Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Kanako91    07/12/2022    1 recensioni
Chi erano l’Esterling Nero e il Re Stregone di Angmar prima di diventare famosi come Nazgûl?
Come sono entrati in possesso dei rispettivi anelli?
Nove erano gli anelli dati agli Uomini e questa è la storia di due di loro, tra Númenor e l’Est della Terra di Mezzo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Khamûl, Sauron, Stregone di Angmar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Parte II. Il capitano - Capitolo 1. L'eredità dei padri


Parte II. Il capitano




Nomi utili:

Ciryandil: secondogenito di Tar-Ciryatan
Ciryatan: dodicesimo Re di Númenor, marito di Nenilde, padre di Atanamir (canon) e Ciryandil
Nenilde: moglie di Ciryatan, madre di Atanamir e Ciryandil. Scrive componimenti poetici erotici sotto lo pseudonimo "Ciryanilde"
Tar-Minastir: undicesimo Re di Númenor, padre di Ciryatan, figlio di Isilmo fratello di Telperien (canon)
Hallariën: moglie di Minastir, madre di Ciryatan
Tar-Telperien: decima Regina di Númenor, zia di Minastir (canon)
Atanamir: tredicesimo Re di Númenor (canon), fratello maggiore di Ciryandil, figlio di Ciryatan e Nenilde




1. L’eredità dei padri




Il porto di Rómenna brulicava di gente, tutta radunata lì per salutare non solo la partenza dell’Erede del Re, ma anche il primo viaggio nella Terra di Mezzo del suo secondogenito.

Ciryandil aveva poca attenzione da prestare alla folla e molta da dedicare alle grandi navi ormeggiate al molo, quelle per la navigazione in mare aperto. Tutto pur di ignorare i suoi genitori che tubavano come se fosse la prima volta che si salutavano.

Un braccio gli avvolse le spalle, segno dell’arrivo di Atanamir al suo fianco.

«Nervoso?» gli chiese suo fratello.

Ciryandil arricciò il naso. «Curioso, più che altro. Viaggerò con papà, non ho di che essere nervoso».

«Mmmh, sempre che lui si decida a partire» disse Atanamir e gettò un’occhiata oltre la spalla. «Piantatela, voi due! Non è bastato sentirvi dagli appartamenti reali per tutta la notte?»

Da Nenilde provenne una risatina che non aveva nulla di imbarazzato.

«Non essere così arido, Atanamir» disse loro padre, Ciryatan. «O troverai solo fiche aride per te».

Ciryandil scoppiò a ridere, mentre Atanamir sbuffava divertito.

«Poi si chiedono perché voi due non abbiate la dignità dei principi di Númenórë» giunse la voce del nonno, a poca distanza da Ciryandil.

Tar-Minastir camminava sul molo con incedere lento e posato, a proposito di dignità. Nulla in lui sembrava fuori posto per un Re di Númenórë.

«Non replicare i comportamenti di tuo padre, Ciryandil» disse nel fermarsi al suo fianco. «So che stravedi per lui e che pensi sia un buon esempio da seguire, ma osserva cosa combina nella Terra di Mezzo per fare l’esatto contrario».

«L’ideale sarebbe che non partissi proprio» disse Atanamir, con quel tono che sembrava dar ragione al nonno, ma che Ciryandil riconosceva per la presa in giro che era.

Atanamir aveva questa tendenza a ripetere i rimproveri che loro ricevevano come se li trovasse sensati, ma c’era sempre qualcosa nei suoi occhi e nella sua voce che smentiva quella prima impressione. Era il genere di meccanismo che aveva aiutato Ciryandil a non prendere affatto sul serio non solo le indicazioni che gli dava Tar-Minastir, ma spesso anche quelle dei suoi stessi genitori.

Sapeva rendersi conto da solo di cosa andava emulato, e cosa no.

Per esempio, il nonno poteva avere da ridire sui viaggi di Ciryatan, ma erano quei viaggi che portavano ricchezze mai viste a Númenórë e che avevano esteso le conoscenze della Terra di Mezzo in direzioni che non erano state esplorate prima.

