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Autore: My Pride    28/11/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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My moon, my sun and every stars Titolo: My moon, my sun and every stars
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1208
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Damian Wayne
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
Behind the curtain challenge: Mentre A è fuori casa, B va in camera di A e mette delle stelle fosforescenti sul soffitto, insieme a due lampade (una che sembra la luna e, l'altra, che sembra il sole); e per finire, B gli/le lascia un biglietto che dice: "Tu sei la mia luna, il mio sole e tutte le stelle"

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Jon sapeva che non avrebbe dovuto fare ciò che stava per fare, che avrebbe dovuto ascoltare gli allarmi del suo cervello e il codice nero che brillava letteralmente davanti ai suoi occhi come a ricordargli che era un’idea stupida, eppure sgattaiolò lo stesso in camera di Damian non appena lo sentì uscire dalla villa, scivolando come un’ombra oltre il davanzale della finestra.

    Aveva tenuto d’occhio l’amico per qualche ora, seduto sul ramo della grande quercia davanti alla sua camera da letto e nascosto fra le fronde per non essere visto nemmeno per sbaglio; aveva chiesto consiglio a suo fratello Conner per arginare le misure di sicurezza perimetrali della proprietà e aveva indossato al polso uno dei dispositivi creati da Tim appositamente per lui – Conner aveva negato fino all’ultimo, ma era piuttosto palese che si frequentassero dato il sorriso sornione dipinto sul suo viso mentre affermava che, no, lui e Tim non stavano insieme –, riuscendo a passare letteralmente inosservato e ad evitare che tutti gli allarmi suonassero nello stesso momento; aveva trattenuto stupidamente il fiato e atteso quanto più pazientemente possibile, ascoltando il battito del cuore di Damian e i suoi movimenti, dal momento in cui aveva cominciato a meditare a quando si era esercitato con il violino, e Jon aveva sbirciato solo un po’ quando lo aveva visto fare yoga davanti alla finestra, distogliendo immediatamente lo sguardo per non sentirsi più stalker di quanto già non lo fosse. Aveva quasi pensato di lasciar perdere quando alla fine Damian era stato chiamato da Bruce ed erano usciti insieme, e solo a quel punto Jon si era lasciato scappare un sospiro di sollievo ed era entrato nella camera dell’amico.

    Per quanto conoscesse a memoria quella stanza – le serate passate a guardare film sul computer, a giocare si videogames o a leggere fumetti si sprecavano –, Jon provò un certo disagio ad essere lì di nascosto e soprattutto senza Damian. Non che non avesse il consenso di entrare – entrambi non si erano mai fatti tanti scrupoli ad entrare nelle camere l’uno dell’altro, Damian aveva la brutta abitudine di comparire sul davanzale della sua finestra e di fargli venire un infarto –, però lo aveva fatto per mettere in atto un’idea così bizzarra che… stava quasi pensando di lasciar perdere e tornare sui propri passi come se nulla fosse accaduto. Però, quando abbassò lo sguardo sull’enorme borsa di vimini che si era portato dietro, Jon sollevò un angolo della bocca in un piccolo sorriso imbarazzato.

    Era un’idea stupida, continuava a ripeterlo ancora e ancora nella sua testa, ciononostante poggiò la borsa sul pavimento e tirò fuori una lampada a forma di luna, rigirandosela un po’ fra le mani mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Aveva tentato in tutti i modi di far capire a Damian quanto fossero intensi i sentimenti che provava per lui, ma ogni volta che lo faceva gli sembrava troppo poco; non si erano mai esattamente detti “Ti amo”, i loro gesti erano stati a malapena uno sfiorarsi di mani e occhiate veloci, sorrisi un po’ imbarazzati e poche carezze o abbracci, e tutto perché Jon aveva sempre avuto il timore che dimostrazioni troppo intime o personali avrebbero potuto irrigidire Damian e metterlo un po’ sulla difensiva. Conosceva il passato di Damian e aveva sempre saputo quanto certe cose lo mettessero a disagio – solo alcuni membri della sua famiglia, in particolare Dick, potevano anche solo pensare di abbracciarlo – e, per quanto lui avesse ammorbidito la corazza che Damian si era creato nel corso degli anni, Jon sapeva che non avrebbe dovuto tirare troppo la corda. Gli abbracci “amichevoli” andavano ancora bene, ma il resto era completamente nuovo per uno come Damian. E Jon aveva avuto quella stupida idea per esprimere al meglio i sentimenti che aveva e che non riuscivano più a restare sepolti in un angolino del suo cuore.

