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Autore: My Pride    09/12/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I'll stay with you Titolo: I'll stay with you
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons

Tipologia:
One-shot [ 1722 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Razzismo, Slash
Writeptember: 3. X rimane chiuso dentro qualcosa || Immagine: Persona che tocca uno scheletro

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Damian si tirò su il cappuccio della felpa e nascose la faccia al di sotto di esso, ficcandosi le mani nelle tasche mentre, con lo sguardo perso nel vuoto, fissava il campo da football che poteva vedere benissimo dal tetto dell’edificio scolastico.

    Quella che suo padre aveva chiamato “socializzazione” era andata peggio di quanto avesse creduto al principio. Proveniente da anni e anni di indottrinamento della Lega degli Assassini e studi privati eseguiti a casa quando era andato in seguito a vivere con suo padre a Gotham, Damian non era mai stato così bravo a “socializzare” come tutti gli altri ragazzi della sua età, ma aveva comunque provato ad integrarsi e nel corso degli anni, complice anche la vicinanza della famiglia e l’aiuto di Jon, era riuscito a mettere da parte la sua arroganza e alterigia per mostrarsi più umile e fare davvero amicizia, cosa che alla scuola di Belle Reve era servita a fargli fare almeno degli amici come Sidney. La parte difficile era venuta dopo, quando aveva compiuto sedici anni e aveva cominciato a frequentare il liceo.

    Come di consuetudine, suo padre gli aveva consigliato di essere se stesso ma di non trattare tutti con sufficienza, e Damian aveva ironicamente ribattuto che ormai era cresciuto e che non avrebbe dovuto preoccuparsi di quello, poiché ormai sapeva come comportarsi e come fare buon viso a cattivo gioco. Ciò che non aveva previsto, però, era stato il comportamento dei ragazzi stessi. Quel primo giorno si era visto con Jon, si erano separati per andare in classi diverse e aveva persino fatto amicizia con qualcuno – o quanto meno si erano scambiati qualche parola cordiale – e per Damian la giornata si era svolta con molta più naturalezza di quanto avesse creduto… almeno fin quando non si era trovato dinanzi ad un episodio di bullismo e non era intervenuto. Avrebbe dovuto essere una cosa semplice, veloce, allontanare quel gruppo di ragazzetti idioti che si credevano professionisti di football e farli smettere di tormentare il povero ragazzo che avevano preso di mira, ma la situazione gli si era ritorta contro in modi che non aveva creduto.

    Non si era andato a cercare la rissa, davvero. Era semplicemente entrato in bagno, aveva sentito qualcuno gridare di essere rimasto chiuso dentro e aveva semplicemente forzato la serratura per farlo uscire, e nello scambiarsi qualche veloce convenevole e qualche ringraziamento, erano stati raggiunti da quel gruppetto che si era preso il merito di averlo chiuso lì e spinto via Damian, insistendo che non avrebbe dovuto immischiarsi in affari che riguardavano solo la squadra; Damian aveva fatto affidamento su tutto il suo autocontrollo – ed era sempre stato risaputo che ne avesse poco – e aveva accennato loro, con tutta la calma del mondo, di lasciar stare quel ragazzo e di farlo tornare in classe, ma uno dei ragazzi del gruppo l’aveva afferrato per il bavero della giacca, stretto la presa e, sputandogli in faccia un “Fatti gli affari tuoi e tornatene al tuo paese, arabo di merda”, l’aveva spinto con la schiena contro il muro ed era tornato ad occuparsi del povero malcapitato insieme ai suoi amichetti.