Il nonno poteva storcere il naso per il rapporto tra suo figlio e Nenilde, ma per Ciryandil quella era un’aspirazione. Voleva anche lui una donna che lo lasciava libero di viaggiare, che conosceva e rispettava quel suo bisogno, e che lo aspettava sempre al ritorno, impaziente come se fosse la prima separazione. E che lo salutava con la stessa foga.

Era il genere di rapporto che per Ciryandil era l’unica buona ragione a favore del matrimonio. La gelida cortesia tra Minastir e Hallariën, per quanto fosse giustificata dall’età di entrambi, non era affatto qualcosa per cui Ciryandil smaniava.

Non riusciva a guardare i suoi genitori abbracciati che si scambiavano baci, carezze e battutine fino all’ultimo perché ne era invidioso, non perché fossero una visione rivoltante.

In compenso, Atanamir li trovava insopportabilmente melensi e, da quando era stato abbastanza adulto per capire cosa c’era tra loro due, non faceva che prenderli in giro e punzecchiarli a ogni occasione.

E loro ne offrivano a volontà.

«Mio balenottero, vieni da mamma».

Seguito da una risatina di Atanamir, Ciryandil la accontentò. Raggiunse i suoi genitori, mentre suo padre muoveva un passo indietro con un sorriso orgoglioso, e sua madre allargava le braccia.

Voleva abbracciarlo. Come se avesse ancora dieci anni.

Ciryandil aprì la bocca per protestare, ma incrociò lo sguardo di suo padre e nel sorriso c’era un che di minaccioso.

Del tipo: fai felice la mamma, o ti faccio infelice durante tutto il viaggio.

Ecco, se anche lui si fosse ridotto così per una donna, si augurava che qualcuno gli tirasse colpi in testa finché non si fosse reso conto di essere imbarazzante.

Con un sospiro, Ciryandil lasciò che sua madre lo abbracciasse e gli scompigliasse i capelli, nonostante ora fosse troppo alto per permetterglielo agevolmente. Ma anche per quello c’era una soluzione: piegare le ginocchia e lasciarle arruffare la zazzera già scarmigliata dal vento del mattino.

«Pronto per la Terra di Mezzo?» gli chiese, terminato il rituale.

Ciryandil sospirò. «Sì, madre. Ho sentito abbastanza racconti a riguardo, non vedo l’ora di trovarmi lì».

«Assapora questa impazienza, perché forgia il carattere» gli disse suo padre, stringendogli una mano intorno alla spalla.

Ormai superata la maggiore età, Ciryandil era persino più alto del padre. I suoi genitori avevano teorie fantasiose e irripetibili in pubblico su quale caratteristica di Ciryatan avesse reso il secondo figlio così alto e grosso. Minastir invece ci teneva a ricordare che Ciryandil aveva preso tutto da sua zia Telperien, dall’altezza al colorito chiaro di pelle e capelli.

Dal suo canto, Ciryandil ancora non aveva avuto modo di godere dei vantaggi che dava torreggiare così tanto su tutti gli uomini più maturi di lui nella sua famiglia. Trovavano sempre il modo per ridimensionarlo.

«Su una cosa ci troviamo d’accordo» disse il nonno, avvicinandosi.

Atanamir rimase all’inizio del molo, impegnato a salutare la folla e– stava forse lanciando baci ad alcune fanciulle? Ciryandil mosse un passo nella sua direzione, per punzecchiarlo a riguardo, ma la presa ferrea di suo padre intorno al braccio lo trattenne.

«Se solo tuo padre applicasse tutte le lezioni che cerca di impartirvi, i suoi insegnamenti sarebbero più efficaci» continuò il nonno, posando una mano sull’altra spalla di Ciryandil.

Era di fatto bloccato tra i due maschi anziani di casa.

«Sono in grado di cogliere le lezioni anche dalla non applicazione delle regole che mi vengono imposte» disse Ciryandil, dando un colpo al cerchio e uno alla botte pur di scrollarseli di dosso.

