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Autore: Asia Dreamcatcher    10/12/2022    2 recensioni
[dal primo capitolo]
"«È strano» esordisce Harry mentre cerca stoicamente di tenere a bada il dolore.
«Mh?»
«Tu. - le parole gli escono senza che abbia il tempo di rifletterci – voglio dire, non avrei mai pensato di vederti in questa veste, ecco» Harry strizza gli occhi in difficoltà, ha il terribile presentimento che le parole gli siano uscite tutte storte [...]
Pansy si lascia sfuggire un sospiro [...] «Il tempo cambia le cose»"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Vari personaggi | Coppie: Harry/Pansy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo quattro

Indovina chi viene a cena?

§

Un leggero sbuffo fa increspare il volto sereno di Pansy. Stringe gli occhi infastidita, sta così bene lì... Sente ancora qualcosa che la sfiora e si volta esasperata, ma il materasso manca improvvisamente sotto il suo corpo: cade con un sordo 'thud' che la costringe a lanciare un urlo per la sorpresa.
Un lattiginoso raggio di luce, che filtra dalla finestra, le consente di mettere a fuoco la stanza. Le iridi di giada abbracciano le pareti e il mobilio, ma la sua mente impiega più del dovuto a capire dove si trova, sa solo che quello non è il suo appartamento.
Qualcosa di peloso le sfiora la caviglia e lei salta sul posto nervosa mentre un piccolo snaso dal manto chiarissimo le sguscia curioso fra le gambe.
«Pansy?».
Il suo nome pronunciato da quella voce, ora assonnata, attira la sua attenzione e osserva sporsi dalle scale Harry Potter con i capelli scarmigliati più che mai, in maglietta e boxer, il volto sfatto per il sonno interrotto.
«Potter!?», la voce di Pansy risulta stridula, infastidendo anche se stessa. È troppo presto per parlare.
«Loki smetti di frugare nella sua borsa». Harry sbuffa improvvisamente sveglio e imbronciato, si dirige verso la ragazza che è ancora seduta sul morbido tappeto; l'obiettivo non è lei ma lo snaso che ha il muso immerso nella borsa in pelle.
«Perdonami. Ti ha svegliato, vero?» le chiede con gentilezza.
Pansy si strofina la faccia, si guarda attorno incerta e poi posa lo sguardo sul ragazzo che le sta di fronte. «Mi sono addormentata ieri sera non è vero?» chiede invece imbarazzata.
Harry sorride divertito «Sembravi dormire così profondamente che non ho avuto il coraggio di svegliarti!».
«Un gryffindor che non ha coraggio?» replica divertita Pansy. Ha appena fatto una battuta a Potter, si rende conto e non comprende il motivo del suo impaccio.
«Beh tieni conto che c'è una piccola percentuale slytherin in me. Dev'essere stata quella!» sghignazza stropicciandosi ancora di più i capelli.
«Ah simpatico! Cos'era una battuta?» sbuffa fingendosi offesa, ma poi sorride e le sue guance si imporporano appena.
«Grazie per l'ospitalità Potter, non avresti dovuto disturbarti tanto» mormora alla fine, nascondendo il proprio volto dietro la mano nervosa che prontamente liscia la sua iconica frangetta.
«Senti e se mi chiamassi Harry?».
Quelle parole gli sono uscite di getto e nota immediatamente che hanno un effetto sulla ragazza, ma non riesce a pentirsi. Pensa alla sua squadra, alle persone che ha conosciuto in quegli anni, non sono più ad Hogwarts, non ci sono case e lei beh... lei è da giorni che viene e va da casa sua, insomma gli sembra ridicolo continuare con quelle formalità. Ma forse Pansy non la pensa come lui, la vede distogliere lo sguardo e fissare intensamente il caminetto spento, le sue labbra rosee e lucide si arricciano in una smorfia che non sa decifrare.
«Ci posso provare» sussurra infine e Harry ridacchia: le ricorda una bambina imbronciata.
«Mi detesti ancora così tanto?» scherza ma si pente di quelle parole non appena scorge le iridi di lei, stralunate e ferite.
«Mi spiace, non volevo»
«L'hai detto tu: “non mi conosci granché”»
«E non possiamo rimediare?» chiede lui. Pansy lo guarda, improvvisamente intimidita dalla sua affabilità. L'idea di farsi conoscere da qualcuno la atterrisce; il problema è che lei non piace a se stessa, come potrebbe mai qualcuno apprezzarla? Sopratutto lui, che per anni ha denigrato. E malgrado si senta piccola e meschina non riesce a dire di no a quegli occhi accesi, profondi e... rassicuranti.
«Forse».

