L’ultimo Natale
“Il cuor ci
si stringe ogni volta che, anche di cose o persone indifferentissime per noi,
noi pensiamo: questa è l'ultima volta: ciò non avrà luogo mai più: io non lo
vedrò più mai: o vero: questo è passato per sempre” – Giacomo Leopardi, Zibaldone
Dicembre 1980
La tensione era
palpabile tra i membri dell’Ordine della Fenice, come per qualsiasi convocazione
d’urgenza di una riunione straordinaria. D’altronde si trattava sempre di
pessime notizie, di pericoli da scongiurare, di enormi rischi da correre per
sperare ancora di riuscire prima o poi a sconfiggere il mago oscuro più potente
di tutti i tempi e la sua schiera di fedeli seguaci.
Guardò i Paciock
arrivare di corsa, trafelati e in ritardo, ma senza portarsi dietro un infante,
come aveva dovuto fare lei. A differenza del piccolo dei Paciock, nato il
giorno prima di suo figlio, al suo Harry non erano rimasti nonni che potessero
badare a lui in occasioni come quella, ma quando si era scusata con Silente, avvisandolo
che sarebbe dovuta rimanere a casa col bambino, le aveva detto che la sua
presenza era essenziale e che avrebbero potuto portarlo con loro.
Era per quello che suo
marito era l’unico in piedi, oltre al vecchio preside, perché sapeva benissimo
che se solo avesse pensato di sedersi o smettere di oscillare sul posto, il
pianto di Harry avrebbe coperto qualsiasi altro suono.
Non appena gli ultimi
arrivati si accomodarono, Silente cominciò a parlare del motivo che lo aveva
spinto a convocarli.
Ascoltò il suo racconto
dall’inizio alla fine, del perché aveva assegnato la cattedra di Divinazione proprio
a quell’aspirante insegnante colloquiata alla Testa di Porco quasi un anno
prima.
Albus Silente recitò
loro una parte della profezia che aveva udito in quell’occasione, ma bastò la
prima frase a farle pulsare il cuore in gola, a farle cercare lo sguardo di James,
con le palpebre tese, la fronte contatta, le braccia ancorate più del solito al
corpicino di Harry. Ma quando incrociò gli occhi della moglie, rilassò il volto
e quasi le sembrò che stesse tentando di calmarla col solo contatto visivo,
riuscendo in parte nell’intento.
«Lei
è a conoscenza di questa profezia da un anno e ce ne parla solo ora?» si era
subito indignato Sirius, parlando con tono aggressivo, alzandosi dalla sedia
con furia, ignorando i tentativi di Remus di rimetterlo a posto.
«Non
c’era motivo di allarmarvi. La professoressa Cooman non ricorda nulla ed ero
certo che fossimo soli in quel momento» cominciò a spiegare Silente, con una
calma encomiabile.
«E
allora perché rivelarlo ora?» domandò Frank Paciock, sul cui volto poteva
leggere la sua stessa apprensione.
Il
vecchio preside chinò il capo e rivolse uno sguardo rammaricato al suo
interlocutore.
«Mi
sbagliavo. La parte della profezia che vi ho rivelato è quella che è arrivata
alle orecchie di Lord Voldemort e pertanto è opportuno agire nell’immediatezza»
«Dovremo
barricarci in casa, fare un Incanto Fidelio e sperare per non si sa quanto
tempo che qualcuno riesca a sconfiggere Lei- Sa-Chi, non è così?» comprese
Alice, esasperata all’idea di ciò che l’aspettava.
«Potrete
comportavi come sempre, Alice» la rassicurò il preside e Lily si rincuorò
credendo che avesse un piano specifico e che quel momento spaventoso sarebbe
presto giunto al termine.
«Vuole
che prendiamo parte ad una specie di strategia geniale?» ipotizzò anche James con
un una nuova vivacità, accesa dall’adrenalina della sfida e dalla speranza
ritrovata dopo un momento di panico.