«Per fortuna ho due figli svegli che sanno pensare con la loro testa, invece di aspettare di sentire cosa esce dalla mia» disse suo padre e gli tirò un’ultima pacca alla spalla prima di liberarlo.

«Staremo a vedere» disse il nonno. «Ora inginocchiatevi per la benedizione, o non partirete più».

Ciryandil fu il primo a piegare un ginocchio a terra davanti a Tar-Minastir e lasciare che lui ponesse le mani sulla sua testa. Quando fu il turno di Ciryatan, Hallariën portò l’oiolairë e glielo porse, con un augurio di buona navigazione.

E così, iniziò il primo viaggio nella Terra di Mezzo di Ciryandil, secondogenito di Ciryatan.


* * *


Ciryandil si trovò per la prima volta circondato da una distesa di blu senza fine. Alcune mattine, cielo e mare sembravano addirittura fondersi e, quando Anar calava, l’acqua si tingeva di colori magnifici –sfumature del rosso e dell’arancio o, quando c’erano nubi, di rosa acceso e blu– che gli facevano venir voglia di decantare il momento con grandi parole e virtuosismi retorici.

Nel caso avesse bisogno di ricordarsi che in lui scorreva anche il sangue di Nenilde.

Il giorno in cui si fosse messo a scrivere componimenti erotici con metafore di dubbio gusto si sarebbe preoccupato sul serio.

Anche perché nessuno se lo sarebbe aspettato da lui. Era Atanamir quello noto per le parole, soprattutto per le sue argomentazioni brillanti e argute. Ciryandil, anche a causa della sua stazza, si era fatto valere nella lotta corpo a corpo e altre discipline fisiche, più gradite dal popolo e meno dalla vecchia nobiltà númenóreana.

Ma gli importava?

Al momento nemmeno un po’, perché aveva ancora freschi i ricordi della nottata passata a Rómenna prima della partenza: come avevano brillato gli occhi della sua compagna della notte quando lui era uscito vincitore dalla partita di arpasto e quanto era stato divertente iniziare la serata facendosi lavare dalla sabbia del campo.

Una mano sulla spalla gli annunciò la presenza di suo padre.

«Cos’è quel sorriso ebete?» gli chiese, con un ghigno, ma appena Ciryandil aprì la bocca per rispondere, agitò una mano. «Non devi rispondere. Quel che fa un giovane può rimanere tra lui e la compagnia che ha scelto».

Lui sospirò e scosse la testa con un sorriso.

«Tra due giorni, inizierai a scorgere la Terra di Mezzo all’orizzonte. Guarda verso Nord» gli disse Ciryatan. «Ci fermeremo alle vecchie colonie, così avrai modo di fare un giro storico per iniziare».

Ciryandil grugnì. «Saltiamo la storia e passiamo direttamente alle cose interessanti, che dici?»

Suo padre rise.

«Te lo scordi, figlio mio. La storia ti serve a capire da dove veniamo, che percorso ha fatto la nostra presenza nella Terra di Mezzo e quale direzione dobbiamo prendere in futuro.

«Senza storia, non siamo nessuno, Ciryandil. Se nessuno ricorda il passato, è come se non fosse esistito e le persone che lo hanno popolato e le loro azioni non avrebbero avuto alcuna importanza. Saremmo destinati a ripetere sempre gli stessi errori e non andremmo mai avanti».

Tre giorni dopo giunsero nella Terra di Mezzo, a Vinyalondë, dove il porto e gli edifici portavano i segni di epoche passate, e non dell’architettura a cui Ciryandil era abituato da tutta la vita. Non si trattava neanche quello stile senza tempo della Casa del Re, erano proprio le linee sobrie e la geometria che aveva segnato le epoche di Aldarion, Ancalimë e Anárion.

C’erano degli appartamenti reali anche a Vinyalondë, come in tutti i porti númenóreani che avrebbero visitato –come ci tenne a precisare Ciryatan– e fu lì che si fermarono alcuni giorni.

«Il panorama fuori dal balcone è così diverso da Númenórë» disse Ciryandil al padre, una mattina. «Queste foreste hanno alberi diversi dai nostri. Credo siano buoni per fare navi, ma forse non grosse come le nostre».