Si ritrovano così nella calda e pulita cucina di Grimmauld Place, l'uno davanti all'altra a sorseggiare del tè e a mangiare fette imburrate di pane caldo.
«Come mai hai scelto medimagia?».
Come spiegare cosa era stato per lei decidere di dedicarsi a quella professione? Come fargli capire che quella per lei non era stata solamente scegliere una carriera fra una miriade a disposizione, ma una fuga, una salvezza. Un voltare le spalle a tutto quello che era stato il suo mondo?
«Tu hai sempre saputo cosa volevi fare? Una volta terminato Hogwarts...» gli chiede invece. Lo vede sciogliere le labbra in un sorriso leggero, sfuggevole, mesto. «Beh io avevo Voldermort alle calcagna che di certo non voleva vedermi uscire da Hogwarts, se non in un modosi scompiglia la chioma distratto —, però sì, verso la fine sapevo che non avrei potuto fare altro se non l'auror, ma forse capisco cosa stai cercando di dire...». Anche le labbra di Pansy sorridono allo stesso modo di quelle di Harry.
Ricorda nitidamente quel periodo fatto di occhi lucidi e vacui, di silenzi nauseati, di unghie quasi strappate per sopravvivere all'ansia.
Non vedeva via d'uscita, lei non sapeva come uscirne e pensava che non avrebbe avuto la forza per uscirne. Se Eliza non fosse venuta a cercarla, se non le avesse teso quella mano, se non avesse fatto per lei quello che lei non riusciva a fare per se stessa...
«Per te è stata una scelta, per me qualcos altro. La medimaga Fawley è sempre stata una buona amica di famiglia, tanto da essere scelta come mia madrina. - si rese conto di starsi torturando le mani ma andò avanti comunque – Mia madre l'adorava, ebbi un incidente durante … durante il settimo anno e lei ci fu per me, e forse riuscì a vedere qualcosa di buono in me perché mi chiese se volevo diventare come lei, una medimaga e io … non so … ma era qualcosa a cui aggrapparsi», termina quel discorso, che pare colmo di cose non dette, con una stretta di spalle e un sorriso di scuse.
Harry annuisce pensieroso, vorrebbe chiedere, approfondire perché gli sembra di aver scorto qualcosa nelle sue parole esitanti, ponderate ma non osa. Non sa bene il perché, ma non vuole che lei si ritragga nuovamente. «Credo che in quel periodo avessimo tutti bisogno di aggrapparci a qualcosa. E ora com'è la tua vita?», concentriamoci sull'oggi, pensa e nello sguardo di Pansy gli pare di intravedere un barlume di gratitudine.
Pansy non si rende conto ma parla e racconta della sua routine, dello studio e dei casi strani che le sono capitati in quegli anni da specializzanda, Harry ride a crepapelle sopratutto quando parla dei primi incantesimi di guarigione che lanciava nei punti sbagliati facendo crescere unghie invece che ossa, o dello strano caso di uno stregone maledetto che cadeva in catalessi all'improvviso e iniziava a fluttuare per tutta la stanza, Pansy confessa rossa in volto, che se lo era perso in ospedale e avevano dovuto bloccare l'intero piano per ritrovarlo.
Harry ride e condivide aneddoti di quando era una recluta, delle fatiche e degli impegni di un auror; Pansy lo osserva e comprende quanto ami il suo lavoro. L'atmosfera è piacevole, calda e leggera. Uno sguardo all'ora fa rendere conto alla ragazza di essere in ritardo.
«Per Salazar! Devo consegnare il saggio. Devo andare!». Harry si alza con lei, più per istinto che per reale bisogno, sarebbe stato volentieri a chiacchierare ancora. Ma d'altronde non tutti sono in vacanza forzato come lui.
«Sì certo, ti accompagno alla porta, mi spiace averti trattenuto»; Pansy si volta a guardarlo e gli fa un lieve sorriso: è impalpabile e discreto come un'alba autunnale, «È- stato... è stato interessante. Grazie per l'ospitalità». Harry sorride per quel tono esitante e soave, si vede che non è abituata a ringraziare, o forse – un pensiero più fosco lo attraversa – non è abituata a ricevere delle premure.
«Beh dovere! - sdrammatizza lui grattandosi il capo e scombinando ancora di più i capelli – Insomma con le cure e tutto il resto.».
«Questo è vero, me la sono guadagnata questa pausa imprevista. Torno domani sera, d'accordo?».
«Sai dove trovarmi», dice mentre lei si smaterializza.


