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Autore: Darty    11/12/2022    12 recensioni
“Tutti gli amori felici si somigliano; ogni amore infelice è invece difficile a modo suo. In casa De Jarjayes tutto era sottosopra” (e spero che L.S. non se ne abbia a male)
Oscar ed Andrè e la loro “storia terrena” appartengono a Riyoko Ikeda ed un po’ anche a Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. Questa fanfiction non ha scopo di lucro, ma terapeutico sì...
I versi di David Bowie sono solo suoi: dell’immortale Duca Bianco.
Si incomincia con il Cavaliere Nero. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The screw
Is a tightening Atrocity
I shake
For the reeking flesh
Is as romantic as hell
The need
To have seen it all
The Voyeur of Utter Destruction
As beauty
I shake
 
(David Bowie, The Voyeur of Utter Destruction -As Beauty)

https://www.youtube.com/watch?v=eC9Sfy6qjmc
 
 
E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga
Gabriele D'Annunzio - La pioggia nel pineto
 
La pioggia batteva forte sui vetri della loro stanza alla locanda.
 
Davanti a loro lettere eleganti componevano parole maligne.
 
Goerso, che non voleva essere di troppo, cercò di non farsi sopraffare dall’apprensione e con la scusa di dover incontrare la sua amica per scoprire finalmente chi fosse il misterioso francese, si congedò con la promessa di ritornare all’alba.
 
André si mise a leggere la missiva a bassa voce, mentre Oscar, seduta davanti al fuoco accanto a lui, seguiva con lo sguardo l’inchiostro nero che strisciava sulla carta pregiata.
 
* § *
 
Conte De Saint,
 
ho appreso dell’assalto dei pirati alla Misticque e del vostro rapimento. So che il vostro attendente vi ha riscattato e siete tornato in buona salute. Ma, a differenza del Vostro augusto genitore, non ho dimenticato che siete una donna, e mi auguro, per la buona riuscita del nostro accordo, che voi siate ancora integra per convolare a nozze con colui al quale, ricordatevi, siete stata promessa.”
 
André abbassò il foglio e si fermò, sopraffatto dall’angoscia. Guardò Oscar, che non sembrava turbata. “Il mio piccolo imbroglio ha funzionato. Il Gran Maestro dei Cavalieri di Malta non ha capito che ad essere rapito eri stato tu.”
 
Oscar, io …
 
Vai avanti a leggere, André!
 
“Non credo che lui apprezzi la merce avariata. Vi impalmerebbe lo stesso, non illudetevi, ma ci sarebbero conseguenze assai spiacevoli.”
 
Oscar, io …” si interruppe nuovamente André.
 
“Perché ti sei fermato?”, intervenne secca Oscar. Poi comprese. Esitò un attimo e proseguì, il tono di voce più caldo e dolce, quello che riservava solo a lui Non ti sentirai in colpa vero André?”
 
André chiuse gli occhi ed annuì.
 
Quello che è accaduto fra noi è stato meraviglioso, è meraviglioso. Non meritavo forse di essere amata dall’uomo che amo e che amerò sempre, André?
 
“Certo, Oscar, ma …”
 
“Non ho nessun rimorso André, se non quello di non avere compreso prima quanto ti ammassi, davvero.”
 
“Potevo rispettarti, Oscar, avrei dovuto farlo.”
 
“Tu mi hai sempre rispettato André. Io sono tua moglie ed il ricatto del Duca non cambierà le cose” sussurrò Oscar. Poi posò la mano destra sul petto di André, là dove batteva il cuore, chiuse gli occhi, sospirò e si fece racchiudere in un abbraccio. A malincuore riemerse da quel tepore. Continua a leggere e non fermarti più.”
 
“Certo, non sarebbe stata colpa vostra se fatta schiava dai pirati qualcuno si fosse preso licenza di rammentarvi quale sia il posto di una femmina, ma così è la vita. Ingiusta talvolta.”
 
Il Duca si sbaglia”, pensò Oscar. L’uomo che era lì, abbracciato a lei, aveva infranto un incantesimo, amandola con il suo corpo e con la sua anima. Non c’era stato nessun posto da assegnare, nessun ruolo da ricoprire. L’angoscia la colse pensando alle mani del Duca di Germain su di lei, al suo fiato sul collo, ma non lo diede a vedere.
 
