzo alla sabbia rovente, per provare a redimermi in quei pochi anni che ancora mi rimanevano da vivere come un vecchio, pazzo eremita di nome Ben.

Ma per me Anakin c'era sempre stato, nei sogni tormentati, nelle allucinazioni che mi coglievano all'improvviso mentre attraversavo il deserto in groppa al mio eopie, negli occhi chiari di suo figlio, che spiavo da lontano come un povero disperato malato di nostalgia.
Anakin era rimasto per più di vent’anni nei miei pensieri, nel mio dolore costante, sotto la mia pelle.
Sempre. In ogni istante.


Una sera lo vidi materializzarsi di fronte a me, il suo bagliore azzurro contro il precoce buio invernale.

“Perché tu sei ancora così vecchio?” mi aveva chiesto come se stessimo parlando da ore.
“Questo è l’aspetto che ricordo meglio di me stesso. Ed ciò che la Forza ci mostra.”
“Eppure io conservo un'immagine molto diversa di te.”

Anche nelle vesti di un fantasma Anakin era bello. Chiaro e luminoso come il riflesso del cielo in un lago.

“Luke sta bene, questa mattina sono andato da lui. Si è preso la briga di addestrare una specie di Yoda in miniatura su Tython.”
Mentre ridacchiava mi era sembrato di cogliere una scintilla di orgoglio nei suoi occhi, nonostante il tono strafottente.

Quanto tempo era passato? Da quanti anni eravamo morti? Nell’essere un tutt’uno con la Forza il tempo si dilatava e smetteva di esistere, così come lo spazio, le distanze, la logica del movimento.
In effetti non sapevo nemmeno dove mi trovavo in quel momento, come ci ero arrivato, come aveva fatto lui a raggiungermi.
Era come sognare un sogno ininterrotto. Essere nulla ed essere tutto.

“Devi essere fiero di lui” avevo detto sforzandomi di non fissarlo troppo. Cosa alquanto difficile, visto che continuava a sembrarmi l’essere più meraviglioso mai esistito, visto che mi era mancato come l’aria e che tutto ciò che volevo era riempirmi gli occhi con la sua immagine bluastra e impalpabile.

“Lo sono. E tu dovresti esserlo più di me.”

“Io?”
“Luke è anche tuo figlio” aveva detto venendomi vicino. E per un istante la mia sagoma trasparente aveva sfarfallato come un ologramma a bassa risoluzione.
“E da quando?”
“Da quando è nato.”

Anakin aveva sorriso e la notte si era illuminata. Io mi ero illuminato.

“Non capisco…”
“Il Maestro Yoda mi ha raccontato che sei stato tu il primo a tenerlo tra le braccia. E che poi ci sei sempre stato, che te ne sei preso cura per tutta la vita.”
“È stato il minimo che potessi fare.”

Luke e Leia erano tutto ciò che di te mi era rimasto, avrei voluto dire. Ma non lo feci.

“Sarebbe stato bello addestrarlo insieme” aveva concluso lui, facendo scorrere lo sguardo sulle sagome delle colline in lontananza.

Gli Skywalker e i loro sorrisi…
Mi avevano perseguitato per tutta la vita e continuavano a farlo anche nella morte.
Era un piacevole contrappasso in realtà. Ma non gliel’avrei mai detto. Non subito almeno.

“Possiamo ancora farlo. Addestrarlo insieme.”
“Pensi che ci sia ancora qualcosa che deve imparare?”
“No” avevo mormorato ridacchiando a mia volta, con i pollici infilati nella cintura. “Ma possiamo esserci comunque. Per lui.”
“Andiamo allora!”

Anakin aveva allungato la mano verso di me e per un istante ero stato tentato di afferrarla. Ma poi avevo capito che stava solo indicando un punto imprecisato nel cielo trapuntato di stelle, forse il luogo dove si trovava suo figlio.
Nostro figlio.
Avevo sorriso. Avevamo sorriso entrambi, l’uno negli occhi dell’altro, e un ciuffo di capelli lisci e impercettibilmente ramati mi era ricaduto morbido sulla fronte, riportandomi indietro su una linea del tempo che ormai non esisteva più, che si era deformata in una curva, che si era chiusa in un cerchio, in un disegno infinito senza inizio e senza fine.

“Andiamo.”




 
FINE



 
   
 
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