«C’erano anche quelli, piantati da Aldarion prima e poi ripiantati da Anárion, ma durante l’ultima guerra li abbiamo utilizzati per riparare le nostre navi».

«La guerra durante il regno di Tar-Telperien».

«Tuo nonno ci ha partecipato, come Ammiraglio, e la si considera una sua vittoria alla fine» disse suo padre. «Ma, bada bene, è stata una vittoria di tutta Númenórë. Il nemico che abbiamo combattuto era un tenente del Signore Oscuro che i nostri avi hanno sconfitto nel Beleriand ora sommerso».

«Il male lascia sempre strascichi».

Ciryatan incurvò un angolo della bocca. «Purtroppo sì. Ha dominato per secoli le terre che andremo a visitare e vedrai che ha lasciato segni anche lì, non ultimo nella gratitudine di quella gente per il suo dominio».

«Perché gli sono grati? Cosa ha fatto per loro?»

«L’Est e il Sud della Terra di Mezzo, lasciati a loro stessi, tendono a vivere nel caos» disse Ciryatan. «Faticano ad accettare l’ordine che viene da una civiltà come la nostra, per questo hanno resistito a lungo alle colonie di Aldarion e resistono tutt’ora alle nostre».

«Allora come ha fatto il nemico a imporgli il suo dominio? L’ordine è un modo per dominare».

«Sì, ma solo un modo. Lui ha adottato il metodo che loro preferiscono: ha riunito le tribù sotto la sua guida, ma senza obbligarle a seguire regole civili, anzi premiando la sopraffazione del più debole che regna nei rapporti tribali. Ciò non vuol dire che faccia loro bene».

«Bisogna cambiare il loro modo di pensare» disse Ciryandil.

Ciryatan sorrise, orgoglioso: «Giusto. Purtroppo è un lavoro lungo, visto che non si rendono conto dell’errore dei loro modi e sono restii al cambiamento. Ecco perché per ora mi sto limitando a studiarli e capire quali metodi sarebbero più efficaci, ma spero di poter lasciare un giorno a te l’onore di portare loro la civiltà e la vera pace di Númenórë».

Ciryandil si ritrovò a sorridere, felice che suo padre avesse un ruolo per lui nel futuro del regno. Se per Atanamir la strada era stata segnata dalla nascita, Ciryandil non aveva mai avuto ben chiaro cosa sarebbe toccato a lui. Era l’erede di riserva, ma Atanamir non aveva intenzione di andare per mare né andare in guerra da nessuna parte e questo gli avrebbe garantito una vita abbastanza lunga, come per altri Eredi del Re prima di lui.

Inoltre, Atanamir non aveva niente in contrario a ereditare lo Scettro. Anzi, sembrava esserne particolarmente portato: aveva un’aria di comando calmo e irresistibile, non aveva bisogno di alzare la voce per farsi obbedire, e con le sue argomentazioni faceva ricredere chiunque.

In questo quadro, Ciryandil si era ritrovato spesso a guardare al mare, nella speranza che al di là della distesa d’acqua ci fossero terre in cui anche lui avrebbe potuto esercitare l’istinto al comando che sentiva dentro di sé. Voleva la possibilità di mettersi alla prova e dimostrare che, pur non essendo erede di nulla, anche lui aveva la stoffa per essere qualcuno.

E ora suo padre gli aveva mostrato che ruolo avrebbe avuto per lui nel futuro di Númenórë e delle sue colonie oltremare.

«Sarebbe un onore per me, padre» disse Ciryandil.

«Non ne dubito, così come non ho dubbi che dopo questo viaggio la vedrai come me su ciò che meritano queste popolazioni.

«Vanno guidati e istruiti, affinché correggano questa loro tendenza a scegliere il male come unica via per ottenere una vita migliore. L’altra via sarà più faticosa da percorrere per loro, ma i frutti che coglieranno alla fine della strada saranno molto più dolci».

«E se questo male fosse innato in loro?»

Ciryatan sorrise e gli accarezzò la nuca.