    Damian aveva letteralmente visto rosso. Non aveva capito perché, in un primo momento il suo cervello si era completamente disconnesso, ma aveva mandato all’aria i buoni propositi; aveva sentito una strana rabbia farlo fremere, scorrere nelle sue vene come sangue avvelenato e aveva stretto i pugni prima di rimettersi in piedi e chiedere ancora “gentilmente” di smetterla… ma uno di loro gli aveva colpito una guancia con un pugno, l’aveva pesantemente insultato continuando a chiamarlo arabo e da lì era scoppiato letteralmente l’inferno. Scroccando il collo, Damian aveva reagito alla violenza con altra violenza. Un comportamento sbagliato che suo padre non avrebbe sicuramente approvato, ma che qualcosa dentro di lui aveva reclamato a gran voce finché quegli idioti non erano finiti ai suoi piedi come la feccia che erano, piagnucolanti e imploranti. Ci aveva rimediato a sua volta un labbro spaccato e un occhio nero per l’essere stato colto alla sprovvista, ma era stato lo sguardo spaventato del ragazzo che aveva aiutato a fargli più male.

    Era uscito dal bagno prima ancora che il ragazzo potesse dire qualcosa, rifugiandosi sul tetto su cui si trovava tuttora. E, a mente fresca e col vento pomeridiano che gli scompigliava i capelli, aveva realizzato di essere stato vittima e carnefice al tempo stesso. Quei ragazzi non lo avevano attaccato solo perché si era intromesso nel loro “gioco”… si erano soffermati soprattutto sul colore della sua pelle. Avrebbe dovuto farsi scivolare addosso ogni cosa, ignorare quel branco di idioti e andare avanti come aveva sempre fatto, eppure qualcosa, un piccolo seme che fino ad allora non era mai spuntato nel suo petto, aveva cominciato a crescere e intrecciare i suoi rami intorno al suo cuore, stringendolo in una morsa. Ad occhi altrui era sempre stato un ragazzo che non si era mai curato delle persone, di ciò che pensavano di lui gli estranei né di ciò che gli accadeva intorno, ma la verità era che era sempre stato troppo empatico. Esattamente come Jason. E odiava essere come Jason, in quei frangenti.

    La scena di quanto accaduto corse nuovamente davanti ai suoi occhi e Damian imprecò, dando un pugno sul pavimento e pentendosene subito qualche momento dopo, massaggiandosi le nocche già scorticate a causa dei pugni che aveva dato; si trattenne anche dal mordersi il labbro, per quanto avesse sfiorato il taglio con la lingua e avesse sibilato, e nascose meglio l’occhio al di sotto del cappuccio, stringendosi le gambe al petto. Non voleva rimuginare su quelle parole, non voleva pensare a ciò che era successo, non riusciva a capacitarsi di essere diventato una vittima e per un secondo incolpò persino se stesso, annaspando nello sgranare gli occhi umidi di lacrime. Perché si stava incolpando? Lui non aveva fatto niente, aveva solo cercato di aiutare un ragazzo. Aveva reagito con eccesso di violenza, ma se lo erano meritato… giusto?

    «D?»

    Al suono della voce di Jon, Damian si strofinò furente la manica della felpa sugli occhi, pentendosene solo quando il bruciore gli ricordò il livido che si era procurato e si nascose meglio, grugnendo un saluto senza aggiungere altro; non si voltò, ma sentì i passi leggeri di Jon mentre si avvicinava, la tensione del suo corpo è i movimenti calcolati che compiva per contenere in ogni istante la sua forza, finché non si sedette sul condotto di aereazione accanto a lui, in silenzio, con le mani sulle ginocchia e lo sguardo fisso a sua volta verso il campo da football. La notizia aveva fatto il giro della scuola, Damian non si sarebbe meravigliato se anche Jon lo avesse saputo; molto probabilmente avevano sentito solo le campane della squadra e non del ragazzo che aveva salvato da loro, probabilmente troppo spaventato di poter essere preso di nuovo di mira per parlare, quindi Damian avrebbe dovuto aspettarsi una nota disciplinare o quelle stronzate lì solo perché aveva reagito ad un’ingiustizia. Ma non gli importava. Non sarebbe riuscito a stare lì a guardare, eppure… eppure quelle parole facevano male e le sentiva ormai marchiate a fuoco nel suo cuore e sulla sua pelle, violandolo. Perché diavolo si sentiva così? Lui era un Al Ghul, un Wayne, ma innanzitutto Damian, una persona. E non c’era alcuna vergogna nell’essere chi era. Se chiudeva gli occhi e si guardava indietro, poteva vedere dinanzi a sé lo scheletro del ragazzo che era stato gli orrori che aveva provato e la redenzione che aveva affrontato, e ogni più piccolo osso di quell’ammasso di peccati si frantumava fra le sue dita al minimo tocco, lasciando solo polvere. Aveva lottato fin troppo per sentirsi finalmente in grado di meritarsi la vita che aveva, chi erano quegli idioti per farlo sentire in quel modo?