“Tornando ai nostri affari, se leggete questa mia, probabilmente siete di ritorno da Costantinopoli. Auspico che abbiate con voi quello che quel traditore del Conte di Saint Germain trafugò al Grande Oriente, e se manterrete fede agli impegni, il Generale padre sarà libero e la lettre de cachet revocata.
 
Ma vi consiglio di affrettarvi. Mala tempora currunt. Sua Maestà ha dimissionato Calonne. Avreste dovuto esserci, quando Calonne ha fatto distribuire gratuitamente a Parigi migliaia di esemplari della sua lettera di «Avertissement» all’Assemblea dei Notabili. Le leggevano financo i parroci in chiesa. Lafayette ha scritto che persino a Boston un simile appello sarebbe stato considerato come un atto di sedizione. Mentre vi scrivo Sua Maestà ha appena nominato Brienne (il Cardinale Brienne!) al posto suo.
 
Perciò, non so chi potreste trovare sul trono se vi attardaste troppo.
 
Al vostro ritorno presentatevi immediatamente da me, là dove partiste. Se vi conosco cercherete una soluzione. Ebbene, sappiate che non esistono soluzioni diverse dall’obbedienza.
 
LPJ”
 
* § *
 
 
Conclusa quella terribile lettura, non rimasero che il silenzio ed il rumore della pioggia.
 
Mentre il temporale si accendeva di lampi, Oscar si fece abbracciare più stretta dal suo André. Le dita avvinghiate alla stoffa della camicia di André tesa sulla schiena, il volto nascosto contro il suo torace. Non avrebbe rinunciato a lui, ma doveva salvare suo padre.
 
Una soluzione, la soluzione, la soluzione diversa dall’obbedienza, l’avrebbero trovata.
 
Un bussare lieve li distolse dalle loro ambasce e quando André dischiuse la porta, la donna più bella che Oscar avesse mai visto, comparve sull’uscio.
 
* * *
 
Il nuovo ministro delle Finanze, il Cardinale Étienne Charles de Loménie de Brienne, stava disperatamente cercando di ottenere nuovi prestiti per permettere al governo di mantenersi a galla, ma dopo avere constatato che era stato più facile opporsi a Calonne, che ora assumerne il ruolo, stava già rimuginando di congedare l’Assemblea dei Notabili.
 
Come se non bastasse, lo disturbava quella strana storia del Generale Augustin Reynier de Jarjayes, nobiltà di spada fedele alla corona da secoli, dai tempi delle crociate, imprigionato alla Bastille dopo essere stato accusato, dal Duca d’Orleans, di avere tramato con i Conti de La Motte nella truffa della collana.
 
O meglio, colpevole sarebbe stato il figlio, anzi la figlia, colonnello delle Guardie Reali (una donna!), che per lustri si era distinta per onore e coraggio nella difesa delle loro Maestà. E poi c’era stato quel suo amico di vecchia data, il Barone Antonio Vivona, che per conto di quello scrittore tedesco, Goethe, aveva chiesto di intercedere a favore dei Conti de Jarjayes.
 
Non che al Cardinale interessasse particolarmente compiacere quel tedesco infedele che non aveva mai nascosto il suo disprezzo per la Chiesa Cattolica. Aveva paragonato la Chiesa al teatro e al carnevale: cerimonie come opere teatrali, processioni come balletti, la benedizione delle candele come un abracadabra (e gli veniva da farsi il segno della croce ogni volta che ci pensava) e se ne faceva pure vanto!
 
Ma il cugino del Re, il Duca d’Orleans, stava acquisendo troppo potere all’interno dell’Assemblea dei Notabili e non faceva segreto della sua ostilità nei suoi confronti; dunque, qualunque mezzo utile a ricondurlo dalla parte dei Ministri di Sua Maestà sarebbe stato lecito e benedetto dal Signore.
 
Aveva dunque chiesto udienza a Sua Maestà la Regina, e l’aveva ottenuta. Non si era troppo stupito delle informazioni di cui la Regina già disponeva ed avevano convenuto che indagare in maniera discreta sulle prove raccolte contro la famiglia de Jarjayes, al fine di revocare la lettre de cachet e magari screditare il Duca d’Orleans, fosse la giusta soluzione per spuntare le armi del Duca, qualunque intrigo avesse in mente.
 
Quello che veramente lo stupì fu il fatto che Sua Maestà aveva già deciso, irrevocabilmente, che per la figlia del Generale l’unica soluzione fosse un matrimonio e che il promesso sposo ne fosse già informato, all’insaputa della sposa.
 