«Un quesito degno di Atanamir» disse. «Se qualcuno dovesse dirti che non sei brillante come lui, ricordati questo».

Ciryandil si ritrovò a sorridere ancora, come un ebete. Il modo ideale per confutare le parole di suo padre, ma era pieno di sentimenti che non sapeva decifrare.

Ciryatan era sempre stato una figura mitologica, con i suoi viaggi per mare che lo tenevano spesso lontano. Quando tornava, buona parte del tempo a Númenórë la dedicava a Nenilde, ma non per questo era stato una figura meno importante per Ciryandil: quelle poche volte che ci aveva avuto a che fare direttamente avevano consolidato in lui la convinzione che, da grande, avrebbe dovuto diventare come suo padre.

Non importava quel che diceva Tar-Minastir sui viaggi per mare del figlio: era meglio quell’impegno nelle colonie, che stare nella madrepatria a gozzovigliare come faceva una parte dei rampolli nobili.

«Il male è innato in tutti noi, Ciryandil» disse suo padre. «Ma sta a noi estirparlo. Combattere con il vecchio nemico è stato un dono dei nostri avi per liberarci da quel male che ci portiamo dentro dal nostro risveglio. Per questo ci è stato fatto dono di Númenórë, per questo la chiamiamo anche Yôzâyan. Un simile dono ci dà il dovere di portare quel che abbiamo imparato a quelle popolazioni che sono ancora prigioniere del male».

Ciryandil annuì, con la sensazione di avere finalmente dei tasselli che gli mancavano.

«Se sei pronto a questo, il nostro viaggio sarà fruttuoso. Potrai fare tuoi tutti gli insegnamenti a cui sono arrivato da solo ed essere pronto per il giorno in cui prenderò lo Scettro e avrò bisogno di te per portare il potere di Númenórë nella Terra di Mezzo».

«Lo sono, padre. Lo sarò anche se prendessi lo Scettro al nostro ritorno dal viaggio».

Ciryatan gli rivolse un sorriso enigmatico.

«Sarebbe il caso, vero? Dopotutto tuo nonno ha già fatto la sua parte nella storia di Númenórë. È tempo che faccia affrontare questa nuova epoca a me che sono attrezzato per farlo».

Poi rivolse lo sguardo al panorama davanti a loro.

«Ma tuo nonno non ha la saggezza di Tar-Meneldur: non è in grado di riconoscere che il suo regno si è concluso ormai da un pezzo».






Nota dell'autrice


E rieccomi con la seconda parte e qualche nota!

Nel canon, a parte che fosse un Numenoreano (Nero, per di più), non conosciamo l'identità del Re Stregone di Angmar “in vita”, quindi mi sono divertita a ragionarci su basandomi su

  1. data della sconfitta di Sauron nella Guerra con gli Elfi (ossia, quella successiva alla creazione degli Anelli);
  2. data della prima apparizione dei Nazgûl;
  3. evoluzione dell’allontanamento di Númenor dall’influenza dei Valar.

Così sono finita nel regno di Tar-Atanamir, ossia il primo ad aver fatto il segno dell’ombrello ai Valar in maniera ufficiale e a rifiutare di smollare lo Scettro prima della morte. Una sorta di punto di svolta nella caduta di Numenor dalla grazia.
Siccome amo la simmetria, perché non creare un fratello di Atanamir e renderlo proprio il futuro Angmar? Voilà Ciryandil, il mio scimmione pallido!
(In parte responsabile di questa immagine di lui sono le fan art di Phobs, che non linko perché alla fine il mio Angmar è andato per una strada diversa e non voglio influenzarne la visione con illustrazioni che non lo riguardano).

Per il resto, sono molto felice di tornare a Númenor in un periodo che non ho mostrato molto, se non in “Ostriche e marinai”… da cui tornano Ciryatan e Nenilde, con le loro effusioni che imbarazzano tutti intorno a loro, tranne loro due. Sono così cringe, li adoro ♥️

Grazie a chi ha letto fin qui e alla prossima settimana,

Kan


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Kanako91