    A quei pensieri si scompigliò i capelli, frustrato. Non sapeva quando sarebbe tornato Damian e non poteva quindi permettersi di perdere tempo e di mandare in fumo i suoi piani, così tirò fuori dalla borsa tutto ciò che si era portato dietro e si librò in volo verso il soffitto, cominciando ad attaccare su di esso quelli che avevano tutta l’aria di essere piccoli adesivi luminosi; fu poi il turno delle lampade e cercò di posizionarle meglio che poté e con estrema attenzione, controllando minuziosamente ogni dettaglio e spostandole più e più volte quando non era del tutto convinto di dove le aveva sistemate.

    Perse più tempo di quanto avrebbe voluto, svolazzando in ogni angolo della stanza e quasi rischiando di far cadere più volte una delle lampade per il tremore emozionato delle sue mani, ma alla fine ci riuscì e, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, guardò soddisfatto il proprio operato. Si sentiva ancora un po’ scemo ma, ehi, le persone non facevano forse cose pazze, quando erano innamorate? Rise tra sé e sé a quel pensiero e afferrò anche il biglietto a tema che si era portato dietro – una miniatura della notte stellata di Van Gogh, aveva visto con quanta passione l’avesse osservata Damian durante la mostra d’arte a cui erano andati e non aveva resistito – e cercò di scrivere con la grafia più ordinata che riuscì a tirar fuori, provando ad essere comprensibile per permettere all’amico di decifrare la sua solita scrittura a zampe di gallina e poggiare poi il biglietto nel punto più visibile della camera da letto, ovvero sul cavalletto rivolto proprio verso la finestra e al di sotto di una delle grosse lampade.

    Quando Damian tornò ore dopo, quasi al calar della notte, e si ritrovò ad osservare la miriade di stelle fosforescenti che luccicavano sul soffitto insieme alle due lampade raffiguranti il sole e la luna, a Jon non sfuggì il piccolo sussulto che ebbe il suo cuore a quella vista. Avrebbe voluto vedere la sua espressione, lo stupore sicuramente dipinto sul suo viso e lo sbattere delle sue palpebre, ma doveva accontentarsi di ascoltare da lontano, emozionato a propria volta di quanto aveva fatto.
   
    «Sei un idiota, J», sussurrò, e quelle parole giunsero alle orecchie di Jon come se si fosse trovato lì. Le aveva pronunciate in tono dolce, quasi struggente, e Jon era abbastanza sicuro di non aver mai sentito Damian parlare così. Gli concesse ben presto la sua privacy e si affrettò a schizzare via, senza rendersi conto che la sua scia era stata vista proprio da Damian che, con le mani poggiate sul davanzale della finestra, aveva gettato uno sguardo verso il cielo prima di ridacchiare.

    Damian non lo avrebbe mai ammesso, ma quella sorpresa era stata più che gradita; non era mai stato tipo da dimostrazioni romantiche e ciò che aveva fatto Jon era un po’ “scenografico” perfino per lui, ciononostante aveva apprezzato non poco e, alla vista del biglietto ripiegato elegantemente sul cavalletto, non poté fare a meno di sorridere nel vedere la notte stellata di Van Gogh. Quell’idiota…

    Damian lo afferrò e lo aprì con attenzione, quasi si fosse trattato di un oggetto estremamente fragile, ridendo sereno mentre stringeva a sé quel biglietto che recitava: “Tu sei la mia luna, il mio sole, e tutte le stelle”.





_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per
l'iniziativa #behindthecurtain indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Si tratta di una challenge con prompt anonimi (per l'appunto "dietro la coltre") che ognuno può lasciare o scegliere, e scrivere così diverse storie fino alla conclusione della challenge (che si chiuderà il trenta novembre)
Appena ho letto il prompt mi ha subito conquistata, perché io sono una sottona per tutto ciò che riguarda le stelle, i pianeti e la galassia intera. Grazie prego ciao
Quindi alla fine è nata questa storia che credo riassuma perfettamente i sentimenti che Jon e Damian provano l'uno per l'altro, anche se durante la shot non si incontrano nemmeno per un istante; Jon fa tutto di nascosto, vuole far capire a Damian cosa prova per lui, e qual modo migliore per farlo? Jonno è un romanticone
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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