È il tramonto e un sonoro crac lo sorprende mentre si sta preparando per la cena di quella sera.
«Harry!». È Ron e lo sta chiamando a gran voce dall'ingresso, dalla cima delle scale vede il volto solare del migliore amico che gli urla euforico:
«Ha detto sì!».
Il moro si precipita ad abbracciare l'amico, che ha ancora la divisa da auror addosso e un sorriso che gli illumina anche le iridi brune.
«Sono contento per te fratello! Ah ah ah non ci credo!».
«Era davvero sorpresa, io stavo tremando, puoi immaginarlo! E poi lei... e io! Wow», Harry ride davvero felice per lui.
Aprono dell'acqua viola e Ron passa il resto dell'ora a descrivere con dovizia di particolari la reazione di Demelza. Si sposeranno ad inizio estate, quando la fidanzata avrà finito la stagione di Quidditch e potrà prendersi una meritata vacanza. Alla Tana sono ovviamente tutti entusiasti, Molly ha già iniziato ad allertare il resto della famiglia di tenersi pronti.
Ron si congeda e Harry non sa descrivere il calore che prova, per lui è come un fratello e gli ha sempre augurato il meglio.
Una volta rimasto solo, mentre accarezza distrattamente Loki, un'improvvisa malinconia lo appesantisce – Harry ormai sa riconoscerla – è contento per Ron, ma una parte di lui – ha imparato a non nasconderlo a se stesso – prova una certa invidia. Il desiderio di avere una famiglia non l'ha mai abbandonato, quella calda sensazione di essere in due, di condividere la propria solitudine con un'altra persona, di creare una famiglia tutta sua. Tornare a casa e poter raccontare a qualcuno cosa gli passa per la testa, le sue giornate, sentirsi accolto e accogliere a sua volta. Sperava di averla trovata con Ginny, ma purtroppo si era rivelato un fuoco di paglia.
Sospira infilandosi il maglione scuro, non ha fretta, sa che prima o poi arriverà anche per lui quella persona ma certi giorni la sua solitudine gli pesa più di altri, e a volte si ritrova a non sperare più.
Guarda l'ora, Hermione lo starà aspettando... Il pensiero della sua migliore amica lo riscalda un po', indossa il cappotto nero e il suo sorriso migliore e si smaterializza.

