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Autore: Milly_Sunshine    29/12/2022    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Ellen si sentì colpevole per la propria insistenza, mentre un'affranta Janet raccontava di come Cindy, che si era avvicinata a Danny al solo scopo di cercare risposte sul delitto di Linda Miller, l'avesse tacciata di avere finto di avere visto Will Mason per strada, la notte in cui Mark era stato ucciso. Cindy l'aveva accusata di volerlo screditare a causa di un'attrazione non corrisposta e di essersi inventata che fosse passato proprio sotto la sua finestra.
«Non so che cosa mi prese, Will l'avevo visto davvero» concluse Janet. «All'improvviso io e Cindy iniziammo a insultarci e la spinsi a terra. Era sconvolta. Mentre si alzava, me ne andai, senza darle il tempo di reagire. Non c'è stato un solo giorno in cui non mi sia chiesta come sarebbe andata se non mi fossi comportata così, se non l'avessi lasciata da sola con un assassino a piede libero a Goldtown.»
«Se il killer voleva uccidere Cindy - e voleva farlo, altrimenti la tua amica sarebbe ancora viva - di certo avrebbe trovato un'altra situazione» cercò di rassicurarla Ellen. «Non è colpa tua.»
Un lieve segno di sollievo parve comparire sul volto di Janet, ma durò poco. Lydia si rivolse a lei, in tono critico: «Hai mentito a tutti per vent'anni, fingendoti distrutta per la sua morte. Come hai potuto spingerti a tanto?»
Janet si girò di scatto a fissare l'amica.
«Tu credi davvero che non fossi distrutta? Allora non hai capito proprio un cazzo di me!» Si alzò in piedi. «Bene, Ellen, hai già rivelato i miei segreti e hai anche scoperto che Cindy era in fissa con Linda. Non so come le fosse venuta quella fissa, nessuna di noi ne aveva parlato più di tanto, finché Will non comparve nella nostra vita e si mise insieme a Meredith. A lui, per qualche ragione, la storia di Linda sembrava importare parecchio. Detto questo, non credo di avere altro da fare, qua. Non ho altro da riferire e mi ritengo libera di andarmene.»
Senza aggiungere altro, si diresse verso la porta.
Ellen suggerì a Lydia: «Vai con lei.»
«Neanche per sogno» sbottò Lydia. «Quello che ha fatto è orribile.»
«È meno orribile di quanto pensi ed è molto simile a quello che vuoi fare tu. Siete venute insieme, con la tua macchina. Vuoi davvero lasciarla sola in giro per Goldtown con un assassino ancora libero? Vuoi che le accada qualcosa e sentirti colpevole per tutto il resto della tua vita, come è capitato a lei quando è stata uccisa Cindy? Lo so, può essere spiazzante sentirsi raccontare certi retroscena, ma non volevo che voi la giudicaste, volevo solo vederci chiaro.»
«E ci hai visto chiaro?»
«Più di quanto tu possa pensare. Davvero, Lydia, non ho bisogno di te. Janet sì, invece.»
Seppure riluttante, Lydia si alzò e si diresse fuori dal bar. Ellen si sedette in quello che era stato il suo posto, di fronte a Jack.
«Bene. Adesso veniamo a te.»
Jack la guardò storto.
«A me? E, sentiamo, che segreti scabrosi avrei io?»
«Non so, magari vuoi parlarne tu?» lo esortò Ellen. «Secondo me avresti tante cose da dirci. Oppure vuoi narrarci di come, dopo il goal di Harvey Lee, la squadra avversaria tentò tutto il possibile per pareggiare?»
Jack aggrottò le sopracciglia.
«Harvey Lee? Non capisco.»
«Sei davvero sicuro di non capire?»
«Certo al cento per cento. Perché stiamo parlando di una partita di calcio?»
«Il calcio, per un non esperto che ne parla con altri non esperti, quindi poco propensi a fare domande, potrebbe sembrare banale da narrare» dichiarò Ellen. «Pensa a quello che hai fatto tu: sei riuscito a raccontare una partita che in realtà non avevi mai visto, semplicemente leggendo il risultato - azzarderei a dire sul televideo, vista l'epoca - e inventandoti che il goal di Lee era stato bello ed emozionante, osservazioni che sarebbero bastate a chiunque per convincersi che tu avessi seguito con gli occhi incollati al televisore le vicissitudini di quei due club. Non fraintendermi, sono sicura della tua buona fede: non sapevi che Mark sarebbe stato ucciso, quindi non volevi crearti un alibi per l'ora del delitto, ma solo una scusa da usare con i tuoi genitori per uscire di nascosto per incontrare qualcuno di cui non volevi parlare con loro. Non si sarebbero mai sognati di controllare se tu stessi davvero guardando una partita al piano di sotto. Avrebbero dato per scontato che, se la TV era accesa, tu la stessi guardando e, se fossero entrati in soggiorno non trovandoti, che fossi andato in bagno o fossi salito nella tua stanza. Invece - provo a ricordare come fosse fatta casa tua - dovevi essere uscito passando per la porta sul retro. Dovevi incontrare la tua ex, quella notte, vero?»