* * *
La sconosciuta non era accompagnata da Goerso. Del resto, non era nemmeno l’una di notte.
 
Un lampo più brillante degli altri ne rischiarò a giorno l’ovale perfetto del viso. Se ne stava lì, sulla soglia, con il mantello scuro e fradicio di pioggia, e sotto il cappuccio lunghi capelli neri incorniciavano un volto pallido dalla pelle candida.
 
Un naso piccolo e sottile invitava a spostare l’attenzione sulle labbra morbide, piene e carnose.
 
Era trafelata ed il respiro affannoso accentuava le forme generose del seno, stretto in un corsetto dalla vita affilata, in un semplice abito verde, di cotone grezzo.
 
Gli zigomi alti non indurivano lo sguardo, due occhi a mandorla di un nocciola caldo ed ambrato, che tradivano la sorpresa di avere loro due, davanti a sé. Rapidi avevano frugato nella stanza, alla ricerca di qualcun altro. Poi le lunga ciglia nere avevano ombreggiato gli occhi, mentre quella donna li socchiudeva, cercando di nascondere una delusione bruciante e di trattenere un’emozione.
 
Ecco come era una donna vera, si stupì a rimuginare Oscar, mentre André sorpreso, ma senza mostrare alcuna preoccupazione, le rivolgeva la parola, invitandola ad entrare.
 
Cercate qualcuno Madame?”, le chiese in francese.
 
Quella avanzò di un passo, e con grazia scosse la testa.
 
Vi prego di perdonarmi, mi sono sbagliata Monsieur.”
 
Ecco anche il timbro della voce avrebbe ammaliato qualunque uomo. Acuto. Mezzosoprano, forse, ma non come quello della Polignac, che pure aveva incantato Maria Antonietta. Più morbido e dolce. Un perfetto francese dall'accento  appena un poco esotico.
 
Arretrò di due passi, volgendosi verso la porta.
 
Fu allora che Oscar parlò, col suo timbro più scuro da contralto.
 
Siete fradicia di pioggia ed è pericoloso per una donna vagare la notte, da sola.”
 
Quella sospirò ed alzò le spalle.
 
Sarebbe stato prudente congedare quella donna sconosciuta subito. E subito dopo cercare un altro rifugio per la notte. Poteva essere un pericolo. Ma scrutandola più attentamente, Oscar capì che quella donna costituiva un pericolo solo per se stessa.
 
André le fece cenno di sedersi accanto al fuoco.
 
La donna si arrese a tanta gentilezza. Si accomodò vicino al camino. Abbassò il cappuccio e fece scivolare il mantello lungo la schiena. Una massa di folti capelli neri, lucidi e setosi, le ricadde sulle spalle nude.
 
Mentre allungava le mani, pallide e sottili, per scaldarle al fuoco del camino, Oscar notò le piccole rughe, che, come lievi ricami, erano appena accennate intorno agli occhi.
 
Non era così giovane come sembrava, constatò, probabilmente era più vecchia di loro.
 
Ecco, io … mi avevano detto che uno straniero biondo era arrivato al porto. Vi hanno scambiato per lui, ma ora vedo”, le disse con voce malinconica squadrandola dall’alto in basso, senza presunzione ma con sicurezza,vedo …che siete una donna.”
 
Smascherata. Quella donna l’aveva smascherata con un’occhiata, nonostante i capelli corti e la foggia maschile degli abiti. La ricambiò con uno sguardo infuocato.
 
André trattenne un sorriso. Che solo lui si accorgesse che era una donna, una bella donna, gli era sempre sembrato inspiegabile.
 
Eppure”, proseguì la donna titubante, impermeabile alle reazioni di OscarEppure mi avevano assicurato di aver riconosciuto lui, proprio lui.”
 
Fu mentre André stava per domandarle “lui chi”, che lo sguardo della donna si posò su un oggetto alle sue spalle. Si alzò di scatto in direzione della mensola che reggeva il Guarneri.
 
Questo, da chi lo avete avuto?”, gridò, tanto era la foga con cui urlava, tanta era la delicatezza con cui sfiorava il violino, percorrendone con le dita le esse asimmetriche.
 
Il dono di un amicomormorò André, afferrandola per le spalle per calmarla e farla nuovamente sedere.
 