«Temo
che la mia strategia corrisponda a quella di Alice» si contraddisse subito il
mago anziano, confondendo sempre più chi pendeva dalle sue labbra «I Paciock
possono proseguire le loro vite consuete solo perché mi è stato riferito che Voldemort
ha fatto la sua scelta e che essa corrisponde al piccolo Harry»
A
quelle parole, la paura tornò ad impossessarsi di ogni piccola particella di Lily
e fece un grande sforzo per non scoppiare a piangere nell’immediato, per evitare
di strappare Harry dalle braccia di James e fuggire lontano, nonostante sapesse
che Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato li avrebbe comunque trovati.
Silente
si rifiutò di svelare come aveva avuto accesso a quelle informazioni, ma era
talmente certo che fossero veritiere, da ritenere superfluo che la famiglia Paciock
usasse le stesse strette precauzioni dei Potter, anche se si era detto
disponibile ad accontentarli, qualora avessero desiderato proteggersi
ugualmente.
Era
dunque così, che si sarebbe sentita per chissà quanto tempo? Talmente tanto spaesata,
triste, arrabbiata, terrorizzata come si sentiva in quel momento?
Fu
chiesto a lei e James di fermarsi, Silente diede consigli e suggerimenti, ricordò
loro di mantenere la calma, di avere fede nell’Ordine.
Lei
si limitava ad annuire, senza capire bene le parole pronunciate dal preside e
lasciando che fosse James a rispondergli o porre quesiti.
Fu
solo quando rientrarono in casa che si permise di piangere, trovandosi subito confortata
dalle braccia del marito. Pianse anche lui, ma non si fece vedere: teneva il
mento sui capelli di Lily, ma lei sapeva che stava piangendo.
La
casa addobbata in ogni singola parte le ricordava quanto era stata felice all’idea
di festeggiare il primo Natale di Harry fino a quella mattina; invece, in quel
momento si trovava costretta a considerare che potesse essere anche l’ultimo.
Era così crudele dover essere spaventata per la vita di un bimbo tanto piccolo
da non riuscire nemmeno a stare seduto senza il sostegno di braccia adulte, era
così ingiusto dover vivere innumerevoli giorni, settimane, mesi o anni segregati
in casa, senza poter esser parte attiva alla lotta per giungere all’unica
eventualità che potesse liberarli: la sconfitta decisiva del cattivo della loro
storia.
Restarono
in un silenzio tombale per il resto della giornata, continuando a fissare Harry
intrecciati in un abbraccio, ripercorrendo ogni piccolo particolare del
bambino, ogni lineamento preso dall’uno o dall’altra, ogni microespressione, minuscolo
movimento, adorabile vagito. Come si poteva guardare un essere così carino,
così innocente, così perfetto ed essere tanto spietati da togliergli la vita?
Quel
Natale furono raggiunti da Sirius e Remus, avevano invitato anche Peter, che
però aveva deciso di trascorrerlo in famiglia. Fecero di tutto per alleggerire
il peso dell’angoscia, della rabbia, della paura nei loro cuori. Lily pregò fra
sé e sé, come facevano i Babbani credenti, con tutta la speranza che riusciva
ad avere che quello non fosse l’ultimo Natale di nessuno di loro.
Nonostante tutto, quella stessa sera, quando
posò Harry nel lettone fra lei e suo marito e si strinsero tutti e tre in un grande
abbraccio, non riuscì a non sentirsi grata per tutto quell’amore che era in grado
di donare e ricevere ogni giorno.
NOTE:
Non
sappiamo con esattezza quando sia stata pronunciata la profezia, o quando Voldemort
abbia scelto Harry, nemmeno quando Piton abbia pregato Silente di mettere Lily
al sicuro.
Mi sono basata su un ragionamento preciso: la
profezia deve essere stata pronunciata dopo il luglio del 1979 e prima di
luglio 1980. Voldemort deve aver fatto la sua scelta dopo luglio, quindi dopo
aver scoperto quale bambino potesse essere il suo antagonista secondo la
profezia, ma nel capitolo dei ricordi di Piton del settimo libro, sembra che il
confronto con Silente avvenga se non in inverno, in autunno inoltrato (Dal
Capitolo 33 di Harry Potter e i doni della morte: “si ritrovò sulla sommità di
una collina, fredda e desolata nell’oscurità, con il vento che soffiava attraverso
i rami spogli dei pochi alberi”). Per queste ragioni ho trovato plausibile che la
protezione dei Potter abbia avuto inizio intorno al dicembre del 1980.