Hermione Granger lo attende alle soglie di Montacute House con le braccia incrociate e il piede tamburellante. Harry ghigna «Eddai non sono così in ritardo!».
«Parola mia Harry, mi chiedo perché mi impegni tanto ad essere puntuale se poi tu te ne freghi!», sbuffa Hermione agitando la folta e lunga coda che si è fatta, ha un elegante cappotto in lana che fascia la sua snella figura.
Il sorriso di Harry si ammorbidisce, la ama profondamente come una sorella e ora deve dirle qualcosa che spera non la faccia soffrire troppo.
«Hermione» la richiama afferrandola delicatamente per il polso, lei lo guarda, capisce che è a disagio e il fatto la mette in allarme.
«È la ferita-? Brutte notizie...?»
«Si tratta di Ron», le iridi castane di lei si offuscano per un istante, non è così breve perché Harry non lo noti; è da un paio di anni ormai che i due suoi migliori amici non si parlano, non è stata cattiveria semplicemente è stato più facile, hanno entrambi vite dense, impegnate e il tempo lenisce e quindi è stato più semplice lasciare che il tempo facesse il suo lavoro, piuttosto che investire altri sentimenti in qualcosa di doloroso.
«Sta bene?».
Harry si schiarisce la gola, sì sì e molto anche... ma se tentenna ancora un po' ad Hermione verrà una crisi isterica, quindi è meglio tagliare corto.
«Ieri sera si è fidanzato con Demelza Robins, si sposeranno... in giugno credo». Harry non può fare a meno di chiedersi come sia andato: non ha fatto preamboli, dritto al punto, il tono era controllato, gentile al punto da non sfociare nel patetismo – almeno così spera –. Osserva l'amica che sbatte le ciglia un paio di volte di troppo, ma poi scioglie i muscoli in un'espressione lieta e sorride un filo troppo – a suo modesto parere –.
«Ah! Beh dovrai fargli le congratulazioni da parte mia. Demelza, eh? Gioca ehm in una squadra irlandese... come Cercatore»
«Cacciatrice nei Ballycastle Bats» replica pronto, mentre Hermione contrae leggermente la palpebra scontenta di essere stata corretta.
«Quello. Bene, sono felice per loro!», Hermione sorride con delicatezza e a Harry pare che stia venendo a patti con quella notizia, non riesce a capire quanto stia simulando e quanto sia onesta. «Andiamo?».
Le offre il braccio l'amica glielo afferra con gratitudine.