«Tu stai delirando» replicò Jack. «Quella sera ho visto la replica della partita e il goal di Lee.»
«Al nono minuto del primo tempo supplementare, il che era facile da leggere sul televideo» ribatté Ellen. «Te la sei cavata per vent'anni, poi hai creduto all'improvviso che dire che il goal di Lee era bello ed emozionante non fosse sufficiente. Allora, qualche tempo fa, ti sei inventato anche calciatori che facevano il possibile e l'impossibile per tentare un pareggio. Dopotutto era la cosa più plausibile: al novantanovesimo c'erano ancora oltre venti minuti da giocare. È a questo che hai pensato, quando hai iniziato ad aggiungere dettagli, vero?»
«Lo ribadisco, stai delirando.»
«No, non sto delirando affatto. Adesso provo di raccontarti io come andò quella partita: i tempi regolamentari finirono sullo zero a zero e, quando iniziarono i supplementari, entrambe le squadre fecero l'esatto contrario di quello che avresti potuto immaginare tu. Non cercarono il goal a tutti i costi, quanto piuttosto a difendere la propria metà campo, tentando disperatamente di non prendere goal. Se qualcuno avesse segnato, l'altra squadra sarebbe stata fottuta una volta per tutte, perché quella partita non finì dopo centoventi minuti. Secondo le regole dei tempi, fu decisa dal golden goal segnato da Lee. Nessuno tentò il pareggio: la partita che non hai mai visto terminò al novantanovesimo, con la rete di Lee. Senza fare un grosso sforzo di immaginazione, mentre alla televisione veniva trasmessa la replica di quella partita, tu ti trovavi insieme alla tua ex ragazza, quella che, all'insaputa di tutti, ti aveva sverginato due anni prima, ovvero nientemeno che Kimberly Richards.»
«Ma è assurdo!» intervenne Patricia. «Jack non è mai stato insieme a Kimberly.»
«Oh, sì che è stato con lei» replicò Ellen. «Me l'ha detto lui in persona, vent'anni fa. O meglio, mi ha detto che la sua ex l'aveva lasciato per un altro che poi l'aveva tradita e lui, in seguito, si era preso una cotta non corrisposta per un'amica, che poi si era fidanzata proprio con la sua ex. Quindi, senza un grosso sforzo di immaginazione, Kimberly ha lasciato Jack per mettersi con Mark, che però le ha fatto le corna. A Jack, frattanto, piacevi tu... che però ti eri messa con Kimberly. Era lei la persona che ti aspettava a casa mentre tu finivi di lavorare, quella sera, vero? O meglio, tu la pensavi a casa tua, ad aspettarti. In realtà era con Jack.»
Jack, da parte sua, teneva lo sguardo basso, rivolto sul tavolo.
«Perché non dici niente?» gli chiese Kevin. «È così?»
Jack fece un sospiro e ammise: «È così. Sapevo che Kimberly era a Goldtown e le avevo detto che quella sera saremmo andati da Steve. Se fosse stato possibile, sarebbe venuta a cercarmi lei, proprio vicino a casa di Steve.»
«La donna vestita di bianco» osservò Ellen. «Era dunque Kimberly. Molto interessante. Non vi chiedo di cosa abbiate discusso o cosa abbiate fatto, perché la vostra vita privata non mi riguarda. Immagino, però, che il vostro incontro non avesse nulla a che vedere con Mark.»
Jack avvampò.
«Io e Kimberly abbiamo fatto sesso, sulla sua macchina.»
«Wow, complimenti, quindi il fantomatico ragazzo che Kimberly aveva incontrato quella sera e di cui mi ha confessato in un secondo momento eri tu!» esclamò Patricia. «Non eri quello che affermava di non farsela con le partner altrui? Sei proprio uno stronzo!»