    «Qualunque cosa stiano dicendo, non sono stato io a cominciare», soffiò a mezza bocca dopo lunghi attimi di silenzio, ma Jon, senza dire una parola, gli cinse le spalle con un braccio e lo attirò a sé, facendogli poggiare la testa contro la sua scapola.

    «Non ho creduto nemmeno per un momento che fossi stato tu», sussurrò semplicemente senza fare pressioni, e forse fu proprio questo a spingere Damian a raccontargli tutto ciò che era successo, ciò che aveva provato nel sentire quelle parole e il senso di disagio e colpa che esse avevano scavato dentro fino a farlo reagire in maniera spropositata, col cappuccio ancora calato sul viso e le parole che sgorgavano dalla sua bocca come un fiume in piena che non riusciva ad arginare dietro la diga di compostezza che aveva sempre alzato davanti a sé nel corso degli anni.

    Stanco, stretto nell’abbraccio del suo migliore amico e col calore del suo corpo che lo faceva sentire stranamente al sicuro, Damian si lasciò completamente andare finché non si accasciò contro di lui, grato di quel conforto emotivo di cui non si era reso conto di aver bisogno; nemmeno quando gli aveva raccontato del suo passato su era sentito così, ma anche in quei momenti Jon non lo aveva mai incolpato di niente, lo aveva compreso esattamente come lo stava comprendendo in quel momento. E Jon lo strinse maggiormente a sé, poggiando il mento sul suo capo.

    «Non hai nulla di cui rimproverarti, D», affermò e, voltandosi verso di lui, gli sfiorò delicatamente la guancia destra con una mano. «Quegli idioti se lo meritavano».

    «Mio padre non la penserà esattamente così».

    «Forse, ma scommetto che lui e i tuoi fratelli non reagiranno bene quando sapranno il vero motivo per cui hai un occhio nero».

    Damian non avrebbe voluto, ma un po’ rise. «Sei diabolico».

    «Non so proprio di cosa stai parlando». Jon fece finta di nulla, sciogliendosi dall’abbraccio solo per porgergli una mano. «Vieni, ti accompagno in infermeria».

    Seppur indugiando per un istante, Damian allungò il braccio e intrecciò le dita con quelle di Jon, alzandosi da quel condotto per poter tornare di sotto insieme a Jon. E, quando raggiunsero l’infermiera, Damian si meravigliò di trovare lì il ragazzo che aveva aiutato e sgranò gli occhi nel sentirsi abbracciare, scoprendo che aveva raccontato tutto al preside e che lo ringraziava con tutto il cuore.

    Forse non tutte le buone azioni finivano per nuocere come aveva sempre creduto. 






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per il ventiduesimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Sì, sono terribilmente inritardo con il postare questa storia, ma ormai si sa che io non seguo uno schema e... niente, le cose alla fin fine vanno così, una storia dietro l'altra scritta anche secoli prima. A parte questo
Qui affrontiamo un tema un po' spinoso, ovvero il fatto che Damian sia stato preso di mira da ragazzi che sono ricordi al razzismo, puntando sul suo lato arabo (tra l'altro è anche in parte cinese e un po' scozzese, sto ragazzo è un mondo su due gambe). E cosa succede? Beh... Damian reagisce all'attacco di quei bulli senza nemmeno rendersene subito conto, salvo poi capire che, nonostante ciò che ha fatto, quell'atto è servito ad aiutare qualcuno. E chi, oltre al suo amico Jon, può consolarlo?
P.s. Sidney è un ragazzo no-binary che compare in una delle recenti storie dei Super Sons
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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