Alle cene a Montacute House, Harry partecipa da un paio di mesi, tutta colpa di Hermione continua a ripetersi: dopo la sua rottura con Ron, la ragazza si era avvicinata a Morag MacDougal, ex ravenclaw del loro stesso anno, con cui aveva iniziato a fare amicizia durante l'ultimo anno di scuola terminata la guerra; che Hermione aveva preferito frequentare al contrario di lui e Ron.
La sfortuna – che Harry era ormai convinto avesse un occhio di riguardo per lui – aveva voluto che quella scapestrata di Morag convogliasse a nozze, più o meno combinate – ancora non capisce bene cosa ci fosse dietro a quel matrimonio così tanto chiacchierato all'epoca – con Theodore Nott. Fin qui all'auror stava anche bene: Nott era una persona con cui nonostante tutto non aveva mai avuto scontri a scuola, uno slytherin un po' atipico a suo parere, riservato e pacato, brillante (così diceva Hermione), chissà come il suo migliore amico era proprio...
«Oh ma guarda, Sfregiato ci sei anche tu! Ehi Theo, MacDougal sono arrivati i vostri discutibili ospiti!» proruppe con tono volutamente scanzonato Draco Malfoy.
«Malfoy è incredibile di come ancora non ti sia avvelenato con i tuoi discutibili ritrovati alchemici», replica serafica Hermione, un sorriso mellifluo le si dipinge sul volto fine. Ah, ora ricorda perché, in fondo, quelle cene non gli dispiacciano malgrado la presenza di Malferret: vedere Hermione che risponde a tono e spesso lo lascia incapace di replicare, è uno spettacolo che non ha prezzo.
«Non si è ancora avvelenato perché usa prodotti di qualità!» afferma feroce la padrona di casa. Morag incede verso i suoi ospiti e stringe a sé Hermione in un breve e vigoroso abbraccio, i lunghi capelli scuri arruffati e il volto dolce e cesallato – dietro cui si nasconde un animo tutt'altro che fragile – sorridente. Indossa ancora la salopette e gli stivali da lavoro infangati, che usa abitualmente quando traffica nelle sue preziose e amatissime serre.
«Salazar, Morag non sei ancora pronta?» sospira Draco, scuotendo il capo divertito.
«Taci Malfoy! Le vuoi o non le vuoi le mie preziose bimbe?» esclama tagliente «E poi Theo non si lamenta». C'è una particolare sfumatura di morbido avvitamento quando pronuncia il nome del marito, in quel tono altrimenti deciso e cristallino, che mostra quanto quel matrimonio, partito con premesse tutt'altro che rosee stesse funzionando.
La figura longilinea e raffinata di Theo fa la sua comparsa poco dopo, impeccabile in un completo tartan dai caldi toni autunnali.
«Buonasera Hermione, Potter. - li saluta cortese, scambiandosi con l'ex gryffindor un casto bacio sulla guancia –, che succede?» chiede infine, le sue attente iridi nocciola chiaro abbracciano l'intera sala da pranzo, sapientemente imbandita per l'occasione.
«Draco è il solito indisponente» afferma capricciosa Morag, sorridendo amabile al marito mentre lo raggiunge e scoccando un sorriso da squalo al migliore amico di quest'ultimo, facendo ridacchiare Hermione e Harry.
Theo accenna un lieve sorriso alla moglie, poi le sussurra poche parole all'orecchio che la fanno ridere e le scocca un bacio sulla tempia, mentre questa si smaterializza al piano di sopra.
«Per Salazar la tua signora è tremenda, Theo».
Poco dopo, giungono anche Lisa Turpin e Terry Boot e sono quasi pronti per cominciare. L'idea di Morag e Theo per quelle cene non era solo di mantenere i rapporti con i propri compagni di casata, ma anche di allargare la cerchia di amicizie e di spezzare quella sottile rivalità che li aveva visti divisi ad Hogwarts, e dopo la guerra solo Merlino sapeva quanto ce n'era stato bisogno. Tutti erano i benvenuti in quella casa.
«Chi stiamo aspettando?» squittisce Lisa mentre sorseggia dell'acqua viola, Harry immerso in una fitta conversazione con Terry, si guarda intorno in attesa.
«Aspettate, dov'è Hermione?», Morag lancia all'auror una strana occhiata; mentre Theo fa tranquillamente notare che anche Draco manca all'appello. Il campanello annuncia l'arrivo degli ultimi ospiti.
«Scusate il ritardo, ho finito tardi il giro di visite e qualcuno qui non si decideva a vestirsi». Harry drizza le orecchie, quel tono leggero ed irritato ormai ha imparato a riconoscerlo, si volta verso le due nuove venute, l'espressione felicemente incredula.
Pansy si arresta di colpo osservando il tavolo dei commensali.
«Harry?».
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Buon sabato e spero si stia rivelando un buon ponte! Con calma e serenità siamo giunti al quarto capitolo, e ci addentriamo ancora un po' di più nella vita dei personaggi.
Non so se si nota, ma a me piace mescolare la carte in tavola, quindi spero che la cosa sia di vostro gradimento.
Ah, una piccola noticina: la ship Theo/Morag è qualcosa a cui tengo molto, non chiedetemi perché ma nella mia testolina la cosa funziona! Su di loro mi piacerebbe scrivere qualcosina a parte, forse una raccolta. Forse riuscirò a svilupparlo in contemporanea, anche perché avrei delle idee al riguardo, anche per qualche altra ship che si formerà sullo sfondo di quella principale... Si vedrà!
Il collage di questo capitolo è dedicato ad Harry!

A presto!
   
 
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