La pelle nuda delle spalle doveva essere liscia e morbida.Più della mia?si scoprì a chiedersi Oscar, mentre un fremito di gelosia le attanagliava lo stomaco. Per un istante, solo un istante. Perché poi una consapevolezza bruciante le attraversò il cervello.
 
E voi come vi chiamate?”, domandarono all’unisono, attoniti e sconvolti, Oscar e André.
 
 
* * *
 
Era soddisfatto. Come un uomo può dirsi soddisfatto.
 
Con la bocca aveva indugiato a lungo sulla pelle ambrata della donna che gli si era offerta quando a sera era sbarcato dalla Santo Stefano. Lei lo aveva portato nella sua stanza, in una locanda frequentata dagli stranieri di passaggio, pulita e discreta.
 
Sapeva che era una meretrice, né più né meno di quelle che abitualmente frequentava a Parigi, ma quella pelle sapeva di sole e di mare e di fiori di ibisco, impossibile confonderla con altri ricordi.
 
Impossibile soprattutto che le ricordasse lei, di cui ignorava il sapore della pelle, anche se immaginava che profumasse di rose e lavanda, eppure mentre raggiungeva il culmine del piacere era stato il suo nome che aveva gridato. Oscar.
 
La donna che era supina sotto di lui fece finta di nulla, sebbene stupita da quel nome maschile.
 
Presto sarebbe stata sua. La sua legittima sposa davanti a Dio e davanti al Re. E davanti alla Regina che aveva benedetto quell’unione.
 
Non avrebbe più indossato l'uniforme. Non avrebbe più impartito ordini.
 
Ripensò all’uniforme rossa, rossa come il sangue, rossa più del vino.
 
Immaginò di strapparne i bottoni, iniziando dai bottoncini che correvano sul fianco. Poi sarebbe stato il turno della giubba. Chissà se si fasciava il seno, si domandò.
 
Voltò prona la donna sotto di lui. L’avrebbe posseduta di nuovo, l’avrebbe dominata, pensando a lei.
 
Poi desistette. Maledisse il vino rosso del Capitano Zane che l’aveva un po’ infiacchito. O forse era la sua coscienza che dal profondo insinuava un dubbio, che sposarla sarebbe stato come tradirla, che lei non avrebbe voluto sposarsi. O peggio, sposare lui.
 
Ripensò alla disperazione del suo attendente, quando lei era sparita.
 
Si alzò, mettendosi a sedere.
 
Victor, che vi succede? Non vi piaccio più?”
 
Ripensò al fatto che non era riuscito ad aiutarla, ma ne aveva preso il posto.
 
Oh, no, mon bijou, no!
 
Non è a me che pensate, mentre fate l’amore. Ma sapete, ci siamo abituate. C’è sempre qualcun’altra a letto con noi”.
 
Victor non rispose. Si limitò ad afferrarle i polsi. La fece distendere sul letto, le accarezzò i capelli, chiuse gli occhi e si perse di nuovo.
 
* * *
 
Non vide Napoli allontanarsi da lei.
 
Quando il brigantino aveva lasciato il porto si era subito chiusa in cabina.
 
Non voleva galleggiare.
 
Lorenzo le avrebbe spiegato come funziona il principio di Archimede e perché le navi riescono a stare a galla. Un corpo immerso in un fluido è soggetto ad una forza, diretta verso l’alto, pari al peso del volume di liquido spostato dal corpo immerso. Ricordò la spinta del corpo di lui sul suo, il dolore, poi il calore ed il piacere. Ricordò che a suo modo anche lei aveva galleggiato mentre lui spingeva più forte.
 
Non lo voleva più nella sua testa. Lo voleva nella sua vita.
 
Alba si mise a contare.
 
Numero uno: arrivare a Versailles e concludere la missione assegnata da Hasan Pascià.
 
Numero due: tornare a Pera. Per cercare suo padre. Costringere suo padre a dirle quello che lei voleva sapere.
 
Numero tre: tornare a Creta e ripercorrere le tracce.
 
Numero quattro: tornare a galleggiare.
 
Oppure affogare.
 
 
 
Chi ci separa dovrà portarsi un tizzone dal cielo e col fuoco scacciarci da qui come volpi. Asciuga i tuoi occhi; li divoreranno i malanni, carne e tutto, prima che ci facciano piangere. Li vedremo morire di fame, prima.
 
(William Shakespeare, Re Lear, Atto V, Scena III)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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