«Per cortesia, non è il momento per discuterne» la mise a tacere Ellen. «Vorrei soffermarmi un attimo su Mark. Con chi era, mentre Jack e Kimberly facevano sesso in macchina? Chi doveva incontrare quella sera, intorno a mezzanotte o poco dopo? Credevo la donna vestita di bianco, ma abbiamo appurato che in quel momento si stava togliendo l'abito bianco al cospetto di Jack. Mi viene in mente una sola possibilità.»
«Ovvero?» le chiese Steve, intervenendo per la prima volta.
«Will Mason» rispose Ellen. «Era fuori a quell'ora, era passato sotto casa di Janet. D'altronde c'era una ragione per cui avrebbero potuto incontrarsi.»
Ray osservò: «In effetti ha un senso. Quel pomeriggio Forrester aveva accidentalmente fatto un'ammaccatura alla macchina di Mason, mentre parcheggiava. I due avevano litigato per quel fatto, tanto che Mason fu sospettato di averlo ammazzato. Magari, invece, si erano incontrati per mettersi d'accordo su come gestire la questione del danno.»
«Esatto, mi viene da pensare che Mark si sia reso conto di avere fatto una cazzata e abbia chiesto a Will di vedersi per dargli i soldi che gli sarebbero serviti per sistemare la macchina» confermò Ellen. «E qui inizia a venirmi un grosso dubbio. Mark non sembrava molto preoccupato dalla faccenda di Linda. Al contrario, Janet ci ha detto che Mason era molto interessato a quella storia. E se fosse stato Will quello che sapeva qualcosa? Se l'assassino li avesse visti insieme e avesse pensato che anche Mark si stesse impicciando in qualcosa che non lo riguardava? Magari, vedendoli scambiarsi dei soldi, potrebbe avere travisato.»
«Quindi» osservò Kevin, «Secondo te Mark potrebbe essere stato ucciso, diciamo, per sbaglio?»
«Non lo so» ammise Ellen, «Ma questo killer non sembra molto preoccupato di fronte alla prospettiva di uccidere le persone sbagliate. Personalmente sono convinta che Linda sia stata uccisa per errore al posto della madre - poi magari vi spiegherò perché.» Si alzò e si diresse verso il tavolo a cui erano seduti Ray, Patricia, Roberta e Steve. «La madre di Linda si chiama Melanie Miller e lavorava come maestra elementare. Qualcuno di voi ha mai avuto il piacere di conoscerla? Tu, per esempio, Roberta? Sbaglio o era la tua insegnante? E soprattutto, sbaglio o tu dovresti essere morta all'età di otto anni, il 7 ottobre 1994?»
Ray strabuzzò gli occhi.
«Ehi, Ellen, che cazzo di storia è questa? Mi avevi mandato in crisi con i tuoi monologhi su Harvey Lee, che alla fine hanno avuto un senso, ma questo mi pare troppo. Come sarebbe a dire che Roberta dovrebbe essere morta? È assurdo.»
«Lo ammetto, sembra assurdo, ma ti assicuro che ho visto la sua tomba. Roberta Robinson - questo è il suo vero cognome - è stata assassinata dall'uomo che tentò di uccidere la maestra Miller. Però Roberta è qui, quindi la domanda è chi ci sia seppellito, in quel cimitero. O molto più probabilmente chi sia la persona seduta a questo tavolo. Ce lo vuoi forse raccontare, Roberta? Credo che la tua storia sia decisamente più intrigante sia della rissa tra Janet e Cindy sia dell'incontro erotico tra Jack e Kimberly. Qui tocchiamo davvero vette altissime. A proposito, Patricia lo sa o hai ingannato anche lei?»
«Di cosa parli?» volle sapere Patricia. «Non ci sto capendo nulla. Che idea assurda è che Roberta sia morta? Questa chi sarebbe, un fantasma? Beh, ti assicuro che non lo è affatto!»
«Che sia viva non ci sono dubbi» ribatté Ellen. «Dato che lo è, appunto, penso che farebbe meglio a spiegarci lei come stiano le cose. Prima, però, permettimi di farle i complimenti: Roberta è una mente geniale, ha architettato un piano talmente perfetto che solo un'impicciona come me poteva scoprire. Senza vedere la tomba di quella bambina e il contenuto del suo armadio, non avrei mai creduto che un'idea simile fosse possibile.»
«Ha-hai...» balbettò Roberta. «Hai frugato nel mio armadio?»
«Mi dispiace, ma non potevo fare altrimenti» si giustificò Ellen. «Ero a cena da te con Kevin, Leonard e Sophie e, con la scusa di andare in bagno, ho dato un'occhiata. E allora tutti i miei dubbi sono diventate certezze.»

   
 
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